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Autore: nikishield    21/11/2017    5 recensioni
Lexa Woods è la nuova star quarterback dell'Arkadia High School, badass e adorata da tutti. Clarke Griffin è una studentessa modello che sogna una borsa di studio in arte. Con l'arroganza di Lexa e la testardaggine di Clarke, hanno da subito ritenuto di non essere compatibili, figurarsi anime gemelle. Ma destino vuole che Clarke diventi la tutor di Aden, e lei e Lexa s'innamorano perdutamente ogni giorno di più.
O...
High School Clexa Au dove Aden gioca ad impersonare cupido con Clarke, Lexa e i loro amici, finendo per farli praticamente innamorare tutti l'uno dell'altro.
Traduzione della fanfiction "Catch me, I'm Falling" di EffortlesslyOpulent e Sam_kom_trashkru
https://archiveofourown.org/works/6890656/chapters/15719956
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Bellamy Blake, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo I
Oggi era il giorno.
Poteva ricominicare da zero. Un nuovo inizio!
Era un'altra febbrile mattina nella casa Woods-Pine.
Aden si era trasferito da sua zia Indra e suo zio Gustus alla fine dello scorso anno scolastico, siccome i suoi genitori erano richiesti all'estero per lavoro, e loro non volevano trascinare via i loro figli, lontani in un ambiente inesplorato con una lingua che nessuno dei due sapeva parlare.
Aden, chiaramente, era estasiato all'idea di trasferirsi dagli zii, che erano indubbiamente le sue persone preferite nel mondo, così come Anya, che era, almeno secondo i suoi standard, la cugina più figa di sempre. Sua sorella maggiore Lexa, però, sembrava molto più riluttante allo stravolgimento dei ritmi. Ai suoi occhi il cambiamento di scuola avrebbe significato doversi ristabilire nella gerarchia sociale, e dover trovare affiatamento con una squadra di calcio completamente nuova. Aden sapeva che lei stesse esagerando, perchè, da quel che Anya aveva detto, tutti ad Arkadia già adoravano sua sorella, e non avrebbe avuto qualsivoglia problema ad integrarsi.
In ogni caso, oggi sarebbe stata una completa svolta per Aden.
Il suo primo giorno alle scuole superiori.
Anya, ovviamente, era completamente all'oscuro del perchè lui fosse così eccitato, citando che: "Aden, le scuole superiori sono quattro anni del tuo inferno personale, perchè ne sei così eccitato?" Zia Indra colpì la figlia sulla testa con aria di rimprovero mentre passò vicino, facendo solo peggiorare l'umore della bionda, ma Aden continuò ad essere cinguettante come sempre.
Aveva pianificato la giornata nei minimi dettagli.
Ma poi Anya, essendo la stronza, esausta adolescente che era, si era infilata in camera del ragazzino e aveva spostato la sveglia, col risultato di aver svegliato l'intera famiglia solo mezz'ora prima dell'inizio della scuola.
Sembrava una zona di guerra.
Entrambi i fratelli Woods volevano fare una buona prima impressione, per ragioni differenti, ma sempre buone impressioni, e trenta minuti non lasciavano abbastanza tempo per una preparazione adeguata.
Aden fece appena in tempo a sfuggire alle grinfie della morte, scavalcando ciò che erano Anya e Lexa litigare per lo spazzolino da denti – entrambe si erano perfettamente dimenticate che nel bagno ce n'erano innumerevoli altri – ringraziando silenziosamente qualsiasi forza della natura esistente per il fatto che i suoi capelli fossero facilmente sistemabili e curati di natura.
In dieci minuti si era infilato i suoi jeans skinny neri, che erano l'unico paio di pantaloni che risaltavano pienamente la sua figura, una t-shit bianca, e legato un maglioncino attorno alla vita mentre girava il cappello nel modo a cui lui piaceva.
Nella fretta di uscire dalla porta, si era dimenticato una scarpa, che Anya lanciò dritto al retro della sua testa, spingendolo a cadere in avanti addosso a Lexa, che stava saltellando su un piede, cercando di allacciare il suo anfibio restando in equilibrio. Lui si accigliò strofinandosi il retro della testa mentre Anya rideva di gusto, scattando una foto dei fratelli sdraiati sul pavimento.
"Sembrate ridicoli", sentenziò, tenendosi lo stomaco, "Oh, sto per pianger-ow! Mamma!"
"Smettila di infastidire i tuoi cugini." La voce di Indra era bassa e imperiale come sempre. Aden sorrise con gratitudine mentre Indra lo sollevò da sopra Lexa, che sembrava in procinto di uccidere qualcuno, e gli passò lo zaino che aveva dimenticato sulle scale.
"Grazie, zia Indra" disse, sorridendo raggiante alla donna solitamente seria che gli rivolse un piccolo sorriso, "mi assicurerò che non si uccidano a vicenda durante la scuola."
"Sono sicura che lo farai," rispose Indra gravemente, appoggiando una mano sulla spalla di Lexa per spingerli verso la macchina della ragazza, una Audi A7 chiaramente costosa che Anya definiva sgargiante e troppo costosa per un alunno delle superiori. Lexa sapeva che i suoi fossero particolarmente ricchi. Sapeva anche che la macchina fosse un premio di consolazione, un gesto di scuse per il perdersi un anno della sua vita. Comunque, lei aspirava a diventare come i suoi genitori. Formali, esotici e importanti. La macchina ssembrava fare il suo dovere e svolgere il loro ruolo nella sua vita. E inoltre era dannatamene bella.
Grazie a qualche miracolo, arrivarono in tempo, giusto prima il suono della prima campanella, simbolo della fine dell'estate e dell'inizio dell'anno scolastico.

 

Clarke non era drammatica, niente di simile.
Davvero, non lo era.
Voleva semplicemente che il suo ultimo anno di scuola fosse... diverso. Bello. Voleva sentirsi come la diciottenne che era. Voleva dimenticarsi di Finn Collins e andare avanti. Voleva un anno senza drammi con i migliori amici che potesse avere. Voleva avere sofisticate conversazioni su arte, poesia, e le migliori istituzioni e luoghi dove potesse viaggiare, e studiare.
Non voleva davvero parlare di una "Star" appena arrivata, appena entrata nel sistema e che già si era autoposta alla cima della gerarchia sociale.
Appena Lexa Woods entrò all'Arkadia High School, ogni studente, docente e genitore provava già un gran senso di soggezione.
Avevano sentito storie, e l'avevano vista giocare svariate volte al campo. Avevano inventato elaborati miti e leggende sulle sue abilità, sulla sua vita familiare, sulla sua provenienza... su tutto.
Le storie sul suo conto la precedevano in un modo che infastidiva Clarke Griffin infinitamente.
Okay, capiva che ci sarebbero state voci, e un po' di mistero. Era la star quarterback dell'illustre team dei Grounders, dopotutto.
Ma Clarke non era interessata allo sport come chiunque altro a scuola. Non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che qualcuno idolatrasse una persona solamente in base alla sua bravura nello sport. A lei piacevano arte, musica, attività intellettuali...
E no, non era, come a Octavia piaceva definire, una "snob".
Semplicemente non capiva perchè la gente si agitasse così tanto.
E poi, vide Lexa Woods di persona per la prima volta.
Non le aveva sconvolto la vita, proprio per niente.
Non era come se il tempo si fosse fermato, e i chiacchericci di Raven e Octavia fossero passati in sottofondo per la prima volta nella sua vita.
Non era come se le luci fluorescenti della classe avessero appena rivelato una dea dai capelli castani che incorniciavano un viso angelico.
Non era come se Clarke avesse fatto cadere il suo libro dritto sugli anfibi di Lexa, guidandole lo sguardo al paio di Jeans più allettanti che avesse mai visto, e ad una maglia attillata coperta da una giacca di pelle, completanto l'immagine di ciò che Clarke avrebbe indubbiamente definito "Badass".
Raven e Octavia l'avrebbero successivamente corretto definendola "Fine Stud", termine che Clarke stava iniziando a capire.
Okay, forse era davvero così.
Ma Clarke non l'avrebbe ammesso davanti a nessuno, men che meno a se stessa.
Quindi, nella fretta di raggiungere il suo banco e raccogliere il suo libro, le sue dita sfiorarono quelle lunghe, delicate mani, e si immobilizzò, incapace di respirare, di pensare, di pronunciare una parola.
"Hai fatto cadere questo?" Lexa Woods torreggiava sulla figura accovacciata di Clarke, passandole il suo libro.
I suoi occhi erano vividi ed intensi, lucenti e scuri allo stesso tempo, squadrando Clarke prima che trovasse il coraggio di parlare.
Le labbra di Clarke si aprirono, ma non una parola uscì dalla sua bocca. Non sapeva se fosse una cosa bella o brutta, perchè era sicura che se fosse riuscita a parlare, avrebbe detto qualcosa di completamente stupido o imbarazzante.
Il silenzio durò, in ogni caso, molto poco.
Lexa spostò lo sguardo, per poi riportarlo su di lei, alzando le sopracciglia in un espressione che la faceva sembrare in attesa di qualcosa.
Abbassò lo sguardo sul suo polso, dove Clarke vide un orologio nero e oro, controllando l'ora, e gli occhi di Lexa si aprirono leggermente, notando che la classe si stava riempendo rapidamente.
"Uh." Clarke respirò ancora dopo un lungo periodo. "Grazie. Scusa." Lexa le fece un piccolo sorriso.
Clarke non aveva mai visto niente di simile.
Era arrogante, pieno di se, ma oh... le dava una specie di sensazione elettrica, come se un brivido o shock la stessero attraversando, ma piacevole.
Con quel sorriso, o perfino un ghigno, Lexa si girò e si sedette proprio di fronte a Clarke, nonostante ci fossero numerose sedie libere intorno a lei.
Clarke resistette all'impulso di aggrottare le sopracciglia. Era per qualcosa che aveva detto? Non poteva essere. Non aveva detto benomale nulla. Le si spalancarono gli occhi. Era sembrata sgarbata? No, era Lexa a ghignare in quel modo. Perchè stava sovranalizzando uno scambio così semplice?
Sentendosi stupida, Clarke si risedette sbuffando, spostando gli occhi sulla porta, vedendo Raven e Octavia , senza fiato, proprio al suono della campanella.
Nessun insegnante in vista.
"Ehy, Griffin" Raven le appoggiò una mano sulla schiena, mettendosi sulla sedia alla sua destra, mentre Octavia si sedette su quella alla sua destra. "Scusa se siamo in ritardo."
Clarke fece le spallucce, cercando di non dare a vedere quanto fosse stata assorta nei suoi pensieri.
Apparentemente, fallì nel nascondere le sue guance arrossate.
Gli occhi azzurri di Octavia si spostarono sulle sue guance, un piccolo ghigno sulle labbra. "Clarke ha una nuova cotta."
Raven ghignò. "Strano... non vedo Bellamy qui."
Clarke alzò gli occhi al cielo, sprofondando ancor di più nella sedia, sperando che Lexa non sentisse i loro sussurri. "Non mi piace Bell in quel modo, calmati."
Octavia sogghignò. "Lo spero. Come cognata saresti davvero una schifezza."
Clarke finse di sembrar ferita. "Hey! Okay, primo, sarei una cognata fantastica, grazie tante. Secondo, abbiamo diciotto anni! Non mi sposerò, tipo... mai."
Raven alzò le spalle. "Sposeresti l'arte, se potessi."
Clarke sospirò. "Peccato che non sembri piacere molto all'arte." Sbuffò tristemente.
Prima che Raven e Octavia potessero protestare, però, la portà venne spalancata, rivelando la forma perfettamente scolpita di Niylah Crewe, probabilmente una delle professoresse più eteree che Clarke avesse mai visto. Da un punto di vista puramente artistico, Niylah era mozzafiato. La sua mascella sembrava essere stata scolpita direttamente dagli dèi, e i suoi muscoli erano tonici e ben definiti.
"Calma quegli occhi a cuoricino, Griffster". Infastidita dall'interruzione del suo puramente artistico apprezzamento dell'insegnante, Clarke tolse gli occhi dalla donna per guardare Raven, la quale aveva ancora un ghigno in faccia.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando." le sussurrò, per tornare a guardare l'insegnante, che al momento stava presentando Lexa Woods al resto della classe. Come se esistesse qualcuno che non sapeva chi fosse. Quella ragazza era l'unica cosa di cui la scuola riusciva a parlare. Ogni frase era "Lexa Woods questo" e "Lexa Woods quello". Onestamente, la mandava fuori di testa. "E io non faccio gli occhi a cuoricino."
"Certo, Griffin, Certo." disse Raven, appoggiando le gambe sul banco di fronte a lei e inclinando pericolosamente la sedia all'indietro.
"...e siate sicuri di dare il benvenuto--Miss Reyes, Cosa ho detto riguardo al mettere i piedi sul banco?" con un sorriso di scusa a Niylah, Clarke spostò le gambe di Raven dal banco, facendo gridare di sorpresa l'altra ragazza, mentre cadeva rovinosamente in avanti.
"Scusi prof," Raven fece una smorfia, avvicinandosi al banco, "Brutta abitudine."
"Assicurati che non accada più, Reyes." Per un secondo sembrò che quella dea di una prof d'inglese stesse cercando di bucare Raven con l'intensità del suo sguardo, e Octavia e Clarke non riuscirono a trattenere le risatine nel vedere come la loro usualmente spavalda amica si fosse fatta piccola nella sedia, come se avesse voluto sparire, finchè Niylah non distolse lo sguardo.
"Non. è. Divertente." il brontolio di Raven fece solo divertire di più le sue amiche, e lei iniziò a borbottare qualcosa su delle amiche traditrici e su un insegnante d'inglese malvagia.
"Ammettilo, Rae, era abbastanza divertente," infierì Octavia, mentre l'insegnante era distratta.
"Vi odio."
Almeno Raven e Octavia erano le stesse stupide buffone di sempre.

 

Aden, ovviamente, aveva già memorizzato il suo programma, così come per la mappa della scuola, in modo che non si perdesse nella marea di persone il primo giorno. Per quello, e perchè Anya gli aveva detto che tutti i primini che fissavano ossessivamente la mappa sembravano degli sfigati, e lui non voleva sembrare così chiaramente il cucciolo perso ed emozionato che sua cugina gli aveva detto in realtà fosse.
Il suo umore calò leggermente quando si ricordò che la sua prima classe era 'Algebra Avanzata 2', che sarebbe stata sicuramente piena di studenti più grandi di lui che non avrebbero voluto essere associati ad un primino, ma camminò in classe a testa alta e passo sicuro. Se Anya avesse potuto vederlo, l'avrebbe senza dubbio chiamato nerd.
I suoi occhi analizzarono la stanza per trovare un posto dove sedersi, una delle decisioni più importanti per uno studente. Il posto avrebbe praticamente determinato la sua felicità per il rimanente semestre, o per quanto il professore avrebbe ritenuto giusto, ma in ogni caso non voleva fare la scelta sbagliata. Non dopo l'incidente in seconda media, quando è rimasto bloccato a fianco di Reese Lemkin, che calciava sempre il suo banco per infastidirlo e non smetteva mai di parlare.
Si riempì di sollievo quando vide una ragazza seduta nella zona sinistra della classe, con una mappa aperta sul banco. Bingo. Un'altra primina. Si avvicinò cautamente alla rossa, appoggiando lo zaino affianco a lei.
"Ti dispiace se mi siedo qui?"
Lo scrutò per un momento, gli occhi scuri che si muovevano in su e in giù, mentre Aden osservava la costellazione di lentiggini sulla faccia della ragazza, finchè lei annuì e gli indicò con un cenno della testa la sedia accanto a lei.
"Voglio dire, se non ti dispiace buttare il fantasma giù dalla sedia, siediti pure." Lui sorrise sedendosi al suo fianco, sapendo che sarebbero facilmente andati d'accordo.
"Sono Aden" si presentò, "Aden Woods."
"Ellis Abrams," rispose la ragazza, stringendogli forte la mano, "Piacere di conoscerti. L'idiota addormentato dietro di me è il mio amico Nam Bui." Non aveva quasi notato il ragazzo dietro Ellis, siccome era nascosto sotto un cappuccio, ma scattò improvvisamente all'udire del suo nome, con la stanchezza impressa nei suoi occhi.
"Trikru è già arrivato?"
"No," lo informò la ragazza, "Hai ancora un minuto o due di pace." Lui sorrise con gratitudine, prima di riposizionarsi sotto al cappuccio sul banco, e Aden si girò verso Ellis con aria interrogativa.
"Titus Trikru, l'orrore della Arkadia High School" disse, "Non l'ho mai avuto io personalmente, chiaramente, ma ho sentito brutte storie sul suo conto." Aden fece una smorfia al nome dell'insegnante di matematica, in quanto aveva cercato di eliminarlo dalla memoria il più possibile.
"Mia cugina, Anya, mi ha racontato di lui," rabbrividì, "Penso che dovremo formare un gruppo-studio o qualcosa di simile." Trikru era conosciuto per essere uno degli insegnanti peggiori nella storia degli insegnanti di matematica, e pure uno dei più cattivi. I suoi vecchi studenti avevano ipotizzato che l'unica ragione per cui non era stato licenziato, era perchè perfino il preside Jaha era terrorizzato da lui.
Aden davvero non attendeva con ansia questa lezione.
Al forte sbam della porta Nam si alzò di scatto terrorizzato, e al borbottio dell'uomo su quanto odiasse i ragazzini, Ellis assunse un'espressione simile, rannicchiandosi nella sedia.
"Potresti avere ragione," sussurrò la ragazza al biondo.
"Aprite i libri al capitolo 1" l'uomo si allontanò dalla cattedra, guardando con occhio di falco tutte le file di studenti, cercando l'anello debole, chiunque fosse fuori posto. Si soffermò su Nam, che faceva il possibile per sembrare sveglio e attento, e sorpassò Aden, per il sollievo del ragazzo. Non voleva inemicarsi l'insegnante di matematica il primo giorno. "Prendete appunti e completate tutti i compiti, da consegnare alla mia scrivania all'inizio della classe di domani."
Ellis sembrava positivamente inorridita, e Aden sapeva che la sua faccia era esattamente la stessa.
Senza alcun tipo di istruzione in una classe avanzata di algebra significava un disastro assicurato, specialmente se Aden odiava la materia con tutto il cuore, e realizzò internamente che era assolutamente, indubbiamente fottuto.
Si chiese se Anya conosceva qualche buon tutor, perchè ne avebbe avuto indubbiamente bisogno.

 


Lexa non battè ciglio sotto gli intensi sguardi che ricevette dal momento in cui mise piede nella classe avanzata di inglese e letteratura di Niylah Crewe. O quantomeno non li notò.
Li notava dai primini dagli occhi spalancati, che la fissavano come fosse una santa, o una rockstar. Li notava dai suoi compagni, che avevano l'audacia di guardarla come se non avessero speculato su di lei fino al secondo prima.
Li notava dalla bionda che le aveva appena buttato con nonchalance un libro sugli anfibi.
Di certo non se ne lamentava. Era stata condizionata, addestrata ad essere al centro dell'attenzione.
Ed era così che era riuscita a prosperare, dentro e fuori dal campo di calcio. Viveva per gli sguardi, per gli occhi così spalancati e timorosi in ammirazione della sua prodezza.
Aveva speso tutta la sua infanzia e adolescenza lavorandoci su, dopo tutto.
Ma questa volta era diverso. Qualcosa in quella ragazza dallo sguardo celeste e dalle labbra appena aperte...
Lexa socchiuse gli occhi, osservando i lineamenti della ragazza. La sua bellezza fu la prima cosa ad impressionarla. I suoi occhi azzurri sembravano brillare sotto l'intensità della luce sopra le loro teste. E poi c'era il suo sorriso perlaceo, che comparve quando vide due sue apparenti amiche entrare in classe.
Lexa distolse lo sguardo, sperando di nascondere il rosso delle sue guance che sentì quando tutte e tre si girarono a guardarla.
"Dannazione Lexa, questa non sei tu." Pensò.
Prima che riuscisse a sentire la loro conversazione, Niylah Crewe entrò in classe, sempre bellissima e alla moda.
Lexa resistette all'impulso di alzare gli occhi quando vide gli occhi di tutti i ragazzi sull'insegnante, specialmente sul seno e più in basso, nonostante il suo volto fosse perfetto.
E poi vide la bionda guardare l'insegnante, scrutandone il volto con un'espressione che sembrava... attrazione?
Le sopracciglia di Lexa scattarono in alto.
Alla bionda piacevano le ragazze? Quello era di certo uno sviluppo.
Di certo non l'avrebbe mai ammesso, in special modo ad alta voce, se Costia fosse stata in giro. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Costia sospettosa di lei.
Realizzò di non aver ascoltato la maggior parte della lezione della signorina Crewe.
"Ragazzi." Niylah battè le mani, richiedendo attenzione e silenzio dal gruppo d'indisciplinati studenti davanti a lei. "Oggi ho l'onore di introdurvi la nostra nuova star quarterback, Miss Lexa Woods!" Niylah si spostò avanti, e Lexa capì di doversi alzare, e offrì un piccolo sorriso alla classe come ringraziamento.
La classe ruggì la sua approvazione, e lo sguardo di smeraldo di Lexa esaminò la stanza, e sentì una fitta di qualcosa terribilmente simile alla delusione nel notare che la bionda non sembrava interessata all'applaudirla, ma più ad esaminare l'insegnante da sopra la spalla di Lexa.
"Bene, sono sicura abbia già trovato il suo posto qui, ma siate sicuri di dare il benvenuto-miss Reyes, Cosa ho detto riguardo al mettere i piedi sul banco?"
gli occhi di Lexa si aprirono leggermente al brusco cambio di ritmo, e sentendosi sprofondare, realizzò che il suo momento sotto i riflettori era stato interrotto rudemente dall'intelligentissimo gesto della ragazza latina.
Lexa roteò gli occhi, borbottando qualcosa di simile a "barbari." si risedette sulla sedia, gli occhi che tornavano alla bionda, che aveva appena buttato giù le gambe dell'amica dal banco come gesto di scuse.
Okay, quindi era una leccaculo. Perfetto.
Lexa sapeva che doveva esserci qualcosa di sbagliato in lei.
Provò al massimo a concentrarsi sull'eccitato parlare di Niylah, qualcosa sul leggere 'Orgoglio e Pregiudizio', 'Il giovane Holden', e altri libri che Lexa aveva letto anni fa con insegnanti ed educatori privati.
Distolse lo sguardo annoiata, cercando di concentrarsi su qulcosa che davvero valeva il suo tempo.
Sembrava un altro anno noioso, per quanto riguardasse la letteratura.

   
 
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