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Autore: HikariMoon    20/11/2017    4 recensioni
I Maestri della Luce sono di nuovo a Gran RoRo, ma quasi ottant’anni sono passati. Magisa nelle mani dei nemici, nessun sostituto per il Guerriero Rosso e il Guerriero Giallo, una nuova Guerriera Verde restia ad integrarsi nel gruppo, senza l’aiuto del Nucleo Progenitore e senza sapere chi sia veramente dalla loro parte. Ma per liberare Magisa, per penetrare nella fortezza in cui è imprigionata, i Maestri della Luce dovranno sforzarsi di superare le proprie differenze e, soprattutto, fidarsi gli uni degli altri. O rischiare di venire catturati. E questa volta, non basterà Battle Spirits a tirarli fuori dai guai.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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Capitolo 4

Aileen attese appena che l’attacco sferrato colpisse la barriera luminosa.

Si voltò e aprì il varco che l’avrebbe portata fuori dal campo di battaglia. Guardò oltre le sue spalle, l’ultima vita dell’avversario che veniva distrutta, e attraversò il portale di corsa.

Hououga, Fenice Implacabile era ancora stretta tra le sue dita.

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Hideto inserì l’ennesima combinazione prodotta dal programma di Kenzo. “Fatto.”

“Adesso non resta che incrociare le dita. Ho perso il conto di quante combinazioni abbiamo provato.”

“Non è questione di fortuna, ragazzino!”

Hideto abbassò il volume dell’auricolare, le discussioni di Kenzo e M.A.I.A. erano veramente l’ultimo dei suoi problemi. Avevano provato dozzine di combinazioni, anche prima dell’intuizione di Kenzo. Se non la trovavano in fretta, avrebbero avuto più di qualche problema. Il pannello davanti a lui venne percorso da una linea di luce, emise un bip e la sua spia luminosa divenne verde.

Schioccò le dita davanti a sé, “Yes!”

In quel momento, un chiarore bianco apparve alla sua sinistra. Fece appena in tempo a voltarsi: Aileen si lanciò contro di lui afferrandogli il braccio. Per poco non si ritrovarono entrambi a terra.

“Sonnifero!”

Il Guerriero Blu, superato un secondo di spaesamento, afferrò cerbottana e dardo. Fece appena in tempo a posarlo alla bocca che il granroriano sconfitto inciampò fuori dal suo varco luminoso. Si appoggiò il muro e afferrò la ricetrasmittente appesa alla sua cintura.

“Me la pagherete!”, sbraitò attivando le comunicazioni.

“Hideto!”

Il ragazzo non attese oltre e soffiò, il dardo che si conficcò nel collo di Sambirii. Il soldato sussultò e portò una mano alla parte lesa.

“Cos-”, la radio gli cadde di mano e sbatté a terra. Il granroriano si posò al muro, le gambe che gli cedevano. I suoi sforzi furono però vani e crollò a terra pochi istanti dopo.

Aileen e Hideto rimasero col cuore in gola fino a quando il corpo del granroriano non rimase immobilizzato dall’effetto del sonnifero. Senza dirsi nulla, lo afferrarono per gambe e braccia e lo trascinarono nello stanzino a raggiungere i commilitoni placidamente addormentati. Un paio di loro avevano iniziato a russare sonoramente e Aileen storse il naso.

“Se fanno così tanto rumore, ci faranno scoprire!”

Hideto, inginocchiato a legare mani e piedi di Sambirii, fece l’ultimo nodo e controllò che la corda reggesse. Poi si alzò.

“Fortuna che noi non resteremo qui in zona a lungo. Kenzo e M.A.I.A. hanno sbloccato la porta.”

La granroriana annuì e lo seguì fuori dallo stanzino. Mentre chiudeva la porta, lo sguardo si abbassò sulle corde che legavano i soldati.

“Ho paura a chiederti che cos’altro hai in quelle tasche…”

Hideto ridacchiò e staccò il dispositivo con cui avevano potuto hackerare il sistema, infilandolo nella tasca del giubbotto nascosto sotto la tunica.

“Questo perché non hai ancora visto il mio zaino.”

Aileen sorrise e lo affiancò. Il ragazzo inspirò e premette il pannello. La porta nascosta nel muro cominciò a spostarsi, aprendo loro la strada verso stanza in cui tenevano Magisa.

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Magisa percepì il tremore nel muro e si allontanò, tirando un sospirò di sollievo quando le catene ai polsi allentarono un po’ la stretta. Qualcuno stava entrando. La Maga non ne poteva più di sentire tonfi e voci sommesse e grida, incomprensibili oltre al muro.

Si chiese se poteva illudersi, anche se la verità rischiava di essere solo una: la portavano dall’Imperatore.

Magisa si morse un labbro e strattonò ancora le catene, nonostante dopo tanti tentativi sapesse che non si sarebbero sganciate. Le avevano tolto lo scettro, forse lo avevano distrutto, e le avevano prosciugato le energie. Era completamente inerme. Ma era pur sempre la Maga del Mondo Altrove. Alzò la testa e drizzò la schiena: che quegli screanzati se lo ricordassero.

La porta si aprì e Magisa sentì quasi le gambe cederle, la sorpresa che quasi sovrastava la gioia.

“Aileen! Hideto!”

“Magisa!”

I due ragazzi le corsero in contro e Aileen le gettò le braccia al collo. “Sono così felice di vederti, Magisa!”

La Maga sorrise, posando la testa su Aileen, impossibilitata com’era ad abbracciarla. “Ero sicura che saresti riuscita ad aprire il portale!”

La ragazzina rise e arretrò di un passo, faticando a credere che c’erano veramente riusciti. E Magisa stava bene, forse un po’ pallida e un po’ smagrita, ma stava bene. Poi lo sguardo cadde sulle mani e una smorfia di sconcerto sostituì la gioia di pochi secondi prima.

“Ti hanno incatenata!”

Magisa rise e alzò le spalle. “Diciamo che non sono stata una prigioniera troppo collaborativa.”

“Ci conviene sbrigarci. Mai e gli altri non resisteranno a lungo”, ricordò Hideto continuando ad armeggiare con la serratura delle manette.

Non appena caddero a terra, Magisa si massaggiò i polsi arrossati. Sorrise quando incrociò lo sguardo della Guerriera Verde, cercando di convincerla che le piaghe non fossero così brutte come sembravano. Aileen seppur esitante decise di crederle, per il momento, e le due raggiunsero Hideto che era già sulla porta.

“Adesso viene la parte difficile”, dichiarò il ragazzo controllando che fuori il corridoio fosse deserto.

Aileen sgranò gli occhi e portò le mani ai fianchi. “Perché fino adesso è stata una passeggiata, vero?”

Il Guerriero Blu ghignò. “Giusto, Adesso sarà più difficile. Quando la Limoviole arriva, avremo tutti pochi minuti per salire e scappare. Sarà difficile coordinarci.”

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“Siamo pronti a dirigerci verso il tetto.”

Kenzo aveva atteso quel momento, fin da quando quella mattina aveva augurato buona fortuna ai suoi amici. Non riteneva di essere un codardo, preferiva ritenere che la sua decisione fosse stata dettata semplicemente dalla praticità. Lui, lì, sulla Limoviole sarebbe stato più utile. E poi era più che consapevole di non essere portato per lo scontro fisico.

Le parole di Hideto lo fecero esultare. Il loro piano aveva funzionato.

Ma bastò un attimo che la realtà tornasse ad insinuarsi e il cuore battere all’impazzata. Sarebbero stati dei bersagli, ma non era quello che temeva: non era così codardo. Era il rischio che Mai, Yuuki e Zungurii avrebbero corso.

La ragazza, subito spalleggiata dagli altri due, era stata categorica: una volta a bordo Magisa, Aileen e Hideto se ne dovevano andare. Con o senza di loro.

Il Guerriero Verde portò l’unghia del pollice destro tra i denti e si voltò verso M.A.I.A., fluttuante a pochi passi da lui.

“Hai sentito?”

“Certo. Ho tutte le comunicazioni sotto controllo, io.”

Kenzo tornò a fissare lo schermo, scegliendo di ignorare la frecciatina del robot. Non era proprio dell’umore. Se tutto andava bene, le avrebbe urlato qualcosa più tardi.

“Avverti Mai. Devono sbrigarsi. In quanto tempo raggiungeremo la fortezza?”, aggiunse voltandosi di scatto verso Serjou.

“Dieci minuti. Sempre se non ci intercettano prima.”

E Kenzo decise che no, pensare a tutti gli scenari peggiori non avrebbe aiutato. Inspirò e riattivò le comunicazioni. M.A.I.A. poco lontano stava già comunicando con Mai.

“Dieci minuti e saremo in posizione.”

Il pavimento sotto i suoi piedi vibrò, la Limoviole era pronta a recuperare i Maestri della Luce. Kenzo si sforzò di allontanare la mano dalla bocca e strinse i pugni sopra la tastiera.

“Ricevuto. Andiamo sul tetto. Mai e gli altri?”

“Non preoccupatevi di loro. Cercate di arrivare al luogo concordato in tempo”, ribadì il ragazzino con molta meno decisione di quanta avrebbe voluto. Il suo stomaco era un groviglio di nervi: neppure agli esami più difficili era così in ansia.

“No worry, Kenzo. Siamo o non siamo i Maestri della Luce? Non sanno ancora contro chi hanno a che fare.”

Kenzo sorrise nonostante tutto. Già, erano i Maestri della Luce: sperava solo che sarebbe bastato.

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Hideto si fermò al termine dell’ultima scalinata. Allungò la mano dietro di sé, fermando le due granroriane dietro di lui. Il corridoio era deserto. La porta, dietro cui si celava la scala che li avrebbe condotti sul tetto, era solo una dozzina di metri da loro.

“Sicuro che quella sia il passaggio, Kenzo?”

“Sicurissimo. Due minuti e siamo lì.”

Non avevano più tempo per esitare. Hideto voltò appena la testa, incrociando oltre la sua spalla gli sguardi determinati di Magisa e Aileen. Erano arrivati così lontano, tanto valeva non fermarsi.

Il Guerriero Blu uscì per primo. Dal fondo del corridoio risuonarono passi sempre più vicini. Sgranò gli occhi e impallidì.

“Correte!”, sibilò spingendo oltre Aileen che lo aveva affiancato.

Le due granroriane non se lo fecero ripetere due volte. Superarono il ragazzo e sprintarono lungo il corridoio. Hideto fu subito dietro di loro. Aileen raggiunse per prima la porta ed esultò quando la maniglia cedette senza fare resistenza. Per un attimo il Guerriero Blu credette veramente che sarebbe stato così semplice.

“Intrusi!”

“Ma quella è la Maga!”

Accadde tutto in un attimo. Hideto sentì il rumore delle pistole che sparavano e aprì la bocca per urlare ad Aileen e Magisa di scappare. Un dolore lancinante gli attraversò la gamba e le parole si trasformarono in un grido strozzato. Il ragazzo si ritrovò a terra. Strinse i denti e ignorò le grida spaventate delle due granroriane che, come ci si sarebbe aspettato da quelle due testarde, erano rimaste ferme davanti alla porta spalancata.

“Hideto!”

Il Guerriero Blu alzò lo sguardo ma lo rivolse verso i soldati. Uno di loro aveva strappato l’arma dalle mani di quello che gli aveva sparato, ricordandogli furioso che il Governatore voleva la Maestra del Nucleo Progenitore viva. Erano ormai vicinissimi, solo qualche porta più in là, ma il ragazzo si sforzò di controllare la ferita. Il pantalone era sporco di sangue. Provò a muovere la gamba e non riuscì a trattenere una smorfia di dolore. Bruciava come fuoco, ma non sembrava troppo profonda. Provò ad alzarsi e i soldati gli urlarono di rimanere fermo dove era, puntandogli di nuovo le armi contro. Per un secondo si ritrovò a ridere al pensiero che era già la seconda volta quel giorno che minacciavano di ucciderlo. Di quel passo ci avrebbe fatto l’abitudine.

La gamba non lo resse. Dietro di lui sentì passi e quattro mani lo sorressero. Uno sciame di farfalle verdi lo superò velocissimo fiondandosi contro il gruppo di soldati. Uomini e donne si arrestarono di botto, gridando dalla sorpresa. Più di uno lasciò cadere a terra le armi nel vano tentativo di scrollarsi di dosso quegli insetti luminescenti. Hideto, nonostante il dolore, provò un’immensa soddisfazione.

Magisa e Aileen fecero passare le braccia del ragazzo attorno alle loro spalle e insieme si affrettarono verso la porta e la salvezza. Hideto zoppicò stringendo i denti e ripetendo come un mantra nella testa tutte le imprecazioni, in tutte le lingue, che aveva imparato negli anni di viaggio.

Entrarono nella porta e Aileen lo sorresse, facendolo posare contro il muro. Magisa invece sbatté la porta che vibrò sui cardini e la bloccò con una lancia, recuperata chissà quando. Nella penombra del corridoio la striscia di sangue che si era lasciato dietro quasi non si vedeva.

La Maga, soddisfatta della tenuta della porta, ruotò su sé stessa e fissò con sguardo infuocato il Guerriero Blu.

“Stavi per dirci di andarcene, dico bene?”, sibilò la granroriana con tono bellicoso ma la voce tremante.

“Dovevate andarvene! Io sono –”

“Per favore non iniziare con la storia della spendibilità! Sarete anche sostituibili come Maestri della Luce ma non come persone!”, sbottò furiosa e ansante Magisa, colpendolo ripetutamente sul petto con un dito. Gli occhi erano lucidi di lacrime.

Hideto abbassò lo sguardo. La porta subì un improvviso scossone: i soldati sbraitavano dietro di essa. Non avrebbe retto a lungo. Aileen lo strattonò delicatamente per spingerlo a staccarsi dalla parete.

“E poi, lasciarti qui?”, aggiunse incredula e oltraggiata la ragazza, faticando a trattenere un sorriso, “con tutta la fatica che ho fatto per aprire il portale?”

Il Guerriero Blu ridacchiò e accettò l’aiuto offertogli da Aileen. Solo in quel momento registrò la voce di Kenzo e si chiese come fosse stato possibile: dovevano essere minuti che si stava sgolando.

“Muoviamoci.”

Le due granroriane annuirono e insieme corsero su per le scale, Hideto zoppicante che tentava di tenere il passo con una gamba sola. Dietro di loro, i tonfi alla porta si facevano sempre più insistenti. Alla fine delle scale, si intravedeva il cielo. Anche da lì si sentivano spari. Erano in ritardo: la Limoviole era già sotto mira.

Accelerarono e furono fuori. Per un istante si fermarono sulle mura, leggermente abbagliati dalla luce del giorno. Erano su uno dei punti più alti della fortezza. Anche le mura esterne, così alte viste dalla piazza, erano di diversi metri più basse. I rumori di spari erano più forti alla loro destra e si voltarono in quella direzione. I soldati dagli spalti erano tutti concentrati sull’astronave. Nessuno si era ancora accorto di loro.

“Hideto, maledizione, dove siete?”

“Siamo fuori.”

La Limoviole fece una brusca deviazione ad U e Hideto ebbe quasi l’impressione di sentire un grido strozzato nell’auricolare. Poi l’astronave si diresse verso di loro.

“Muoviamoci!”

Aileen e Magisa, sempre sorreggendo il ragazzo, si spinsero fino ai bordi merlati. L’improvviso arresto a mezz’aria della Limoviole sollevò un enorme nube di polvere che li investì in pieno, costringendoli a chiudere gli occhi. Poi rialzarono lo sguardo e Kenzo, visibilmente verdognolo e con gli occhi stralunati, apparve all’entrata sul retro.

“F-forza, salite!”

Fu allora che i soldati si accorsero di loro. “Fermate i ribelli!”

M.A.I.A. emerse dalla Limoviole a tutta velocità, due occhi rossi bellicosi visualizzati sullo schermo e una cacofonia di fischi e sbuffi che l’accompagnava. Prestando attenzione si riusciva anche ad intuire una melodia di sottofondo.

Ad Hideto gli si spalancò la bocca. “La cavalcata delle valchirie-”, esalò scoppiando quasi a ridere, “sul serio?”

I soldati si erano pure accorti del bolide viola che gli si fiondò contro e presero presto la mira. M.A.I.A. però piroettò su sé stessa ed evitò gli spari, gettandosi contro la testa del primo malcapitato. Come un birillo, stramazzò a terra con un grido. Uno dopo l’altro anche gli altri soldati, pur tentando di colpirla, fecero la stessa fine.

Hideto, Aileen e Magisa rimasero imbambolati a fissare il robottino che rimbalzava come una pallina di flipper da un soldato all’altro. Kenzo doveva essere contento che M.A.I.A. era stata solo irritata da lui.

“Vi muovete?”

Il richiamo distolse i tre dalla battaglia di M.A.I.A. e si accorsero che il Guerriero Verde aveva ormai raggiunto il bordo della piattaforma. Aileen fu la prima a lasciare il braccio di Hideto che si ritrovò costretto a sorreggersi solo su Magisa. La granroriana balzò oltre la merlatura e atterrò agilmente sulla Limoviole. Insieme a Kenzo aiutò Hideto a fare lo stesso. Il ragazzo venne fatto appoggiare sul pavimento e, suo malgrado, fu grato di poter stendere la gamba. Anche se l’azione gli provocò una fitta che gli attraversò il corpo fino al fianco.

Magisa li seguì a ruota e non appena posò i piedi sull’astronave, Kenzo saettò di nuovo all’interno lasciando le due granroriane accanto al Guerriero Blu

“Sono a bordo”, si sentì la voce del ragazzino quasi gridare verso Serjou, “dove saranno gli altri?”, aggiunse poi precipitandosi sul computer.

Magisa intanto si era a sua volta accasciata accanto ad Hideto, visibilmente sollevata. Dopo un mese di prigionia, cominciava a sentire gli effetti della fuga e della tensione. Senza contare che le manette avevano prosciugato la sua energia magica.

“Dobbiamo occuparci della ferita”, sussurrò Aileen inginocchiata accanto a loro.

Hideto si pentì di non aver portato il suo kit di pronto soccorso. Ma chi pensava potesse servire in una delle loro solite riunioni?

“Avete qualcosa per il primo soccorso?”

“Credo di sì. È Serjou che si occupa che ci sia tutto.”

Il Guerriero Blu si posò al parapetto per sollevarsi, trattenendo appena una smorfia di dolore. Quando Aileen gli offrì un braccio per appoggiarsi, sospirò grato.

“Perfetto.”

Insieme avanzarono verso l’interno, Magisa visibilmente stanca dietro di loro. Aileen aveva provato a dirle di aspettare ma la Maga aveva scossò la mano, ripetendole che era solo un po’ spossata. In quel momento, M.A.I.A. sfrecciò sopra le loro teste esclamando un Bentornata Maga Magisa” e prese a girare in tondo sopra a Kenzo, con una qualche marcia trionfale di sottofondo.

“Lady Viole e gli altri sono bloccati in un corridoio del terzo piano.”

 Kenzo sbiancò in volto e riattivò l’auricolare. Hideto venne fatto sedere su uno dei divani e Aileen si fiondò al piano di sotto. Magisa abbozzò un sorriso nella direzione di Kenzo, troppo preoccupato per apprezzare a pieno che parte del loro piano avesse funzionato, e di Serjou per poi lasciarsi cadere accanto al Guerriero Blu.

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“Hideto e Aileen recuperati, voi dove siete?”

Mai vide con la coda dell’occhio il pugno diretto a centrare il suo viso e si abbassò appena in tempo per schivarlo. Il soldato si trovò quindi sbilanciato e lei lo colpì con una gomitata allo sterno. Quando lui cominciò a tossire e si portò le mani al petto, ruotò il braccio e lo colpì con un pugno in pieno volto, ricambiando il favore di poco prima. Il granroriano scivolò a terra stordito, le mani sul naso, quasi sicuramente rotto. Mai deglutì e distolse lo sguardo, arretrando contro il muro e posandovisi. Si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.

“Sempre lì”, esalò con il fiato grosso. Non era così stanca dagli ultimi nazionali di Taekwondo.

Zungurii a pochi passi da lei afferrò un granroriano e lo gettò contro il gruppetto che stava per raggiungerli. Finirono tutti a terra in un concerto di grida e strilli, pistole che scivolavano a terra e gambe e braccia che formavano quasi un groviglio.

Yuuki poco oltre colpì con un gancio un granroriano e lo stese con un calcio nello stomaco. Poi il Guerriero Bianco si voltò verso di lei e incrociò il suo sguardo. Mai fece il cenno di ok con le dita e portò la mano all’auricolare, sperando di bloccare la confusione almeno un poco. Altre grida giungevano sempre più forte dal fondo del corridoio: altri soldati stavano arrivando.

“Non resisteremo ancora a lungo! Stanno partendo le astronavi!”

Mai si morse un labbro, si staccò dalla parete e si guardò attorno. Erano bloccati su quel piano, senza alcuna via d’uscita. Solo corridoi rossi, porte e finestre che davano sul vuoto. La distanza che li separava dalle rampe di scale dell’altra ala del piano era troppo grande per sperare di raggiungerla prima che la Limoviole venisse abbattuta.

Yuuki e Zungurii la raggiunsero, pure loro stremati anche se cercavano di non darlo a vedere. Avevano solo pochi attimi per riprendere respiro. E nessuno di loro tre avrebbe potuto continuare di quel passo ancora per molto.

“Non possiamo permettere che ricatturino Magisa o prendano il Nucleo Progenitore.”

Né Zungurii né Mai contraddissero in alcun modo le parole del Guerriero Bianco. Lo avevano messo in preavviso. La ragazza abbozzò un sorriso.

“Non possiamo raggiungere il tetto.”

Nell’auricolare non si sentì risposta, anche se si era udito quasi distintamente l’aria inspirata bruscamente da Kenzo. I soldati apparvero da entrambe le direzioni delle scalinate. I tre si prepararono all’azione, nonostante i muscoli doloranti.

La Limoviole sfrecciò davanti alle vetrate alla loro destra. Mai la seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dietro l’angolo. Stavano ancora facendo giri attorno alla fortezza, sotto il fuoco che cercava di abbatterli. Stava quasi per tornare a voltarsi verso i soldati in avvicinamento, le pistole puntate contro di loro e l’intimazione di stare fermi dove erano, ma tornò a fissare di scatto la vetrata alla fine del corridoio.

“Pensi anche tu quello che penso io?”, sussurrò la ragazza verso Yuuki.

Il ragazzo seguì il suo sguardo e alzò un sopracciglio. Poi ghignò, meno rassegnato e mezzo divertito.

“Temo proprio di sì.”

Anche Zungurii si accorse della vetrata che stavano guardando e sgranò gli occhi. Ma lo stupore venne ben presto sostituito da una risata trattenuta. Più di qualche soldato fissò i tre come se avessero completamente perso la testa.

“Mani in alto!”, esclamò una, probabilmente il comandante di quella dozzina di granroriani.

I tre tornarono a fronteggiare i nuovi avversari. Yuuki avanzò di mezzo passo davanti a loro e guardò i soldati sorridendo derisorio.

“Vi piacerebbe.”

Nella sua mano destra apparve in un breve lampo di luce la sua spada. I soldati arretrarono di un passo scioccati e più di qualcuno visibilmente intimorito.

Mai portò la mano all’auricolare. “M.A.I.A. ho bisogno che individui la nostra posizione e che riusciate entro diciamo-”, inclinò la testa e iniziò a muovere il dito per immaginare la dinamica della loro idea, “- un minuto? Sì, a raggiungere la vetrata sull’angolo ovest.”

A quelle parole, il Guerriero Bianco sferzò l’aria con la lama. Il movimento creò dal nulla un’ondata di aria gelida, quasi una tormenta con tanto di neve che si abbatte come una scudisciata sul gruppo di soldati. I primi persero l’equilibrio e vennero sbalzati contro i secondi. Quasi tutti caddero a terra.

“Siamo in arrivo. Che cosa volete fare?”

Mai non rispose e i tre, ignorando i soldati doloranti e incolleriti, si voltarono e iniziarono a correre.

Zungurii afferrò una statuetta di drago esposta su un piedistallo, preparò lo slancio e la gettò con tutte le sue forze contro la vetrata distante qualche metro. La luce esterna fece brillare la sua superficie bronzea. Impattò contro la vetrata mandandola in frantumi. Il tintinnio dei pezzetti di vetro venne preceduto dal pesante tonfo della statua.

“Qualche secondo e l’astronave sarà in posizione.”

Mai si voltò verso i due amici e annuì. La finestra era ormai a pochi passi da loro. Accelerarono e fatti tre passi saltarono, senza darsi il tempo di pensare alle conseguenze, al fatto che la loro poteva essere un’azione suicida. Dietro di loro i soldati gridarono dalla sorpresa.

Zungurii e i due Maestri della Luce si ritrovarono per istanti infiniti sospesi sul vuoto, mentre la gravità iniziava a farli cadere. Sotto di loro nel cortile più di qualche persona strillò e puntò il dito verso di loro, alcuni fecero cadere dallo sbigottimento quello che avevano in mano. Loro tre non ebbero neppure il tempo di pensare quanto a lungo sarebbero caduti prima di sfracellarsi.

Il ponte anteriore della Limoviole apparve sotto di loro senza quasi che se ne rendessero conto. L’urto fece loro cedere le gambe e si ritrovarono a rotolare come bambole di pezza. Ma erano liberi e, soprattutto, ancora vivi.

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Magisa, incredula, osservò Zungurii, Mai e Yuuki gettarsi fuori dalla finestra e precipitare sul ponte anteriore della Limoviole. Appena si rese veramente conto di quanto successo, scattò in piedi con ritrovate forze e marciò furente verso la prua. Era stato uno stunt che rasentava il suicidio: sperava non ne fossero usciti morti, perché voleva avere lei quell’onore.

I tre si stavano appena rendendo conto che il loro folle piano aveva funzionato. Lentamente stavano tentando di rimettersi in piedi. Zungurii, rinunciandoci quasi subito, si era disteso pancia all’aria e rideva come un matto.

“Mi eravate davvero mancati!”

Si morse subito la lingua e fece del suo meglio per mostrarsi mortificato, però, quando incrociò lo sguardo infuocato di Magisa, marciata a pugni chiusi fino a pochi metri da loro.

“Vi è dato completamente di volta il cervello?”, sbraitò Magisa incrociando le braccia, i serpenti sul suo abito che cominciavano a fremere e sibilare, “venite a salvarmi per poi tentare di farmi morire di infarto?”

Mai, la più vicina alla granroriana, sorrise e alzò lo sguardo verso di lei, che seppur inviperita era lì davanti a loro sana e salva.

“Se ti può consolare, questo non era affatto nei piani.”

A quelle parole, i serpenti del vestito si fermarono e gli occhi di Magisa si inumidirono. Senza preavviso, si inginocchiò e gettò le braccia al collo della ragazza.

“Sono così felice di rivedervi”, sussurrò la Maga mentre la velocità dell’astronave faceva sbattere i suoi capelli rosa e quelli viola di Mai, sfuggiti dal chignon, sulle loro facce.

Mai ricambiò subito l’abbraccio, sollevata che tutto fosse finito e che tutti fossero ancora vivi. “Anche io.”

Yuuki, a pochi passi da loro, si era già rimesso in piedi. Si voltò subito per capire cosa stava succedendo alla fortezza, parzialmente nascosta dalla cabina di comando. La Limoviole era riuscita a superare quasi indenne le mura del castello ma le prime astronavi erano ormai in aria, pronte ad inseguirli.

“Se non facciamo qualcosa, non avrà importanza.”

Senza aspettare risposta, si avviò a passo rapido verso l’entrata seguito a ruota da Zungurii e qualche istante dopo dalle due donne.

“Serjou si stanno preparando ad inseguirci. Usa la massima potenza.”

Il granroriano spostò la leva fino al massimo, ma la velocità non variò di molto.

“Temo, Guerriero Bianco, che i loro attacchi abbiano intaccato alcuni dei sistemi.”

M.A.I.A., connessa ai computer di bordo, finì in quel momento di effettuare la scansione.

“I canali di collegamento tra motore e sistema dei nuclei sono stati danneggiati. Il funzionamento del sistema è ridotto al 30%.”

Mai lo affiancò, appoggiandosi al sedile, scrutando freneticamente i comandi e poi voltandosi verso M.A.I.A. “Non possiamo convogliare l’energia del sistema dei nuclei sfruttando gli altri canali?”

“Negativo. Gli altri canali non sono adatti a quel tipo di utilizzo.”

La Guerriero Viola si passò le mani tra i capelli, cercando di tenere a bada la frustrazione che le stava montando dentro.

“Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare!”

“Qualunque cosa sia sarà meglio farla in fretta, Lady Viole. Le astronavi stanno recuperando terreno.”

Zungurii corrugò la fronte, provando un improvviso senso di deja-vu: si erano già trovati in una simile situazione durante la loro prima avventura.

“Come quella volta con Leon. Possiamo fare la stessa cosa!”

L’attenzione di tutti si spostò sull’abitante del villaggio Gurii. Kenzo, con il computer in mano anch’esso collegato ai sistemi, sgranò gli occhi comprendendo a che cosa si stesse riferendo il granroriano. L’aveva usato come base per uno studio che lui e Stella avevano portato avanti nel futuro. Come aveva fatto a non pensarci prima?

“Potrebbe-”, sussurrò, cominciando a battere con furia i tasti del computer per valutare quanto fosse un’idea utilizzabile.

“M.A.I.A., se fosse possibile convogliare una maggiore quantità di energia nel sistema dei nuclei e da lì nei canali ancora funzionanti, si riuscirebbe ad aumentare le prestazioni del motore?”

“Sul piano teorico sì. Ma non ne vedo la fattibilità, Scirò.”

Il ragazzino sbuffò per poi voltarsi verso gli amici, entusiasta. “È possibile perché abbiamo il Nucleo Progenitore!”

A quelle parole, Aileen, che fino a quel momento era rimasta seduta a fianco di Hideto, che aveva appena finito di fasciarsi la gamba, sussultò e si ritrovò sotto lo sguardo di tutti.

“Io? Vi ho detto che non so usare il potere del Nucleo! A malapena ho aperto il varco per portarvi qui!”

Le teste di Mai, Yuuki e Kenzo si voltarono di scatto verso la granroriana.

“Aspetta che?”, esalò il Guerriero Verde sbattendo le palpebre.

La Guerriero Viola aggrottò la fronte, scandalizzata. “Ma tu ci avevi detto!”

“Sciocchezze! Nella fortezza sei stata in grado di percepire Magisa”, replicò Hideto con decisione e facendo gesto agli altri di tacere, prezioso il poco tempo che avevano a disposizione.

La granroriana abbassò lo sguardo, i muscoli tesi. “Era diverso. Non ci posso riuscire.”

“Si che ce la puoi fare,” Magisa sussurrò con dolcezza posando una mano su quelle di Aileen, strette in grembo. “Sono sicura che ci puoi riuscire.”

Il Guerriero Blu le posò una mano sulla spalla. “Devi provarci, non avremo altre chance.”

Quasi a sottolineare le parole, il rumore di spari riempì l’aria e uno dei colpi riuscì a sfiorare la poppa della Limoviole, facendo scuotere l’astronave e obbligando tutti a tenersi sul primo appiglio possibile onde evitare di cadere.

Aileen si morse un labbro ma annuì. Hideto, accanto a lei, sorrise. “Ricorda quello che ti ho detto. Chiudi gli occhi, concentrati.”

Lei fece quello che le diceva, come prima. Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente, di concentrarsi solo sul peso della mano di Magisa che stringeva le sue mani per confortarla. Doveva dimenticare, che se sbagliava, erano tutti spacciati. Inspirò ed espirò.

“Cerca di sentire Magisa accanto a te. Me. Tutti quanti.”

Per lunghi istanti, la granroriana faticò a percepire il Nucleo. Istanti lunghissimi in cui tutti gli altri fissavano le astronavi sempre più vicine, lo stomaco contratto in una morsa. Poi, finalmente lo sentì, l’energia che fluiva nel suo simbolo e dentro di lei. Vide interiormente Magisa, la sua energia multicolore di Maga Guardiana, e dall’altra parte l’energia blu di Hideto.

In quel momento, gli altri videro Aileen venir avvolta da una luce iridescente e rimasero senza fiato. I loro simboli apparvero davanti ai loro petti, viola per Mai, bianco per Yuuki, blu per Hideto e verde per Kenzo e la stessa Aileen. Riflessi multicolori riempirono tutta la Limoviole.

Zungurii rimase a bocca aperta, quasi senza accorgersi, come gli altri del resto, dei colpi sempre più vicini.

Kenzo, ripresosi dallo stupore, tornò a fissare lo schermo, non senza qualche fatica a causa della luce verde del suo simbolo. Gli bastarono pochi istanti per rendersi conto che stava funzionando.

“La funzionalità dei propulsori sta tornando a salire. 67%, 74%...”

Serjou, dal canto suo, osservava solo la barra sulla postazione di comando e, anche lì, la potenza stava crescendo. Come allora. A quanto sembrava, neppure un sistema in avaria poteva impedire all’energia del Nucleo Progenitore di fluire.

Fuori, gli inseguitori sgranarono gli occhi e gridarono dalla sorpresa quando le vetrate della Limoviole furono inondate da una luce cangiante. L’astronave, che fino ad un istante prima si trovava ormai nelle loro mani, si stava allontanando ad una velocità che cresceva esponenzialmente ogni minuto.

I Maestri della Luce, invece, furono colti alla sprovvista dalla brusca accelerata. Mai e Yuuki vennero sbattuti contro lo schienale di uno dei divani, Kenzo perse l’equilibrio facendo staccare la spina del suo portatile e venne salvato dalla caduta solo dal tempestivo intervento di Zungurii che lo afferrò con una mano e lo tenne su.

Pochi istanti dopo, la fortezza del Governatore e la capitale non erano che un punto quasi indistinguibile all’orizzonte. Presto, quando si sarebbero fermati, avrebbero avuto la certezza che almeno per un po’ non sarebbero stati inseguiti.

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Un clima strano avvolgeva la cittadina che circondava la fortezza e la fortezza stessa. L’arrivo improvviso dei Maestri della Luce e dell’astronave viola che, brillante di colori multicolore, era riuscita a sfuggire ad un intero plotone delle migliori astronavi del loro Regno aveva tolto loro qualcosa.

Il senso di sicurezza.

Neppure le azioni dei ribelli erano riuscite a tanto. La fortezza che li proteggeva era stata espugnata e nessuno, nel silenzio scioccato dalla fuga inattesa, si sentiva più al sicuro.

Il ritorno fulmineo della nave ammiraglia, della nave del Governatore, era servito solo ad aumentare la tensione. Le ombre che la luce del tramonto creava si riflettevano negli occhi degli abitanti di Gran RoRo che, muti e inquieti, si chiedevano che cosa sarebbe stato di loro se l’Imperatore sarebbe caduto e l’antico status quo ritornato.

Questo stesso sentimento serpeggiava nei corridoi della fortezza, dai lavapiatti delle cucine ai comandanti di più alto grado. Nessuno riusciva a spiegarsi come avessero potuto farsi cogliere così alla sprovvista.

Tutti erano stati interrogati per risalire a qualsiasi dettaglio che, a posteriori, fosse risultato rilevante. Solo i soldati erano stati interrogati in presenza del Governatore, interessato soprattutto a risalire all’identità di coloro che avevano liberato la Maga.

Per primi erano entrati i responsabili della sicurezza, tenuti a rispondere dell’incapacità di accorgersi della presenza di intrusi. Secondi erano stati i soldati che avevano inseguito i Maestri della Luce fuggiti dalle prigioni.

Fuori dalla Sala di Governo della fortezza, rimasero solo il gruppo di soldati ritrovati nella stanzetta poco distante la prigione della Maga, incaricati di scortarla segretamente all’astronave che doveva condurla altrove, e il soldato trovato con essi.

I primi furono fatti entrare tutti assieme.

Sambirii rimase solo a fissare la piccola macchia di umidità nascosta dall’arazzo. L’attesa si stava facendo snervante e l’iniziale rassegnazione alla punizione si stava affievolendo. L’umiliazione era qualcosa che non aveva mai potuto accettare. Non con gli altri regni, quando ancora tutti erano pronti a sputare su di loro, non quando il Re del Mondo Altrove prendeva e dava quello che gli pareva.

Al servizio del suo regno, dell’Imperatore aveva finalmente ottenuto quel rispetto che aveva sempre sognato. Si era fatto strada tra i ranghi, aveva dimostrato il suo valore come soldato e come duellante. Fino a quando era arrivata quella streghetta verde.

Quel giorno si era fatto di nuovo ingannare come uno sciocco. Catturare lei e il suo amico, impedire loro di liberare la Maga: quello gli avrebbe permesso di ottenere il vero riconoscimento. Ma si era fatto abbindolare dalle sue parole.

Strinse le mani a pugno e colpì il muro con la mano sinistra, nero di rabbia.

“Il nostro Governatore ti sta aspettando.”

Ruotò di scatto. La porta della sala del trono era spalancata. Il gruppo di soldati entrato prima di lui stava già scomparendo alla fine del corridoio. La guardia davanti a lui, accertato di essere stata udita, tornò a fargli cenno di entrare e si posizionò di nuovo a lato della porta insieme agli tre suoi commilitoni.

Sambirii espirò e si risistemò la divisa. Alzò la testa e avanzò dentro la sala con passo rigido, deciso ad affrontare l’umiliazione almeno come un guerriero.

La sala del trono era la stanza più ampia del palazzo. Più lunga che larga, era al centro del piano e di tutta la fortezza. Si trovava nel torrione centrale, separato dalle altre ali del palazzo da terra fino alla merlatura, e collegato ai restanti corridoi da portici sopraelevati. Tre vetrate per ogni lato illuminavano in modo soffuso la stanza e rendevano meno accesi i toni del rosso e del marrone che la contraddistinguevano.

La sala, però, mancava della ricercatezza che si poteva trovare in altri Regni e più di un dettaglio ne accentuavano il carattere pratico. Il trono era affiancato da una scrivania massiccia piena di carte e documenti, tavolette elettroniche e penne.

Era lì che sedeva il Governatore e alle sue spalle erano ritti tutti i suoi consiglieri, quasi invisibili con le loro tuniche rosse e marroni.

Ma quello che attirava veramente lo sguardo era l’immenso arazzo appeso dietro al trono. Realizzato dalle migliori tessitrici del regno raffigurava la divinità più potente, Supremo Drago del Chaos, imponente e terribile, fauci e ali nere circondate dalle fiamme. Attorno a lui a creare un triangolo spiccavano il volo, in un cielo azzurro velato da nubi, i suoi tre emissari: i draghi titani del cielo.

“Mi è stato detto che tu sei stato l’ultimo ad aver visto la Maga.”

Sambirii sussultò e si mise sull’attenti, distogliendo lo sguardo dall’arazzo e puntandolo verso il Governatore. Il granroriano lo fissava con gli occhi scuri, le mani intrecciate davanti al suo volto. La chioma castana, striata da ciocche grigie, era quasi una criniera e aumentava l’imponenza della sua figura, avvolta da vesti beige e drappeggiata da un mantello porpora, fermato sulla spalla da una spilla dorata intagliata a fauci di drago ruggente.

“Non esattamente, signore. Sono stato l’ultimo a tentare di fermare i due ribelli che la stavano liberando.”

“E come mai non sei riuscito a fermarli?”

Sambirii deglutì e le mani gli tremarono. Chinò il capo, la rabbia che riprendeva a salire dentro di lui. Nera come le ali della divinità.

“Mi sono fatto ingannare. Una dei ribelli era una granroriana del Regno di Smeraldo. Sono stato sfidato a duello e ho accettato. Al termine stavo per chiamare i rinforzi ma sono stato narcotizzato.”

I consiglieri iniziarono a bisbigliare tra di loro, lanciandogli occhiate furtive. E molti sguardi erano carichi di disprezzo e sufficienza, capaci di ricordargli come avesse fallito da novellino.

Il Governatore si alzò, senza prestargli attenzione, e si diresse verso il trono fermandosi davanti ad esso. Il suo sguardo si alzò verso l’arazzo.

“E l’altro ribelle?”

Sambirii lanciò uno sguardo nero verso i consiglieri e si rinchinò davanti al Governatore.

“Non ne conosco la sua identità, mio signore. Ma la granroriana ha detto che era uno dei Maestri della Luce: il più forte di tutti, a sentire lei.”

Quella frase zittì di botto i consiglieri e Sambirii provò enorme soddisfazione a sorprendere quell’ammasso di altezzosi con la puzza sotto al naso, dimentichi che erano nati tutti più o meno agricoltori come lo era stato lui. Il Governatore annuì lentamente.

“Che fosse il famoso Dan Bashin? Colui che sconfisse il Re del Mondo Altrove?”, un brivido di stupore e di ammirazione attraversò la schiena di tutti i granroriani presenti, “sai che carte avesse?”

“No. Ho duellato solo con la ragazza.”

La sua voce si perse nel silenzio del salone. Il soldato e i consiglieri rimasero in attesa delle successive parole del Governatore. Lui, taceva, immerso nei suoi pensieri, intento a ponderare le parole dell’Imperatore e a capire quanto la situazione potesse essere rimediata. Era un peccato che l’inesperta Maestra del Nucleo non fosse stata catturata: un simile risultato avrebbe ricordato anche agli altri regni quanto il suo mondo e il suo popolo valessero. Fortunatamente Magisa avrebbe potuto fare ben poco e almeno ora sapevano chi fosse la portatrice del Nucleo.

Il granroriano chinò impercettibilmente il capo verso Supremo Drago e prese a camminare, le mani intrecciate dietro alla schiena.

“La granroriana che ti ha sfidato”, esordì fissando un punto imprecisato oltre la vetrata, “era la stessa che viaggiava con la Maga?”

“Sì, signore.”

“Ottimo. Voglio il suo identikit completo. L’Imperatore desidera che chiunque in tutta Gran RoRo sia in grado di riconoscerla.”

Sambirii aggrottò la fronte e cercò risposta nel gruppo di consiglieri, i cui volti però rimasero privi di espressione. Non capiva il perché di tanto interesse. Non era forse più importante che il suo compagno potesse essere Dan Bashin? Non era lui che l’Imperatore doveva più temere?

“Ma, mio signore, è solo una ribelle. Anche se è una discreta duellante. Quale interesse potrebbe avere il nostro Imperatore?”

Il Governatore scoppiò a ridere.

“Non bisogna mai fermarsi alle apparenze. Alla superficie. Nessuno di voi si è mai chiesto perché la Maga fosse ancora qui?”

Sambirii sbiancò e si sentì ancora più umiliato, più stupido. Si era veramente fatto sfuggire la Maestra del Nucleo Progenitore? Ma come poteva immaginare che lo avesse quell’insopportabile granroriana?

“Signori”, la voce tonante del Governatore rimbombò nella sala. “Che l’astronave su cui viaggia sia nota a tutti i nostri ricognitori. La Maestra del Nucleo va catturata. E dobbiamo essere noi a farlo.”

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Aileen inspirò e si alzò dal letto, dirigendosi lentamente verso la porta della stanza. Per quanto non bramasse una nuova ramanzina, non poteva evitare gli altri per sempre. La scusa della stanchezza non li avrebbe tenuti a bada a lungo, anche se la missione era stata più sfiancante di quanto potessero immaginare. Distrattamente si passò la mano sul braccio ancora dolorante.

Si fermò a pochi centimetri dalla porta, il dito immobile sopra il pulsante per aprirla. Quando aveva cominciato a provare ad attivare il varco che collegava la terra, affrontare i Maestri della Luce era sembrato così semplice. Aveva creduto che sarebbe bastato far finta di nulla, trattarli come qualunque persona che aveva conosciuto in quegli anni. Quanto si era sbagliata.

Strinse le mani a pugno. Non dovevano scoprire che lei aveva il Nucleo, e lo avevano fatto. E avevano scoperto anche che lei non aveva la più pallida idea di come farlo funzionare. Ma la cosa peggiore era che, nonostante i suoi sforzi, i ricordi stavano cominciando a riaffiorare. E tutti i passi che aveva fatto in quegli anni, a forzarli nel fondo della sua mente, si stavano rivelando vani.

Ma non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso loro di consumarla. Premette il pulsante e la porta si aprì con un leggero sibilo. Alzò la testa e uscì nel corridoio.

Si voltò appena e i loro sguardi si incrociarono. La Guerriero Verde sussultò e posò la mano alla parete vicino alla porta, quasi tentata di tornarci dentro. Il Guerriero Bianco era immobile a pochi passi da lei. Arretrò di un passo e lasciò scivolare la mano.

Yuuki, invece, avanzò lasciando alcuni passi tra di loro, fin troppo consapevole dello smarrimento crescente nello sguardo della ragazza.

“Sono venuto a vedere come stavi.”

“Non ce n’era bisogno”, sbottò la granroriana distogliendo lo sguardo e iniziando a fissare il pavimento. “Avevo solo bisogno di riposare un po’. Non mi serve una balia.”

Il silenzio che seguì le sue parole si protrasse per lunghissimi istanti. E per ogni attimo che Aileen sentiva il suo sguardo su di lei, che la analizzava, che sembrava quasi volerla giudicare, dentro di lei sentiva crescere quel fuoco rabbioso provato la sera prima e quando si era ritrovata Hououga in mano. Solo lui poteva avergliela data. Solo lui. Probabilmente aveva già raccontato a tutti la sua scoperta.

Yuuki aveva imparato fin da bambino a studiare le persone soltanto guardandole, una capacità necessaria con la vita che lui e sua sorella avevano dovuto affrontare. L’insofferenza della granroriana alla sua presenza era stata fin troppo palese il giorno prima. Avrebbe voluto farle delle domande, capire se le sue sensazioni aveva ragione. Se era lei.  Ma non poteva imporsi. Sospirò e si voltò.

“Aspetta!”

Non era riuscito a fare che pochi passi, ma Aileen non ce l’aveva fatta a frenare le domande. A frenare la rabbia. Doveva sapere. Lui non poteva aver capito. Non era giusto che avesse capito.

“Perché mi hai dato questa carta?”

Estrasse Hououga e tese il braccio davanti a sé, la mano che tremava ma non le importava. Yuuki si voltò lentamente e guardò appena la carta che lei esibiva, il suo sguardo che tornò ad incrociare quello in tempesta della granroriana.

“Uso un mazzo bianco.”

“E questa sarebbe una risposta? Potevi darla a Kenzo allora! Non è un tuo amico?”

Aileen abbassò il braccio di scatto, stringendo più forte le dita sulla carta. Si stava prendendo gioco di lei. Sembrava divertirsi a rendere tutto più complicato.

“Non spetta a lui usarla.”

“Perché a me sì?”, sussurrò la granroriana senza riuscire a trattenere il tremore della voce. Gli occhi le si inumidirono, sfocando i bordi del Guerriero Bianco.

“Tu hai i ricordi della Principessa di Smeraldo. Come mia sorella.”

“Co-cosa?”

Aileen sgranò gli occhi e il cuore cominciò a batterle come impazzito. Si era illusa fino all’ultimo che fosse tutto una coincidenza.

“Perché sono nata nel Regno di Smeraldo?”

Deglutì per impedire alle lacrime di scendere, per impedire di mostrarsi ancora più debole di fronte a lui.

“O perché ho il Nucleo Progenitore? Perché uso un mazzo verde? Perché…”

Yuuki scosse la testa e sorrise, un sorriso malinconico, che non raggiungeva gli occhi. “Dimmi che non sei tu. Che le impressioni che ho avuto sono tutte sbagliate. Guardami negli occhi e dimmelo. E io ti crederò.”

La granroriana mantenne lo sguardo fissò nel suo, forzandosi di non abbassarlo. Aprì la bocca per parlare. Per mentire, per nascondere la verità come aveva fatto fino a quel momento. Per illudersi che, facendo finta di niente, quel passato non sarebbe riuscito a tormentarla.

Ma Aileen sapeva che non ci poteva riuscire, sapeva di aver perso in partenza. Qualcosa dentro di lei si ribellava con tutto le forze a nuove bugie. Tornò ad abbassare lo sguardo, sconfitta.

“Come hai fatto a capirlo?”

In quel momento Yuuki sentì dentro di lui la serenità che aveva perso sei anni prima. Il suo fallimento, la sua incapacità e i suoi errori potevano essere cancellati. Poteva girare la pagina su cui era rimasto bloccato. Anche se in modo imprevisto, anche se a lei non importava nulla, aveva mantenuto la sua promessa. L’aveva ritrovata. Forse avrebbe potuto cominciare a perdonarsi.

“Alcuni tuoi modi di parlare. Alcune sfumature che davi alle frasi. Soprattutto quando abbiamo discusso.”

La Guerriero Verde scosse la testa e rise amara. Era stato impossibile per lei controllarsi in quel momento, con così tante emozioni che vorticavano incontrollate dentro di lei. Con quella stupida vocina che esultava per averlo rivisto. Non la sorprendeva il fatto che si fosse tradita proprio allora.

“Ti ho chiesto di smetterla di proteggermi.”

“Poi mi sono solo fidato di una sensazione”, aggiunse Yuuki

Aileen sospirò. “Lo hai già detto agli altri?”

“No. E non lo farò meno che non lo riterrò importante per la nostra missione. Preferirei che fossi tu a rivelarlo, quando ti sentirai pronta.”

Yuuki la guardò annuire a fatica. Ma si rese conto che non poteva proteggere solo lei: anche i suoi amici avevano sofferto.

“Ma fallo prima che lo capiscano da soli. Hanno già pagato abbastanza per la fiducia malriposta, per le bugie e le menzogne.”

Le sue parole non furono seguite da una risposta e il silenziò calò tra di loro. Facendo attenzione si riuscivano a sentire le voci degli altri Maestri della Luce che, sul ponte principale, raccontavano a Magisa che cosa era successo in quel mese a Gran RoRo e in quegli anni sulla terra.

Proprio quando Yuuki fece un passo per allontanarsi, Aileen alzò di nuovo lo sguardò.

“Io non solo lei.”

E nella voce c’era non riuscì a trattenere una nota di supplica, una muta richiesta che lui la capisse.

“Lo so.”

Aileen si morse il labbro ed alzò di nuovo la mano, Hououga stretta tra le dita. “Riprendila.”

“No. È tua.”

La mano della ragazza rimase immobile tra loro due, rispecchiando la sua esitazione. Si fissarono per lunghi istanti e, alla fine, Aileen la ritrasse lentamente.

“Non ti sto promettendo di usarla. Sarei una stupida ad utilizzarla.”

Yuuki sorrise. “Non te lo sto chiedendo.”

La granroriana sospirò e tornò ad infilare Hououga nel suo porta-deck appeso alla vita. Poi portò le mani dietro la schiena. Yuuki a quel punto avrebbe potuto andarsene, ma la discussione del giorno prima gli tornò in mente e si rese conto di dover dire ancora qualcosa.

“Credo di dovermi scusare. Non è stato giusto da parte mia paragonarti a Kajitsu. Volevo solo farti capire.”

“Lo so.”

Lui si limitò ad annuire. Aileen deglutì e tornò ad abbassare lo sguardo. “Io sono stata crudele a rinfacciarti la morte di tua sorella. Spero mi potrai perdonare.”

Yuuki deglutì, cercando di non far riemerge il senso di colpa per quella ferita ancora aperta. Ma doveva accettarlo, se voleva ricominciare. La nuova missione di salvare Gran RoRo sarebbe stata la sua possibilità di riscatto.

“Non abbiamo iniziato nel migliore dei modi”, aggiunse Aileen con voce incerta, le orecchie rosse dall’imbarazzo.

Yuuki sollevò un sopracciglio, decidendo di non sottolineare quanto quello fosse un eufemismo.

“Pensi che possiamo ripartire dall’inizio?”

Avrebbe potuto rispondere di no, per lei sarebbe stato più semplice. E qualcosa le diceva che il Guerriero Bianco non avrebbe cercato di farle cambiare idea, l’avrebbe lasciata in pace come lei chiedeva. Ma la sola idea le faceva salire un groppo in gola: non sarebbe stato giusto. Senza quei maledetti ricordi confusi non avrebbe reagito così male ai suoi consigli, lui sarebbe stato uguale a tutti gli altri Maestri della Luce. E voleva veramente che fosse così. Alzò la testa e incrociò il suo sguardo.

“Solo se ti ricorderai che io non sono tua sorella. Non sono nessuna di loro.”

Yuuki porse la mano avanti, senza alcuna esitazione. L’unica cosa che gli importava era poterle stare accanto, anche solo per fare in modo che arrivasse viva alla fine di quell’avventura.

“Yuuki Momose.”

La granroriana esitò, fissando a lungo quella mano che significava molto più di un’introduzione. Era la promessa di non restare nel passato, di provare a guardare al presente. Voleva dire non farsi sconfiggere da quei ricordi che troppe volte rischiavano di condizionare la sua vita.

“Aileen Dealan.”

E gliela strinse. Forse tra loro le cose non erano ancora a posto, forse non lo sarebbero state per molto tempo. Non sarebbe stato facile neppure con quella promessa. Ma era un inizio.

“Quando vi ho aperto il portale, ho percepito un altro Maestro della Luce!”, esclamò Aileen all’improvviso, ricordandosene solo in quel momento. Dopotutto avevano detto che si sarebbe ripartiti da zero, no?

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Mai era posata al parapetto della Limoviole. La polvere, sollevata dall’astronave, vorticava in una danza frenetica nella luce rosso-oro del tramonto. Era tutto così calmo, rispetto a poche ore prima.

Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Avevano vinto. Era stata una piccola battaglia, ma avevano vinto. Il peggio era ben lontano da arrivare, ma non si sentiva in colpa a gioire di quel piccolo trionfo. Ci sarebbe stato tempo il giorno dopo per rimettere i piedi per terra.

Il suo sguardo vagò lungo le distese desertiche. Quasi senza accorgersene, iniziò a canticchiare sottovoce, nonostante la stanchezza. Aveva sempre pensato che combattere a Gran RoRo sarebbe stato molto più difficile senza Dan e Clarky. Era felice di essersi sbagliata. Non sarebbero mai potuti essere sostituiti nei loro cuori, ma almeno ora avevano avuto la certezza che insieme potevano riuscirci lo stesso.

Ora sapevano che sarebbero stati pronti anche a vedere due nuovi Guerrieri. Certo, non sarebbe stato facile. Lei stessa era sicura che, per lungo tempo, si sarebbe aspettata di sentire le voci o di vedere i sorrisi di Dan e Clarky. Provava pena per i due sostituiti, costretti a confrontarsi con la determinazione di Dan e l’ottimismo di Clarky. Essere all’altezza dei loro predecessori, sarebbe stato per loro una pressione non da poco. Ma un giorno, pian piano, sarebbero stati di nuovo i sei Maestri della Luce. E li avrebbero resi orgogliosi.

Mai sentì il rumore di passi alle sue spalle. Yuuki la affiancò appoggiandosi anche lui al parapetto.

“Mai.”

La ragazza sorrise. “Yuuki.”

I due rimasero in silenzio per qualche istante, entrambi intenti a fissare il paesaggio che sfuggiva davanti a loro. Le prime stelle stavano spuntando nel blu sopra alle loro teste. Yuuki si sollevò dal parapetto e si voltò verso l’amica.

“È probabile che presto si aggiunga almeno un nuovo Maestro della Luce.”

Mai sussultò, sollevandosi di scatto. Il suo sguardo incrociò quello di Yuuki. “Come fai ad esserne certo?”

“Aileen mi ha detto di aver percepito un altro Maestro, quando apriva il portale per noi.”

La ragazza annuì lentamente, alzando un sopracciglio, ma decidendo di non chiedere per quale motivo avesse deciso di incontrare la granroriana né come fosse andata la chiacchierata. La rivelazione aveva ben più importanza. Afferrò con una mano il parapetto e inspirò.

“Meglio così, no? La nostra battaglia sarà più facile.”

“Direi di sì. Però devo ammettere che non sono entusiasta di ritrovarmi tra i piedi due novellini.”

“Perché noi cosa eravamo all’inizio?”

“Voi? Cinque novellini.” Yuuki si scansò di lato, evitando il colpo con cui Mai aveva tentato di fargli perdere l’equilibrio. La ragazza incrociò le braccia sul petto.

“Per fortuna che siamo amici!”

Yuuki sogghignò. “Mi auguro che non tratterai così anche i nuovi.”

“Come se non si ritroverebbero già con il tuo fiato sul collo!”

“Dovremmo pur diventare una squadra in qualche modo.”

Mai scoppiò a ridere. Trovava una certa soddisfazione ad immaginare sé stessa e Yuuki a tenere in riga i due nuovi Maestri della Luce. O forse a tenere in riga tutto il gruppo…

“Ragazzi, venite dentro. Presto!”

I due si voltarono di scatto, istintivamente pensando allo scenario peggiore. Potevano essere stati raggiunti. Potevano aver rilevato un’astronave che li inseguiva. In automatico, le loro mani si spostarono sulle tasche che contenevano i mazzi.

Hideto davanti a loro aveva una strana espressione, un po’ sconcerto un po’ sorpresa, un mezzo sorriso che piegava le sue labbra. Era appoggiato allo stipite della porta, quasi fosse un’ancora a cui aggrapparsi.

“Siamo inseguiti?” Yuuki era già a scrutare l’orizzonte.

Hideto scosse la testa. Mai e Yuuki corrugarono la fronte e si scambiarono uno sguardo, interrogandosi in silenzio su che cosa potesse aver provocato una simile reazione. Rotearono gli occhi, l’esasperazione che prendeva il sopravvento. Non di nuovo M.A.I.A. e Kenzo…

“Hideto, giuro che se Kenzo e M.A.I.A. si sono rimess-”

“Possiamo riavere Dan.”

Mai si zittì di botto, convinta di aver sentito male, e sentì il sangue lasciarle il viso. Incrociò lo sguardo di Yuuki, anche lui sconvolto. I loro sguardi tornarono su Hideto, quasi aspettandosi di vederlo rimangiarsi quanto detto. Che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto. Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Il Guerriero Bianco faticava a credere che, per la prima volta dopo tanti anni, il destino sembrasse sorridergli. Lei, Aileen, era di nuovo lì e ora, poteva anche riavere il suo migliore amico. La Guerriero Viola sentì di nuovo la necessità di appoggiarsi al parapetto. Ricordò il sogno di quella notte, i sensi di colpa che non l’avevano mai abbandonata. Potevano salvare Dan. Poteva salvare Dan. Deglutì per liberarsi del groppo che le si era formato in gola.

“Che cosa?”, sbatté le palpebre, gli occhi improvvisamente lucidi.

Hideto annuì. Sembrava quasi aver ancora la necessità di convincere sé stesso. Un sorriso incredulo si faceva largo sul suo viso.

“C’è ancora una speranza per Dan.”

 

… TO BE CONTINUED …

jgjje

fffff

fffff

fffff

ffff

SPAZIO AUTRICE:

… e SORPRESA!

Ammettetelo, dai, non ve lo aspettavate questo colpo di scena, vero? E no, non avete letto male, c’è una speranza per Dan. Ora sta a scoprire se i nostri eroi riusciranno a salvarlo e quale sarà il prezzo da pagare. Mica pensate che sarà una passeggiata?

Se questa volta, però, non mi dite che cosa ve ne pare del capitolo (e non solo dell’ultima scena, eh) mi potrei offendere. E diventare cattiva. Avvisati. XD XD XD

Detto questo, grazie a chi ha seguito, a chi ha letto e si è appassionato anche a questo episodio. Un grazie speciale a:

Aiko_Miura_36, Elinacrisant, FantasyAnimeManga96, HikariBashin12, lalla20fairy, ShawnSpenstar e _Mamoru_

Siamo dunque giunti alla fine del secondo episodio, che spero vi abbia entusiasmato come ha entusiasmato me scriverlo, e come di consueto vi lascio con le anticipazioni del prossimo episodio. Smaniate di sentirle vero? Sicuri di non voler sentir- Ok, capito se parlo avanti mi linciate. Lascio spazio a Mai:

Non ho idea di cosa ci aspettassimo di trovare attraversato il portale. Di sicuro non di dover salvare Magisa a poche ore dal nostro ritorno a Gran RoRo. O che la situazione fosse così ambigua. Ma, ne sono sicura, nessuno di noi sperava veramente che ci potesse essere la possibilità di riavere Dan, non dopo sei anni, non dopo aver accettato la sua scomparsa. E non sarà per nulla facile. Uno solo di noi potrà provarci, con il rischio di sparire a sua volta, e saremo anche coinvolti in un folle inseguimento. Tutto questo nel prossimo episodio: VINCERE PER DAN.

E infine, con un saluto e la promessa di non sparire (l’università mi tiene super impegnata, ma cercherò di non abbandonarvi), vi lascio i mazzi e i turni del duello di questo episodio:

*(TURNO 1) Frutti dell’Albero della Saggezza, Chuunin, Rondine Messaggera, Trappola a Triangolo, Hououga, Fenice Implacabile + Prigione di Spine
*(TURNO 2) Carta in Più, Spinoaxe, Drago Ascia, Oviraptor, Ankillersauro + Giavellotto Esplosivo; (Bombe Vulcaniche di Rubino)
*(TURNO 3) Araigoya, Procione Spora
*(TURNO 4) Giganoton, Dinosauro Enorme; (Aura Violenta, Ciclone Fiammeggiante, Scavatrice)

*(TURNO 5) Genin, Passero Foglia
*(TURNO 6) Scavatrice
*(TURNO 7) Rafflesio, Albero Zanna
*(TURNO 8) Bari-Burn, Drago Lama

*(TURNO 9) Trappola a Triangolo
*(TURNO 10) Avviso d’Attacco

*(TURNO 11) Ruri, Ali Fiorate

(AILEEN) Hououga, Fenice Implacabile 1x, Rafflesio, Albero Zanna 1x, Gold-Pheasant, Cavaliere Celeste 2x, Ruri, Ali Fiorite 3x, Minoba, il Visconte 3x, Chuunin la Rondine 3x, Aquilerba 3x, Pandaru 3x, Araigoya, Procione Spora 3x, Genin, Passero Foglia 3x, Musha, Rondine Corazzata 3x, Prigione di Spine 3x, Colpo Cecchino 3, Centro del Maestrale 3x, Trappola a Triangolo 2x, Raffica Veloce 3x; Scala Infinita del Tempio Abbandonato 2x, Frutti dell’Albero della Saggezza 3x, Villaggio Nascosto degli Shinobi 2x, Altopiano Tempestoso 3x

(SAMBIRII) Drago Bicefalo 1x, Giganoton, Dinosauro Enorme 1x, Tricerocorno 1x, Dracoltello 2x, Spinoaxe, Drago Ascia 2x, Pterodrago 2x, Parasaur, Dinosauro Scimitarra 2x, Ankillersauro 2x, Bari-Burn, Drago Lama 3x, Eyeburn 3x, Drago Segugio 3x, Oviraptor 3x, Rocciarex 3x, Ohdoran, Drago Tigre 3x, Fuoco della Vittoria 2x, Ciclone Fiammeggiante 2x, Carta in Più 2x, Scavatrice 3x, Aura Violenta 3x, Avviso d’Attacco 2x, Giavellotto Esplosivo 2x, Bombe Vulcaniche di Rubino 3x

Ovviamente, il mazzo di Aileen evolverà nel corso della serie mentre non so se rivedremo duellare Sambirii. Con questo vi saluto davvero. Spero che continuerete a seguire queste storie. Vi aspetto!

Varco apriti, Energia!

Alla prossima, HikariMoon

  
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