Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: PrincessintheNorth    21/11/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-   Murtagh …
-  Non ora.
-  È pronta la cena.
-  Adesso non posso.
-  Sono tre giorni che lo dici.
- Devo stare con lei! – protestai.
John sospirò, sedendomisi di fronte. – Senti, lo capisco. La ami, l’hai tradita, ti senti una merda umana e vuoi rimediare. Ma non sarà stando a digiuno che lei ti riaccetterà.
- Non posso lasciarla sola! – dissi. Possibile che non capisse? – è troppo pericoloso! E se smette di respirare? Se si sveglia?
-  Non dico che devi lasciarla sola, sarebbe chiedere troppo, in effetti. – commentò. – Solo, mangia qualcosa.
-  Ma …
- Può accaderle qualcosa se mangi?
No, in effetti.
-  Passa, dai …
Mi diede un piatto, carne e verdure. Semplice, sano e rinvigorente.
Insieme a un calice di vino.
-  No, quello non lo voglio.
- Speravo lo dicessi.
Tre giorni, e Katie non si svegliava.
Per il medico, doveva riposare.
Secondo quello che avevano detto le bambine, Antares doveva averle portate fino a Gil’Ead, dove Katherine l’aveva mandata via: così, sarebbero state meno riconoscibili ed entrambe avrebbero avuto più possibilità. Da lì, Katie e le piccole erano andate a piedi, seguendo la Grande Dorsale.
Il dottore, inoltre, l’aveva trovata estremamente debilitata e malnutrita. Di nuovo, April e Annabeth erano state essenziali nel capire le dinamiche. Katherine cacciava quel che poteva, scoiattoli e uccellini, e dava tutto a loro, senza tener niente per sé.
Tipico di Katie.
Inoltre, aveva subito gravi perdite di energia per gli incantesimi difensivi sulle piccole, e forze e sangue a causa delle ferite.
Il medico le aveva anche trovato un braccio e delle costole rotti, ma non essendo lui in grado di usare la magia ed essendo io pessimo nelle magie di guarigione, avevamo deciso di risolverlo alla vecchia maniera, ovvero con una stecca.
Alle ferite minori avevo pensato io. Almeno qualcosa potevo fare per alleviare il suo dolore.
Anche la ferita alla gamba aveva richiesto il mio intervento: rischiava gravemente di infettarsi, e i medicamenti del dottore non erano molto efficaci. Perciò, ero andato a ripescare i libri di magia della mamma e avevo trovato l’incantesimo giusto.
Grazie agli dei, aveva funzionato.
-  E sai, quelle due pesti vorrebbero qualcuno con cui giocare. – aggiunse.
-  Ci sono i figli dei domestici, che giochino con loro.
-  Murtagh …
-  Non la posso abbandonare!
- Non farlo! Resta in questa stanza, se vuoi, ma quelle bambine hanno un anno, hanno subito un assedio e visto la loro famiglia in prigione, sopportato tre settimane di viaggio estenuante, tra panico e ferite, e hanno anche visto Katherine praticamente morta. Hanno bisogno di calma, di affetto, di una casa, di una famiglia. Di essere rassicurate e di stare con qualcuno che conoscono, che le faccia sentire protette. Ora, tu sei la persona più vicina a Katherine e alla famiglia che hanno, e hanno bisogno di te. Pensa a cosa vorrebbe lei, diamine!
Solo in quel momento mi preoccupai delle bambine.
E di nuovo, mi sentii una merda umana.
Katherine avrebbe desiderato che stessi con loro, piuttosto che con lei, ad aspettare che si svegliasse per implorare il suo perdono.
E mentre lei, in fondo, poteva essere controllata dal medico, quelle bambine avevano bisogno di qualcuno che conoscessero.
-  È vero. Vado a prenderle. – decisi.
Prima, però, provai a sfiorare la mano di Katie. Il primo tocco, non necessario, da quando l’avevo ritrovata.
MI FAI VOMITARE!
Il suo grido mi riecheggiò nella mente, e subito tolsi la mano.
Ho perso il diritto di toccarla quando sono stato con l’altra.
Perciò, andai dalle piccole.
Erano nella mia vecchia cameretta, intente a giocare con delle bambole accanto al camino. Non sapevo dove avessero trovato delle bambole nella camera di un bambino, ma forse erano della bambina di qualche domestica, che le aveva messe a loro disposizione.
Trovai Marlene a sorvegliarle, accudendole di tanto in tanto.
- Finalmente ti sei deciso. – commentò con un mezzo sorriso. – Stanno bene, fisicamente. Certo, sul piano emotivo sono scosse. Hanno bisogno di qualcuno che le conosca, di un viso familiare.
Poi, in un attimo, mi abbracciò.
- E vedrai che anche con lei si aggiusterà tutto. – mi rassicurò. – Se è quella giusta, se è vero amore, perdonerà. Oh, prima ti tirerà sufficienti ceffoni a due a due da farli diventar dispari, ma alla fine, se son rose fioriranno. E per me, ciò che c’è tra di voi è il più bel bocciolo che sia mai comparso. E a futura memoria, ricordati che alle rose devi stare dietro tutti i giorni, e non ogni tanto. Quella ragazza è inestimabile, Murtagh Morzansson, e che diamine stavi pensando quando l’hai tradita? Che non avrebbe sofferto?! Spero per te che fossi ubriaco, quelle volte in cui l’hai tradita, altrimenti veramente, ti tiro io stessa qualcosa addosso! E adesso scansati che devo metter su la cena!
Wow.
Non preoccuparti, cucciolino bello, è tutto a posto, ma sei uno stronzo di merda, grazie tante.
Leggermente bipolare.
Alla fine, mi ritrovai nella mia camera, con le due piccole che mi guardavano, in attesa di qualcosa.
Fu solo quando mossi il primo passo verso di loro che mi corsero incontro, attaccandosi alle mie gambe, una per una.
- Ehi, questo è un assedio però! Mostriciattole!
- Multy! – strillarono contente.
Fantastico.
Murtagh, figlio di Morzan, Cavaliere di Castigo, ex comandante delle truppe del Re Nero … Multy.
Logico.
Beh, volendo guardare tutto, la loro zia e sorella mi aveva dato del pasticcino, orsacchiottino, trottolino amoroso …
E Cavaliere di puttane. 
-  Come sta tata? – chiese April, mentre le due pazze mi si arrampicavano in braccio.
-  La tata sta bene. – la rassicurai. – Adesso sta facendo la nanna.
-  Sono tle giorni che fa a nanna. – commentò Annabeth.
In un mese, notai, lei era cresciuta moltissimo. Aveva gli occhi di sua madre, il verde pino di Audrey, così come l’incarnato candido, ma il ciuffo ribelle che continuava a caderle sulla fronte era assolutamente del lato paterno, lo stesso che avevano Katie ed April. Era il biondo grano dei capelli a mandarmi in confusione, perché sia Alec che Audrey erano scuri. E bastava guardarla per non avere dubbi sulla sua paternità, era indubbiamente la bambina di Alec.
Forse i genitori di Audrey erano biondi.
-  È molto stanca, piccola. Allora, chi vuole giocare?
-  IOOO!!! – strillarono, e fu quella felicità a darmi un pizzico di contentezza.
Con Katherine avevo rovinato tutto, ma era bello sapere che potevo ancora far del bene per qualcuno.
-  E a cosa giochiamo?
- Alle tlecce!
Fine della felicità.
-  Ma … io non le so fare …
Immediatamente, i sorrisi si spensero sui loro volti.
Okay, pensa, l’avevi vista, Katherine, fare una treccia … com’era?
Richiamai alla mente uno dei primi ricordi che avevo di lei. Uno dei momenti in cui curavamo April, la neonata le aveva tirato i capelli disfacendo parte dell’acconciatura.
Provai ad imitare la Katie del ricordo, divideva in tre una ciocca e poi continuava a sovrapporre le ciocche esterne a quella centrale …
Quando riuscii, al quinto tentativo, mi lasciai andare a un grido di vittoria.
-  ADESSO ANCHE QUESTO SO FARE!!!
Le legai la treccia con un fiocco, e Annabeth iniziò a rimirarsi nello specchio tutta contenta.
- Glazie! – mi corse tra le braccia stampandomi un bacino sulla guancia.
-  Ma di niente, nana …
Fu in quel momento che vidi April piangere.
Non era un pianto da bambina di un anno, con strilli e singhiozzi.
Seduta di fronte al camino, guardava il fuoco scoppiettare, e intanto le lacrime le scorrevano silenziosamente sulle guance paffute.
​Vederla così ... mi spezzò il cuore, esattamente come quando Katherine era fuggita.
Forse di più. 
​Quella bambina la conoscevo da che aveva pochi giorni, era come se fosse la mia, di sorellina. E vederla così ... a momenti mi venne da piangere anche a me. 
-  Ehi, cucciola …
La presi in braccio, e mi si accoccolò contro. Coccole così se le faceva fare solo da sua sorella, e non volli nemmeno immaginare quanto sola e spaesata si sentisse per accettarle da me.
- Tata … - pigolò piano. – Volio la tata …
-  April, la tata adesso sta facendo la nanna …
- Non è molta, velo?
- No! Assolutamente no, piccola, non è morta. È solo molto stanca e deve fare un po’ il pisolino.
-  Ma tata non fa il pisolino!
- Non lo ha fatto per molto tempo e adesso ne ha molto bisogno, piccola. – cercai di spiegarle, senza dirle che sua sorella non aveva mangiato e dormito e si era presa varie frecce pur di proteggerla.
Annuì, soppesando la questione, ma continuò a piangere.
- Sei triste?
Che domanda idiota.
Logicamente, una bambina dev’essere l’apoteosi della felicità dopo aver visto i suoi genitori rinchiusi ed essere fuggita da casa sua, attraverso le montagne, d’inverno, prima a dorso di drago e poi a piedi, inseguita dai soldati. Era felice, certo, dopo aver visto sua sorella, che si era occupata di lei più di sua madre, ferita e morente sotto un albero.
-  Mamma … papi … - pianse stringendo i pugnetti sulla mia maglietta, aggrappandosi a me.
-  La mamma e il papà stanno bene. – provai a rassicurarla. – Vedrai. Non appena la tua tata si rimette in piedi, io e lei andiamo a casa e liberiamo. E poi riprenderemo a giocare.
- Davvelo?
- Davvero, cuccioletta.
​- Me lo plometti?
Mi guardò con quei suoi occhioni verdi, pieni di lacrime.
​- Te lo prometto, April. E adesso … anche per queste bimbe è ora di fare la nanna come la loro tata …
Le misi a letto, e come c’era da aspettarsi mi chiesero la storia.
Non me ne ricordavo neanche una di quelle che mi raccontavano mamma o Marlene, o almeno non abbastanza chiaramente da poterle ripetere.
Santi dei, è la camera di un bambino di tre anni, vuoi che non ci sia un bel libro di favole?
Andai verso la libreria, e come sospettavo, ne trovai uno.
-  Allora … il fagiolo rimbalzante … la strega con la verruca … ma io sono veramente venuto su con queste storie? – commentai.
- La stolia! – protestarono.
- Sì, sì, arriva … okay, questa può andare bene … allora, la principessa del sole …
Eh no, però.
Questo no.
Come diavolo si permettevano quelle pesti di addormentarsi proprio mentre iniziavo a raccontargli la loro storia?!
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: PrincessintheNorth