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Autore: Atenah    19/11/2017    0 recensioni
Irene Adler dovrà passare i prossimi 4 anni in prigione, o forse no?
Genere: Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie palpebre mi sembrarono di ferro, quando aprii gli occhi. Era freddo e umido e dalla mia cella si sentivano urla di altri detenuti che bestemmiavano o si lamentavano ad alta voce. Come era possibile? Io, l'invincibile Irene Adler, rinchiusa in una cella. Ero riuscita a vincere addirittura la mente di Sherlock Holmes e poi... poi eccomi seduta nel carcere di Scotland Yard, aspettando che quattro anni passino. E tutta per colpa di un matrimonio, o meglio, mio marito: Godfrey Norton. Era stato strano fin dal quando lo avevo conosciuto. Sembrava essere sempre di fretta. Poi quando diventai sua moglie capii perché, non era un avvocato, ma un mercante di dipinti falsi. Uno dei migliori di tutt' Inghilterra. Come se non fosse bastato mi aveva ovviamente obbligato a lavorare per lui e quando arrivò la polizia nel suo covo, Godfrey scappò, lasciandomi al posto suo. Holmes aveva avuto ragione, aveva sempre ragione. Mi aveva sconsigliato di frequentare il mio futuro marito. Io ovviamente non lo avevo ascoltato, troppo fiera e testarda per farmi dare consigli da qualcuno. Avevo pensato che Holmes fosse semplicemente invidioso, scordandomi che per il grande detective ogni tipo di sentimento era come un granello di sabbia in un meccanismo delicato. Le cose erano andate in modo ben diverso, di come le aveva raccontate il caro dottor Watson. Io lo sapevo e Sherlock lo sapeva. In realtà io lo conoscevo gia, quando il re di Boemia decise di chiedere il suo aiuto. E lui fece esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Anzi che consegnarmi alla giustizia mi protesse. Ma me lo disse quella volta: non poteva salvarmi sempre. Questa era la prova di ciò che mi aveva detto, pensai e mi alzai dal pagliericcio puzzolente su cui avevo passato la notte. Feci qualche giro intorno alla cella. Quattro anni lì dentro mi sembravano un'eternità. Poi al mio settimo giro li sentii. Erano quei passi. I suoi passi. Mi fermai presso la porta e appoggiai le mani sulle fredde sbarre di ferro. "Di qua mr. Holmes." sentii la voce di un poliziotto. Poi mi passo di fianco. I suoi occhi si posarono su di me, ma il suo viso rimase impassibile. Fu aperta la cella di fianco alla mia. "Eccoci mr. Holmes. Questo e il signor Johnson, signor Johnson, mr. Holmes." parlò il poliziotto. Ma certo, Holmes non era venuto per me. Stava seguendo le tracce di un suo caso. Mi chiesi perchè ero stata cosi stupida di pensare anche solo un attimo che Sherlock fosse qui per me. Con un sospiro mi sedetti su una sedia, che si trovava in un angolo. Dopo qualche minuto il detective se ne ando, senza degnarmi di uno suardo. Mi venne quasi da piangere. Stupida, stupida Irene. Come facevo a cedere a delle illusioni del genere. Passai mezz'ora, un'ora seduta su quella sedia, finche non sentii il collo dolermi. Qualcuno infilò la chiave nel lucchetto della mia cella. Alzai lo sguardo e vidi con sorpresa che un poliziotto aveva aperto la porta di sbarre. "Venga signora. E stato pagato il suo debito di rilascio." mi disse la guardia in uniforme. Come in trance mi alzai. Per tutto il tragitto attraverso i corridoi non feci altro che pensare su chi avesse pagato il mio debito di rilascio. Godfrey? Era una somma pregevole e lui di sicuro avrebbe potuto pagarla con tutti i soldi che aveva guardagnato, ma era troppo avaro. Inoltre se era stato lui, sarei tornata di mia volontà in cella, mi dissi. Non volevo piu stare un minuto del mio tempo con quel lurido verme. "Arrivederci signora." mi disse il poliziotto, mentre mi apriva il portone di Scotland Zard, in modo che potessi uscire. Io mi ritrovai spaesata, una volta fuori. Non sapevo dove andare e a casa di Godfrey non sarei tornata per nessun motivo. Poi vidi una carrozza ferma, fu un instinto, mi sembro che stesse aspettando me. Cosi mi diressi verso la vettura e salii. Mi sedetti vicino a Holmes senza dire una parola. Lui fece cenno al cocchiere di partire. Era stato lui a pagare il mio debito allora. Di soldi ne aveva piú che a sufficenza e forse non gli ero poi cosí indifferente. Dopo un po' mi convinsi a parlare: "Avevi detto che non mi avresti più salvato." dissi con un sussurro. "Non credo che una volta in piú o in meno faccia la differenza." mi disse lui calmo. Arrivammo a Baker Street e lui aprii la porta della sua famosa casa al numero 221b. Mi fece entrare, poi mi sfilò dalle spalle la mia giacchetta estiva. "Grazie." dissi semplicemente e lo abbracciai. Per una volta finalmente lui mi strinse a se. Dopo tutto, pensai, ero la donna.
   
 
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