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Autore: Bran Lovecraft    19/11/2017    1 recensioni
Quella che doveva essere una semplice serata da babysitter per una ragazza e un'allettante occasione di risolvere una questione per altri tre giovani ben presto si rivelerà un incubo. Riusciranno i quattro ad arrivare alla fine della nottata vivi e vegeti?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MALEDICTA
"Finalmente!", esclamò Peter, chiudendo la porta dietro di sè con voluta veemenza.
Il rumore dell'auto dei Davidson si fece sempre più distante, fino a scomparire del tutto. 
"Pensavo non andassero più via", disse il ragazzo gettandosi abilmente sul divano che padroneggiava al centro della sala in casa Davidson. 
"Non so proprio come tu faccia a sopportare le loro cazzate, Annabeth", aggiunse Grace, la quale aveva già preso posto sul divano e che ora sedeva in grembo a Peter, il suo ragazzo fisso da otto mesi ad ora.
"Beh, la paga non è niente male. Poi Julie è davvero un angelo. Mi fa piacere trascorrere qualche serata in sua compagnia.", si difese la ragazza di nome Annabeth.
I tre adolescenti che si erano introdotti di nascosto in casa Davidson non erano davvero amici di Annabeth Flowers, la ragazza che quella sera faceva da babysitter per la piccola Julie, nove anni. Grace Chang aveva braccato Annabeth nel bagno delle ragazze della Hillside High un paio di settimane prima. "So che spesso lavori per la preside Davidson. Ti occupi della sua mocciosa quando Anita e il maritino escono di casa per "ravvivare" la loro vita coniugale.", aveva esordito così, un sorriso beffardo dipinto sulle sue labbra. E da quella peculiare introduzione, Grace era riuscita a convincere Annabeth a permettere a lei e al suo ragazzo, Peter Hale, di introdursi nella casa della loro preside la prima sera che i Davidosn avessero chiesto ad Annabeth di fare da babysitter alla loro unica figlia. In cambio le era stato promesso John Wallace, migliore amico di Peter, nonchè ragazzo più carino della scuola e recentemente di nuovo libero.
E fu proprio John a venire in aiuto alla babysitter. "Io trovo che sia estremamente carino da parte tua, Annabeth, voler dare un mano a prenderti cura di Julie. La piccolina non ha avuto un'infanzia facile ed è stato davvero onorevole da parte dei Davidson accoglierla nelle loro vite, come parte della famiglia."
"Sì, cos'è che le era accaduto di preciso, amico?", gli chiese Peter.
"Mia madre non ha potuto dirmi molto, ovviamente, ma è certo che Julie non provenisse da un ambiente familiare, come dire... equilibrato", rispose John.
Allo sguardo sbalordito di Annabeth, Grace si affrettò a dire: "La signora Wallace, la madre di John, è lo sceriffo della nostra beneamata cittadina. Il tuo nuovo amichetto può avere accesso alle informazioni di tutti noi. Se fossi in te, non frequenterei il figlio di uno sbirro."
"Smettila, Grace", intervenne John. "Io non ne so davvero molto della situazione di Julie. Scommetto che Annabeth è a corrente di più cose, lavorando per i genitori adottivi della bambina."
"A proposito...dov'è la piccola peste?", chiese Grace.
"In camera sua, a riposare. Anita e Daniel mi hanno informata che non si è sentita molto bene oggi e per questo è andata a letto prima.", la mise al corrente Annabeth.
"Beh, spero che resti lì. Noi, dopo tutto, siamo qui per un motivo preciso e di certo non è per aiutarti a prenderti cura della mocciosetta", disse Peter.
"Senti, tesoro, perchè tu e John non restate qui in sala a rilassarvi, mentre noi ragazze ci occupiamo di tutto?" e con queste parole, Grace si alzò dal divano e prese Annabeth per mano portandola al piano di sopra della casa.

"Beh, allora è vero?", domandò Grace, una volta che lei e Annabeth giunsero al piano superiore.
"Cosa?", chiese l'altra.
"Che sai più cose di John, riguardo quello che è successo alla famiglia biologica di Julie.", disse a bassa voce Grace, non certa di dove si trovasse la stanza della bambina.
"Beh, so quello che i Davidson mi hanno detto.", rispose Annabeth, "So che Julie era l'ultima di sette figli. Aveva tre fratelli e tre sorelle. La madre era morta di parto, cosa che lasciò il padre completamente devastato. So che le tragedie non finirino qui. L'anno successivo alla nascita di Julie, il figlio maggiore, George, fu trovato morto nella vasca da bagno. Si trattava all'apparenza di un suicidio. Aveva solo sedici anni. E ad ogni anno che passava si aggiungeva una morte sospetta di un membro della famiglia. Fino a quando restarano solo Julie, suo padre e una delle sorelle, Tina. Tina aveva dodici anni, Julie ne aveva da poco compiuti sette. Il padre, sempre più distrutto dal dolore, aveva completamente perso la ragione. Iniziò ad accusare Julie di essere lei la responsabile della morte della moglie e del resto dei suoi figli. Il peggio arrivò con la morte di Tina. Il padre di Julie tentò di uccidere l'ultima sua figlia rimasta in vita, ma la polizia lo fermò in tempo. Julie venne data in affidamento ai Davidson qualche settimana dopo e il padre messo dietro le sbarre. Un anno dopo anche lui morì, così come per il figlio George la causa ufficiale fu un suicidio."
"Porca troia!", furono le uniche parole che riuscì a formulare una sbalordita Grace.
"Già", annuì Annabeth. "Allora, cosa dovete recuperare tu e Peter che è stato sequestrato dalla signora Davidson?"
"Il bong di Peter. Beh, in realtà è il mio bong, ma è Peter che si è fatto beccare dal custode Bennings nello spogliatoio dei ragazzi a fumare erba. Davidson gliel'ha semplicemente sequestrato perchè Peter è uno studente modello e non era mai stato neanche convocato nell'ufficio della preside o ricevuto una punizione prima di allora. Ma vuole parlare con i suoi genitori e il padre di Peter è un uomo molto severo, quindi dobbiamo sbarazzarci della prova così che Peter può negare qualsiasi accusa.", le spiegò Grace.
"Beh, allora credo dobbiamo provare nello studio di Anita. Di sicuro troveremo lì il bong.", suggerì Annabeth e con un cenno della mano indicò a Grace la porta in fondo al corridoio.

"Allora, che te ne pare, amico? Una bella pollastrella, vero?", Peter domandò malizioso a John che, a differenza dell'altro ragazzo, non era seduto sul divano ma camminava in giro per la sala, lo sguardo indagatore a curiosare sulle foto di famiglia appese sulle pareti.
"Annabeth è molto carina, sì. Sembra anche una ragazza molto dolce.", gli rispose distrattamente John.
"Beh, io lo so che tu vai pazzo per le rosse, amico. Per questo ho convinto Grace a venderti alla nostra amichetta la tata. Vedrai che Annabeth sarà un'esperienza migliore di Melissa O'Malley. Non è una cattolica irlandese, quindi sono abbastanza sicuro che non si farà troppi problemi a dartela prima del matrimonio.", gli rassicurò Peter.
"Pete, sai perfettamente che la ragione per cui io e Melissa abbiamo chiuso non ha nulla a che vedere con il sesso. Lo so che per te è un pensiero difficile, ma nella vita c'è altro oltre quello. Semplicemente io e Mel avevamo idee diverse riguardo il nostro futuro e abbiamo deciso che fosse la scelta più giusta separarci e trovare delle persone più adatte con cui stare.", rimbeccò John.
Peter fece spallucce. "Se lo dici tu, amico!"
"Certo che è proprio strano!", esclamò John dopo qualche secondo.
"Che cosa è proprio strano?", gli chiese Peter.
"Stavo dando un'occhiata alle foto di famiglia e a parte foto di Anita e Daniel antecedenti all'adozione non ne ho trovata nessuna con Julie. Saranno circa due anni che la bambina è con i Davidson e non hanno nessuna foto insieme?", disse John perplesso.
Prima che Peter potesse ribattere qualcosa, i due ragazzi furono distratti dal rumore dei passi di qualcuno che stava scendendo le scale. Si trattava di Annabeth. Era sola.
"Hey, dove hai lasciato la mia ragazza?", le chiese Peter.
"Grace è in bagno, di sopra. Mentre cercavamo il vostro bong nell'ufficio di Anita, si è tagliata un dito con il fermacarte. Niente di grave, ma le ho detto di andarsi a medicare in bagno.", lo informò Annabeth.
"Avuto fortuna a trovare l'arma del delitto?", John le chiese con una sorta di risatina.
"No!", rispose repentina Annabeth, "Ero infatti scesa per chiedere a Peter di venire a darmi una mano nella ricerca, visto che ora Grace si è infortunata ed è impegnata a disinfettare la ferita."
"Fammi strada, amica!", disse Peter alzandosi con un balzo dal divano.
"John, tu va pure in cucina a prepararti un sandwhich o quello che preferisci.", lo invitò dolcemente Annabeth indicandogli con la mano la stanza di fianco la sala.
E i due ricercatori salirono le scale, lasciando John da solo al piano inferiore.

"Eravamo nella stanza in fondo, io e Grace. Si tratta dello studio di Anita. Penso prorpio che troverai lì il bong.", Annabeth si rivolse a Peter.
"Sono stato proprio un coglione!", esclamò il ragazzo, "A farmi beccare con la pipa di Grace e l'erba, intendo. Lei è andata su tutte le furie. Ha paura che Davidson scopri che il bong sia il suo e che finisca anche lei nei guai. Se mio padre è rigido, non è niente in confronto alla madre di Grace. Beh, lo sai come sono gli asiatici, fissati con la disciplina e tutte quelle puttanate lì. Quindi è stata proprio una manna dal cielo scoprire che tu mia cara Annabeth sei la schiavetta della mocciosa di Anita e che hai accesso in casa Davidson ogni volta che la nostra amata preside decide di spassarsela un po' con il maritino in qualche motel. Per non traumatizzare ulteriormente la piccola Julie. Secondo me a quei due deve piacere qualcosa di davvero perverso!"
Annabeth non commentò i deliri di Peter, gli fece solamente strada verso la stanza in fondo al corridoio. Una volta giunti lì, spalancò la porta e i due entrarono.

John non si era recato in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare come gli aveva suggerito Annabeth, bensì si era messo a frugare nei cassetti dei mobili della sala determinato a trovare delle foto che ritraessero Julie. Era davvero curioso di scoprire l'aspetto della bambina e la mancanza di sue foto sulle pareti di casa lo aveva incuriosito maggiormente. Ma fatta eccezione per scartoffie, bollette e foglietti vari, non era riuscito nel suo intento. Stava giusto riponendo un cassetto nel suo posto in uno scrittoio, quando un urlo glaciale gli assordì l'udito, come un tuono a ciel sereno. Dopo un attimo di immobile spavento, il ragazzo riconobbe nel grido la voce terrorizzata del suo migliore amico.
"PETE! PETER!", gridò a sua volta John, precipitandosi al piano superiore in un battito di ciglia. "Dove sei, Pete? PETER??" 
All'improvviso la porta della stanza in fondo al corridoio si spalancò con forza e, insanguinato e urlante, ve ne uscì Peter che incrociò lo sguardo di John e gli urlò di scappare. Dietro di lui comparve Annabeth, che immediatamente richiuse la porta della stanza e girò la chiave. La ragazza aveva ora indosso una sorta di tunica verde smeraldo che le copriva gli abiti ordinari con cui era vestita. I lunghi capelli rossi erano nascosti sotto il cappuccio della tunica. Al collo le pendeva un grosso medaglione su cui erano incisi degli strani simboli.
John, confuso da quello che gli stava capitando intorno, riuscì solo dopo qualche istante ad uscire dalla sua trance di stupore e afferrando Peter per la maglia portò sé stessp e l'amico all'interno della prima stanza che trovò. Era il bagno. Chiuse a chiave la porta.
"Che cazzo sta succedendo, Pete?", John domandò all'amico e fu solo allora che notò che a Peter mancava qualcosa. Sì, al ragazzo era stato reciso completamente il braccio destro. Gli occhi pieni di orrore di John si posarono sul vuoto della manica destra e sul sangue che imbrattava la maglia. 
Peter cominciò a singhiozzare. "Voglio andare a casa, voglio andare a casa, voglio solo andare a casa...", ripeteva cantilenante.
"JOHN! John, apri la porta! SUBITO!", furono le parole che arrivarono dall'altro capo della porta insieme a dei colpi decisi. Era la voce di Annabeth, carica di autorità e urgenza.
"CHE CAZZO HAI FATTO A PETE, BRUTTA STRONZA!?!?", le urlò di tutta risposta il ragazzo.
"John, fammi entrare e chiariremo tutto.", gli disse a sua volta Annabeth con forzata calma.
"COL CAZZO!", e con queste ultime parole John ignorò le seguenti di Annabeth per rivolgere la sua attenzione nuovamente su Peter.
"Pete, ehi, ehi, bello, ci sono io qui con te ora, sei al sicuro!", lo rassicurò mentre con degli asciugamani cercava di tamponare l'amputazione. 
"I suoi occhi...Oh John, i suoi occhi!! E quella bocca, oh quella bocca orribile!!", farneticava Peter mentre l'amico frugava nell'armadietto dei medicinali in cerca del kit di pronto soccorso. 
"Il braccio, il mio braccio..."
"Lo so, Pete, lo so! Devi resistere, amico. Ti prego, devi resistere!"
All'improvviso Peter scoppiò in una risata isterica.
"Cosa cazzo trovi di così divertente ora?", gli domandò John, sorridendo suo malgrado.
"Stavo pensando... Pensavo che se mai ne uscirò vivo da questa situazione di merda, sono ugualmente fottuto, John. Davvero fottuto! Fottutissimo!"
"In che senso?"
"La stronzetta mi ha amputato il destro, John. Cazzo, proprio il mio fottuto braccio destro! Qello con cui mi faccio le seghe!"
"Hai sempre la mano sinistra, amico!"
"No, con la sinistra proprio non ci riesco!", e dopo un'altra isterica risata Peter tornò a singhiozzare e a farneticare su degli occhi e una bocca davvero orribili.
John non aveva trovato quello che cercava e si era limitato a fasciare la troncatura dell'amico come meglio poteva, usando degli asciugamani che intendeva legare usando la fasciatura della tenda della doccia. Ma quando strappò la tendina dalla vasca da bagno, una visione ancora più orribile del braccio monco di Peter assalì i suoi occhi, facendolo indietreggiare con un forte grido.
"John? Che succede, John? Cosa hai visto?", gli domandò Peter che era di nuovo tornato lucido a causa della reazione dell'amico.
John non riusciva a parlare. Era pietrificato. Allora Peter decise di farsi forza e si alzò dal pavimento per vedere cosa ci fosse di così spaventoso nella vasca che tanto aveva terrorizzato l'altro ragazzo. 
"Oh nooo!!! NO! OH DIO!!!", fu la reazione di Peter che si accasciò di nuovo a terra e vomitò sul pavimento lucente del bagno.
Nella vasca giaceva Grace, morta. O meglio quello che rimaneva di Grace. Il suo corpo era come prosciugato: le cavità degli occhi delle orbite vuote, il corpo una salma priva di linfa. Sì, a John era venuta subito in mente l'immagine di un grosso ragno che aveva avvolto Grace nella sua tela e con i propri cheliceri aveva assorbito i tessuti liquefatti della ragazza.
"Cosa cazzo sta accadendo?", riuscì infine a sussurrare John.
Il momento di shock causato dalla raccapricciante scoperta fu interrotto dal rumore di un suono familiare. Il motore dell'auto dei Davidson. 
"Sono tornati! Siamo salvi! Pete, siamo salvi!", esultò John scoppiando in lacrime.
I due ragazzi sentirono la porta d'ingresso aprirsi. Non udirono i passi di Annabeth scendere le scale, quindi ipotizzarono che la ragazza fosse già scesa al piano inferiore quando loro si erano rifiutati di aprire la porta del bagno. Molto probabilmente era fuggita, l'assassina. Peter era pallidissimo. John cercava di convincersi che il suo volto avesse perso colore a causa dell'immagine raccapriciante nella vasca, ma una parte di sè sapeva perfettamente che Peter stava morendo dissanguato e aveva urgentemente bisogno di assistenza medica.
"AIUTO! AIUTATECI!", gridò John, non sicuro abbastanza di voler lasciare il rifugio del bagno nel caso Annabeth fosse ancora nei paraggi, pronta a finire il lavoro.
I due udirono dei passi salire le scale. Stavano venendo in loro aiuto. Era finita. L'incubo era terminato. Presto avrebbero messo tutta quella orribile storia alle spalle e in qualche modo avrebbero tentato di superarla, di andare avanti. Quanto si sbagliavano.
"Annabeth, ma cosa diavolo è successo?", quando udirono la voce di Daniel Davidson pronunciare queste parole si raggelò loro il sangue.
"Si sono barricati in bagno, Daniel.", rispose Annabeth, "Hale e l'altro."
"Ma come?", questa volta a parlare fu Anita Davidson.
"Chang è morta. Ero passata ad occuparmi di Hale, ma il bastardo è riuscito a fuggire. L'altro, sentendo le urla dell'amico, si è precipitato di sopra e i due si sono chiusi a chiave in bagno. Ho pensato che fosse opportuno aspettare il vostro ritorno per vedere il da farsi."
"Ottima scelta, Annabeth.", concordò Daniel.
"E Julie?", chiese Anita.
"Nella sua stanza, al sicuro.", chiarì Annabeth.
"Per fortuna non sono fuggiti di casa!", esclamò la signora Davidson.
"Peter è incapacitato. Ha perso un braccio, ma non penso l'altro l'avesse notato subito. Credo abbia semplicemente avuto l'istinto di nascondersi.", ipotizzò la ragazza.
"Noi siamo riusciti a procurarci un terzo, ma adesso sai che anche l'altro dovrà servire?", Daniel chiese cupo ad Annabeth.
Se ci fu, la risposta della giovane fu di tipo silenzioso.
John e Peter si scambiarono sguardi carichi di incredulità e genuina confusione.
"Chi è l'altro ragazzo?", volle sapere Anita.
"John Wallace.", ammise Annabeth.
"Oh, non mi dire, il figlio di Margaret?", la preside Davidson appariva davvero stupita a giudicare dal tono della sua voce.
"Oh diamine, Annabeth.", intervenne Daniel, "Il figlio dello sceriffo?"
"Non ne ero al corrente, mi dispiace. Altrimenti non avrei mai rischiato di far venire anche lui qui. Ho mandato tutto a puttane!", esplose la babysitter.
"Non dire così, cara!", la rincuorò Anita,"Non è successo niente a cui non si possa rimediare. Perchè non scendi al piano di sotto e cominci a preparare il nostro altro ospite? Julie deve essere davvero in fervente attesa!" Poi, rivolgendosi al marito, "Daniel, vai a prendere l'ascia. Se i due stronzetti non vogliono aprire con le buone, dovremmo entrare noi con le cattive!"
John e Peter udirono i passi di Annabeth e del signor Davidson scendere le scale.
"JOHN WALLACE! PETER HALE!", iniziò a urlare invece Anita Davidson che era rimasta al piano superiore, di fronte la porta del bagno. "APRITE IMMEDIATAMENTE!"
"Pete, stammi a sentire.", esordì John, "Voglio che tu stia dietro di me. Ti porterò fuori da questo casino, amico!"
Peter obbedì a John che nel frattempo aveva avvolto un asciugamano intorno alla mano e al braccio e con un colpo secco ruppe lo specchio sopra il lavabo. Raccolse uno dei frammenti di vetro che si erano formati. Dopodichè aprì la porta e la spalancò violentemente, non dando il tempo ad Anita di reagire. Con un colpo deciso, conficcò il pezzo di vetro nella gamba sinistra della preside Davidson, che si accasciò a terra in preda all'agonia.
"PRESTO! CORRI!", disse a Peter che era dietro di lui.
I due si precipitarono giù per la rampa di scale. Il frambusto e le urla di Anita, però, avevano destato l'attenzione degli altri. Annabeth corse immediatamente davanti la porta principale per evitare ai due di fuggire, mentre Daniel fece un balzo e li bloccò sul ciglio della scala, impugnando saldamente un'ascia. Peter e John indietreggiarono di qualche scalino.
"Tutto okay lassù, Anita?", domandò il signor Davidson.
"FANCULO! QUEL FOTTUTO BASTARDO MI HA PIANTATO DEL VETRO NELLA GAMBA!!", urlò di tutta risposta la donna.
"Ragazzi, avanti, evitate di rendere le cose ancora più difficili. Arrendetevi!", li ammonì Daniel.
"John, amico, io sono già spacciato, pensa a salvarti. Ti voglio bene!" e con queste parole improvvise Peter si lanciò contro Daniel, il quale, colto da sorpresa, cadde a terra. John, rimasto sconvolto dalle azioni dell'amico, rimase fermo per qualche istante prima di tornare in sè e precipitarsi giù per le scale. Sia Peter sia Daniel erano a terra, ma uno era ancora in vita, mentre per l'altro era finita. Nella caduta, Peter era finito con la testa contro la punta dell'ascia, impalato sul colpo. 
"Dove credi di andare?", Annabeth intimò John, ancora decisa a barricare l'entrata principale.
"Ci siamo introdotti dal retro, non ricordi, bastarda?", e con queste parole John fuggì verso la cucina.
"FERMATELO!!!", si sgolò Anita dal piano superiore.
Annabeth e Daniel si lanciarono all'inseguimento del ragazzo. Arrivato in cucina, John afferò un paio di coltelli, pronto a vendicare Peter e Grace, prima di fuggire da quella casa degli orrori.
"Chi cazzo siete?", domandò ai suoi inseguitori.
"Siamo membri di un culto. Un culto molto antico, Wallace.", gli rispose con sua sorpresa la ragazza con la quale avrebbe dovuto iniziare a frequentarsi.
"Satanisti?", chiese John, brandendo i coltelli contro i loschi tipi.
Daniel scoppiò in una fragorosa risata. "Chi veneriamo e serviamo è molto più antico di qualsiasi demone o diavolo che tu conosca, ragazzo!"
"E ogni anno la sua prole richiede dei sacrifici, per saziare la propria fame", proseguì l'uomo, "I tuoi amici, Chang e Hale, dovevano essere le portate della prole di cui siamo responsabili noi tre, insieme ad un terzo. Un drogato che Anita e io abbiamo raccattato questa sera durante la nostra assenza da casa. Un ignoto di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza!"
"Ma Peter e Grace non erano degli ignoti! Le loro famiglie vorranno delle risposte! Non la passerete mai liscia!", protestò John.
"Oh, non preoccuparti, avevamo già pianificato tutto per loro due. Il bello adesso sarà inventare una storiella anche per te.", gli disse crudelmente Annabeth.
"Anche se il tuo amico, Hale, è morto prima di poter essere di qualsiasi utilità, come la signorina Chang, ci sarai tu a prendere il suo posto e sarà ugualmente un pasto di tre portate succulente per Julie!", lo mise al corrente il signor Davidson.
"Julie?", John non riusciva a capacitarsi di quello che stava accadendo.
"Sì, è lei la prole semi-divina di cui ci occupiamo.", disse Annabeth, "Per i suoi primi sette anni di vita è riuscita ad andare avanti nutrendosi di un membro della sua famiglia alla volta. Vedi, la madre biologica di Julie, Sally Parker, era anche lei una dei membri del culto. Lei aveva la funzione di incubatrice. Fu fecondata dal nostro dio. Ma il marito di Sally, Ethan, ebbe subito dei ripensamenti e decise di lasciare il culto portandosì via con sé la moglie gravida e i sei figli che la coppia aveva già avuto. Noi e il resto del culto non ci mettemmo molto a stanarli. Rimasero nostri prigionieri fino a quando Sally non diede alla luce Julie e fu divorata dalla sua stessa neonata poche ore dopo la nascita. Per nostra fortuna, alcuni membri del nostro culto lavorano presso l'ospedale e le cause della morte di Sally furono tacciate come inerenti a un parto difficile e travagliato."
John non riusciva a credere alle prorpie orecchie, ma una parte di sé desiderava sapere ancora di più di quella torbida storia.
"Fintanto Julie aveva un membro della sua famiglia di cui nutrirsi, il sacrificio di un solo individuo era sufficiente", proseguì Annabeth, "Il loro legame di sangue conteneva abbastanza linfa vitale per sostenere Julie per circa un anno. Così, l'anno successivo alla sua nascita, toccò al fratello maggiore George di essere dato in pasto alla famelica bambina. La sua morte fu fatta spacciare per suicidio. Il ragazzo era troppo addolorato per la morte della madre e non riuscì a superare il lutto. Geniale, no? L'anno dopo fu il turno di Vanessa, la maggiore delle figlie. La povera ragazza aveva sviluppato a sua insaputa una terribile malattia che l'aveva consumata in pochissimo tempo. Poi fu il turno di Mark. Poi quello di Jennifer. Poi quello di Paul. E infine quello di Tina. Il problema ora stava nel fatto che l'ultima imparentata di sangue, Tina, era morta e sebbene il padre Ethan fosse ancora in vita, lui non era davvero il padre di Julie. Così ci sbarazzammo di lui. Lo mandammo in prigione dove si tolse la vita dopo qualche settimana. Il suo fu effettivamente un suicidio. Julie passò in affidamento a Daniel e Anita. Adesso dovevamo procurarci delle nuove vittime e un numero maggiore per contenere la fame di Julie almeno per un anno del suo ciclo vitale. Io mi offrii volontaria per dare loro una mano, così decisero di farmi passare come loro babysitter. Per il suo ottavo compleanno scoprimmo che tre era il numero sufficiente di persone da sacrificare, quando le dammo in pasto tre barboni di una cittadina vicina. Il vero problema adesso si poneva per trovare le vittime per il nono anno di vita. Decidemmo di rimanere in zona e sacrificare tre persone del posto. Ma chi? Per fortuna quell'idiota di Hale ci facilitò le cose. Si fece beccare con sostanze illegali da Bennings, anche lui membro del culto. Bennings lo portò da Anita e lei decise di usare Peter e la sua ragazza. E due pasti erano pronti! Avremmo inventato una storia di due innamorati tossici, desiderosi di fuggire dalle loro vite perchè incompresi dalle loro famiglie. Di adolescenti che scappano di casa certamente si è già sentito. Che fortuna poi che Grace stessa venne da me a chiedermi aiuto per introdursi in casa Davidson e recuperare il bong! Non avrei dovuto inventare nessuna scusa per invitarli alla loro morte! Daniel e Anita hanno poi pensato a trovare un terzo."
"Ma ora che Hale è morto inutilmente", si intromise il signor Davidson, "John, sarei tu che verrai offerto in pasto a Julie!"
"SIETE MALATI!", gridò il ragazzo, i coltelli ancora puntati contro i due lunatici.
Poi accadde tutto molto velocemente. Anita, che si era introdotta di nascosto in cucina, cercò di assalire John alle sue spalle, ma il ragazzo prontamente conficcò uno dei coltelli nel petto della donna che cadde a terra, morta. Daniel si scagliò contro di lui, carico di rabbia. John usò l'altro coltello per tagliare la gola all'uomo, che si accasciò contro il tavolo della cucina, facendo cadere tutto il suo contenuto a terra. Dopo qualche attimo di convulsioni, anche lui cessò di vivere. Rimaneva solo Annabeth. 
"Uno contro uno", affermò la ragazza in maniera sprezzante.
John, che ancora teneva in mano il coltello con cui aveva reciso la gola di Daniel, si scagliò contro la cultista. Annabeth estrasse dalla sua tunica quello che doveva essere un pugnale cerimoniale. Dopo qualche istante, il silenzio.
EPILOGO
Margaret Wallace arrivò a casa Davidson poco dopo le 23. Il posto era pieno zeppo di autovetture della polizia e ambulanze. La sua vice, Karen Norton, era già sul posto.
"Cosa diamine è successo, Karen?", le chiese Margaret.
"Sceriffo, è una carneficina lì dentro!", disse la vice indicando la casa dei Davidson. "Sei corpi, tre dei quali di dubbia identificazione."
"E gli altri?", chiese Margaret con urgenza.
"Daniel e Anita Davidson. Lui ha la gola recisa, lei è stata pugnalata al petto. Il terzo corpo identificato appartiene a Peter Hale, Sceriffo. Colpo d'ascia alla testa.", le riferì con riluttanza la Norton.
"Peter Hale? Il migliore amico di Johnny? Colpo d'ascia? Cosa diavolo è accaduto, Karen?", Margaret non riusciva a credere a quelle parole. Non riusciva a capacitarsi che in una piccola cittadina come la sua un ragazzo appena diciassettenne potesse venire ucciso con un colpo d'ascia alla testa. 
"Il coroner vorrebbe avere un consulto, Sceriffo. Si trova al piano superiore della casa", rispose semplicemente Karen.
Margaret entrò nella scena dei delitti. Tre corpi al piano inferiore erano già stati portati via dai paramedici. Molto probabilmente si trattava dei coniugi Davidson e di Peter. Si affrettò a salire le scale.
"Osborne?", chiese Margaret in cerca del coroner.
Patrick Osborne si fece avanti tra la folla di agenti e paramedici che occupava il piano di sopra.
"Maggie, c'è una cosa che devo mostrati. Riguarda uno dei corpi.", disse l'uomo e fece cenno allo sceriffo di seguirlo lungo il corridoio fino all'ultima stanza.
"Credo che abbiamo identificato il quarto corpo, quello trovato nel bagno. Supponiamo si tratti di Grace Chang, la ragazza fissa di Peter Hale, la prima vittima che abbiamo trovato entrando in casa. Mia figlia Zoe ha... aveva biologia con lei. L'ho ospitata diverse volte a casa mia quando le due erano state partner in qualche progetto scolastico. Gesù Santo, Margaret. Cosa diavolo è successo questa sera in questo posto?", disse Patrick.
"Pat, gli altri due corpi invece? Ancora scoperto nulla? Karen mi ha detto che non erano stati identificati tre cadaveri, ma ora tu mi dici che forse avete scoperto l'identità di uno di loro.", chiese Margaret sempre più oppressa da un senso di angoscia e presentimento.
"Siamo ancora in dubbio per un corpo, quello di un maschio caucasico sui trenta anni circa. L'altro... Beh, l'altro è la ragione per cui ti ho fatta chiamare...Porca puttana, se solo sapessi dello stato in cui abbiamo trovato i cadaveri qui sopra. Sono come...svuotati", le rivelò cupamente Osborne.
Finalmente i due raggiunsero la stanza in fondo al corridoio. Il coroner aprì la porta e fece gesto allo sceriffo Wallace di seguirlo.
Patrick Osborne non dovette aggiungere altro una volta entrati. Margaret si accasciò immediatamente a terra, urlante.
"NO!!! JOHNNY! JOHNNY!!!! NOOO!"
Nella stanza, che era una camera da letto di una bambina, la camera da letto della piccola Julie, giacevano due corpi. Uno di essi era stato John Wallace e neanche sua madre sarebbe riuscita a riconoscere quella sacca emaciata se non fosse stato per la voglia sul braccio sinistro, quella voglia a forma di triangolo che Margaret sapeva benissimo appartenere a suo figlio.

La macchina sfrecciava via, lontano da quella tragica serata. Beh, tragica sì, ma solo per alcuni. Lei e la piccola erano salve. Lei era riuscita ad adempiere al suo compito, anche se gli altri avevano fallito. Il dio sarebbe di sicuro stato molto orgoglioso di lei, la sua adepta più devota.
"Tra poco saremo a casa, Julie!", disse Annabeth rivolta al passeggero nel sedile posteriore. 
La bambina guardò la ragazza e un piccolo, diabolico sorriso si dipinse sulle sue labbra. Sì, tra poco sarebbero giunte entrambe a casa. 
  
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