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Autore: Steno    19/11/2017    2 recensioni
Questa storia fa parte della raccolta 'Point of view', il cui fine è proprio quello di sottolineare quanto possa cambiare una situazione se osservata da un altro punto di vista.
Non aggiungo altro per non rovinare l'effetto sorpresa.
Genere: Comico, Fantasy, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Point View'
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Questa storia fa parte della serie 'Point of View' di cui trovate il link in fondo alla pagina.

In realtà esiste anche una Bad Ending di questa Oneshot, se siete interessati scrivetemelo nei commenti :)

 
Point of view 04

Il lugubre castello sorgeva alla fine di un ponte di pietra. La nebbia che si alzava dal lago era talmente densa che l’intera struttura sembrava galleggiare fra le nuvole.
L’eroe arrestò il suo bianco destriero contemplando la scena. Il suo viaggio solitario era stato lungo e ricco di pericoli, ma infine era giunto all’agognata meta. Legò il suo cavallo ad un albero, non poteva rischiare di perdere il suo fedele compagno in una trappola.
Si avventurò oltre il ponte; per qualche ragione il portone era spalancato e l’eroe sguainò la spada all’erta. I suoi passi lo condussero in uno spoglio cortile interno dove lo aspettava una figura ingobbita.

Fece per lanciarsi in avanti pronto a mietere la sua prima vittima ma fu fermato da un calloso palmo verdognolo fermamente alzato:
“La prego, non è assolutamente necessario!” esordì l’essere “La prego di seguirmi sono qui per condurla dal mio padrone”

“Come se potessi fidarmi delle tue parole hobgoblin!” sputò lui con quanto più disprezzo possibile.

Il poverino sembrò offeso: “Ma come si permette? Non sono mica un folletto, se avessi cinquecento anni di meno potrei cercare d’infilarle un coltello fra le costole ma mentire? Mai!”

L’eroe si sentì arroventare sotto l’elmo: “Ecco…Io…Mi dispiace…”

“Lo credo bene! E ora mi segua screanzato, o se ne vada! A differenza di voi avventurieri perdigiorno ho molto da fare io!” girò sui tacchi alzando il mento e si avviò con un’andatura sbilenca verso la scalinata che conduceva al maestoso ingresso borbottando come una pentola di fagioli.
L’eroe abbassò la spada imbarazzato e lo seguì.

“Questi giovani impudenti! Non ci stanno più i protagonisti di una volta! Ai miei tempi magari ti sgozzavano prima di presentarsi ma nessuno si azzardava a darti del bugiardo!” adesso che lo guardava meglio l’eroe notò i ciuffi bianchi sulla testa rugosa e verdognola e si vergognò ancora di più, se avesse prestato un pizzico di attenzione quella figuraccia si sarebbe potuta evitare “Che poi il problema sono mentori! Una volta sì che l’addestramento era una cosa seria: prima di partire all’avventura ti mettevano sotto a studiare! Dovevi avere una buona conoscenza delle creature che uccidevi! Invece adesso è diventato tutto una farsa! Tutto un agitare spade lucenti e uno sfoggio di voglie di nascita dalla forma bizzarra! Anche io ho una macchia a forma di corona sul deretano ma non per questo mi arrampico sulle torri ad importunare stupide principesse canterine!” il coro di borbottii continuò imperterrito fino a quella che aveva tutta l’aria di essere una sala del trono.

Avanzarono al centro del costoso tappeto rosso quasi fin sotto l’enorme trono d’oro in fondo al salone.
“Mio signore!” annunciò l’hobgoblin ad alta voce “C’è uno screanzato che vuole vedervi!” si fece da parte e l’eroe ignorò la penosa presentazione focalizzandosi sulla figura che aveva davanti.

Era imponente in una parola. Probabilmente era alto più di tre metri con due enormi scure corna ricurve che gli sedevano sulla testa come una corona. Il colore rossiccio della pelle faceva risaltare il giallo ardente degli occhi. Sembrava avvolto da quella aveva l’aria di essere una vestaglia ma l’eroe scacciò questo pensiero, magari era una tunica; non se ne intendeva molto di moda demoniaca.

"Grande e potente re demone sono infine giunto nella tua fortezza per distruggerti!" non era nel suo stile appellare i suoi amici in modo tanto forbito, ma la scena con l’hobgoblin era ancora fresca nella sua memoria.

“John"

"Come?"

"Puoi chiamarmi John e dammi del tu non sono poi così vecchio!"

"Non puoi chiamarti John!"

"Sono un cavolo di re demone, posso chiamarmi come voglio!"

L’eroe lo fissò interdetto cercando obiezioni valide senza trovarne.
“John!” ritentò “Sono qui per mettere fine al tuo regno del terrore!”

“Perché?”

L’eroe rimase interdetto: “Che vuol dire perché? Tu sei un demone e hai spodestato il legittimo sovrano per usurpare il suo trono!”

“Il precedente sovrano era un grassone borioso dedito alle feste che tassava il popolo senza pietà!”

L’eroe cercò una risposta annaspando.
“Questo non c’entra! Tu sei un demone! I demoni sono malvagi! Io ti sconfiggerò restituendo la libertà alla povera gente di queste terre!”

“Qualcuno si è lamentato? Non mi sembravano tanto oppressi quando sono andato al mercato l’altro giorno” si grattò il mento pensieroso con dei lunghi artigli scuri.

Con questo l’eroe abbandonò quel poco di compostezza che gli era rimasta: “Mercato?” la voce gli uscì flebile ma il sovrano annuì comunque.

“Si al mercato, anche i demoni mangiano lo sapevi?”

L’eroe si gonfiò trovando un appiglio: “Lo sapevo! Hai rapito dei bambini per divorarli e delle giovani vergini per saziare i tuoi perversi appetiti” la punta della spada che si era abbassata insieme alla confidenza dell’eroe balzò di nuovo in alto puntando alla gola di John.

Sfortunatamente quest’ultimo non sembrò impressionato, al contrario rabbrividì di disgusto:
“Ma come ti viene in mente? Sono gli orchi che mangiano i bambini e per quanto riguarda le vostre femmine non capisco cosa trovate in loro: sono fragili e senza neanche un bel paio di corna da poter afferrare!”

“Adesso basta!” urlò l’eroe con voce quasi stridula “Tu sei malvagio, opprimi le persone e io ti fermerò, è così che vanno le cose!”
John sospirò scuotendo la testa:

“Molto bene: supponiamo che tu mi uccida, che piani hai per le tentate invasioni del regno vicino?”

L’espressione vuota del suo ospite disse al sovrano tutto quello che gli serviva di sapere:
“Il re del regno vicino, ha cercato più volte d’invadere questo, giusto di recente ha desistito perché un terribile demone si è impossessato del trono” agitò le mani in modo scenografico inarcando le sopracciglia allusivamente.

“Il sovrano vicino?”

“Già”

“Vuole invadere altri regni?”

“Proprio così!”

“Forse dovrei andare lì”

John sorrise incoraggiante esibendo delle zanne bianchissime.
“Mi sembra un’idea eccellente! Faccio chiamare qualcuno per accompagnarti”

L’eroe scosse la testa: “Non c’è bisogno, conosco la strada”

“Molto bene, ti auguro buona fortuna per la tua impresa!”

“Grazie e…ehm…scusa per l’intrusione”

“Figurati, capita a tutti di sbagliare”

Si salutarono con un cenno.

Il suo cavallo brucava placidamente l’erba dove lo aveva lasciato, l’eroe gli accarezzò il dorso con aria sperduta per un po' cercando di rimettere insieme le idee. Infine si riscosse e rimontò in sella.

Il regno vicino era ad un giorno di cammino, se si sbrigava per la sera del giorno dopo sarebbe potuto essere un vero eroe.
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Point of view: https://efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=16926&i=1
   
 
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