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Autore: Gemini_no_Aki    21/11/2017    2 recensioni
Owen non era sicuro di come agire. [...] Per quanto ci provasse non riusciva a restare arrabbiato, più ci provava più il volto di Lisa si sovrapponeva a quello di Katie.
Post-Cyberwoman, Owen sa essere anche un buon amico se vuole, non solo un ottimo dottore. E non riesce a vedere Ianto soffrire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness, Owen Harper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Things We Do for Love


Owen non era sicuro di come agire, il Nucleo era avvolto nel silenzio dopo tutta la confusione di quella sera, era in totale disordine con sedie rovesciate, rapporti e fogli che erano volati in ogni direzione, libri a terra e nell’acqua, uno dei computer aveva un buco ancora fumante in mezzo allo schermo. Ianto sedeva immobile sul divano contro al muro, teneva la testa bassa, gli occhi fissi sul pavimento, il medico non era sicuro che lo stesse guardando, una parte di lui non era nemmeno certa che il giovane fosse cosciente. Gwen era tornata a casa da Rhys non appena avuta l’occasione, aveva scoccato a Ianto un’occhiata strana, a metà tra la pena e il risentimento. Tosh era rimasta indecisa solo un paio di minuti poi si era fatta strada tra la confusione a terra e si era seduta accanto a Ianto, gli aveva messo un braccio sulle spalle e tirato verso di sé finché la testa del ragazzo non si era posata sulla sua spalla, non lo aveva lasciato andare nemmeno un attimo e Ianto non aveva dato alcun segno di volersi muovere. Jack invece… oh Jack si era chiuso nel suo ufficio sbattendo la porta nel modo più rumoroso che potesse trovare e Owen lo vedeva camminare avanti e indietro nella stanza, ogni tanto si fermava, si voltava verso i tre ancora nel Nucleo, fissava lo sguardo su Ianto, la fronte corrucciata e l’espressione impenetrabile, poi riprendeva a camminare. No, Owen davvero non sapeva come agire.

Aveva visitato Ianto velocemente, quel che basta sul momento per sapere che sarebbe sopravvissuto ma nulla di approfondito, la verità era che non credeva che il giovane sarebbe stato d’accordo a farsi visitare, come punizione per il suo errore, e Owen avrebbe messo la mano sul fuoco che per Ianto il solo errore era stato di non essere stato in grado di salvarla. Per quanto ci provasse Owen non riusciva a restare arrabbiato, più ci provava più il volto di Lisa si sovrapponeva a quello di Katie. Nel primo momento dopo averla scoperta si era arrabbiato, era furioso, tradito, Ianto li aveva messi in pericolo tutti solo per—Poi il flusso di pensieri si era interrotto, si era sentito svuotato, la rabbia era mutata e il ricordo di Katie, la sua bella Katie, la sua quasi moglie era riaffiorato in un vortice di “Se” e non era più riuscito a scrollarselo dal petto.
Si voltò nuovamente verso la finestra dell’ufficio, Jack era fermo a guardarli, le braccia conserte e lo sguardo pensieroso, stava probabilmente decidendo cosa fare di Ianto dopo quel giorno. Ucciderlo? Usare il Retcon? E in quale dosaggio? Eliminando quanti ricordi? Ogni cosa relativa a Torchwood, inclusa la divisione di Londra? Owen aveva letto il file di Ianto la prima volta che era arrivato, distrattamente, saltando di parte in parte, troppo preciso e dettagliato secondo lui, e in fondo gli interessava solo la parte medica, ma una cosa era saltata all’occhio quasi immediatamente, per quanto potesse essere l’ultimo arrivato nella loro piccola squadra era superato in esperienza e anni di servizio solo da Jack. Il file non diceva molto di più, era solo un giovane ricercatore che principalmente lavorava all’archivio di Torchwood Uno ma lo faceva da più tempo di tutti loro. Un dosaggio così massiccio e improvviso di Retcon lo avrebbe quasi certamente ucciso. Avrebbe parlato con Jack, ma non in quel momento. Espirò lentamente avvicinandosi a Ianto fino ad entrare completamente nel suo campo visivo, le gambe a pochi centimetri dalle sue ginocchia, allungò le mani, il palmo aperto verso l’alto sperando che il giovane comprendesse quel gesto. Ianto rimase immobile, la testa ancora posata sulla spalla di Tosh, le mani sulle gambe e gli occhi socchiusi, la ragazza si spostò leggermente cercando di fargli posare l’attenzione sul medico.
«Su forza Ianto, vieni. Ti accompagno a casa.» Quando si rese conto che non si sarebbe mosso nemmeno se l’intera torre fosse collassata su sé stessa si inginocchiò davanti a lui dapprima sfiorando solo le mani con le sue poi prendendole con una gentilezza che non mostrava quasi mai.
«Non puoi restare qui Ianto, vieni forza.» Al contatto Ianto spostò lentamente, molto lentamente, troppo lentamente, sottolineò la mente di Owen, lo sguardo sul medico, la scintilla di vitalità sembrava essere stata inghiottita dal vuoto. Ognuno reagisce al dolore e alla perdita in modo completamente differente, chi lo accetta, chi si arrabbia con il mondo intero, chi si lascia schiacciare dal peso del mondo come se ogni singolo sbaglio di ogni singola persona fosse il proprio. Owen si era arrabbiato, quattro anni prima, aveva colpito Jack in faccia come prima cosa dopo il funerale, prima ancora di sentire una parola, lo aveva ritenuto responsabile pur di non ammettere davanti a lui di quanto in realtà si sentisse responsabile lui. La sua mente viaggiava più veloce che mai, in un circolo che ricadeva sempre sulle stesse parole, “Dovevi accorgertene prima. Dovevi intervenire prima. Che razza di dottore sei se non salvi l’unica persona che conta?”. Ianto si era chiuso in un silenzio ermetico nella speranza che ogni cosa gli scivolasse addosso, nella speranza che anche il dolore e i ricordi scivolassero via smettendo di ferirlo, nella speranza che il mondo si dimenticasse di lui e dei suoi fallimenti. Obbiettivo discretamente difficile da raggiungere quando Owen aveva deciso di prendergli il volto tra le mani sollevandolo finché non si guardavano negli occhi.
«Va tutto bene. È normale sentirsi così, svuotati, come se nulla sia più importante. È tutto a posto Ianto, devi credermi.» Disse con voce innaturalmente dolce, il pollice gli accarezzava la guancia lentamente. «Non è stata colpa tua, ed è la verità anche se pensi il contrario. Ora devi venire con me, va bene? Ti porto a casa, hai bisogno di riposo e quando starai bene vedrai che avevo ragione. Come sempre.» Gli prese nuovamente le mani alzandosi e tirandolo in piedi con sé. Tosh lo fermò mentre sosteneva Ianto e si avviava verso l’uscita, le mani strette in grembo e un’espressione sinceramente preoccupata in volto.
«Chiamami, per qualunque cosa, se hai bisogno.» Si rivolgeva ad entrambi i ragazzi ma, mentre Ianto parve non averla sentita, Owen abbozzò un sorriso annuendo prima di uscire.
Farlo salire in macchina, farlo scendere e riuscire a raggiungere il suo piano una volta arrivati occupò ben più tempo di quello che avrebbe impiegato normalmente, pescò il mazzo di chiavi dalla tasca della giacca di Ianto e le provò quasi tutte prima di trovare quella giusta, tra uno sbuffo e l’altro. L’appartamento non era nulla di particolare, se doveva essere sincero era anche abbastanza spoglio e disordinato, con una libreria spoglia e i libri impilati sul tavolino storto in mezzo al salotto davanti ad un piccolo divano dal colore indefinibile nella luce flebile della lampada, metà del quale occupato da vestiti informali ammucchiati forse in attesa di essere stirati o forse semplicemente dimenticati lì.
Farlo stendere a letto dopo essersi cambiato fu molto più semplice, Ianto aveva smesso di cercare di resistergli, Owen non sapeva se per fiducia o perché era talmente esausto da non aver più le forze di opporsi.
«Rimango qui stanotte, va bene?» Gli parve di vederlo annuire ma Ianto aveva già chiuso gli occhi sprofondando in quello che sperava essere un sonno senza sogni.
Owen si guardò intorno scandagliando la stanza spoglia come il resto della casa in cerca di qualcosa con cui distrarsi. Non voleva tornare a casa e lasciarlo solo, non in quelle condizioni, nessun medico sano di mente lo avrebbe fatto, e lui si era sempre vantato di essere un ottimo medico. (Tutto pur di non ricordare costantemente il suo più grande fallimento.). Recuperò dalla cucina una sedia e tornò in camera con un bicchiere d’acqua che lasciò sul comodino prima di andare a curiosare tra i libri impilati sul tavolo nella speranza di trovare qualcosa con cui passare la notte. Stava scorrendo leggendo distrattamente i titoli ordinati nella libreria quando notò il primo dettaglio che definiva quel posto effettivamente la casa di Ianto, una cornice argentata sottile, senza fronzoli o dettagli inutili, perfettamente lucidata e tenuta come nuova, la prese per osservarla più da vicino, lasciò scorrere l’indice sulle due figure sorridenti, Ianto sembrava così giovane, poco più che ventenne, così felice, così innamorato. Si voltò in direzione della camera, doveva assolutamente parlare con Jack prima che prendesse una decisione drastica.
 
«Non puoi cancellargli la memoria.» Jack non era pronto ad affrontare quella conversazione di primo mattino, per quanto l’orologio sul muro segnasse ormai le 11. Jack proprio non poteva affrontare quella conversazione senza una singola goccia di caffè in corpo, Owen era testardo, lui non aveva dormito, e se avesse prestato attenzione al volto di Owen e alle occhiaie che aveva avrebbe intuito che entrambi avevano passato la notte in bianco, e non c’era caffè.
«Ti stai ripetendo. Da dieci minuti.» Disse passandosi una mano sul viso.
«Non puoi farlo!» Esclamò il medico una quinta volta sventolando in aria le mani con un tono vagamente isterico, come se Jack non capisse quello che diceva.
«Almeno spiegami la ragione se devi andare avanti a ripeterlo.» Gemette arreso Jack. Aveva passato la notte a soppesare le opzioni che aveva, uccidere Ianto per tradimento e per aver messo a repentaglio prima di tutto la squadra e, secondariamente, l’intera città, se non pianeta, usare il Retcon ed eliminare ogni ricordo di Torchwood, una scelta clemente che gli avrebbe concesso di iniziare una nuova vita, non tutti sarebbero stati d’accordo probabilmente. Aveva anche una terza opzione, si era fatta strada tra le prime due alle prime luci del mattino, tenerlo con loro, in fondo erano una squadra così piccola che una mano in più faceva sempre comodo. Non era solo quello però, Jack lo sapeva.
Owen prese un respiro prima di iniziare a parlare nel tono che più si avvicinava a quello professionale.
«Eliminare ogni ricordo di Torchwood al 90% finirebbe con l’ucciderlo. Dovresti cancellare ogni riferimento a Torchwood Uno e Ianto ha iniziato a lavorare lì a soli 19 anni. Eliminare ogni ricordo fino ad allora sarebbe fatale.» Era una ragione valida, Jack lo sapeva, non ci aveva pensato finché Owen non glielo aveva ricordato, ma aveva ragione, non si trattava di cancellare un paio di giorni o un anno, era un rischio troppo grande da prendere anche verso qualcuno che li aveva traditi e quasi fatti uccidere. Osservò Owen in attesa di qualche altra motivazione, non che gli servisse, che di certo il medico aveva, notò come i lineamenti si addolcivano e le spalle si rilassavano, avvertì il cambiamento nel suo tono, una sorta di affetto che non aveva mai visto Owen mostrare nei confronti di Ianto ma che in quel momento era presente e stava avendo la meglio sul giovane medico. Owen aprì la bocca cercando le parole giuste che in quel momento lo eludevano abilmente, proprio a lui che aveva una risposta sempre pronta per tutto. Ripensò alla notte trascorsa, a Ianto rannicchiato sul letto quando era tornato in camera senza nessun libro, al modo in cui si era aggrappato a lui quando Owen si era seduto in un angolo del letto e aveva iniziato ad accarezzargli i capelli come ad un bambino spaventato, alla voce piccola e rotta che aveva continuato a chiedere scusa finché non si era addormentato di nuovo, Owen non era sicuro di sapere con chi si stesse scusando, se con loro, se con Lisa, se con entrambi o qualcun altro. Ripensò al fatto che aveva passato la notte così, in una posizione tutt’altro che comoda, su un letto troppo piccolo per due, con le gambe semi incrociate e un braccio appoggiato alla testiera del letto con la mano che gli reggeva il viso mentre cercava di stare sveglio, una scena così familiare alle notti in bianco passate vegliando su Katie. E la cornice sulla libreria, lucida e curata, la fotografia che racchiudeva qualunque ragione per cui Ianto aveva fatto ogni cosa.
Owen sospirò guardando Jack con espressione improvvisamente esausta.
«Le cose che fai per amore…» Disse piano prima di voltarsi lasciando Jack da solo in ufficio.
“Non puoi incolparlo di averla amata fino a quel punto.” Sembravano dire quelle parole per Jack. “Avrei fatto lo stesso per Katie al posto suo.” Dicevano ancora, e Jack sapeva che era vero, non poteva prendere lui quella decisione nemmeno se era il capo. Ianto. Ianto avrebbe deciso cosa fare, sperava solo che Owen riuscisse a convincerlo così come aveva fatto con lui.



Angolino dell'autrice: Salve! Dopo tempo ho deciso di fare un rewatch di Torchwood e questa fic si è scritta praticamente da sola tutta in una volta. Di solito mi riusciva semplice scrivere di Ianto visto che è quello con cui maggiormente mi identifico, invece Owen si è rivelato molto naturale, o almeno in questa!
è una cosa completamente a sè stante, senza continui (anche perchè ho una long che mi sta ringhiando addosso per non essere andata avanti con lei in questo sprazzo di ispirazione D: ), nel caso potrei gettarmi su qualunque coppia possibile, e non. Soprattutto ora che ho avvicinato e trovato un po' di terreno comune tra Ianto e Owen (e per il fatto che anche se non come otp li shippo. Tanto.)

Anyway... spero vi sia piaciuta se qualcuno l'ha letta e...

Bye Bye~
Aki
   
 
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