Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Geani    19/11/2017    0 recensioni
Non tutti gli angeli sono buoni e saggi. Sono creature estremamente vicine agli umani. Un angelo può cambiare per sempre, può essere esiliato e vivere sulla terra.
Danyas non è un semplice essere alato, è il fratello della Regina; una regina che però non è più lucida da molti anni, forse troppi. Il mondo non è fatto di buoni e cattivi, non e' fatto di angeli e demoni ma di creature di ogni tipo il cui animo brilla di mille sfumature diverse. Il cuore, che quasi mai segue la mente, detta troppo spesso le regole. Dopo una guerra tra angeli e demoni, quello che resta è una guerra tra fratelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20 
 

Le guardie entrarono nella sala del trono con un gran fracasso, accalcandosi e formando cosi’ un gruppo molto compatto. Avanzarono poi simultaneamente verso la regina che, visibilmente infastidita, lanciava occhiatacce a tutti i presenti. Prima che qualcuno si decidesse a parlare passarono diversi minuti; tempo nel quale Aeghon aveva preso posto accanto all’amata. Quando nel grande salone ci fu un silenzio completo interrotto solo da qualche lieve accenno di vento che smuoveva le lunghe tende uno dei soldati fece qualche passo avanti prima di inginocchiarsi.
-Quindi?- Chiese impaziente Eilidih, stufa di tutta quella pagliacciata. -Cosa e’ successo di cosi’ grave da farvi correre tutti qui dentro in questo modo?-
-Mia signora.- Inizio’ l’uomo. -Ero a guardia del cancello principale quando ho visto vostro fratello avvicinarsi.-
-Mio fratello?- Chiese soddisfatta la donna. -Lo avete fatto entrare?-
-E’ all’ingresso, lo tengono d’occhio.- La rassicuro’.
Eilidh sorrise soddisfatta. Si era immaginata che, prima o poi, quello stolto di suo fratello prima o poi sarebbe tornato. Anche se per necessita’. Aveva sua figlia, non si sarebbe certo sognato di non presentarsi. Congedo’ quasi tutti i presenti con un cenno della mano poi, con il sorriso sulle labbra mando’ un piccolo gruppo a sorvegliare con attenzione la nuova arrivata. Non poteva certo rischiare che la portassero via.
-Fatelo venire qui.- Disse poi guardando gli ultimi due soldati rimasti. -Voglio vederlo, voglio parlarci. Se non e’ solo…-
-E’ solo, mia regina.-
La donna piego’ appena la testa di lato sorpresa. Non si era aspettata un atto cosi’ coraggioso da parte sua. Ma, alla fine, se anche il piano fosse stato quello di distrarla la nuova cameretta era sotto stretta sorveglianza e nessuno sarebbe riuscito ad avvicinarsi.
-Allora portate solo lui.- Detto cio’ si alzo’ con il sorriso sulle labbra. Sentiva di aver vinto, ormai aveva riunito la famiglia senza quella feccia di succhia sangue che aveva stregato il suo fratellino facendogli credere di poter vivere felice sulla terra. Danyas, un angelo, apparteneva al Paradiso e il suo posto non sarebbe certo cambiato solo per una ragazzina che viveva da meno di un battito di ciglia.
-Sei felice?- Chiese il generale, avvicinandosi al suo orecchio.
-Molto. Vorrei solo che non tentasse di convincermi a ridargli la bambina. Non sarebbe bello che tutto finisse oggi?- Si volto’ per poterlo guardare negli occhi. -Potrebbe farsi una vita qui, magari incontrare una donna e avere una famiglia che non sia un abominio per la natura?-
-Si’, immagino di si’.- Il generale scrollo’ le spalle. -Tutto quello che fa felice la mia regina fa felice anche me.- Aggiunse prendendole una mano fra le proprie e baciandone il dorso.
Eilidih sorrise intenerita a quel gesto ma ben presto si stacco’ da lui per tornare al proprio posto: sul trono. Quando le porte si spalancarono e Danyas oltrepasso’ la soglia la vide raggiante di felicita’. Aeghon era al suo fianco e le teneva una mano sulla spalla anche se veniva mezzo nascosto dal trono.
-Non e’ cambiato molto.- Mormoro’ l’angelo, alzando gli occhi al soffitto e ispezionando anche tutto il resto della stanza.
La cupola era sempre la stessa, bianca e lucida ma decorata con mille stucchi floreali e non. Riconosceva i riccioli delle foglie che salivano fino al centro del soffitto per scoppiare poi in un ammazzo di stelle e mezze lune. Le colonne scolpite in modo tale da avere delle piante rampicanti fino ai capitelli erano luminose come quando era piccolo. Le piastrelle di marmo creavano un gioco rilassante per l’occhio infatti il color crema si intrecciava perfettamente con un bianco quasi roseo. Le tende invece, una volta bianche e ricamate, erano state sostituite da un tessuto molto piu’ leggero ma piu’ colorato. Si fermo’ per diverso tempo a osservare il loro ondeggiare; solo poi si costrinse a fermare gli occhi sulla sorella.
-Vedo che non e’ cambiato molto.- Disse poi.
-Ho preferito che restasse come era all’inizio… pero’ quelle tende non mi sono mai piaciute, le ho cambiate.- Ammise con soddisfazione.
-Si’, beh, per quanto mi piacerebbe non sono qui a parlare di cosa ti piace o meno nel castello nei nostri genitori. Penso tu sappia benissimo il perche’ della mia presenza.-
-La bambina, no? La piccola bastarda che vorresti crescere in un luogo inappropriato per i suoi poteri.-
-Non puoi sapere se e’ appropriato o meno.- Sbotto’ Dan, stringendo i pugni per cercare di calmarsi. Non poteva permettersi il lusso di essere impulsivo, non in quel momento.
-E’ un angelo, fratellino, come fai a non essertene accorto?- Lo prese in giro la donna, accennando una piccola risata. -La allevero’ come fosse mia figlia e le insegnero’ come essere la principessa che e’. Nonostante tutto fa parte della famiglia.-
-Quale famiglia? La nostra o la tua?- Chiese curioso l’angelo, avvicinandosi al trono. -Perche’ prima avevi detto che ero io la tua famiglia, poi si e’ aggiunto Ryen… pero’ se non sbaglio hai cacciato entrambi per rimpiazzarci. Quindi, sorella, di quale famiglia stai parlando?-
Eilidih strinse i denti poi sospiro’ sconsolata.
-C’e’ sempre stata una sola famiglia. Pensavo che tu te ne volessi andare e per questo ti ho lasciato fare, sareste potuti tornare in ogni momento.-
-Sai che non ti credo, vero? Ci avresti lasciato la testa pur di nascondere il passato e cio’ che avevi fatto.- La provoco’.
-Non mi sono mai vergognata delle mie azioni.- La donna, infastidita da tutto quel discorso, si piego’ in avanti per guardare meglio il suo interlocutore. -Pensi che venire qui a fare un po’ di scena possa salvare tua figlia? Beh, ti sbagli. Non e’ certo cosi’ che l’avrai.- Si alzo’ poi dal trono, scese i pochi scalini che lo rialzavano e si fermo’ davanti a lui. -Resta qui con noi, potrai vederla crescere e io saro’ la madre che merita. Non le manchera’ niente. Non deve sapere la verita’ sulla sua altra meta’.- Continuo’ poi il suo discorso.
-Mi farai avere un posto nel letto fra te e tuo marito?- Chiese alzando un sopracciglio. -Fingeremo di essere una grande famiglia felice?-
-Stare in mezzo spetta a me.- Rispose con una punta di malizia e un risolino. Si volto’ poi verso Aeghon. -A te darebbe fastidio?-
Il generale borbotto’ qualche cosa ma fratello e sorella non capirono nulla cosi’ tornarono a guardarsi. Entrambi volevano restare fermi sulle proprie posizioni in modo da vedere l’altro capitolare ai propri piedi.
 
Alaska camminava ormai da dieci minuti in cerca di quel passaggio di cui Danyas le aveva parlato ma le sembrava solo di girare attorno al castello inutilmente. Ormai stufa di cercare qualcosa di introvabile poggio’ una mano sui mattoni, sbuffando, ma subito dopo si ritrovo’ stesa a terra. Velocemente si alzo’, pronta a combattere con un qualsiasi nemico ma quasi subito si rese conto che non era stato qualcuno a buttarla giu’. Si era aperto un varco li’ dove si era appoggiata. -Finalmente.- Sorrise soddisfatta e, non sapendo come richiudere il passaggio si limito’ ad avanzare nell’oscurita’. Non cammino’ molto perche’ quasi subito raggiunse un altro cunicolo illuminato. SI concesse qualche secondo per osservare le piccole lanterne appese al soffitto con delle catenine argentee. Allungo una mano e ne fece dondolare una scoprendo cosi’ che non era calda. Si alzo’ sulle punte ma nonostante cio’ non riusci’ a guardare dentro per capire quale tipo di luce fosse. Di certo non era fuoco.
Scosse la testa infastidita ma si decise a continuare la sua missione. Doveva portare la piccola Mery fuori da quel posto e, se Danyas aveva ragione, quel passaggio l’avrebbe fatta sbucare esattamente nella cameretta della bambina. Si lascio’ guidare dal proprio istinto finche’ non si ritrovo’ in un vicolo cieco. Impreco’ fra se’ e se’ ma poi, ricordando cosa era successo poco prima, premette il palmo contro la pietra fredda. Non ci fu nessun rumore quando la porticina si apri’. Alaska, circospetta, cotrollo’ che nessuno fosse nessuno fosse nella stanza prima di aprire completamente il passaggio ed entrare.
La luce candida che inondava la stanza la investi’ e le feri’ gli occhi che si erano abituati al buio dei cunicoli. Corse a chiudere le tende in modo che nessuno potesse vederla e in seguito ispeziono’ la camera. Per terra dominavano bambole, castelli giocattolo e pupazzi di pezza. Delusa dal non aver trovato subito la piccola si avvicino’ all’unica porta della stanza. Vi appoggio’ l’orecchio e cerco’ di capire se fosse sicuro uscire da li’. Tutto quello che le arrivo’ pero’ fu una risatina infantile e, non volendo piu’ aspettare, apri’ la porta.
Il nuovo locale era identico a quello di prima solo che non era piu’ sommerso dai giochi. Erano presenti anche degli armadi e una culla bianca a baldacchino. Nessuno pareva controllarla. 
La ragazza vi si affaccio’ e sorrise nel vedere la bambina che scalciava allegra alla sua vista.
-Ciao anche a te, Mery.-
 
Nel frattempo, Mikael, non convinto di tutto cio’ che stava succedendo nella sala del trono, continuava a camminare avanti e indietro nei propri appartamenti. Si volto’ verso il proprio letto e fece una smorfia nel vedere che la ragazza con cui si era divertito si era rimessa addosso gli unici stracci che possedeva.
-Riportatela nelle segrete.- Tuono’ facendola sussultare, poco dopo due guardie eseguirono velocemente il suo ordine, portandola fuori dalla stanza.
Aveva bisogno di pensare, tutto era stato perfino troppo facile. Prendere quella che era sua cugina e tornare a casa era stato semplice. Ora suo zio si era presentato da solo e di certo non c’era modo che convincesse la regina a farsi dare la piccola. A meno che non ci fosse un infiltrato, qualcuno che potesse passare inosservato.
Il ragazzo strinse i pugni infastidito dall’idea. Non poteva succedere, non doveva succedere. La pace della sua famiglia dipendeva da cio’ e di certo non aveva intenzione di sentire sua madre lamentarsi ancora e ancora del fratello che l’aveva abbandonata.
Mikael conosceva la vera storia ma, come tutti gli altri, parlava solo della versione distorta dalla mente della regina. Senza contare il giochino che aveva fatto suo padre anni prima, tutto per tenere Danyas lontano. Aveva funzionato fino ad un certo punto e, nonostante fosse ovvio che prima o poi le cose sarebbero venute a galla, si continuava a chiedere perche’ non era potuto durare ancora un po’.
Usci’ dalla propria stanza indeciso sul dove andare ma poi, senza nemmeno rendersene conto, fini’ davanti alla porta della cameretta della cugina. Fece segno alle guardie di lasciarlo passare e si richiuse la porta alle spalle.
Quando pero’ attraverso’ il piccolo atrio per raggiungere finalmente la camera da letto si blocco’ nel vedere quella che, mentre aveva preso le sembianze del demone, era stata la sua ragazza.
-Lo sapevo che doveva esserci un qualche infiltrato.- Ringhio’ avvicinandosi a lei con decisione, pronto a trascinarla dalle guardie per i capelli. -Stupida ragazzina, pensavi di poter scappare? Io ti conosco. Urlavi un po’ troppo quando ti scopavo.- Aggiunse poi, buttandola a terra.
Alaska sgrano’ gli occhi, cercando di rialzarsi. Tutto era successo cosi’ in fretta da non darle nemmeno il tempo di voltarsi. Era riuscita giusto a riemettere Mery nella culla in modo da non farle del male.
-Sei tu che hai controllato Alex!-
-Proprio io.- Confermo’ con un ghigno’ il ragazzo, guardandola dall’alto.
-Forse non dovresti far incazzare una ragazza innamorata, sai?- Alaska fece forza sulle gambe e scatto’ in piedi, avvinghiandosi poi al ragazzo che poco prima la sovrastava.
-Se no che fai? Mi stringi a morte?- Chiese divertito Mikael prima di sussultare, un rivolo di sangue gli colo’ dalla bocca.
-Mai, ma mai, dare per scontato che una ragazza non sia armata.- Sussurro’ al suo orecchio’ prima di lasciarlo cadere a terra con un tonfo, un pugnale conficcato nell’addome.
Tutto quel baccano aveva fatto spaventare la bambina che aveva iniziato a piangere. La ragazza la prese in braccio, avvolgendola in una copertina e, tenendola stretta al petto si infilo’ nel cunicolo dal quale era uscita, tirando dietro di se’ la porta segreta e sperando che le guardie non facessero in tempo a vederla chiudersi. 
   
 
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