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Autore: SellyLuna    20/11/2017    5 recensioni
«Non riesco a togliermelo dalla testa!» si lamentò una volta solo con Plagg.
Lo spiritello magico avrebbe voluto far finta di nulla, ma conoscendo il suo portatore sarebbe stato peggio e lui avrebbe ottenuto solo un tremendo mal di testa!
«Che cosa?» temeva la sua risposta, anche se la immaginava.
«Il bacio. Con Ladybug. Perché non ne ha mai fatto cenno?» si mise le mani nei capelli, disperato.
«Hai sentito cosa ti ha detto? Lo ha fatto per salvarti» gli rammentò, pratico.
Certo che se lo ricordava, non si lasciava sfuggire nessuna parola che usciva dalla sua bocca. Solo non si capacitava che lei non avesse provato nulla, perché era questo che traspariva dal suo modo di fare quando si riferiva all’accaduto. E l’unica cosa che riusciva a pensare era che forse baciava proprio da schifo, per questo lei non aveva apprezzato quel momento. Avrebbe dovuto fare pratica.
Dal canto proprio, era rimasto scioccato dalla scoperta: chi poteva vantarsi di aver dato il primo bacio all’amore della propria vita e non ricordarselo affatto?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Bacio

 

 

 

 

Adrien non aveva mai fatto fatica a concentrarsi a scuola, trovava interessanti le lezioni, erano diverse da quelle che teneva Nathalie – non che l’assistente di suo padre non fosse una brava insegnante, ma il clima insieme agli altri studenti risultava più stimolante.

Gli piaceva molto andare a scuola e non capiva come mai, ogni volta che lo diceva, Plagg lo reputava un pazzo, come se i compiti, li dovesse fare lui, quel piccolo scansafatiche!

Quel giorno, tuttavia, non riusciva a focalizzare la propria attenzione sulla voce della professoressa, la sua mente era altrove. Non riusciva a togliersi dalla testa il bacio di Ladybug; si domandava che sapore avessero le sue labbra, se erano dolci come le aveva sempre immaginate nelle sue fantasie.

Se non avesse visto con i propri occhi quella fotografia, prova schiacciante e inconfutabile, non avrebbe mai creduto di aver coronato il suo sogno. Da quell’immagine, era palese come fosse l’eroina a avere in mano le redini della situazione, decisa e passionale. E il solo vedere la sua lady avere un tale potere su di lui era capace di causargli dei brividi lungo la spina dorsale; si sarebbe lasciato volentieri sottomettere dall’amore della sua vita, dopotutto aveva votato la sua vita a realizzare ogni suo desiderio.

Tuttavia, non capiva perché lei avesse voluto tenerglielo nascosto.

Aaaargh! Aveva bisogno di risposte. Subito. Ma non era un’alternativa possibile al momento.

Sbuffò, indispettito.

«Cosa c’è, signor Agreste? Forse non si trova d’accordo con quanto sto dicendo?»

Mh?

All’improvviso avvertì gli occhi di tutti i suoi compagni puntati addosso, curiosi di scoprire la sua risposta.

Si impegnò a evitare l’insistenza degli sguardi dei suoi coetanei, preferendo indirizzare totale attenzione all’insegnante, che lo osservava con uno sguardo impaziente.

«No, no. Mi sono solo distratto un attimo. Mi scusi, non capiterà più» e mise su l’espressione più contrita che sapesse fare.

La donna lo osservò per alcuni secondi, cercando di intuire se fosse sincero o meno; infine i tratti del suo viso si raddolcirono.

L’aveva passata liscia, per questa volta. Se fosse andato dal preside, suo padre non ne sarebbe stato per niente allietato. Seppur avesse detto la verità, non era stata una sensazione molto piacevole. Un vero imbarazzo!

«Molto bene. Come stavo dicendo…»

 

 

 

 

Fortunatamente per il resto della mattinata era riuscito a relegare il suo problema in un angolo della mente e aveva seguito con più successo gli argomenti trattati.

Quando era suonata l’ultima campanella, aveva benedetto quel suono celestiale che l’avrebbe tolto da quell’impiccio. Non vedeva l’ora di essere a casa per godersi una pausa prima della lezione di scherma.

«Ehi Adrien, amico, aspetta!» lo fermò Nino, prima che salisse in macchina.

Venne raggiunto anche da Marinette e Alya, entrambe con un’espressione preoccupata.

A volte pensava che non se li meritava, degli amici così.

«Va tutto bene?» Nino si fece il portavoce dei dubbi di tutti e tre i giovani.

«Sì, tranquillo. Ho solo alcuni pensieri per la testa» e per confermare che non era nulla di grave, scrollò le spalle noncurante.  

L’altro non parve del tutto convinto e condivise con loro la sua teoria.

«Tuo padre ti fa lavorare troppo: devi prenderti una pausa. Che ne dici se organizziamo qualcosa?»lo investì l’entusiasmo del giovane dj.

Come poteva negargli quest’opportunità? Adorava la compagnia di Nino e avrebbe accettato anche subito la sua offerta, ma purtroppo quel giorno aveva già tutto programmato; non gli era consentito apportare delle modifiche così repentine alla sua tabella di marcia.

«Certo. Ci sentiamo. Ora devo andare» li salutò, prima di entrare in auto e sparire dalla loro vista.

 

 

 

 

Era stato il peggior allenamento che aveva mai sostenuto; si era comportato come se fosse stato alle prime armi; il maestro D’Agencourt non ne andava per niente fiero e aveva lo strano presentimento che lo avrebbe riferito a suo padre, al suo rientro sarebbe stato accolto da una ramanzina.

Gli dispiaceva non aver dato il massimo, ma quella era proprio una giornata da dimenticare; sarebbe passata e tutto si sarebbe risistemato. O almeno era quello che sperava. Sul serio, non poteva andare avanti così.

«Non riesco a togliermelo dalla testa!» si lamentò una volta solo con Plagg.

Lo spiritello magico avrebbe voluto far finta di nulla, ma conoscendo il suo portatore sarebbe stato peggio e lui avrebbe ottenuto solo un tremendo mal di testa!

«Che cosa?» temeva la sua risposta, anche se la immaginava.

«Il bacio. Con Ladybug. Perché non ne ha mai fatto cenno?» si mise le mani nei capelli, disperato.

«Hai sentito cosa ti ha detto? Lo ha fatto per salvarti» gli rammentò, pratico.

Certo che se lo ricordava, non si lasciava sfuggire nessuna parola che usciva dalla sua bocca. Solo non si capacitava che lei non avesse provato nulla, perché era questo che traspariva dal suo modo di fare quando si riferiva all’accaduto. E l’unica cosa che riusciva a pensare era che forse baciava proprio da schifo, per questo lei non aveva apprezzato quel momento. Avrebbe dovuto fare pratica.

Dal canto proprio, era rimasto scioccato dalla scoperta: chi poteva vantarsi di aver dato il primo bacio all’amore della propria vita e non ricordarselo affatto?

Le sfortune capitavano tutte a lui, in particolare aveva notato di attrarre la malasorte da quando Plagg era entrato nella sua vita.

«Figurati se te ne ricordassi, come staresti…» commentò a mezza voce il kwami gatto nero, per poi domandargli a voce alta: «Cosa conti di fare?». Perché era sicuro che il giovane modello aveva in mente qualcosa e già sapeva che non gli sarebbe piaciuto. Ci avrebbe scommesso l’intera – e perfetta – forma di Camembert, che qualunque piano avesse, l’avrebbe attuato alla ronda di quella notte. Ormai lo conosceva, il suo protetto; era facilmente prevedibile.

«Ne voglio parlare con Ladybug. Penso sia giusto così.»

In fondo era passata già una settimana dal loro invito in prima serata, le acque si erano calmate, lui si era trattenuto in quei lunghi sette giorni dal bombardarla di domande, perché sapeva che era troppo presto per lei, l’avrebbe solo indisposta ulteriormente; sarebbe stato controproducente per la sua sete di risposte.

Plagg si aspettava una replica simile e, sconfitto, attese che il ragazzo gli ordinasse di trasformarlo.

 

 

 

◊◊◊

 

 

 

In una stanza tutta rosa, una ragazza appoggiò la pena di fianco al quaderno e alzò gli occhi al soffitto, meditabonda.

«Marinette? Hai finito i compiti?» le comparve davanti al viso un esserino volante rosso a macchie nere.

«Sì, Tikki. Giusto adesso.»

La kwami le sorrise, complice e orgogliosa. Nonostante il compito gravoso di proteggere Parigi dal temibile Papillon, Tikki ci teneva che la vita di Marinette non venisse stravolta dal suo dovere di eroina: era importante che si sentisse una ragazza normale, che studiasse e avesse degli amici come tutti gli adolescenti. Per questo aveva imposto che la ragazza non uscisse per la regolare pattuglia non prima di aver adempiuto ai suoi doveri di studentessa.

«Sai, Tikki, pensavo a Adrien. Mi è sembrato strano, oggi a scuola.»

Per la piccola divinità questa non era una novità: Marinette si preoccupava sempre per il suo Adrien e ogni volta confessava alla sua amica magica i suoi timori. E toccava a Tikki rasserenarla, perché sovente la ragazza immaginava il peggio, quando magari la spiegazione era la più logica e semplice possibile.

«Stai tranquilla, Marinette. Sono sicura che è stata una giornata no, può capitare, sai? Domani si sarà risolto tutto, vedrai.»

Per fortuna c’era Tikki, altrimenti non aveva idea di dove l’avrebbe portata la sua fervida immaginazione; conoscendosi non avrebbe chiuso occhio per tutta la notte.

«Hai ragione. Sarà come dici tu» si convinse Marinette, accantonando tutte le sue visioni catastrofiche, che riguardavano la possibilità di non vedere più l’amato a scuola, perché trasferito altrove o peggio perché rapito.

«Bene. Allora se sei pronta, possiamo andare.»

Marinette le fece l’occhiolino, prima di chiederle di trasformarla in Ladybug. Poi con destrezza, uscì dalla finestra per avventurarsi nella notte.

In pochi minuti raggiunse il luogo di incontro e si sorprese nello scoprire che il suo partner era già arrivato; di solito era lei la prima.

«Ehi Chat! Già qui?»

L’eroe gatto si voltò e le regalò un sorriso giocoso.

«Sorpresa, My Lady?»

«Un po’ sì» ammise lei.

La ragazza avanzò fino a affiancarsi al suo compagno di battaglia.

«Sei pronto?» gli chiese, incontrando i suoi lucenti occhi verdi.

«In verità» iniziò Chat, mentre si torturava le mani, sguardo basso «prima vorrei parlarti di una cosa, Bugaboo

«Di cosa?» la ragazza alzò un sopraciglio, curiosa. La cosa puzzava: il tono insicuro del partner l’aveva allarmata.

«Beh… del bacio» sussurrò quasi l’altro, ma lei riuscì a sentirlo comunque.

Strabuzzò gli occhi. Perché voleva discuterne ora? Da parte sua, quella questione era chiusa, sepolta, dimenticata. Passata. Perché non era lo stesso anche per lui?

Che cosa vuole mai sapere?    

E se faceva domande strane, come doveva rispondergli? Non si sentiva pronta per trattare quest’argomento e probabilmente non lo sarebbe mai stata. Mannaggia a Nadja Chamack: era tutta colpa sua, se ora si trovava in questa situazione!

Non sentendo nessun suono provenire dall’eroina, Chat si arrischiò a levare il viso e guardare la compagna, in cerca dell’ approvazione a continuare.

La ragazza era impalata, occhi sbarrati e impauriti.

«Ladybug, so quanto ti imbarazza parlarne, ma non credi che sia giunto il momento, per me, di avere delle risposte?» le chiese, cauto e con tono dolce il ragazzo.

Sì, era giusto che sapesse, era un suo diritto, era crudele da parte sua lasciarlo all’oscuro; ormai non aveva più senso fuggire dall’imminente confronto. Sospirò, vinta dalle circostanze. Chat capì che aveva campo libero con i suoi quesiti.

«Perché non me ne hai mai parlato?» e, mentre poneva questa domanda, Marinette giurò di aver intravisto tristezza e delusione negli occhi dell’amico.

Già, perché?

Come poteva dirgli – senza offenderlo – che se lei non ci pensava, poteva credere che non fosse mai accaduto così da aver ancora la possibilità di dare il suo primo bacio a Adrien?

«Non pensavo servisse. Come ti ho detto, l’ho fatto per salvarti.»

Era grato per la sua sincerità, ma non negava che facesse male constatare che lei non dava la stessa importanza, che gli attribuiva lui, a quel bacio.

«Tu non hai provato niente?» volle sapere lui.

Chat si pentì subito dopo aver pronunciato quelle parole, scorgendo lo sguardo smarrito della sua Lady. Probabilmente aveva osato troppo; non si sarebbe affatto stupito, se lei gli avesse mollato uno schiaffo.

Era proprio questo che temeva e voleva evitare!

E ora?

In quel frangente, non aveva avuto il tempo per ascoltare le proprie emozioni, aveva avuto pur sempre un’ Akuma da purificare. Si era sentita sollevata, soprattutto perché il bacio era riuscito a riportare Chat in sé e le aveva così dato una mano a sconfiggere Dark Cupido, altrimenti non era sicura se avrebbe trovato una degna soluzione. Però più di questo, non sapeva che dire. E forse, non era quello che voleva sentirsi dire Chat Noir.

«Non mi sento di rispondere, mi dispiace.»

Adrien si rattristò a sentire quella negazione da parte della partner, convincendosi più che mai che lei non avesse sentito nessun brivido a contatto con le proprie labbra; avrebbe voluto dirle che per lui era stato diverso, che aveva provato una forte emozione, ma non poteva poiché non ne aveva memoria. E nemmeno questa volta avrebbe avuto la fortuna di scoprirlo.

Abbassò le orecchie, mesto.

Un Chat Noir mogio mogio era un’immagine che non riusciva a tollerare. Sentì una stretta allo stomaco, si sentì colpevole; doveva rimediare in qualche modo.  

«Sei importante per me. Non dimenticarlo mai.»

 Di solito preferiva evitare frasi che lo portassero a pompare il suo ego, ma in quell’istante capì che ne aveva davvero bisogno. Non aveva mentito: era vero, era una delle persone più importanti della sua vita, era stato uno dei primi a credere in lei, gli era riconoscente. Era un aiuto validissimo, non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui.

E per paura che il messaggio non trapelasse, decise di aggiungere un gesto simbolico e inequivocabile: si alzò sulle punte dei piedi e gli scoccò un bacio sulla guancia.

Non era il bacio che aveva sognato, ma era già qualcosa. La sua Ladybug sapeva come stupirlo.

Prima o poi sarebbe riuscito a conquistarla; era solo questione di tempo, ne era sicuro.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! ^^

Vi prometto che questa è l’ultima fic che è strettamente ispirata ai nuovi episodi. XD Ho scritto delle fusa, ma non poteva di certo mancare il bacio, soprattutto ora che anche Chat ne è a conoscenza. Credo che un piccolo confronto ci doveva essere. Ecco, forse, la mia versione non è chissà cosa. Però, mi andava di scriverci su e – purtroppo – questo è il risultato. :D

Come vi sembra? C:

Come sempre, commenti, consigli e critiche costruttive sono sempre ben accetti.

Grazie per l’attenzione.  

Alla prossima! ;)

Selly

 

   
 
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