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Autore: nikita82roma    19/11/2017    3 recensioni
Con un po' di ritardo, una storia sul compleanno di Beckett ambientata nella quinta stagione
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sapeva, ma aveva fatto finta di nulla come tutti gli altri al distretto. Se ne era andato da lì come sempre in quei mesi, salutandola con il suo solito “A domani” che spesso si trasformava in un’attesa molto più breve, qualche ora o qualche minuto. Un giorno come gli altri, perché Kate Beckett non amava festeggiare il suo compleanno, non l’aveva mai fatto in da quando lui era lì e Rick ricordava bene come lei aveva guardato male Josh quando si era presentato al distretto con un mazzo di fiori qualche anno prima. Non si era azzardato quindi a dirle nulla men che meno a portarle qualcosa, anche perché aveva il terrore che ogni suo gesto potesse palesare quello che per ora sapevano solo Esposito e Ryan. 
Castle aveva già organizzato la loro serata: aveva prenotato in un piccolo ristorante italiano a conduzione familiare preferendolo ad un noto ristorante alla moda che aveva proposto a Beckett, lì sarebbero stati più tranquilli e lontani da occhi indiscreti e poi avrebbero finito la serata da lui, approfittando dell’assenza di Martha fuori con le sue amiche quella settimana e di Alexis che era rimasta al campus. Aveva già preso tutto il necessario, lo champagne era in frigo insieme ad una coppa di fragole e la panna quella da lui non mancava mai. Aveva poi comprato delle candele profumate e sali da bagno, l’avrebbe fatta rilassare, l’avrebbe coccolata sarebbe stata una serata speciale.
Erano rimasti d’accordo che sarebbe andata a prenderla a casa sua, lasciandole il tempo di prepararsi, mentre lui finiva di curare gli ultimi dettagli. La scelta delle rose rosse, quelle con il gambo più lungo, le più belle, aveva fatto diventare pazzo il fioraio, ma alla fine era stato ricompensato perché Castle ne aveva prese due dozzine. Stava per salire sulla sua auto per andarla a prendere quando la chiamata di lei lo colse di sorpresa. Avevano appena trovato un corpo nel parcheggio di hotel, lei e i ragazzi stano già andando sul posto. Rick nascose malamente la sua delusione, le disse che avrebbe approfittato per stare a casa e scrivere un po’, cosa che aveva fatto molto poco da quando era iniziata la loro relazione.

Kate era delusa, non tanto per passare la sera del suo compleanno tra cadaveri e sospetti, ma perché aveva colto benissimo il dispiacere di Castle. Era rimasta stupita quando non le aveva nemmeno proposto di raggiungerla, immaginava il suo viso da bambino imbronciato. Sapeva che erano giorni che organizzava quella serata, che ci teneva molto a festeggiare con lei, che era la loro prima, vera occasione di condividere qualcosa di familiare come aveva detto lui e subito lei aveva avuto paura che la scaraventasse in mezzo a qualcosa di festoso e confusionario con amici, parenti e quant’altro. Si era un po’ rilassata quando aveva detto che sarebbero stati solo loro due e le aveva maliziosamente sussurrato all’orecchio che sarebbe stata una serata molto piacevole. Aveva vissuto l’attesa con curiosità che era sempre comunque minore alla smania di lui di fargliela vivere ed invece un cadavere trovato cinque minuti prima della fine del suo turno aveva fatto saltare in aria tutti i loro piani. 

Castle aveva chiamato il ristorante e disdetto la prenotazione, il mazzo di rose sapientemente stretto tra nastri e tulle era abbandonato sul tavolo. Fece una smorfia di disappunto quando aprì il frigo e vide lo champagne e le fragole. Decise di consolarsi con il gelato tirando fuori dal freezer una vaschetta al triplo cioccolato e prendendo l’immancabile panna spray: quella sera aveva bisogno del massimo dei generi di conforto. 
Si tolse la cravatta e si sbottonò i primi bottoni della camicia abbandonandosi sul divano, poi affondò il cucchiaio nella vaschetta prendendo una generosa porzione di gelato. Non scrisse nulla, ma già lo sapeva, non era dell’umore adatto. Sapeva che non era colpa di Kate, che non aveva scelto lei di rinunciare alla loro cena, che era il suo lavoro e quante volte era già successo in quegli anni di rimandare programmi o essere svegliati nel cuore della notte per un caso? Eppure era triste e deluso e cucchiaiata dopo cucchiaiata aumentava la delusione, nemmeno il gelato aveva fatto effetto.
Aveva acceso lo stereo e nel loft risuonavano le melodie sinuose di Coltrane, lo aveva scelto perché sapeva quanto Beckett amasse quella musica. Era un ascolto dolce amaro, ricordava alcune belle serate trascorse con lei lì su quel divano, serate passate abbracciati a chiacchierare, punzecchiarsi, ridere e scherzare. Con lei aveva riscoperto la normalità delle piccole cose, il non cedere agli eccessi, perché lei non ne aveva bisogno. Era difficile non lasciarsi andare e non regalarle la luna se l’avesse voluta, perché lei non gliela chiedeva, lei voleva solo lui, Rick, il suo partner, non lo scrittore famoso a cui aprivano tutte le porte. Era qualcosa di diverso per lui, qualcosa che da anni non gli capitava più e doveva abituarsi di nuovo ad essere solo Rick.
Un timido bussare alla porta lo ridestò e si stropicciò gli occhi mettendo a fuoco la sveglia sulla mensola: era mezzanotte passata e la musica di Coltrane risuonava ancora avvolgendo il loft con la musica del suo sax. Sentì bussare ancora e decise di alzarsi per andare ad aprire.
- Ciao... - Kate era davanti a lui con lo sguardo basso mordendosi il labbro.
- Ciao... - La lasciò entrare e le prese il cappotto e la giacca. Sfiorò la pelle del viso sentendo quanto fosse fredda.
- Abbiamo fermato un sospettato, ma non abbiamo ottenuto un granché. Dobbiamo aspettare i risultati della scientifica. - provò a spiegargli giustificandosi mentre lui era sempre alle sue spalle e gli occhi di lei furono catturati dalle rose, non più così splendenti come qualche ora prima.
- Buon compleanno. - le disse porgendole il mazzo che Kate strinse a se per inalare il dolce profumo.
- Tecnicamente non lo è più da quasi quaranta minuti... - minimizzò Kate.
- Beh, avrei voluto dartele qualche ora fa... - poteva sentire ancora la delusione nella sua voce.
- Sarebbe piaciuto anche a me, veramente. - voleva convincerlo. Aveva paura che dopo tutte le storie che aveva fatto perché non voleva festeggiare, Castle potesse pensare che aveva fatto a posta. 
- Hai fame? Hai mangiato? Ti preparo qualcosa? - Era immediatamente entrato nella sua modalità protettiva, dell’uomo che si doveva preoccupare sempre delle sue necessità primarie.
- Ho preso un sandwich con i ragazzi qualche ora fa. - rimise i fiori sul tavolo e si avvicinò a lui. Lo abbracciò accarezzandolo sulla nuca e baciandolo sull’angolo della bocca. Lo sentì rabbrividire, lui era così caldo, lei aveva le mani e le labbra freddissime, ma non era solo per quello. - Mi dispiace per la nostra serata. - gli disse ancora una volta prima di assaporare finalmente le sue labbra.
- Abbiamo ancora tutta la notte. - rispose lui separandosi mal volentieri le loro bocche.
- Domani ho il giorno libero. - ammiccò maliziosa lasciandosi poi condurre in camera da letto. 
Rick infilò le mani sotto il maglione di lei che sospirò al suo tocco, caldo, forte e avvolgente. Le accarezzò i fianchi e poi la schiena e Kate accompagnò i suoi movimenti e lo facilitò alzando le braccia lasciandosi spogliare. Provò a ricambiare le sue attenzioni ma lui la fermò.
- Lascia fare a me, Kate... aspetta... - le baciò il collo e poi la spalla mentre le mani sapienti le slacciavano il reggiseno e poi scendevano maliziose con un tocco leggero fino alla cinta dei suoi jeans, sfilandola via ed aprendoli. La sua pelle era fresca e lui l’accarezzava per riscaldarla, ma l’aria era già satura di loro e lei impaziente di averlo tanto quanto lo era lui di lei, ma avevano imparato a giocare con loro stessi, ad apprezzare l’attesa tanto quanto il resto, la capacità di portare la loro voglia al massimo prima di lasciarsi andare.
I jeans di lei erano ai suoi piedi, vicino ai pantaloni di lui. Rick la guardava, anzi la ammirava completamente nuda davanti a lui, solleticandola con le dita.
- Sei troppo vestito per i miei gusti, Castle! - le disse decisamente vogliosa di lui provando ad aprire la sua camicia, ma lui la fermò e lui stesso, guardandola negli occhi aprì bottone dopo bottone quella camicia bianca. Se la tolse infine e la sorprese, avvicinandosi e facendogliela indossare destando la perplessità di Kate mentre lui chiudeva alcuni bottoni.
- È il tuo regalo. Avevi detto che non dovevo comprarti nulla e questa non l’ho comprata. - Beckett chiuse gli occhi, toccò la stoffa e inspirò il profumo di Castle che veniva dal tessuto. Ricordava perfettamente quella camicia, l’aveva trovata su una sedia e l’aveva indossata la prima mattina trascorsa insieme. Era il suo abbraccio che continuava anche quando si era alzata a preparare i caffè per loro.
Quando riaprì gli occhi Rick era seduto sul letto, con il lenzuolo che gli copriva a mala pena la vita. Gli si mise vicino e si lasciò guardare. Abbassò gli occhi, perché non riusciva ancora ad abituarsi a come la guardava lui. Si baciarono a lungo e poi Rick le cominciò a sbottonare la camicia, scoprendo la spalla e poi baciandogliela.
- Non ci interromperà nessuno questa volta. - le sussurrò tra un bacio e l’altro facendola sorridere. 
Lasciò che continuasse le sue attenzioni, fino a quando la camicia non fu del tutto aperta ma lo bloccò mentre stava per togliergliela. Lo spinse verso i cuscini facendolo sdraiare, scostò il lenzuolo e si mise sopra di lui. 
- Sta decisamente meglio a te... - Le disse facendola sorridere creando quel mix di imbarazzo e malizia che la rendeva terribilmente seducente, irresistibile.
Castle poteva solo ammirare Beckett che si muoveva sinuosa sul suo corpo, portando al massimo la sua eccitazione, con la camicia aperta che lasciava intravedere i suoi seni che lui cercava con bramosia con le mani, accogliendoli e stringendoli dolcemente facendola gemere.
Kate sorrise soddisfatta nel vedere il suo uomo così preso da lei e sospirò rilassandosi, permettendo al suo corpo di lasciarsi andare al piacere insieme a lui e poi abbandonarsi tra le sue braccia. Il colletto inamidato le solleticava il collo e la stoffa che strusciava sulla pelle creava un contrasto perfetto con le mani di Rick, calde e morbide. Avevano ancora tutta la notte per loro e quello sarebbe stato il suo compleanno più bello con il regalo più bello: una camicia ed il suo uomo da amare. 
   
 
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