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Autore: Anil    19/11/2017    3 recensioni
Cosa succederebbe se Akito e Sana potessero leggersi nel pensiero? Basterebbe per risolvere le loro solite incomprensioni?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence, Un po' tutti | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Capire è difficilissimo;
farsi capire è una smisurata ambizione”
                                                                            H. Amiel
 
 

DOMENICA
POV. AKITO
Maledetta Kurata, avrei dovuto lasciarla su quel pavimento a congelarsi il sederino da principessa che si ritrova. Anche perché ho il divieto di toccarla, no, non me lo ha vietato il dottore…me lo sono autoimposto. Sono delle regole di sopravvivenza che ho messo a punto per salvaguardia personale.
Regola di sopravvivenza n. 1: non avvicinarsi a Kurata tanto da riuscire di sentire il profumo della sua pelle.
Può sembrare stupido rispettare delle regole autoimposte, ma per me sono fondamentali. È così che sono riuscito ad andare avanti in questi anni, da quando sono tornato da L.A. per la precisione.
E comunque ieri l’ho tenuta abbastanza distante dal mio corpo, quindi posso considerare salva la mia integrità. Quando ha posato la testa sulla mia spalla ho dovuto voltare il viso dall’altra parte per non inalare il suo odore. Per quanto riguarda la ferita sull’occhio, beh sono quasi un medico, un paziente è un paziente. No?
Mi agito e sento uno strano prurito alla caviglia e alla tempia, come qualcuno che mi solletica con una piuma.
Apro gli occhi e vedo su di me il viso preoccupato di Tsuyoshi con tanto di occhiali tondi appannati, a giudicare dall’espressione tirata sta per piangere. Non sopporto che le persone piangano, si suppone che io le debba consolare e non è una cosa che mi riesce bene.
“Calmati Tsu, sto bene” lo rassicuro,
mi tocco una tempia per accertarmi che non ci siano piume. Niente piume. Mi alzo a sedere e mi guardo attorno. Sono in una stanza di ospedale, fortunatamente ho ancora addosso i miei vestiti e solo una flebo attaccata al braccio. Significa che non ho nulla di grave.
Tsu si sta asciugando gli occhiali “Che cosa è successo Tsu?”
“Vi hanno tirato fuori dall’ascensore due ore fa, eravate entrambe svenuti. Oh amico mi è davvero venuto un colpo quando ho saputo che eravate voi le persone che stavano cercando di tirare fuori da quella scatola.”
Sapessi il colpo che è venuto a me, credevo di morire spiaccicato in quel aggeggio infernale. Con lei per giunta.
“Sana, come sta?” chiedo balzando in piedi, l’ultima cosa che ricordo sono gli occhi di Kurata che si chiudevano incorniciati da sangue, molto sangue. Mi strappo la flebo e mi fiondo alla porta.
“Calmati Akito, sta bene” mi rassicura Tsu, trascinandomi con incredibile forza verso il letto.
“Non si è ancora svegliata, Fuka e Aya sono con lei, ha perso sangue da una brutta ferita sull’occhio, ma pare che non avrà gravi conseguenze.”
Torno a sedermi sul letto, per niente consolato dalle parole di Tsu. Insomma io studio medicina, potrebbe anche svegliarsi e che so, avere un’amnesia o una commozione cerebrale. E se non si ricordasse di me? Rabbrividisco al pensiero…
“Ehi cosa succede qui?” L’infermiera entra di corsa e accorgendosi della flebo staccata mi guarda con rimprovero.
“Sto molto meglio, dovrei andare a vedere la signorina Kurata” affermo convinto rialzandomi in piedi e passandomi la mano fra i capelli.
L’infermiera mi scruta e sembra decidere che sto abbastanza bene, e a giudicare da come mi guarda sembra pensare anche a qualcos’altro. Col tempo ho imparato a sfruttare alcune delle mie naturali doti per far presa sulle persone, visto che con le parole non sono bravo presto molta attenzione alla gestualità. Funziona anche meglio che se parlassi.
“Eh va bene, ma non vada via perché deve firmare delle scartoffie.”
“A dopo allora” e lei sorride maliziosa. Ah donne!
Tsu mi fa strada verso la stanza di Sana. Entrando vedo le spalle di Aya e Fuka chine su di lei, le supero e aggiro il letto in modo da poterla vedere.
“Oh Hayama, per fortuna c’eri tu!” esclama Aya asciugandosi le lacrime. Entrambe hanno gli occhi arrossati di pianto e sono bianchissime, ma niente in confronto a Sana. Ha la testa fasciata e un’escoriazione lungo tutta la guancia. Anche a lei è stata somministrata una flebo. Mi sembra così fragile adesso, avremmo potuto morire e le ultime cose che ci siamo detti sono state cattiverie. È vero che mi fa proprio incavolare, ma non voglio che le accada niente di male, non l’ho mai voluto.
“Per cosa è la flebo?” chiedo non scostando un attimo gli occhi da lei. Se solo desse un cenno di coscienza potrei allentare questa angoscia asfissiante.
“Eravate disidratati” risponde Fuka.
“Che ci facevate nell’ascensore Hayama? Tu odi il panorama” chiede Fuka. Di solito non mi piace dare spiegazioni delle mie azioni, ma nella sua voce non c’è rimprovero, né insinuazioni. Ed è per questo che le rispondo.
“Kurata si è slogata una caviglia mentre vi cercava e io la stavo accompagnando.”
“Eravamo solo andati al bar” esclama Aya e scoppia di nuovo a piangere. Premuroso come solo lui sa essere, Tsu si precipita a consolarla.
“Non piangere cioccolatino. È tutto ok ora.”
Aggiungiamo il voltastomaco ai sintomi post incidente…
 
POV. SANA
Ehi cos’è tutta questa angoscia? L’ho provata solo una volta nella vita, anzi diciamo pure due, e non mi piace per niente.
Di chi è questa voce? Ah Aya! Ma perché sta piangendo? Ahi che dolore alla tempia, ma cosa diavolo sta succedendo?
Ah già! Ascensore, Hayama, svenuti. Cerco di alzare una mano per far capire che sono sveglia e subito qualcuno me la stringe. Ah meglio, ora sì, questo senso di angoscia sta andando via, ora mi sento, come dire? Rassicurata.
Apro gli occhi e subito una zazzera di capelli bruni mi avvinghia al collo.
“Aya, Fuka sto bene” mormoro, ma loro non ne vogliono sapere di staccarsi. Chissà come si sono preoccupate le mie amiche, non tanto per la morte da spiaccicamento quanto quella da sbranamento…
“Ci siamo preoccupate così tanto!” infatti dice Fuka lasciandomi finalmente libera di respirare. Spinge gentilmente via Aya dal mio collo in modo che possa aiutarmi a mettermi seduta. Accanto al mio letto d’ospedale c’è anche Tsu che mi sorride a trentadue denti e io ricambio con una smorfia.
“Cosa è successo?” A parte il forte mal di testa e un lieve pulsare alla caviglia, mi sento abbastanza bene, ma non ricordo bene come abbiamo fatto ad uscire…
“Siete rimasti nell’ascensore svenuti per quattro ore, vi hanno tirato fuori in tempo perché un cavo ha ceduto” spiga Fuka rabbrividendo.
Rabbrividisco anche io, ci siamo salvati per un pelo. Una fugace immagine degli occhi di Akito si fanno largo nella testa e rimbalzo come attraversata da una scossa.
“HAYAMA?” urlo chiamandolo.
Nello stesso momento in cui chiedo preoccupata di Hayama, quello si precipita nella stanza sovrastando la mia voce con la sua.
“KURATA?”
Ci guardiamo un attimo interdetti. I suoi occhi colmi di apprensione sono sicura siano uno specchio dei miei. Vedo che anche lui sospira tranquillizzandosi. Sta bene, grazie al cielo! Insomma, un conto è fargli del male con le mie mani, un conto è che gli succeda qualcosa di male. Sarebbe un peccato, e non lo dico per me sia chiaro, ma per tutte le persone che avranno bisogno di lui come fisioterapista nel futuro…e anche un po’ per me. Solo un po’ però, perché infondo (molto infondo) fa parte della famiglia.
Mi lascio ricadere sui cuscini, con tutto questo pensare il dolore alla testa sta aumentando…non avrei dovuto agitarmi in quel modo.
“Forse è meglio che riposi Sana, hanno detto che domattina ti dimettono. Tua madre sta arrivando, rimarrà lei con te stanotte” mi assicura Aya.
“Grazie Aya” mormoro prima di scivolare nuovamente nel sonno.
 

 
 
 
 
Dimenticare il dolore è difficilissimo,
ma ricordare la dolcezza lo è ancora di più.
La felicità non ci lascia cicatrici da mostrare.
Dalla quiete impariamo così poco.”
CHUCK PALAHNIUK
 
 
LUNEDI’
POV. SANA
Stamattina (mattina si fa per dire, sono le 13.00) mi sento bene, il mal di testa è scemato e la caviglia è solo distorta. Sarà che sono scampata alla morte o sarà che sono sopravvissuta chiusa in una scatola con Hayama, ma mi sento piena di vita. E a dimostrazione di ciò ho una gran fame, di quella fame che svaligerei un intera pizzeria.
Dopo infinite scartoffie finalmente mi lasciano tornare a casa. Mammina ha insistito perché tornassi in villa con lei, ma in tutta sincerità non ha senso visto che mi sento meglio, e poi devo studiare!
Sono sicura che Aya e Fuka si prenderanno cura di me alla grande. Beh in effetti è quello che fanno da quando viviamo insieme, prendersi cura di me. Sono la piccola della casa io: non mi fanno mettere mano ai fornelli (credono che non sappia cucinare tsk!) e non mi chiedono di pulire (temono che rompa le suppellettili, ma dico io!), di fare la spesa poi non se ne parla proprio (solo perché mi sono persa qualche volta…). Non che io non mi offra intendiamoci! Ho cercato spesso di rendermi utile, ma ogni volta loro mi dicono che io devo badare a studiare e basta e così mi arrendo.
Come se fosse possibile fare altro con Fuka. È talmente autoritaria ed incalzante che è inutile discuterci, non per niente ha preso Management come facoltà.
Aya invece, beh è Aya. Dolce e carina, una ragazza d’altri tempi. Lei studia per diventare maestra anche se sospetto che prima di diventare maestra diventerà mamma. Credo proprio che dopo la laurea lei e Tsu convoleranno a nozze. E non potrebbe essere altrimenti visto che stanno insieme da tempo immemore, dalle famose elementari.
Devo ammettere che sono rimasta un po’ sorpresa quando Aya ha accettato di vivere con me e Fuka e non con Tsu. Ci ha spiegato che hanno tutta la vita davanti per convivere e tra l’altro non è che cambi molto visto che Tsu abita accanto a noi. E non per modo di dire: proprio alla porta accanto, sullo stesso pianerottolo, con tanto di stanze adiacenti.
Storco il naso, Tsu vive con Akito e questo significa che stanno sempre in mezzo ai piedi. Non mi dispiace per Tsu quanto per Akito. Non facciamo altro che beccarci, io dico, non poteva scegliere almeno un’università diversa dalla mia? Abbiamo solo pochi corsi in comune, uno per l’esattezza, visto che io studio Arte e Spettacolo. Ad ogni lezione scegliamo accuratamente posti lontani, di vicinanza in casa ne abbiamo già troppa fra pranzi, cene e varie altre cose.
“No Rei non c’è bisogno che mi accompagni dentro, e poi tua moglie è disotto che aspetta…”
Saluto distrattamente Rei che per una volta mi ha dato ascolto e busso alla porta. Aya mi apre sorridendo, mi passa una mano attorno al busto per aiutarmi a mettermi seduta sul divano in salotto.
“Non c’è bisogno Aya sto bene”
“Dai fatti coccolare, mi sono spaventata così tanto” corre a prendere una scatola di cioccolatini e me li spinge in grembo. Solo allora mi rendo conto che casa è invasa da cioccolatini e fiori. “Sono dei tuoi fan” spiega andando a preparare il pranzo in cucina.
Ah è proprio il caso di dirlo: home sweet home! Non mi sono mai sentita tanto felice di aver intrapreso la carriera di attrice, tutto questo ben di dio per me! Sfrego le mani pensando a quanti giorni mi potrò rimpinzare di schifezze…
“Dai mangia, sei smunta!” Come se ci fosse bisogno di esortarmi, Aya mi caccia un cioccolatino in bocca e io lo mastico di gusto. Mi ingozzo di cioccolatini per tutta l’ora successiva, dai serotonina fai il tuo lavoro!
Devo dire che Hayama ogni tanto si rivela utile, mi ha spiegato che la mia insaziabile voglia di cioccolato è per via della mancanza di serotonina, una sostanza che fa stare bene. Si libera col cioccolato o con beh, lui l’ha chiamato sano sesso, io lo chiamo fare l’amore. Cafone. Ovviamente non ho mancato di lanciargli una ciabatta dopo la sua spiegazione non richiesta. Però a me stessa lo posso ammettere, mi manca un po’ l’essere innamorata, in quanto a fare l’amore, non ne possa sapere un granché. E qui torniamo al mio cioccolato.
Mentre ne sto per addentare un altro, la porta si apre ed entra il cafone, anche chiamato Akito, o nel mio caso Hayama.
Io preoccupato e lei che si ingozza.
Io non mi ingozzo cafone.
“Cafone a chi?” chiede Hayama togliendomi il cioccolatino dalle mani.
“Io non mi ingozzo” ribadisco.
“Ma io non ho detto niente.”
“ti ho sentito non mentire!”
Idiota
Irritante
Sbuffo sonoramente mentre lui va in cucina a rubare qualche cibaria preparata da Aya.
“Ehi non toccare la mia roba” urlo dal salotto. Ci scommetto che prenderà qualcosa solo per farmi arrabbiare. E’ una delle sue attività preferite quella di farmi arrabbiare, e la cosa migliore è che ci riesce senza sforzarsi più di tanto, gli viene proprio naturale. Un vero talento!
“C’è da mangiare per un esercito qui, non essere la solita egoista!” mi urla di rimando.
Inevitabile, un forte senso di irritazione mi attanaglia lo stomaco chiudendomelo del tutto, poso contrariata il mio cioccolatino. Addio Serotonina.
“Cosa c’è Akito? Stai male?” sento chiedere Aya dalla cucina.
“N-No è che mi è venuta una fitta allo stomaco, forse è fame.”
Ecco a me la fame passa e a lui viene, mondi opposti proprio. Saltello sul piede  buono fino in cucina per accertarmi che non finisca le scorte che mi sono state mandate dai miei fan e lo trovo a rimpinzarsi di sushi, la carta di un pacco regalo sul tavolo indica chiaramente che ha rubato il MIO sushi.  
“Stupido ladro, spero che ti strozzi con quel sushi.”
“Fai attenzione Kurata, sei in debito con me!”
“Allora con quel sushi saldiamo” esclamo speranzosa.
“Non se ne parla, devi fare uno sforzo Kurata. Come quello che ho fatto io per salvarti da inedia” dice “e per poco non ci ho rimesso la pelle” aggiunge a bassa voce.
Guardo Akito per individuare il punto migliore della testa su cui abbattere il mio Piko, ma mi fermo. Ha ragione, ci abbiamo quasi rimesso le penne. Scuoto la testa e me ne torno in salotto, divoro il resto del cioccolato nella vana speranza di placare l’impulso di abbracciare quello stupido di Hayama. Saremmo potuti morire e non abbiamo fatto altro che litigare ed ignorarci.


POV. AKITO
Quella sciocca si sta ingozzando di cioccolata sul divano, si farà venire il diabete se continua così. Da quando le ho detto che il cioccolato aiuta il buon umore ha raddoppiato le quantità già consistenti di cacao che trangugia. Io le avevo parlato anche di sesso, ma ho ricevuto una ciabatta in pieno stomaco. Si scalda sempre quando tocchiamo questi argomenti, anche se ha vent’anni suonati. La sua timidezza in queste cose mi provoca da sempre uno strano sentimento, quasi tenerezza la definirei. Dentro Sana è rimasta la bambina con i codini sparati che ho amato. E amo ancora il ricordo di lei, la sua mano dolce che accarezza i miei capelli parlandomi, gli occhi pieni di fiducia, la sua determinazione a salvarmi da me stesso. A quella buffa ragazzina devo persino la mia vita… Datti una controllata Akito. Stai violando la legge di sopravvivenza n. 3: non rievocare i ricordi insieme. Scuoto la testa e sento una strana sensazione allo stomaco, una sensazione che non mi piace affatto.
Annuso il sushi, che sia avvelenato? Dal sapore non si direbbe. Ad ogni modo lo spingo via, forse sono ancora scombussolato da quello che è successo sabato.
“Io vado, ci vediamo Aya.”
“Akito, non hai finito il sushi” osserva Aya sbigottita, io non lascio mai il sushi.
Mi stringo nelle spalle e esco dalla cucina. La testolina rossa di Sana spunta dal divano. Si è rannicchiata con le gambe al petto quasi a contenere un dolore, la bocca ancora sporca di residui neri di cacao. Mi prudono le mani, vorrei baciarglielo via. Controllo Akito. Controllo.
“Diventerai una balena Kurata.”
“Diventerai simpatico Hayama.”
Capra scorbutica e musona
Bisbetica
Ci guardiamo in cagnesco un secondo prima che mi chiuda la porta alle spalle.
 
 
 
 
   
 
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