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Autore: Destyno    20/11/2017    0 recensioni
Kevin è stato scelto. Ha passato diciannove anni nelle Heartlands come il prescelto delle Nove Dee, ha combattuto il Re dell'Inverno a fianco di grandi eroi e ne è uscito vincitore.
Le Heartlands sono la sua casa, adesso.
Cosa succede quando una storia finisce?
Cosa succede quando l'eroe torna a casa, nel suo mondo?
Cosa succede quando l'eroe non vuole tornare?
'Kevin si passò, tremante, una mano sull’occhio destro.
L’orbita era piena e tonda, e non vuota come la ricordava. Non vuota, come lo era stata per diciannove anni.
Diciannove anni!
Si mise seduto, la schiena appoggiata contro lo schienale del letto, piangendo.
“No,” sussurrò, stringendo tra le mani il lenzuolo, “Dee del cielo, vi prego, no. Ho scelto di restare.”'
Genere: Angst, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Forte Tempesta è caduta. Non possiamo più rimandare.”
“Sono solo dei ragazzi!”

Ed ora era lì, in piedi, una spada levata contro quel cielo autunnale, centinaia di occhi pieni di dubbio e speranza fissi su loro tre. E sentiva il peso di quella speranza che lo schiacciava e lo faceva affondare giù, nel fango, tra la terra, il sangue e l’odore della morte.
Stavano arrivando, lo sapeva. Doveva alzarsi e combattere, perché tutto dipendeva da lui, e lui era l’ultima speranza di questo mondo e lui non poteva farcela.
E poi vennero gli Spettri, e le urla furono tutte attorno a lui, e i corpi dei soldati cadevano e lo spingevano ancora più a fondo nel fango e l’odore della morte e del sangue lo riempiva e-

“Patetico.”

Una mano ghiacciata lo sollevò in aria quasi senza sforzo, tenendolo per il collo, mostrandolo ad un’armata sconfitta e in preda alla disperazione. Si sentiva soffocare, con il ghiaccio che gli riempiva la gola e gli perforava i polmoni.
Cominciò a piangere, con gli occhi serrati, ma le lacrime si gelavano a metà  percorso, lasciando brillanti scie sulle sue guance.

“Mi prenderò un ricordo di questa vittoria.”

L’altra mano corse sul suo volto come un grosso e gelido ragno albino, fermandosi sul suo occhio destro.
Poi fu tutto dolore, sangue e ghiaccio.

 

Si svegliò urlando, la fronte pregna di sudore e l’occhio che pulsava orribilmente, il ricordo di quell’orribile sogno che ancora lo tormentava, troppo vivido e troppo vero per essere normale.
“Kevin?”
Sua madre era in piedi sulla porta di camera sua, con indosso un pigiama semplice e i capelli raccolti in un disordinato chignon. Aveva l’aria preoccupata, ma non pareva intenzionata ad avvicinarsi.
“Vuoi una tazza di cioccolata?”
Kevar non rispose; si alzò in piedi, una mano sull’occhio e l’altra al muro, per sorreggersi, e lentamente la seguì in cucina.

“Incubi?”
Annuì, sorseggiando piano. Non se la sentiva ancora di parlare.
Sua madre lo guardò, una luce strana nei suoi occhi. Sospirò.
“Kevin.” Chiamò piano, e qualcosa nel suo tono strinse il cuore di Kevar in un modo che aveva provato solo un’altra volta prima d’allora. “Cosa ti è accaduto?”
Deglutì a vuoto, e posò la tazza sul tavolo.
“Non è niente.” Mormorò, e la sua voce era così strana in quel momento - non sembrava nemmeno la sua. “Davvero.”
“Una volta non eri così bravo a mentire.” Commentò lei, senza guardarlo. “Ma continui a storcere il naso e sospirare ogni volta che lo fai.”
Rise.
“Lo faceva sempre anche tua nonna.”
Kevar non sapeva cosa dire, così tornò a sorseggiare la cioccolata. Poi sua madre parlò di nuovo.

“Quanti anni hai?”

E in quel momento Kevar quasi si mise a piangere, perché sua madre sapeva, lei sapeva e pareva che un peso enorme gli fosse stato levato dalle spalle.
“... trentacinque.”
Udì sua madre soffocare una risata triste.
“Come facevi a-”
“Come facevo a saperlo?” Lo interruppe lei, guardandolo. Aveva gli occhi lucidi. “Una mattina ti sei svegliati con gli occhi di un altro. All’inizio pensavo fosse la mia immaginazione, ma sapevo che non era così. In qualche modo sei stato via molto più di una notte.”
Kevar chiuse gli occhi e non rispose.
“Dove sei stato, Kevin?” Chiese. “Che cosa ti è successo, tesoro mio?”
“Molte cose, mamma. E troppe che non vuoi sapere.”
Alzò lo sguardo. Sua madre non stava piangendo, ma lo guardava fisso negli occhi.
“Racconta.”

E così cominciò a raccontare. Le parlò delle Heartlands e del Re dell’Inverno e della Profezia dell’Estate, di Urghai ed Elvenna e del piccolo Miko, della battaglia tramutata in massacro a Forte Tempesta. Le raccontò di come il Re aveva conquistato tutte le Terre, tramutandole in una desolata terra di ghiaccio e miseria, e di come lui, Urghai ed Elvenna avevano recuperato la lancia Dente di Drago, e di come con essa egli avesse trafitto il cuore del Re dell’Inverno nel tremendo assalto a Rakhenaria, la Fortezza Ghiacciata.
Le raccontò di come lui ed Urghai si innamorarono l’uno dell’altro, e del matrimonio celebrato poco dopo la loro vittoria, di come il suo amato si perse nelle Nebbie che separano i mondi alla ricerca di conoscenze arcane e di come lo aveva riportato a sé attraverso lo spazio ed il tempo, l’Amuleto del Dolore pesante come un macigno attorno al suo collo ma la sua luce come un faro in mezzo alla tempesta per il mago disperso.
Le raccontò questo e molto di più, mentre la mezzaluna, sopra il loro tetto, portava avanti la sua danza attraverso il cielo notturno, e quando il racconto fu terminato a oriente lampeggiavano già le prime luci rosate dell’aurora.

E fu allora che qualcuno bussò alla loro porta.



Boh raga non so che dirvi ma siamo quasi alla fine della storia credo quindi non aspettatevi troppi plot twist (ah sembra che io abbia chissà che audience)
vabb
non so manco perché mi spreco tbh 
adios

 
   
 
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