Capitolo 4
Aileen
attese appena che l’attacco sferrato colpisse la
barriera luminosa.
Si
voltò e aprì il varco che l’avrebbe
portata fuori dal
campo di battaglia. Guardò oltre le sue spalle,
l’ultima vita dell’avversario
che veniva distrutta, e attraversò il portale di corsa.
Hououga, Fenice Implacabile
era ancora stretta tra le sue dita.
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Hideto
inserì l’ennesima combinazione prodotta dal
programma
di Kenzo. “Fatto.”
“Adesso non resta che
incrociare le dita. Ho perso il conto di quante combinazioni abbiamo
provato.”
“Non
è questione di fortuna, ragazzino!”
Hideto
abbassò il volume dell’auricolare, le discussioni
di
Kenzo e M.A.I.A. erano veramente l’ultimo dei suoi problemi.
Avevano provato
dozzine di combinazioni, anche prima dell’intuizione di
Kenzo. Se non la
trovavano in fretta, avrebbero avuto più di qualche
problema. Il pannello
davanti a lui venne percorso da una linea di luce, emise un bip e la
sua spia luminosa
divenne verde.
Schioccò
le dita davanti a sé, “Yes!”
In
quel momento, un chiarore bianco apparve alla sua
sinistra. Fece appena in tempo a voltarsi: Aileen si lanciò
contro di lui
afferrandogli il braccio. Per poco non si ritrovarono entrambi a terra.
“Sonnifero!”
Il
Guerriero Blu, superato un secondo di spaesamento,
afferrò cerbottana e dardo. Fece appena in tempo a posarlo
alla bocca che il
granroriano sconfitto inciampò fuori dal suo varco luminoso.
Si appoggiò il
muro e afferrò la ricetrasmittente appesa alla sua cintura.
“Me
la pagherete!”, sbraitò attivando le comunicazioni.
“Hideto!”
Il
ragazzo non attese oltre e soffiò, il dardo che si
conficcò nel collo di Sambirii. Il soldato
sussultò e portò una mano alla parte
lesa.
“Cos-”,
la radio gli cadde di mano e sbatté a terra. Il
granroriano si posò al muro, le gambe che gli cedevano. I
suoi sforzi furono però
vani e crollò a terra pochi istanti dopo.
Aileen
e Hideto rimasero col cuore in gola fino a quando il
corpo del granroriano non rimase immobilizzato dall’effetto
del sonnifero.
Senza dirsi nulla, lo afferrarono per gambe e braccia e lo trascinarono
nello
stanzino a raggiungere i commilitoni placidamente addormentati. Un paio
di loro
avevano iniziato a russare sonoramente e Aileen storse il naso.
“Se
fanno così tanto rumore, ci faranno scoprire!”
Hideto,
inginocchiato a legare mani e piedi di Sambirii, fece
l’ultimo nodo e controllò che la corda reggesse.
Poi si alzò.
“Fortuna
che noi non resteremo qui in zona a lungo. Kenzo e
M.A.I.A. hanno sbloccato la porta.”
La
granroriana annuì e lo seguì fuori dallo
stanzino. Mentre
chiudeva la porta, lo sguardo si abbassò sulle corde che
legavano i soldati.
“Ho
paura a chiederti che cos’altro hai in quelle
tasche…”
Hideto
ridacchiò e staccò il dispositivo con cui avevano
potuto hackerare il sistema, infilandolo nella tasca del giubbotto
nascosto
sotto la tunica.
“Questo
perché non hai ancora visto il mio zaino.”
Aileen
sorrise e lo affiancò. Il ragazzo inspirò e
premette
il pannello. La porta nascosta nel muro cominciò a
spostarsi, aprendo loro la
strada verso stanza in cui tenevano Magisa.
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Magisa
percepì il tremore nel muro e si allontanò,
tirando
un sospirò di sollievo quando le catene ai polsi allentarono
un po’ la stretta.
Qualcuno stava entrando. La Maga non ne poteva più di
sentire tonfi e voci
sommesse e grida, incomprensibili oltre al muro.
Si
chiese se poteva illudersi, anche se la verità rischiava
di essere solo una: la portavano dall’Imperatore.
Magisa
si morse un labbro e strattonò ancora le catene, nonostante
dopo tanti tentativi sapesse che non si sarebbero sganciate. Le avevano
tolto
lo scettro, forse lo avevano distrutto, e le avevano prosciugato le
energie.
Era completamente inerme. Ma era pur sempre la Maga del Mondo Altrove.
Alzò la
testa e drizzò la schiena: che quegli screanzati se lo
ricordassero.
La
porta si aprì e Magisa sentì quasi le gambe
cederle, la
sorpresa che quasi sovrastava la gioia.
“Aileen!
Hideto!”
“Magisa!”
I
due ragazzi le corsero in contro e Aileen le gettò le
braccia al collo. “Sono così felice di vederti,
Magisa!”
La
Maga sorrise, posando la testa su Aileen, impossibilitata
com’era ad abbracciarla. “Ero sicura che saresti
riuscita ad aprire il
portale!”
La
ragazzina rise e arretrò di un passo, faticando a credere
che c’erano veramente riusciti. E Magisa stava bene, forse un
po’ pallida e un
po’ smagrita, ma stava bene. Poi lo sguardo cadde sulle mani
e una smorfia di
sconcerto sostituì la gioia di pochi secondi prima.
“Ti
hanno incatenata!”
Magisa
rise e alzò le spalle. “Diciamo che non sono stata
una prigioniera troppo collaborativa.”
“Ci
conviene sbrigarci. Mai e gli altri non resisteranno a
lungo”, ricordò Hideto continuando ad armeggiare
con la serratura delle
manette.
Non
appena caddero a terra, Magisa si massaggiò i polsi
arrossati. Sorrise quando incrociò lo sguardo della
Guerriera Verde, cercando
di convincerla che le piaghe non fossero così brutte come
sembravano. Aileen
seppur esitante decise di crederle, per il momento, e le due
raggiunsero Hideto
che era già sulla porta.
“Adesso
viene la parte difficile”, dichiarò il ragazzo
controllando che fuori il corridoio fosse deserto.
Aileen
sgranò gli occhi e portò le mani ai fianchi.
“Perché
fino adesso è stata una passeggiata, vero?”
Il
Guerriero Blu ghignò. “Giusto, Adesso
sarà più difficile.
Quando la Limoviole arriva, avremo
tutti pochi minuti per salire e scappare. Sarà difficile
coordinarci.”
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“Siamo pronti a
dirigerci verso il tetto.”
Kenzo
aveva atteso quel momento, fin da quando quella
mattina aveva augurato buona fortuna ai suoi amici. Non riteneva di
essere un
codardo, preferiva ritenere che la sua decisione fosse stata dettata
semplicemente dalla praticità. Lui, lì, sulla Limoviole sarebbe stato più
utile. E poi era più che consapevole di
non essere portato per lo scontro fisico.
Le
parole di Hideto lo fecero esultare. Il loro piano aveva
funzionato.
Ma
bastò un attimo che la realtà tornasse ad
insinuarsi e il
cuore battere all’impazzata. Sarebbero stati dei bersagli, ma
non era quello
che temeva: non era così codardo. Era il rischio che Mai,
Yuuki e Zungurii
avrebbero corso.
La
ragazza, subito spalleggiata dagli altri due, era stata
categorica: una volta a bordo Magisa, Aileen e Hideto se ne dovevano
andare.
Con o senza di loro.
Il
Guerriero Verde portò l’unghia del pollice destro
tra i
denti e si voltò verso M.A.I.A., fluttuante a pochi passi da
lui.
“Hai
sentito?”
“Certo.
Ho tutte le
comunicazioni sotto controllo, io.”
Kenzo
tornò a fissare lo schermo, scegliendo di ignorare la
frecciatina del robot. Non era proprio dell’umore. Se tutto
andava bene, le
avrebbe urlato qualcosa più tardi.
“Avverti
Mai. Devono sbrigarsi. In quanto tempo
raggiungeremo la fortezza?”, aggiunse voltandosi di scatto
verso Serjou.
“Dieci
minuti. Sempre se non ci intercettano prima.”
E
Kenzo decise che no, pensare a tutti gli scenari peggiori
non avrebbe aiutato. Inspirò e riattivò le
comunicazioni. M.A.I.A. poco lontano
stava già comunicando con Mai.
“Dieci
minuti e saremo in posizione.”
Il
pavimento sotto i suoi piedi vibrò, la Limoviole
era pronta a recuperare i
Maestri della Luce. Kenzo si sforzò di allontanare la mano
dalla bocca e
strinse i pugni sopra la tastiera.
“Ricevuto. Andiamo sul
tetto. Mai e gli altri?”
“Non
preoccupatevi di loro. Cercate di arrivare al luogo
concordato in tempo”, ribadì il ragazzino con
molta meno decisione di quanta
avrebbe voluto. Il suo stomaco era un groviglio di nervi: neppure agli
esami
più difficili era così in ansia.
“No worry, Kenzo.
Siamo o non siamo i Maestri della Luce? Non sanno ancora contro chi
hanno a che
fare.”
Kenzo
sorrise nonostante tutto. Già, erano i Maestri della
Luce: sperava solo che sarebbe bastato.
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Hideto
si fermò al termine dell’ultima scalinata.
Allungò la
mano dietro di sé, fermando le due granroriane dietro di
lui. Il corridoio era
deserto. La porta, dietro cui si celava la scala che li avrebbe
condotti sul
tetto, era solo una dozzina di metri da loro.
“Sicuro
che quella sia il passaggio, Kenzo?”
“Sicurissimo. Due
minuti e siamo lì.”
Non
avevano più tempo per esitare. Hideto voltò
appena la
testa, incrociando oltre la sua spalla gli sguardi determinati di
Magisa e
Aileen. Erano arrivati così lontano, tanto valeva non
fermarsi.
Il
Guerriero Blu uscì per primo. Dal fondo del corridoio
risuonarono passi sempre più vicini. Sgranò gli
occhi e impallidì.
“Correte!”,
sibilò spingendo oltre Aileen che lo aveva
affiancato.
Le
due granroriane non se lo fecero ripetere due volte.
Superarono il ragazzo e sprintarono lungo il corridoio. Hideto fu
subito dietro
di loro. Aileen raggiunse per prima la porta ed esultò
quando la maniglia
cedette senza fare resistenza. Per un attimo il Guerriero Blu credette
veramente che sarebbe stato così semplice.
“Intrusi!”
“Ma
quella è la Maga!”
Accadde
tutto in un attimo. Hideto sentì il rumore delle
pistole che sparavano e aprì la bocca per urlare ad Aileen e
Magisa di
scappare. Un dolore lancinante gli attraversò la gamba e le
parole si
trasformarono in un grido strozzato. Il ragazzo si ritrovò a
terra. Strinse i
denti e ignorò le grida spaventate delle due granroriane
che, come ci si
sarebbe aspettato da quelle due testarde, erano rimaste ferme davanti
alla
porta spalancata.
“Hideto!”
Il
Guerriero Blu alzò lo sguardo ma lo rivolse verso i
soldati. Uno di loro aveva strappato l’arma dalle mani di
quello che gli aveva
sparato, ricordandogli furioso che il Governatore voleva la Maestra del
Nucleo
Progenitore viva. Erano ormai vicinissimi, solo qualche porta
più in là, ma il
ragazzo si sforzò di controllare la ferita. Il pantalone era
sporco di sangue.
Provò a muovere la gamba e non riuscì a
trattenere una smorfia di dolore.
Bruciava come fuoco, ma non sembrava troppo profonda. Provò
ad alzarsi e i
soldati gli urlarono di rimanere fermo dove era, puntandogli di nuovo
le armi
contro. Per un secondo si ritrovò a ridere al pensiero che
era già la seconda
volta quel giorno che minacciavano di ucciderlo. Di quel passo ci
avrebbe fatto
l’abitudine.
La
gamba non lo resse. Dietro di lui sentì passi e quattro
mani lo sorressero. Uno sciame di farfalle verdi lo superò
velocissimo
fiondandosi contro il gruppo di soldati. Uomini e donne si arrestarono
di
botto, gridando dalla sorpresa. Più di uno lasciò
cadere a terra le armi nel
vano tentativo di scrollarsi di dosso quegli insetti luminescenti.
Hideto,
nonostante il dolore, provò un’immensa
soddisfazione.
Magisa
e Aileen fecero passare le braccia del ragazzo attorno
alle loro spalle e insieme si affrettarono verso la porta e la
salvezza. Hideto
zoppicò stringendo i denti e ripetendo come un mantra nella
testa tutte le
imprecazioni, in tutte le lingue, che aveva imparato negli anni di
viaggio.
Entrarono
nella porta e Aileen lo sorresse, facendolo posare
contro il muro. Magisa invece sbatté la porta che
vibrò sui cardini e la bloccò
con una lancia, recuperata chissà quando. Nella penombra del
corridoio la
striscia di sangue che si era lasciato dietro quasi non si vedeva.
La
Maga, soddisfatta della tenuta della porta, ruotò su
sé
stessa e fissò con sguardo infuocato il Guerriero Blu.
“Stavi
per dirci di andarcene, dico bene?”, sibilò la
granroriana con tono bellicoso ma la voce tremante.
“Dovevate
andarvene! Io sono –”
“Per
favore non iniziare con la storia della spendibilità!
Sarete anche sostituibili come Maestri della Luce ma non come
persone!”, sbottò
furiosa e ansante Magisa, colpendolo ripetutamente sul petto con un
dito. Gli
occhi erano lucidi di lacrime.
Hideto
abbassò lo sguardo. La porta subì un improvviso
scossone: i soldati sbraitavano dietro di essa. Non avrebbe retto a
lungo.
Aileen lo strattonò delicatamente per spingerlo a staccarsi
dalla parete.
“E
poi, lasciarti qui?”, aggiunse incredula e oltraggiata la
ragazza, faticando a trattenere un sorriso, “con tutta la
fatica che ho fatto
per aprire il portale?”
Il
Guerriero Blu ridacchiò e accettò
l’aiuto offertogli da Aileen.
Solo in quel momento registrò la voce di Kenzo e si chiese
come fosse stato
possibile: dovevano essere minuti che si stava sgolando.
“Muoviamoci.”
Le
due granroriane annuirono e insieme corsero su per le
scale, Hideto zoppicante che tentava di tenere il passo con una gamba
sola.
Dietro di loro, i tonfi alla porta si facevano sempre più
insistenti. Alla fine
delle scale, si intravedeva il cielo. Anche da lì si
sentivano spari. Erano in
ritardo: la Limoviole era
già sotto
mira.
Accelerarono
e furono fuori. Per un istante si fermarono
sulle mura, leggermente abbagliati dalla luce del giorno. Erano su uno
dei
punti più alti della fortezza. Anche le mura esterne,
così alte viste dalla
piazza, erano di diversi metri più basse. I rumori di spari
erano più forti
alla loro destra e si voltarono in quella direzione. I soldati dagli
spalti
erano tutti concentrati sull’astronave. Nessuno si era ancora
accorto di loro.
“Hideto, maledizione,
dove siete?”
“Siamo
fuori.”
La
Limoviole fece
una brusca deviazione ad U e Hideto ebbe quasi l’impressione
di sentire un
grido strozzato nell’auricolare. Poi l’astronave si
diresse verso di loro.
“Muoviamoci!”
Aileen
e Magisa, sempre sorreggendo il ragazzo, si spinsero
fino ai bordi merlati. L’improvviso arresto a
mezz’aria della Limoviole
sollevò un enorme nube di
polvere che li investì in pieno, costringendoli a chiudere
gli occhi. Poi rialzarono
lo sguardo e Kenzo, visibilmente verdognolo e con gli occhi stralunati,
apparve
all’entrata sul retro.
“F-forza,
salite!”
Fu
allora che i soldati si accorsero di loro. “Fermate i
ribelli!”
M.A.I.A.
emerse dalla Limoviole a tutta velocità, due occhi
rossi bellicosi visualizzati sullo schermo e una cacofonia di fischi e
sbuffi
che l’accompagnava. Prestando attenzione si riusciva anche ad
intuire una
melodia di sottofondo.
Ad
Hideto gli si spalancò la bocca. “La
cavalcata delle valchirie-”, esalò
scoppiando quasi a ridere,
“sul serio?”
I
soldati si erano pure accorti del bolide viola che gli si
fiondò contro e presero presto la mira. M.A.I.A.
però piroettò su sé stessa ed
evitò gli spari, gettandosi contro la testa del primo
malcapitato. Come un
birillo, stramazzò a terra con un grido. Uno dopo
l’altro anche gli altri
soldati, pur tentando di colpirla, fecero la stessa fine.
Hideto,
Aileen e Magisa rimasero imbambolati a fissare il
robottino che rimbalzava come una pallina di flipper da un soldato
all’altro. Kenzo
doveva essere contento che M.A.I.A. era stata solo
irritata da lui.
“Vi
muovete?”
Il
richiamo distolse i tre dalla battaglia di M.A.I.A. e si
accorsero che il Guerriero Verde aveva ormai raggiunto il bordo della
piattaforma.
Aileen fu la prima a lasciare il braccio di Hideto che si
ritrovò costretto a
sorreggersi solo su Magisa. La granroriana balzò oltre la
merlatura e atterrò
agilmente sulla Limoviole. Insieme
a
Kenzo aiutò Hideto a fare lo stesso. Il ragazzo venne fatto
appoggiare sul pavimento
e, suo malgrado, fu grato di poter stendere la gamba. Anche se
l’azione gli
provocò una fitta che gli attraversò il corpo
fino al fianco.
Magisa
li seguì a ruota e non appena posò i piedi
sull’astronave, Kenzo saettò di nuovo
all’interno lasciando le due granroriane
accanto al Guerriero Blu
“Sono
a bordo”, si sentì la voce del ragazzino quasi
gridare
verso Serjou, “dove saranno gli altri?”, aggiunse
poi precipitandosi sul
computer.
Magisa
intanto si era a sua volta accasciata accanto ad
Hideto, visibilmente sollevata. Dopo un mese di prigionia, cominciava a
sentire
gli effetti della fuga e della tensione. Senza contare che le manette
avevano
prosciugato la sua energia magica.
“Dobbiamo
occuparci della ferita”, sussurrò Aileen
inginocchiata
accanto a loro.
Hideto
si pentì di non aver portato il suo kit di pronto
soccorso. Ma chi pensava potesse servire in una delle loro solite
riunioni?
“Avete
qualcosa per il primo soccorso?”
“Credo
di sì. È Serjou che si occupa che ci sia
tutto.”
Il
Guerriero Blu si posò al parapetto per sollevarsi,
trattenendo appena una smorfia di dolore. Quando Aileen gli
offrì un braccio
per appoggiarsi, sospirò grato.
“Perfetto.”
Insieme
avanzarono verso l’interno, Magisa visibilmente
stanca dietro di loro. Aileen aveva provato a dirle di aspettare ma la
Maga
aveva scossò la mano, ripetendole che era solo un
po’ spossata. In quel
momento, M.A.I.A. sfrecciò sopra le loro teste esclamando un
“Bentornata Maga
Magisa” e prese a girare
in tondo sopra a Kenzo, con una qualche marcia trionfale di sottofondo.
“Lady
Viole e gli altri sono bloccati
in un corridoio del terzo piano.”
Kenzo sbiancò in
volto e riattivò l’auricolare. Hideto venne fatto
sedere su uno dei divani e
Aileen si fiondò al piano di sotto. Magisa
abbozzò un sorriso nella direzione
di Kenzo, troppo preoccupato per apprezzare a pieno che parte del loro
piano avesse
funzionato, e di Serjou per poi lasciarsi cadere accanto al Guerriero
Blu.
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“Hideto e Aileen
recuperati, voi dove siete?”
Mai
vide con la coda dell’occhio il pugno diretto a centrare
il suo viso e si abbassò appena in tempo per schivarlo. Il
soldato si trovò
quindi sbilanciato e lei lo colpì con una gomitata allo
sterno. Quando lui
cominciò a tossire e si portò le mani al petto,
ruotò il braccio e lo colpì con
un pugno in pieno volto, ricambiando il favore di poco prima. Il
granroriano
scivolò a terra stordito, le mani sul naso, quasi
sicuramente rotto. Mai
deglutì e distolse lo sguardo, arretrando contro il muro e
posandovisi. Si
passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.
“Sempre
lì”, esalò con il fiato grosso. Non era
così stanca
dagli ultimi nazionali di Taekwondo.
Zungurii
a pochi passi da lei afferrò un granroriano e lo
gettò contro il gruppetto che stava per raggiungerli.
Finirono tutti a terra in
un concerto di grida e strilli, pistole che scivolavano a terra e gambe
e
braccia che formavano quasi un groviglio.
Yuuki
poco oltre colpì con un gancio un granroriano e lo
stese con un calcio nello stomaco. Poi il Guerriero Bianco si
voltò verso di
lei e incrociò il suo sguardo. Mai fece il cenno di ok con
le dita e portò la
mano all’auricolare, sperando di bloccare la confusione
almeno un poco. Altre
grida giungevano sempre più forte dal fondo del corridoio:
altri soldati
stavano arrivando.
“Non resisteremo
ancora a lungo! Stanno partendo le astronavi!”
Mai
si morse un labbro, si staccò dalla parete e si
guardò
attorno. Erano bloccati su quel piano, senza alcuna via
d’uscita. Solo corridoi
rossi, porte e finestre che davano sul vuoto. La distanza che li
separava dalle
rampe di scale dell’altra ala del piano era troppo grande per
sperare di
raggiungerla prima che la Limoviole
venisse abbattuta.
Yuuki
e Zungurii la raggiunsero, pure loro stremati anche se
cercavano di non darlo a vedere. Avevano solo pochi attimi per
riprendere
respiro. E nessuno di loro tre avrebbe potuto continuare di quel passo
ancora per
molto.
“Non
possiamo permettere che ricatturino Magisa o prendano
il Nucleo Progenitore.”
Né
Zungurii né Mai contraddissero in alcun modo le parole
del Guerriero Bianco. Lo avevano messo in preavviso. La ragazza
abbozzò un
sorriso.
“Non
possiamo raggiungere il tetto.”
Nell’auricolare
non si sentì risposta, anche se si era udito
quasi distintamente l’aria inspirata bruscamente da Kenzo. I
soldati apparvero
da entrambe le direzioni delle scalinate. I tre si prepararono
all’azione,
nonostante i muscoli doloranti.
La
Limoviole
sfrecciò davanti alle vetrate alla loro destra. Mai la
seguì con lo sguardo
fino a quando scomparve dietro l’angolo. Stavano ancora
facendo giri attorno
alla fortezza, sotto il fuoco che cercava di abbatterli. Stava quasi
per
tornare a voltarsi verso i soldati in avvicinamento, le pistole puntate
contro
di loro e l’intimazione di stare fermi dove erano, ma
tornò a fissare di scatto
la vetrata alla fine del corridoio.
“Pensi
anche tu quello che penso io?”, sussurrò la
ragazza
verso Yuuki.
Il
ragazzo seguì il suo sguardo e alzò un
sopracciglio. Poi ghignò,
meno rassegnato e mezzo divertito.
“Temo
proprio di sì.”
Anche
Zungurii si accorse della vetrata che stavano
guardando e sgranò gli occhi. Ma lo stupore venne ben presto
sostituito da una
risata trattenuta. Più di qualche soldato fissò i
tre come se avessero
completamente perso la testa.
“Mani
in alto!”, esclamò una, probabilmente il
comandante di
quella dozzina di granroriani.
I
tre tornarono a fronteggiare i nuovi avversari. Yuuki
avanzò di mezzo passo davanti a loro e guardò i
soldati sorridendo derisorio.
“Vi
piacerebbe.”
Nella
sua mano destra apparve in un breve lampo di luce la
sua spada. I soldati arretrarono di un passo scioccati e più
di qualcuno visibilmente
intimorito.
Mai
portò la mano all’auricolare. “M.A.I.A.
ho bisogno che individui
la nostra posizione e che riusciate entro diciamo-”,
inclinò la testa e iniziò
a muovere il dito per immaginare la dinamica della loro idea,
“- un minuto? Sì,
a raggiungere la vetrata sull’angolo ovest.”
A
quelle parole, il Guerriero Bianco sferzò l’aria
con la
lama. Il movimento creò dal nulla un’ondata di
aria gelida, quasi una tormenta
con tanto di neve che si abbatte come una scudisciata sul gruppo di
soldati. I
primi persero l’equilibrio e vennero sbalzati contro i
secondi. Quasi tutti
caddero a terra.
“Siamo in arrivo. Che
cosa volete fare?”
Mai
non rispose e i tre, ignorando i soldati doloranti e
incolleriti, si voltarono e iniziarono a correre.
Zungurii
afferrò una statuetta di drago esposta su un
piedistallo, preparò lo slancio e la gettò con
tutte le sue forze contro la
vetrata distante qualche metro. La luce esterna fece brillare la sua
superficie
bronzea. Impattò contro la vetrata mandandola in frantumi.
Il tintinnio dei
pezzetti di vetro venne preceduto dal pesante tonfo della statua.
“Qualche
secondo e l’astronave sarà in posizione.”
Mai
si voltò verso i due amici e annuì. La finestra
era
ormai a pochi passi da loro. Accelerarono e fatti tre passi saltarono,
senza
darsi il tempo di pensare alle conseguenze, al fatto che la loro poteva
essere
un’azione suicida. Dietro di loro i soldati gridarono dalla
sorpresa.
Zungurii
e i due Maestri della Luce si ritrovarono per
istanti infiniti sospesi sul vuoto, mentre la gravità
iniziava a farli cadere.
Sotto di loro nel cortile più di qualche persona
strillò e puntò il dito verso
di loro, alcuni fecero cadere dallo sbigottimento quello che avevano in
mano.
Loro tre non ebbero neppure il tempo di pensare quanto a lungo
sarebbero caduti
prima di sfracellarsi.
Il
ponte anteriore della Limoviole
apparve sotto di loro senza quasi che se ne rendessero conto.
L’urto fece loro
cedere le gambe e si ritrovarono a rotolare come bambole di pezza. Ma
erano
liberi e, soprattutto, ancora vivi.
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Magisa,
incredula, osservò Zungurii, Mai e Yuuki gettarsi
fuori dalla finestra e precipitare sul ponte anteriore della Limoviole. Appena si rese veramente
conto di quanto successo, scattò in piedi con ritrovate
forze e marciò furente
verso la prua. Era stato uno stunt che rasentava il suicidio: sperava
non ne
fossero usciti morti, perché voleva avere lei
quell’onore.
I
tre si stavano appena rendendo conto che il loro folle
piano aveva funzionato. Lentamente stavano tentando di rimettersi in
piedi. Zungurii,
rinunciandoci quasi subito, si era disteso pancia all’aria e
rideva come un
matto.
“Mi
eravate davvero mancati!”
Si
morse subito la lingua e fece del suo meglio per
mostrarsi mortificato, però, quando incrociò lo
sguardo infuocato di Magisa,
marciata a pugni chiusi fino a pochi metri da loro.
“Vi
è dato completamente di volta il cervello?”,
sbraitò
Magisa incrociando le braccia, i serpenti sul suo abito che
cominciavano a
fremere e sibilare, “venite a salvarmi per poi tentare di
farmi morire di
infarto?”
Mai,
la più vicina alla granroriana, sorrise e alzò lo
sguardo verso di lei, che seppur inviperita era lì davanti a
loro sana e salva.
“Se
ti può consolare, questo non era affatto nei
piani.”
A
quelle parole, i serpenti del vestito si fermarono e gli
occhi di Magisa si inumidirono. Senza preavviso, si
inginocchiò e gettò le
braccia al collo della ragazza.
“Sono
così felice di rivedervi”, sussurrò la
Maga mentre la
velocità dell’astronave faceva sbattere i suoi
capelli rosa e quelli viola di
Mai, sfuggiti dal chignon, sulle loro facce.
Mai
ricambiò subito l’abbraccio, sollevata che tutto
fosse finito
e che tutti fossero ancora vivi. “Anche io.”
Yuuki,
a pochi passi da loro, si era già rimesso in piedi.
Si voltò subito per capire cosa stava succedendo alla
fortezza, parzialmente
nascosta dalla cabina di comando. La Limoviole
era riuscita a superare quasi indenne le mura del castello ma le prime
astronavi erano ormai in aria, pronte ad inseguirli.
“Se
non facciamo qualcosa, non avrà importanza.”
Senza
aspettare risposta, si avviò a passo rapido verso
l’entrata seguito a ruota da Zungurii e qualche istante dopo
dalle due donne.
“Serjou
si stanno preparando ad inseguirci. Usa la massima
potenza.”
Il
granroriano spostò la leva fino al massimo, ma la
velocità non variò di molto.
“Temo,
Guerriero Bianco, che i loro attacchi abbiano
intaccato alcuni dei sistemi.”
M.A.I.A.,
connessa ai computer di bordo, finì in quel
momento di effettuare la scansione.
“I
canali di collegamento tra
motore e sistema dei nuclei sono stati danneggiati. Il funzionamento
del
sistema è ridotto al 30%.”
Mai
lo affiancò, appoggiandosi al sedile, scrutando
freneticamente i comandi e poi voltandosi verso M.A.I.A. “Non
possiamo
convogliare l’energia del sistema dei nuclei sfruttando gli
altri canali?”
“Negativo.
Gli altri canali
non sono adatti a quel tipo di utilizzo.”
La
Guerriero Viola si passò le mani tra i capelli, cercando
di tenere a bada la frustrazione che le stava montando dentro.
“Ci
sarà pur qualcosa che possiamo fare!”
“Qualunque
cosa sia sarà meglio farla in fretta, Lady Viole.
Le astronavi stanno recuperando terreno.”
Zungurii
corrugò la fronte, provando un improvviso senso di
deja-vu: si erano già trovati in una simile situazione
durante la loro prima
avventura.
“Come
quella volta con Leon. Possiamo fare la stessa cosa!”
L’attenzione
di tutti si spostò sull’abitante del villaggio
Gurii. Kenzo, con il computer in mano anch’esso collegato ai
sistemi, sgranò
gli occhi comprendendo a che cosa si stesse riferendo il granroriano.
L’aveva
usato come base per uno studio che lui e Stella avevano portato avanti
nel
futuro. Come aveva fatto a non pensarci prima?
“Potrebbe-”,
sussurrò, cominciando a battere con furia i
tasti del computer per valutare quanto fosse un’idea
utilizzabile.
“M.A.I.A.,
se fosse possibile convogliare una maggiore
quantità di energia nel sistema dei nuclei e da
lì nei canali ancora
funzionanti, si riuscirebbe ad aumentare le prestazioni del
motore?”
“Sul
piano teorico sì. Ma non
ne vedo la fattibilità, Scirò.”
Il
ragazzino sbuffò per poi voltarsi verso gli amici,
entusiasta. “È possibile perché abbiamo
il Nucleo Progenitore!”
A
quelle parole, Aileen, che fino a quel momento era rimasta
seduta a fianco di Hideto, che aveva appena finito di fasciarsi la
gamba,
sussultò e si ritrovò sotto lo sguardo di tutti.
“Io?
Vi ho detto che non so usare il potere del Nucleo! A
malapena ho aperto il varco per portarvi qui!”
Le
teste di Mai, Yuuki e Kenzo si voltarono di scatto verso
la granroriana.
“Aspetta
che?”, esalò il Guerriero Verde sbattendo le
palpebre.
La
Guerriero Viola aggrottò la fronte, scandalizzata.
“Ma tu
ci avevi detto!”
“Sciocchezze!
Nella fortezza sei stata in grado di percepire
Magisa”, replicò Hideto con decisione e facendo
gesto agli altri di tacere, prezioso
il poco tempo che avevano a disposizione.
La
granroriana abbassò lo sguardo, i muscoli tesi.
“Era
diverso. Non ci posso riuscire.”
“Si
che ce la puoi fare,” Magisa sussurrò con dolcezza
posando una mano su quelle di Aileen, strette in grembo.
“Sono sicura che ci
puoi riuscire.”
Il
Guerriero Blu le posò una mano sulla spalla. “Devi
provarci, non avremo altre chance.”
Quasi
a sottolineare le parole, il rumore di spari riempì
l’aria e uno dei colpi riuscì a sfiorare la poppa
della Limoviole, facendo scuotere
l’astronave e obbligando tutti a tenersi sul primo appiglio
possibile onde
evitare di cadere.
Aileen
si morse un labbro ma annuì. Hideto, accanto a lei,
sorrise. “Ricorda quello che ti ho detto. Chiudi gli occhi,
concentrati.”
Lei
fece quello che le diceva, come prima. Chiuse gli occhi
e cercò di svuotare la mente, di concentrarsi solo sul peso
della mano di
Magisa che stringeva le sue mani per confortarla. Doveva dimenticare,
che se
sbagliava, erano tutti spacciati. Inspirò ed
espirò.
“Cerca
di sentire Magisa accanto a te. Me. Tutti quanti.”
Per
lunghi istanti, la granroriana faticò a percepire il
Nucleo. Istanti lunghissimi in cui tutti gli altri fissavano le
astronavi
sempre più vicine, lo stomaco contratto in una morsa. Poi,
finalmente lo sentì,
l’energia che fluiva nel suo simbolo e dentro di lei. Vide
interiormente
Magisa, la sua energia multicolore di Maga Guardiana, e
dall’altra parte
l’energia blu di Hideto.
In
quel momento, gli altri videro Aileen venir avvolta da
una luce iridescente e rimasero senza fiato. I loro simboli apparvero
davanti
ai loro petti, viola per Mai, bianco per Yuuki, blu per Hideto e verde
per
Kenzo e la stessa Aileen. Riflessi multicolori riempirono tutta la
Limoviole.
Zungurii
rimase a bocca aperta, quasi senza accorgersi, come
gli altri del resto, dei colpi sempre più vicini.
Kenzo,
ripresosi dallo stupore, tornò a fissare lo schermo,
non senza qualche fatica a causa della luce verde del suo simbolo. Gli
bastarono pochi istanti per rendersi conto che stava funzionando.
“La
funzionalità dei
propulsori sta tornando a salire. 67%, 74%...”
Serjou,
dal canto suo, osservava solo la barra sulla
postazione di comando e, anche lì, la potenza stava
crescendo. Come allora. A
quanto sembrava, neppure un sistema in avaria poteva impedire
all’energia del
Nucleo Progenitore di fluire.
Fuori,
gli inseguitori sgranarono gli occhi e gridarono
dalla sorpresa quando le vetrate della Limoviole furono inondate da una
luce
cangiante. L’astronave, che fino ad un istante prima si
trovava ormai nelle
loro mani, si stava allontanando ad una velocità che
cresceva esponenzialmente
ogni minuto.
I
Maestri della Luce, invece, furono colti alla sprovvista
dalla brusca accelerata. Mai e Yuuki vennero sbattuti contro lo
schienale di
uno dei divani, Kenzo perse l’equilibrio facendo staccare la
spina del suo
portatile e venne salvato dalla caduta solo dal tempestivo intervento
di
Zungurii che lo afferrò con una mano e lo tenne su.
Pochi
istanti dopo, la fortezza del Governatore e la
capitale non erano che un punto quasi indistinguibile
all’orizzonte. Presto,
quando si sarebbero fermati, avrebbero avuto la certezza che almeno per
un po’
non sarebbero stati inseguiti.
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Un
clima strano avvolgeva la cittadina che circondava la
fortezza e la fortezza stessa. L’arrivo improvviso dei
Maestri della Luce e
dell’astronave viola che, brillante di colori multicolore,
era riuscita a
sfuggire ad un intero plotone delle migliori astronavi del loro Regno
aveva
tolto loro qualcosa.
Il
senso di sicurezza.
Neppure
le azioni dei ribelli erano riuscite a tanto. La
fortezza che li proteggeva era stata espugnata e nessuno, nel silenzio
scioccato dalla fuga inattesa, si sentiva più al sicuro.
Il
ritorno fulmineo della nave ammiraglia, della nave del
Governatore, era servito solo ad aumentare la tensione. Le ombre che la
luce
del tramonto creava si riflettevano negli occhi degli abitanti di Gran
RoRo
che, muti e inquieti, si chiedevano che cosa sarebbe stato di loro se
l’Imperatore sarebbe caduto e l’antico status quo
ritornato.
Questo
stesso sentimento serpeggiava nei corridoi della
fortezza, dai lavapiatti delle cucine ai comandanti di più
alto grado. Nessuno
riusciva a spiegarsi come avessero potuto farsi cogliere
così alla sprovvista.
Tutti
erano stati interrogati per risalire a qualsiasi
dettaglio che, a posteriori, fosse risultato rilevante. Solo i soldati
erano
stati interrogati in presenza del Governatore, interessato soprattutto
a
risalire all’identità di coloro che avevano
liberato la Maga.
Per
primi erano entrati i responsabili della sicurezza, tenuti
a rispondere dell’incapacità di accorgersi della
presenza di intrusi. Secondi
erano stati i soldati che avevano inseguito i Maestri della Luce
fuggiti dalle
prigioni.
Fuori
dalla Sala di Governo della fortezza, rimasero solo il
gruppo di soldati ritrovati nella stanzetta poco distante la prigione
della
Maga, incaricati di scortarla segretamente all’astronave che
doveva condurla
altrove, e il soldato trovato con essi.
I
primi furono fatti entrare tutti assieme.
Sambirii
rimase solo a fissare la piccola macchia di umidità
nascosta dall’arazzo. L’attesa si stava facendo
snervante e l’iniziale
rassegnazione alla punizione si stava affievolendo.
L’umiliazione era qualcosa
che non aveva mai potuto accettare. Non con gli altri regni, quando
ancora
tutti erano pronti a sputare su di loro, non quando il Re del Mondo
Altrove
prendeva e dava quello che gli pareva.
Al
servizio del suo regno, dell’Imperatore aveva finalmente
ottenuto quel rispetto che aveva sempre sognato. Si era fatto strada
tra i
ranghi, aveva dimostrato il suo valore come soldato e come duellante.
Fino a
quando era arrivata quella streghetta verde.
Quel
giorno si era fatto di nuovo ingannare come uno
sciocco. Catturare lei e il suo amico, impedire loro di liberare la
Maga:
quello gli avrebbe permesso di ottenere il vero riconoscimento. Ma si
era fatto
abbindolare dalle sue parole.
Strinse
le mani a pugno e colpì il muro con la mano sinistra,
nero di rabbia.
“Il
nostro Governatore ti sta aspettando.”
Ruotò
di scatto. La porta della sala del trono era
spalancata. Il gruppo di soldati entrato prima di lui stava
già scomparendo
alla fine del corridoio. La guardia davanti a lui, accertato di essere
stata
udita, tornò a fargli cenno di entrare e si
posizionò di nuovo a lato della
porta insieme agli tre suoi commilitoni.
Sambirii
espirò e si risistemò la divisa. Alzò
la testa e
avanzò dentro la sala con passo rigido, deciso ad affrontare
l’umiliazione
almeno come un guerriero.
La
sala del trono era la stanza più ampia del palazzo.
Più lunga
che larga, era al centro del piano e di tutta la fortezza. Si trovava
nel torrione
centrale, separato dalle altre ali del palazzo da terra fino alla
merlatura, e collegato
ai restanti corridoi da portici sopraelevati. Tre vetrate per ogni lato
illuminavano in modo soffuso la stanza e rendevano meno accesi i toni
del rosso
e del marrone che la contraddistinguevano.
La
sala, però, mancava della ricercatezza che si poteva
trovare in altri Regni e più di un dettaglio ne accentuavano
il carattere
pratico. Il trono era affiancato da una scrivania massiccia piena di
carte e
documenti, tavolette elettroniche e penne.
Era
lì che sedeva il Governatore e alle sue spalle erano ritti
tutti i suoi consiglieri, quasi invisibili con le loro tuniche rosse e
marroni.
Ma
quello che attirava veramente lo sguardo era l’immenso
arazzo appeso dietro al trono. Realizzato dalle migliori tessitrici del
regno
raffigurava la divinità più potente, Supremo Drago del
Chaos, imponente e terribile, fauci e ali nere circondate
dalle fiamme.
Attorno a lui a creare un triangolo spiccavano il volo, in un cielo
azzurro
velato da nubi, i suoi tre emissari: i draghi titani del cielo.
“Mi
è stato detto che tu sei stato l’ultimo ad aver
visto la
Maga.”
Sambirii
sussultò e si mise sull’attenti, distogliendo lo
sguardo dall’arazzo e puntandolo verso il Governatore. Il
granroriano lo
fissava con gli occhi scuri, le mani intrecciate davanti al suo volto.
La
chioma castana, striata da ciocche grigie, era quasi una criniera e
aumentava
l’imponenza della sua figura, avvolta da vesti beige e
drappeggiata da un
mantello porpora, fermato sulla spalla da una spilla dorata intagliata
a fauci
di drago ruggente.
“Non
esattamente, signore. Sono stato l’ultimo a tentare di
fermare i due ribelli che la stavano liberando.”
“E
come mai non sei riuscito a fermarli?”
Sambirii
deglutì e le mani gli tremarono. Chinò il capo,
la
rabbia che riprendeva a salire dentro di lui. Nera come le ali della
divinità.
“Mi
sono fatto ingannare. Una dei ribelli era una
granroriana del Regno di Smeraldo. Sono stato sfidato a duello e ho
accettato.
Al termine stavo per chiamare i rinforzi ma sono stato
narcotizzato.”
I
consiglieri iniziarono a bisbigliare tra di loro,
lanciandogli occhiate furtive. E molti sguardi erano carichi di
disprezzo e
sufficienza, capaci di ricordargli come avesse fallito da novellino.
Il
Governatore si alzò, senza prestargli attenzione, e si
diresse verso il trono fermandosi davanti ad esso. Il suo sguardo si
alzò verso
l’arazzo.
“E
l’altro ribelle?”
Sambirii
lanciò uno sguardo nero verso i consiglieri e si
rinchinò davanti al Governatore.
“Non
ne conosco la sua identità, mio signore. Ma la
granroriana ha detto che era uno dei Maestri della Luce: il
più forte di tutti,
a sentire lei.”
Quella
frase zittì di botto i consiglieri e Sambirii
provò
enorme soddisfazione a sorprendere quell’ammasso di altezzosi
con la puzza
sotto al naso, dimentichi che erano nati tutti più o meno
agricoltori come lo
era stato lui. Il Governatore annuì lentamente.
“Che
fosse il famoso Dan Bashin? Colui che sconfisse il Re
del Mondo Altrove?”, un brivido di stupore e di ammirazione
attraversò la
schiena di tutti i granroriani presenti, “sai che carte
avesse?”
“No.
Ho duellato solo con la ragazza.”
La
sua voce si perse nel silenzio del salone. Il soldato e i
consiglieri rimasero in attesa delle successive parole del Governatore.
Lui,
taceva, immerso nei suoi pensieri, intento a ponderare le parole
dell’Imperatore
e a capire quanto la situazione potesse essere rimediata. Era un
peccato che
l’inesperta Maestra del Nucleo non fosse stata catturata: un
simile risultato
avrebbe ricordato anche agli altri regni quanto il suo mondo e il suo
popolo
valessero. Fortunatamente Magisa avrebbe potuto fare ben poco e almeno
ora
sapevano chi fosse la portatrice del Nucleo.
Il
granroriano chinò impercettibilmente il capo verso
Supremo Drago e prese a camminare, le mani intrecciate dietro alla
schiena.
“La
granroriana che ti ha sfidato”, esordì fissando un
punto
imprecisato oltre la vetrata, “era la stessa che viaggiava
con la Maga?”
“Sì,
signore.”
“Ottimo.
Voglio il suo identikit completo. L’Imperatore
desidera che chiunque in tutta Gran RoRo sia in grado di
riconoscerla.”
Sambirii
aggrottò la fronte e cercò risposta nel gruppo di
consiglieri, i cui volti però rimasero privi di espressione.
Non capiva il
perché di tanto interesse. Non era forse più
importante che il suo compagno
potesse essere Dan Bashin? Non era lui che l’Imperatore
doveva più temere?
“Ma,
mio signore, è solo una ribelle. Anche se è una
discreta duellante. Quale interesse potrebbe avere il nostro
Imperatore?”
Il
Governatore scoppiò a ridere.
“Non
bisogna mai fermarsi alle apparenze. Alla superficie.
Nessuno di voi si è mai chiesto perché la Maga
fosse ancora qui?”
Sambirii
sbiancò e si sentì ancora più
umiliato, più
stupido. Si era veramente fatto sfuggire la Maestra del Nucleo
Progenitore? Ma
come poteva immaginare che lo avesse quell’insopportabile
granroriana?
“Signori”,
la voce tonante del Governatore rimbombò nella
sala. “Che l’astronave su cui viaggia sia nota a
tutti i nostri ricognitori. La
Maestra del Nucleo va catturata. E dobbiamo essere noi a
farlo.”
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Aileen
inspirò e si alzò dal letto, dirigendosi
lentamente
verso la porta della stanza. Per quanto non bramasse una nuova
ramanzina, non
poteva evitare gli altri per sempre. La scusa della stanchezza non li
avrebbe
tenuti a bada a lungo, anche se la missione era stata più
sfiancante di quanto
potessero immaginare. Distrattamente si passò la mano sul
braccio ancora
dolorante.
Si
fermò a pochi centimetri dalla porta, il dito immobile
sopra il pulsante per aprirla. Quando aveva cominciato a provare ad
attivare il
varco che collegava la terra, affrontare i Maestri della Luce era
sembrato così
semplice. Aveva creduto che sarebbe bastato far finta di nulla,
trattarli come
qualunque persona che aveva conosciuto in quegli anni. Quanto si era
sbagliata.
Strinse
le mani a pugno. Non dovevano scoprire che lei aveva
il Nucleo, e lo avevano fatto. E avevano scoperto anche che lei non
aveva la
più pallida idea di come farlo funzionare. Ma la cosa
peggiore era che,
nonostante i suoi sforzi, i ricordi stavano cominciando a riaffiorare.
E tutti
i passi che aveva fatto in quegli anni, a forzarli nel fondo della sua
mente,
si stavano rivelando vani.
Ma
non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso loro di
consumarla. Premette il pulsante e la porta si aprì con un
leggero sibilo. Alzò
la testa e uscì nel corridoio.
Si
voltò appena e i loro sguardi si incrociarono. La
Guerriero Verde sussultò e posò la mano alla
parete vicino alla porta, quasi
tentata di tornarci dentro. Il Guerriero Bianco era immobile a pochi
passi da
lei. Arretrò di un passo e lasciò scivolare la
mano.
Yuuki,
invece, avanzò lasciando alcuni passi tra di loro,
fin troppo consapevole dello smarrimento crescente nello sguardo della
ragazza.
“Sono
venuto a vedere come stavi.”
“Non
ce n’era bisogno”, sbottò la granroriana
distogliendo
lo sguardo e iniziando a fissare il pavimento. “Avevo solo
bisogno di riposare
un po’. Non mi serve una balia.”
Il silenzio che seguì le sue parole si protrasse per lunghissimi istanti. E per ogni attimo che Aileen sentiva il suo sguardo su di lei, che la analizzava, che sembrava quasi volerla giudicare, dentro di lei sentiva crescere quel fuoco rabbioso provato la sera prima e quando si era ritrovata Hououga in mano. Solo lui poteva avergliela data. Solo lui. Probabilmente aveva già raccontato a tutti la sua scoperta.
Yuuki
aveva imparato fin da bambino a studiare le persone
soltanto guardandole, una capacità necessaria con la vita
che lui e sua sorella
avevano dovuto affrontare. L’insofferenza della granroriana
alla sua presenza
era stata fin troppo palese il giorno prima. Avrebbe voluto farle delle
domande, capire se le sue sensazioni aveva ragione. Se era lei.
Ma non poteva imporsi.
Sospirò e si voltò.
“Aspetta!”
Non
era riuscito a fare che pochi passi, ma Aileen non ce
l’aveva fatta a frenare le domande. A frenare la rabbia.
Doveva sapere. Lui non
poteva aver capito. Non era giusto che avesse capito.
“Perché
mi hai dato questa carta?”
Estrasse
Hououga e
tese
il braccio davanti a sé, la mano che tremava ma non le
importava. Yuuki si
voltò lentamente e guardò appena la carta che lei
esibiva, il suo sguardo che
tornò ad incrociare quello in tempesta della granroriana.
“Uso
un mazzo bianco.”
“E
questa sarebbe una risposta? Potevi darla a Kenzo allora!
Non è un tuo amico?”
Aileen
abbassò il braccio di scatto, stringendo più
forte le
dita sulla carta. Si stava prendendo gioco di lei. Sembrava divertirsi
a
rendere tutto più complicato.
“Non
spetta a lui usarla.”
“Perché
a me sì?”, sussurrò la granroriana
senza riuscire a
trattenere il tremore della voce. Gli occhi le si inumidirono, sfocando
i bordi
del Guerriero Bianco.
“Tu
hai i ricordi della Principessa di Smeraldo. Come mia
sorella.”
“Co-cosa?”
Aileen
sgranò gli occhi e il cuore cominciò a batterle
come
impazzito. Si era illusa fino all’ultimo che fosse tutto una
coincidenza.
“Perché
sono nata nel Regno di Smeraldo?”
Deglutì
per impedire alle lacrime di scendere, per impedire
di mostrarsi ancora più debole di fronte a lui.
“O
perché ho il Nucleo Progenitore? Perché uso un
mazzo
verde? Perché…”
Yuuki
scosse la testa e sorrise, un sorriso malinconico, che
non raggiungeva gli occhi. “Dimmi che non sei tu. Che le
impressioni che ho
avuto sono tutte sbagliate. Guardami negli occhi e dimmelo. E io ti
crederò.”
La
granroriana mantenne lo sguardo fissò nel suo, forzandosi
di non abbassarlo. Aprì la bocca per parlare. Per mentire,
per nascondere la
verità come aveva fatto fino a quel momento. Per illudersi
che, facendo finta
di niente, quel passato non sarebbe riuscito a tormentarla.
Ma
Aileen sapeva che non ci poteva riuscire, sapeva di aver
perso in partenza. Qualcosa dentro di lei si ribellava con tutto le
forze a
nuove bugie. Tornò ad abbassare lo sguardo, sconfitta.
“Come
hai fatto a capirlo?”
In
quel momento Yuuki sentì dentro di lui la
serenità che
aveva perso sei anni prima. Il suo fallimento, la sua
incapacità e i suoi
errori potevano essere cancellati. Poteva girare la pagina su cui era
rimasto
bloccato. Anche se in modo imprevisto, anche se a lei non importava
nulla, aveva
mantenuto la sua promessa.
L’aveva
ritrovata. Forse avrebbe potuto cominciare a perdonarsi.
“Alcuni
tuoi modi di parlare. Alcune sfumature che davi alle
frasi. Soprattutto quando abbiamo discusso.”
La
Guerriero Verde scosse la testa e rise amara. Era stato
impossibile per lei controllarsi in quel momento, con così
tante emozioni che
vorticavano incontrollate dentro di lei. Con quella stupida vocina che
esultava
per averlo rivisto. Non la sorprendeva il fatto che si fosse tradita
proprio
allora.
“Ti
ho chiesto di smetterla di proteggermi.”
“Poi
mi sono solo fidato di una sensazione”, aggiunse Yuuki
Aileen
sospirò. “Lo hai già detto agli
altri?”
“No.
E non lo farò meno che non lo riterrò importante
per la
nostra missione. Preferirei che fossi tu a rivelarlo, quando ti
sentirai
pronta.”
Yuuki
la guardò annuire a fatica. Ma si rese conto che non
poteva proteggere solo lei: anche i suoi amici avevano sofferto.
“Ma
fallo prima che lo capiscano da soli. Hanno già pagato
abbastanza per la fiducia malriposta, per le bugie e le
menzogne.”
Le
sue parole non furono seguite da una risposta e il
silenziò calò tra di loro. Facendo attenzione si
riuscivano a sentire le voci
degli altri Maestri della Luce che, sul ponte principale, raccontavano
a Magisa
che cosa era successo in quel mese a Gran RoRo e in quegli anni sulla
terra.
Proprio
quando Yuuki fece un passo per allontanarsi, Aileen
alzò di nuovo lo sguardò.
“Io
non solo lei.”
E
nella voce c’era non riuscì a trattenere una nota
di
supplica, una muta richiesta che lui la capisse.
“Lo
so.”
Aileen
si morse il labbro ed alzò di nuovo la mano, Hououga stretta
tra le dita. “Riprendila.”
“No.
È tua.”
La
mano della ragazza rimase immobile tra loro due, rispecchiando
la sua esitazione. Si fissarono per lunghi istanti e, alla fine, Aileen
la
ritrasse lentamente.
“Non
ti sto promettendo di usarla. Sarei una stupida ad
utilizzarla.”
Yuuki
sorrise. “Non te lo sto chiedendo.”
La
granroriana sospirò e tornò ad infilare Hououga nel
suo porta-deck appeso alla vita. Poi
portò le mani dietro la schiena. Yuuki a quel punto avrebbe
potuto andarsene,
ma la discussione del giorno prima gli tornò in mente e si
rese conto di dover
dire ancora qualcosa.
“Credo
di dovermi scusare. Non è stato giusto da parte mia
paragonarti a Kajitsu. Volevo solo farti capire.”
“Lo
so.”
Lui
si limitò ad annuire. Aileen deglutì e
tornò ad
abbassare lo sguardo. “Io sono stata crudele a rinfacciarti
la morte di tua
sorella. Spero mi potrai perdonare.”
Yuuki
deglutì, cercando di non far riemerge il senso di
colpa per quella ferita ancora aperta. Ma doveva accettarlo, se voleva
ricominciare. La nuova missione di salvare Gran RoRo sarebbe stata la
sua
possibilità di riscatto.
“Non
abbiamo iniziato nel migliore dei modi”, aggiunse Aileen
con voce incerta, le orecchie rosse dall’imbarazzo.
Yuuki
sollevò un sopracciglio, decidendo di non sottolineare
quanto quello fosse un eufemismo.
“Pensi
che possiamo ripartire dall’inizio?”
Avrebbe
potuto rispondere di no, per lei sarebbe stato più
semplice. E qualcosa le diceva che il Guerriero Bianco non avrebbe
cercato di
farle cambiare idea, l’avrebbe lasciata in pace come lei
chiedeva. Ma la sola
idea le faceva salire un groppo in gola: non sarebbe stato giusto.
Senza quei
maledetti ricordi confusi non avrebbe reagito così male ai
suoi consigli, lui
sarebbe stato uguale a tutti gli altri Maestri della Luce. E voleva
veramente
che fosse così. Alzò la testa e
incrociò il suo sguardo.
“Solo
se ti ricorderai che io non sono tua sorella. Non sono
nessuna di loro.”
Yuuki
porse la mano avanti, senza alcuna esitazione. L’unica
cosa che gli importava era poterle stare accanto, anche solo per fare
in modo
che arrivasse viva alla fine di quell’avventura.
“Yuuki
Momose.”
La
granroriana esitò, fissando a lungo quella mano che
significava molto più di un’introduzione. Era la
promessa di non restare nel
passato, di provare a guardare al presente. Voleva dire non farsi
sconfiggere
da quei ricordi che troppe volte rischiavano di condizionare la sua
vita.
“Aileen
Dealan.”
E
gliela strinse. Forse tra loro le cose non erano ancora a
posto, forse non lo sarebbero state per molto tempo. Non sarebbe stato
facile
neppure con quella promessa. Ma era un inizio.
“Quando
vi ho aperto il portale, ho percepito un altro
Maestro della Luce!”, esclamò Aileen
all’improvviso, ricordandosene solo in
quel momento. Dopotutto avevano detto che si sarebbe ripartiti da zero,
no?
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Mai
era posata al parapetto della Limoviole.
La polvere, sollevata dall’astronave, vorticava in una
danza frenetica nella luce rosso-oro del tramonto. Era tutto
così calmo,
rispetto a poche ore prima.
Un
sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Avevano vinto.
Era stata una piccola battaglia, ma avevano vinto. Il peggio era ben
lontano da
arrivare, ma non si sentiva in colpa a gioire di quel piccolo trionfo.
Ci
sarebbe stato tempo il giorno dopo per rimettere i piedi per terra.
Il
suo sguardo vagò lungo le distese desertiche. Quasi senza
accorgersene, iniziò a canticchiare sottovoce, nonostante la
stanchezza. Aveva
sempre pensato che combattere a Gran RoRo sarebbe stato molto
più difficile
senza Dan e Clarky. Era felice di essersi sbagliata. Non sarebbero mai
potuti
essere sostituiti nei loro cuori, ma almeno ora avevano avuto la
certezza che
insieme potevano riuscirci lo stesso.
Ora
sapevano che sarebbero stati pronti anche a vedere due
nuovi Guerrieri. Certo, non sarebbe stato facile. Lei stessa era sicura
che,
per lungo tempo, si sarebbe aspettata di sentire le voci o di vedere i
sorrisi
di Dan e Clarky. Provava pena per i due sostituiti, costretti a
confrontarsi
con la determinazione di Dan e l’ottimismo di Clarky. Essere
all’altezza dei
loro predecessori, sarebbe stato per loro una pressione non da poco. Ma
un
giorno, pian piano, sarebbero stati di nuovo i sei Maestri della Luce.
E li
avrebbero resi orgogliosi.
Mai
sentì il rumore di passi alle sue spalle. Yuuki la
affiancò appoggiandosi anche lui al parapetto.
“Mai.”
La
ragazza sorrise. “Yuuki.”
I
due rimasero in silenzio per qualche istante, entrambi
intenti a fissare il paesaggio che sfuggiva davanti a loro. Le prime
stelle
stavano spuntando nel blu sopra alle loro teste. Yuuki si
sollevò dal parapetto
e si voltò verso l’amica.
“È
probabile che presto si aggiunga almeno un nuovo Maestro
della Luce.”
Mai
sussultò, sollevandosi di scatto. Il suo sguardo
incrociò quello di Yuuki. “Come fai ad esserne
certo?”
“Aileen
mi ha detto di aver percepito un altro Maestro,
quando apriva il portale per noi.”
La
ragazza annuì lentamente, alzando un sopracciglio, ma
decidendo di non chiedere per quale motivo avesse deciso di incontrare
la
granroriana né come fosse andata la chiacchierata. La
rivelazione aveva ben più
importanza. Afferrò con una mano il parapetto e
inspirò.
“Meglio
così, no? La nostra battaglia sarà più
facile.”
“Direi
di sì. Però devo ammettere che non sono
entusiasta di
ritrovarmi tra i piedi due novellini.”
“Perché
noi cosa eravamo all’inizio?”
“Voi?
Cinque novellini.” Yuuki si scansò di lato,
evitando
il colpo con cui Mai aveva tentato di fargli perdere
l’equilibrio. La ragazza incrociò
le braccia sul petto.
“Per
fortuna che siamo amici!”
Yuuki
sogghignò. “Mi auguro che non tratterai
così anche i
nuovi.”
“Come
se non si ritroverebbero già con il tuo fiato sul
collo!”
“Dovremmo
pur diventare una squadra in qualche modo.”
Mai
scoppiò a ridere. Trovava una certa soddisfazione ad
immaginare sé stessa e Yuuki a tenere in riga i due nuovi
Maestri della Luce. O
forse a tenere in riga tutto il gruppo…
“Ragazzi,
venite dentro. Presto!”
I
due si voltarono di scatto, istintivamente pensando allo
scenario peggiore. Potevano essere stati raggiunti. Potevano aver
rilevato
un’astronave che li inseguiva. In automatico, le loro mani si
spostarono sulle
tasche che contenevano i mazzi.
Hideto
davanti a loro aveva una strana espressione, un po’
sconcerto un po’ sorpresa, un mezzo sorriso che piegava le
sue labbra. Era
appoggiato allo stipite della porta, quasi fosse un’ancora a
cui aggrapparsi.
“Siamo
inseguiti?” Yuuki era già a scrutare
l’orizzonte.
Hideto
scosse la testa. Mai e Yuuki corrugarono la fronte e
si scambiarono uno sguardo, interrogandosi in silenzio su che cosa
potesse aver
provocato una simile reazione. Rotearono gli occhi,
l’esasperazione che
prendeva il sopravvento. Non di nuovo
M.A.I.A. e Kenzo…
“Hideto,
giuro che se Kenzo e M.A.I.A. si sono rimess-”
“Possiamo
riavere Dan.”
Mai
si zittì di botto, convinta di aver sentito male, e
sentì il sangue lasciarle il viso. Incrociò lo
sguardo di Yuuki, anche lui
sconvolto. I loro sguardi tornarono su Hideto, quasi aspettandosi di
vederlo
rimangiarsi quanto detto. Che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto.
Non
poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Il Guerriero
Bianco faticava
a credere che, per la prima volta dopo tanti anni, il destino sembrasse
sorridergli. Lei, Aileen, era di
nuovo lì e ora, poteva anche riavere il suo migliore amico.
La Guerriero Viola
sentì di nuovo la necessità di appoggiarsi al
parapetto. Ricordò il sogno di
quella notte, i sensi di colpa che non l’avevano mai
abbandonata. Potevano
salvare Dan. Poteva salvare Dan. Deglutì per liberarsi del
groppo che le si era
formato in gola.
“Che
cosa?”, sbatté le palpebre, gli occhi
improvvisamente
lucidi.
Hideto
annuì. Sembrava quasi aver ancora la necessità di
convincere sé stesso. Un sorriso incredulo si faceva largo
sul suo viso.
“C’è
ancora una speranza per Dan.”
… TO BE CONTINUED …
jgjje
fffff
fffff
fffff
ffff
SPAZIO AUTRICE:
… e SORPRESA!
Ammettetelo, dai, non ve lo
aspettavate questo colpo di scena, vero? E no, non avete letto male,
c’è una
speranza per Dan. Ora sta a scoprire se i nostri eroi riusciranno a
salvarlo e
quale sarà il prezzo da pagare. Mica pensate che
sarà una passeggiata?
Se questa volta,
però, non mi
dite che cosa ve ne pare del capitolo (e non solo dell’ultima
scena, eh) mi
potrei offendere. E diventare cattiva. Avvisati. XD XD XD
Detto questo, grazie a chi
ha
seguito, a chi ha letto e si è appassionato anche a questo
episodio. Un grazie
speciale a:
Aiko_Miura_36, Elinacrisant,
FantasyAnimeManga96, HikariBashin12,
lalla20fairy, ShawnSpenstar
e _Mamoru_
Siamo dunque giunti alla
fine
del secondo episodio, che spero vi abbia entusiasmato come ha
entusiasmato me
scriverlo, e come di consueto vi lascio con le anticipazioni del
prossimo
episodio. Smaniate di sentirle vero? Sicuri di non voler sentir- Ok,
capito se
parlo avanti mi linciate. Lascio spazio a Mai:
Non
ho idea di cosa ci aspettassimo di trovare attraversato il portale. Di
sicuro
non di dover salvare Magisa a poche ore dal nostro ritorno a Gran RoRo.
O che
la situazione fosse così ambigua. Ma, ne sono sicura,
nessuno di noi sperava
veramente che ci potesse essere la possibilità di riavere
Dan, non dopo sei
anni, non dopo aver accettato la sua scomparsa. E non sarà
per nulla facile.
Uno solo di noi potrà provarci, con il rischio di sparire a
sua volta, e saremo
anche coinvolti in un folle inseguimento. Tutto questo nel prossimo
episodio:
VINCERE PER DAN.
E infine, con un saluto e la
promessa di non sparire (l’università mi tiene
super impegnata, ma cercherò di
non abbandonarvi), vi lascio i mazzi e i turni del duello di questo
episodio:
*(TURNO
1) Frutti
dell’Albero
della Saggezza, Chuunin,
Rondine Messaggera,
Trappola a Triangolo,
Hououga, Fenice
Implacabile +
Prigione di Spine
*(TURNO
2) Carta in Più,
Spinoaxe, Drago Ascia,
Oviraptor,
Ankillersauro + Giavellotto
Esplosivo; (Bombe
Vulcaniche di Rubino)
*(TURNO 3) Araigoya,
Procione
Spora
*(TURNO 4) Giganoton,
Dinosauro
Enorme; (Aura
Violenta, Ciclone
Fiammeggiante, Scavatrice)
*(TURNO
5) Genin,
Passero Foglia
*(TURNO 6) Scavatrice
*(TURNO 7) Rafflesio,
Albero
Zanna
*(TURNO 8) Bari-Burn,
Drago Lama
*(TURNO
9) Trappola a
Triangolo
*(TURNO
10) Avviso d’Attacco
*(TURNO
11) Ruri, Ali
Fiorate
(AILEEN) Hououga,
Fenice Implacabile 1x,
Rafflesio,
Albero Zanna 1x,
Gold-Pheasant,
Cavaliere Celeste 2x,
Ruri,
Ali Fiorite 3x,
Minoba,
il Visconte
3x, Chuunin
la Rondine 3x,
Aquilerba
3x, Pandaru
3x, Araigoya,
Procione Spora
3x, Genin,
Passero Foglia 3x,
Musha,
Rondine Corazzata
3x, Prigione
di Spine
3x, Colpo
Cecchino
3, Centro
del Maestrale 3x,
Trappola
a Triangolo 2x,
Raffica
Veloce 3x;
Scala
Infinita del Tempio Abbandonato 2x, Frutti
dell’Albero della Saggezza 3x, Villaggio
Nascosto degli Shinobi 2x, Altopiano
Tempestoso 3x
(SAMBIRII) Drago Bicefalo 1x, Giganoton,
Dinosauro Enorme 1x,
Tricerocorno
1x, Dracoltello 2x, Spinoaxe,
Drago Ascia
2x, Pterodrago
2x, Parasaur,
Dinosauro Scimitarra 2x, Ankillersauro 2x, Bari-Burn,
Drago Lama 3x,
Eyeburn
3x, Drago Segugio 3x, Oviraptor 3x,
Rocciarex
3x, Ohdoran,
Drago Tigre
3x, Fuoco
della Vittoria 2x,
Ciclone
Fiammeggiante 2x,
Carta
in Più 2x,
Scavatrice
3x, Aura Violenta 3x, Avviso
d’Attacco 2x,
Giavellotto
Esplosivo 2x,
Bombe
Vulcaniche di Rubino 3x
Ovviamente, il mazzo di
Aileen
evolverà nel corso della serie mentre non so se rivedremo
duellare Sambirii.
Con questo vi saluto davvero. Spero che continuerete a seguire queste
storie.
Vi aspetto!
Varco
apriti, Energia!
Alla prossima, HikariMoon