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Autore: mido_ri    21/11/2017    0 recensioni
Due ragazzi completamente diversi entrano in contatto in un apparente contesto scolastico.
Alessio: il solito ragazzo disordinato e "piantagrane" che reputa la sua vita una noia, così come la scuola e qualsiasi tipo di legame con le altre persone.
Riccardo: un ragazzo, meglio definito "ragazzino", che sembra fin troppo piccolo per poter frequentare il secondo anno di liceo; al contrario del suo fisico, la sua mente è grande.
Così come ci si aspetterebbe da un ragazzo del genere, Riccardo nasconde a tutti, perfino alla sua famiglia, la vera vita che conduce ogni giorno, difficile e sconvolgente.
Un inaspettato incontro spingerà Alessio a porsi sempre più domande su quello strano ragazzo.
Come si svolgerà la storia dei due incompatibili compagni di banco?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lun, 20 novembre, mattina

Rimasi con il fiato sospeso per una decina di secondi, non riuscivo a capire a cosa si stesse riferendo Riccardo.

- Ci credi?! -

Mi prese entrambe le mani e se le portò al viso, era caldo e morbido.

- A... A cosa? -

- Se avessi saputo prima che bastava dire la verità... be', non importa, ora è tutto okay, vero? -

- S-sì... cioè.... -

- Ale! -

Mi scosse per le spalle e mi puntò in faccia due occhi enormi e sorpresi.

- Non sei felice? -

Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono; in quel momento dovevo sembrare proprio un pesce morto.

- N-non ho capito... vuol dire che sanno chi è stato? E che non... non siamo stati noi? -

- Esatto! -

- Ma allora... chi è stato? -

I suoi occhi fino a quel momento spalancati e pieni di gioia furono ricoperti da un velo di malinconia.

- Io... non lo so -

Abbassò il capo e prese a fissarsi i piedi.

- Ti avevo promesso che l'avremmo scoperto... però non sono tenuto a sapere certe cose -

Tirò su con il naso e sorrise.

- Quando saranno sicuri di aver trovato il colpevole informeranno mia nonna! -

- Perché tua nonna? -

- Oh... uhm... ora è lei il mio tutore. Sai... m-mio padre... -

La sua voce si ruppe e terminò in un singhiozzo. Mi protesi in avanti e strinsi quel corpo tremante con forza; strinsi i denti e conficcai le unghie nella sua schiena esile. Il ragazzo sussultò e si scostò dal mio petto.

- Ale... c-che hai? -

- Niente... sono solo felice che le cose stiano andando per il verso giusto... finalmente -

Mi sforzai di fare un sorriso per infondergli un po' di coraggio, anche se in realtà era lui l'unico fra i due che riusciva a darmi quella poca forza che mi spingeva a stare ancora in piedi.
Di rimando i suoi occhi si illuminarono.

- Senti... perché oggi pomeriggio non vieni da me? Abbiamo delle lezioni di italiano in sospeso... -

Arrossì e si coprì la bocca con le mani.

- Oh... non intendevo in q-quel senso... hai capito, no? -

Cercai di rassicurarlo, anche se non volevo che quell'espressione così adorabile sparisse dal suo volto.

- Mi piacerebbe, ma hai dimenticato un piccolo particolare: noi non possiamo frequentarci -

Riccardo inclinò il viso e mi guardò con una faccia stranita.

- Sì che possiamo! Ieri sera hanno mandato un'e-mail a mia nonna in cui dicevano che... oh, non ne sapevi nulla? -

- No, non mi hanno detto nulla -

- Dovrebbe essere arrivata a uno dei genitori di Matteo... forse non l'hanno vista -

- O forse sì... e non hanno voluto dirmi niente -

Mi pentii all'istante di ciò che era appena fuoriuscito dalla mia bocca, anche se era la cruda verità.

- Credono che io sia una cattiva influenza? Be', è normale... da quando ci siamo conosciuti sono successi un po' di casini, ci sono abituato -

- Non importa, io... -

Riccardo stampò le sue labbra sulle mie; quel bacio durò un attimo, eppure un brivido mi percorse da capo a piedi, subito dopo il mio cuore prese a martellare e la stanza divenne improvvisamente troppo calda, nonostante fosse quasi inverno.
Sbattei le palpebre un paio di volte nel tentativo di ritornare alla realtà, ma sentivo ancora quella dolce pelle premere sul mio volto.

Riccardo mi sventolò una mano davanti alla faccia.

- S-stai bene? -

- C-credo... -

Mi sfilai la felpa e me la lasciai scivolare sulle ginocchia.

- Fa davvero caldo oggi... -

- Ale... -

La sua voce mi giunse alle orecchie come un sussurro.

- Ma che cavolo stai dicendo? Ci stanno guardando tutti! -

- Oh! -

Scossi la testa e voltai il capo verso il resto dell'aula: ci stavano decisamente fissando tutti. Sorrisi imbarazzato e mi voltai di nuovo verso Riccardo.

- Sei tu che mi sei saltato addosso! -

- S-scusa... doveva essere una cosa veloce, non pensavo ti facesse questo effetto -

Indietreggiò con la sedia e si rimise al suo posto mentre il professore dell'ora successiva appoggiava la valigetta sulla cattedra.
Mi sentii avvampare ancora di più quando capii a cosa si riferiva il ragazzo con "questo effetto".
Misi le braccia conserte sul banco e sprofondai con la faccia nelle mie braccia ricoperte da una fastidiosissima pelle d'oca.

"Merda, neanche io pensavo che Riccardo mi potesse fare questo effetto. Sarà perché non esco di casa da due secoli... "

Suonata l'ultima campanella di quella mattinata, Riccardo mi trattenne davanti al cancello.

- Allora ci vediamo stasera da me? Per le sette va bene? -

- Va bene, ci sentiamo dopo -

Gli diedi un pizzico su una guancia e saltai in macchina con lo zaino in testa per evitare la sottile pioggerella che annunciava una forte tempesta.
Matteo si voltò e mi guardò di traverso.

- Fai sempre tardi tu -

Alzai le sopracciglia e mi strinsi nelle spalle: non avevo la minima voglia di mettermi a discutere con una persona di cui non mi interessava nulla, o almeno fingevo che fosse così.
Franco indugiò qualche attimo ad avviare il motore, pareva assorto in chissà quali pensieri mentre scrutava fuori dal finestrino dell'auto, proprio dove Riccardo era indaffarato a scuotere con insistenza un ombrello cercando di aprirlo.

- Credevo che vi avessero vietato di vedervi -

- Già, ma a quanto pare siamo assolti da ogni accusa e possiamo vederci, non ti è arrivata nessuna e-mail? -

L'uomo non fiatò più fino al ritorno a casa, dove quattro piatti fumanti erano già disposti in tavola.

- Tutto bene a scuola? -

Passarono lunghi secondi prima che potessi rendermi conto che la donna si stava rivolgendo a me.

- O-oh... sì, tutto bene -

- I compagni ti hanno accolto bene? -

Mi feci sfuggire una risatina nervosa e lasciai affondare il cucchiaio nel brodo.

- Sì... abbastanza -

La verità era che Rosanna non aveva la minima idea del fatto che fossi in pessimi rapporti con i miei compagni di classe, fatta eccezione per Marco che tentava di farmi bruciare tutti i neuroni dietro al suo gruppo di amici tossici, e poi c'era Noemi, intenzionata a non sapevo neanche io cosa.

Matteo sbuffò e mi guardò inarcando le sopracciglia.

- Ho visto Noemi oggi -

"Perché ogni volta che penso a lei appare dal nulla o qualcuno la nomina?"

- Grande... -

- L'ho vista molto giù di morale, mi ha anche chiesto come stai... ma non credo che fosse preoccupata solo per quello -

Rimase con il cucchiaio colmo di brodo caldo a fissarmi, attendeva che dicessi qualcosa di sensato, cosa che non facevo da tempo.

- Avrà litigato con la sua migliore amica -

- No, deve essere successo qualcosa di grave. Sembrava sul punto di piangere -

- Be', sinceramente ho già i miei problemi a cui pensare -

Sotto gli occhi stupiti dei genitori di Matteo, continuai a mangiare come se avessi ricevuto una notizia assolutamente normale. In realtà io e Noemi non avevano alcun tipo di legame, eravamo poco più che due conoscenti - escludendo quel bacio molto sgradevole-.

Rosanna tentò timidamente di rompere il silenzio mentre portava in tavola un grande piatto di ceramica colmo di frutta.

- Stamattina al televisore ho visto che faranno uno di quei film che vi piace tanto... quelle cose sui vampiri -

Matteo scosse la mano e liquidò in fretta l'offerta.

- Non mi piace quella roba -

- Ma se guardi sempre film con gente che muore! -

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ed evitò di fornire futili spiegazioni alla madre.

- E tu? -

La donna mi rivolse uno sguardo speranzoso, mi sentii quasi in colpa a dirle di no.

- In realtà... stasera dovrei uscire-

Franco non esitò a rifilarmi un'occhiataccia, ma si limitò a quello. La moglie tentò di risollevare la situazione, rendendola però ancora più drastica.

- Quindi dove vai? Esci con qualche amico? -

- S-sì... dovrei -

Farfugliai qualche altra parola incomprensibile, poi mi scusai e lasciai velocemente la sala da pranzo.
Mi gettai sul letto a pancia in su e sbuffai sonoramente; non ebbi neanche il tempo di rendermi conto di quanto fossero scomode quelle circostanze, che mi si presentò dinanzi un altro enorme problema. Il cellulare cominciò a squillare, mi affacciai a un lato del letto e protesi il capo verso il comodino: un numero che non avevo salvato in rubrica.

"Be', potrebbe essere qualcosa di importante"

- Pronto? -

- A-Alessio... -

La voce titubante di Noemi si diffuse nel mio orecchio sinistro, facendomi provare un senso di disagio.

- Disturbo? -

- No, no, che c'è? -

In quel momento pensavo soltanto a chiedermi in che modo avesse ottenuto il mio numero di cellulare, dal momento che mi ero astenuto dal farmi inserire nel gruppo di classe.

- Ecco... c'è una cosa di cui vorrei parlarti, quindi pensavo che tu... che noi... -

Potevo già prevedere che cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

- Ti andrebbe di uscire o... o farmi compagnia a telefono? -

Mi trattenni dallo sbuffare nuovamente.

- Okay, cos'è successo? -

La ragazza trattenne il fiato, poi si lasciò sfuggire un debole verso che non riuscii a interpretare in nessun modo.

- Non ce la faccio a dirtelo così... ti va di vederci? -

"Ti pareva... "

- D'accordo, ma non posso stare molto -

- M-mi vanno bene anche dieci minuti... lo giuro! -

"Sì, però stai calma, non ho ancora preso in considerazione l'idea di ucciderti, anche se potrei farlo se mi mettessi i bastoni fra le ruote proprio oggi che devo vedermi con Ro... "

- Non preoccuparti, dimmi l'ora e il posto -

- I-io direi alle quattro al parco -

Storsi il naso: non volevo andare a una sorta di appuntamento in uno stesso posto in cui ero stato con Riccardo.

- Facciamo nella piazza principale, okay? -

- O-okay... -

Attaccai prima che potesse aggiungere altro, mi ero stancato del suo continuo balbettare: mi ricordava me ogniqualvolta cercassi di pronunciare una frase di senso compiuto.

Lun, 20 novembre, pomeriggio

Mi portai il cappuccio del pesante giubbino sopra la testa e continuai ad avanzare con passo veloce; gettai un'occhiata distratta all'orario sul mio cellulare e sospirai di sconforto.

"Cavolo, sono in ritardo di un quarto d'ora... non ricordavo ci volesse così tanto per arrivare a piedi fin qui"

Da lontano scorsi la sagoma di Noemi che scuoteva impazientemente le gambe e incollava gli occhi allo schermo del cellulare ogni due e tre.

- Hey, scusa se ti ho fatto aspettare, ma il padre di Matteo non poteva darmi un passaggio in auto... -

La ragazza alzò il volto e mi puntò in viso un paio d'occhi tristi e spenti, arrossati dal pianto.

- Non fa niente... vieni -

Mi afferrò un braccio e cominciò a camminare spedita verso un bar agghindato già con luci natalizie.
Si voltò e cercò di sorridere.

- Non hai freddo anche tu? -

Annuii e mi arresi al suo volere.

"Aah... ora mi toccherà anche sopportare le occhiate invadenti di quei camerieri"

Un uomo alto e magro, con l'anatomia di un chiodo, i capelli lunghi raccolti in un tuppo rovinato e gli occhi giganti, si apprestò a condurci a un tavolo per due e vi lasciò un foglietto rosa contornato con fiori e cuoricini.

"Che cavolo è questo coso?"

Lessi: Menù coppie.
Dovetti fare una faccia davvero inorridita, perché Noemi mi rivolse un'espressione preoccupata e si protese sul tavolo con fare curioso; non appena ebbe letto anche lei, arrossì fino alla punta dei capelli.

- Be'... l'importante è la roba da mangiare che c'è scritta, no? -

Non era proprio ciò che la ragazza si aspettava di sentire, ma almeno le scomparve dal viso quel colore simile alla buccia dei pomodori - che tra l'altro mi facevano schifo-.

Mi grattai il mento continuando a consultare il menù distrattamente.

- Allora, cosa prendi? -

Noemi si protese di nuovo verso di me per spiare sul foglio.

- Non ho ancora scelto, tu? -

Mi allontanai impercettibilmente, cercando di non rendere troppo evidente quanto mi dava fastidio la sua vicinanza.

- Un frappè alla fragola... la fragola piace anche a te, giusto? -

Tossicchiai e gettai un'occhiata inquieta al cameriere strambo che si avvicinava al nostro tavolo.

"Non voglio scegliere la sua stessa cosa al suo stesso gusto, è roba da coppiette, bleah !"

- Posso prendere le ordinazioni? -

- Sì, un frappè alla fragola per me e... -

- Un caffè macchiato per me -

"EH?!"

Ebbi l'impulso di tapparmi la bocca con entrambe le mani, ma ero troppo impegnato a guardare la mia espressione stupita riflessa in quella di Noemi.
Il cameriere annotò velocemente e se ne andò portando con sé il menù.

- Pensavo che il caffè ti facesse schifo -

- Già, lo pensavo anche io -

La ragazza si portò una mano a una guancia e si appoggiò al tavolino con il gomito.

- Ora che ci penso... a volte lo bevi anche a scuola -

- Per svegliarmi... -

I suoi occhi ridenti furono attraversati da un'ombra di delusione.

- Quindi ti sto facendo annoiare?-

- N-no... per niente! -

"Ahah! Bella questa... "

- Lo so che avevo detto solo dieci minuti... però vorrei distrarmi un po'... -

- Stai tranquilla, ho il pomeriggio libero -

Passammo il restante tempo a sorseggiare in silenzio le nostre bevande, finché nei bicchieri non rimase più nulla e dovemmo lasciare spazio alle parole.

- A-allora... ti va bene parlarne qui? -

Sospirai e mi avvicinai per sentirla meglio nel suo bisbigliare.

- Questo devi dirmelo tu, sono cose che non vuoi far sapere a nessuno? -

- Non importa... ormai -

- Va bene, dimmi -

Gettai l'ennesima occhiata nervosa all'orario.

"Stai tranquillo, sono appena passate le cinque, l'appuntamento è stasera... "

- I-io... non vorrei metterti un altro peso addosso, però forse tu puoi aiutarmi... -

I suoi occhi si fecero lucidi all'istante.

- Non so se hai visto degli annunci appesi in giro in città... anche se credo di no, ultimamente sei stato sempre a casa -

Deglutì e parve farsi forza.

- No, non ho visto nulla o forse non ci ho fatto caso, perché? -

- Mio padre è scomparso -

- Che?! -

Una vecchietta a fianco a me, intenta a sorseggiare il suo tè, sussultò e per poco non se lo versò in grembo.

- L-la sera in cui è successo l'incidente con il padre di Riccardo... lui non è tornato a casa -

- È strano... non avete ricevuto nessuna notizia dai suoi colleghi?-

- È questo il punto... è uscito dall'ufficio alla solita ora e lo hanno visto andare via con la macchina, ma lui... papà non è tornato... -

Noemi scoppiò in lacrime e con un gomito spostò involontariamente il bicchiere di vetro che cadde a terra e si ruppe miseramente in mille pezzi; il cameriere stralunato accorse in un batter d'occhio e offrì un fazzolettino di stoffa alla ragazza, chiedendole numerose volte se fosse tutto a posto.

"Evidentemente no, cazzo"

Sbattei un pugno sul tavolo e tirai Noemi per un braccio, invitandola a venire con me.

- A-Ale... -

Si asciugò il viso alla bell'e meglio e mi seguì senza dire una parola, mentre i clienti abbassavano il capo e riprendevano a volgere il pensiero alle loro vite sicuramente più tranquille e normali della mia.

Camminammo attraverso un piccolo quartiere su cui aleggiava un'aria gelida, finché non ci fermammo dinanzi al retro di un bar malandato.
Costrinsi la ragazza a stare spalle e muro e scontrai il mio petto con il suo; lei abbassò gli occhi, si sentiva a disagio, ma non m'importava.

- Ascoltami, tu... tu non devi uscire di casa, non devi più andare a scuola finché il problema non si sarà risolto... -

- M-ma... -

- Aspetta... non ho finito -

Lasciai la presa sulle sue fragili spalle e puntai i miei occhi vuoti nei suoi, tremanti e terrorizzati.

- Stammi lontana -

- C-che significa... -

- Noemi, fidati di me. Non dire in giro quello che è successo fra noi... non far sapere alla gente che ci conosciamo, taglia i ponti con le persone che ti sembrano poco affidabili -

- I-io non capisco... -

- Tu fallo e basta -

Mi guardai intorno con circospezione, eravamo soli.

- Fatti venire a prendere subito e torna a casa... fai quello che ti ho detto -

Mi allontanai nell'aria fredda riempita dai deboli singhiozzi della ragazza; quando fui certo di essere fuori dal suo campo visivo, cominciai a correre a perdifiato strizzando gli occhi e stringendo i denti con forza.

"No... non possono essere coinvolte altre persone, basta... basta! È finita... Ro mi ha detto che è finita... "

In realtà sapevo benissimo di aver detto quelle parole a Noemi solo per sentirmi più al sicuro, solo per il terrore di rivedere quella figura senza volto, solo nella speranza che fosse tutta un'orribile e stupida e incredibile
coincidenza.











  
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