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Autore: fandani03    21/11/2017    0 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 - Sconforto

Coog atterrò rovinosamente su un piccolo pianeta, forse un asteroide. Era stanco dal lungo tratto percorso, distrutto per il grande sforzo che il suo fisico, seppure di cyborg, stava sostenendo:
- “Dottoressa Kitty, riesce a sentirmi?? Ha notizie di Aurora?” -
- “No Coog, nessuna notizia, da ieri non ho mai smesso di contattarla, ma senza alcun risultato. Sono sempre più preoccupata Coogh, non è da lei, lo sai…” -
- “Accidenti! Dottoressa, ha detto ieri? Quindi sto viaggiando da almeno un giorno, ho perso la cognizione del tempo, sto andando oltre la velocità della luce, credo….ma dove sono?” -
- “Sei oltre la metà del tuo viaggio, Coog. Puoi farcela, riposati un poco ma se puoi riparti prima possibile!”-
- “Certo, lo farò, stia tranquilla. Sono preoccupato come tutti voi…Lei sa bene quanto desiderassi rivedere la Principessa, ma mai e poi mai avrei voluto che le accadesse qualcosa!” -
- “Lo so Coog, lo so…” - ci fu qualche attimo di silenzio.
Poi il cyborg si fece coraggio.
- “C’è una cosa che voglio chiederle, da molto tempo…” -
- “Sì, dimmi pure…” -
- “Kitty, perché non hai lasciato che rimanessi con lei?” - il tono della voce, accorato e colmo di tristezza e rammarico, colpì dritto nel segno. Gli occhi della scienziata si aprirono per lo stupore. Sapeva che quella domanda prima o poi sarebbe uscita dalle sue labbra, ma in quel momento fu colta alla sprovvista.
Abbassò lo sguardo.
Coog continuò…
- “Probabilmente io avrei sofferto meno e, chissà, lei si sarebbe sentita meno sola. E certamente sarebbe stata al sicuro.” -
- “Sì Coog, lo so, ma ci è parsa la soluzione migliore per tutti in quel momento, la tua vita era sulla Terra.
Tu sei un cyborg. I tuoi sentimenti per Aurora non sono mai stati un mistero per me, ma sai anche molto bene che non avevate un futuro…” -
- “Lo so…eppure…” - il tono dubbioso e malinconico di Coog non sfuggirono alla sua affezionata amica, ma non potevano perdere altro tempo. Non in quel momento.
- “Ma ora dobbiamo solo preoccuparci di andare in suo soccorso, forza Coog, dovresti aver recuperato le forze ormai. Va’…” -
- “D’accordo, vado. Stia tranquilla, sono certa che la troverò sana e salva…. STAR CR….…AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!” - il cerchio sulla testa di Coog si illuminò.
Non l’aveva mai voluto togliere, sebbene la dottoressa Kitty lo avesse autorizzato a farlo. Sapeva, inconsciamente, che era l’unica cosa che lo teneva ancora legato ad Aurora.
- “Fa male!!” -
- “Che succede, Coog??” -
- “Aaaaahhh la mia testa!...accidenti che dolore….” -
- “Coog, sta’ calmo, cerca di capire cosa ti sta succedendo, potrebbe essere…un messaggio….” - ansia mista ad una flebile speranza si fecero strada in entrambi.
Era così lontana, così debole la voce che gli parve quasi un sussurro, e quel dolore gli rendeva ogni cosa più difficile, ma riuscì a comprendere ogni parola…. E si raggelò.
Coog, aiutami, sono prigioniera della Regina Lacet, sono sulla luna del Grande Pianeta, aiutami…..Ti prego, fa’ attenzione……è crudele…

- “La REGINA LACET?? Non è possibile!” - esclamò ad alta voce dopo essere tornato presente a se stesso.
- “Cosa hai detto??” -
Esattamente come quella volta, dopo che Aurora l’aveva allontanato dalla Regina del Cosmo, i due riuscirono a comunicare tramite telepatia. La mente di Coog era frastornata per l’emozione di averla sentita e per l’orrore di ciò che nella sua testa aveva recepito.
- “Rispondimi Coog…!” -
Il cyborg si riscosse e raccontò a Kitty quanto aveva captato dalla messaggio di Aurora e, senza attendere che la conversazione divagasse in mille congetture, il cyborg aveva già lanciato la sua navicella alla velocità fotonica con accelerazione atomica. Non poteva perdere attimi preziosi.

La dottoressa Kitty si era seduta alla sua scrivania, le braccia sprofondate sui braccioli della sua grande poltrona. Lo sguardo viaggiava nel vuoto mentre una piccola lacrima solcava il suo viso. Il professor Doggert tentava invano di consolarla.
- “Dottoressa, nessuno poteva prevedere una cosa del genere, non sappiamo come sia sopravvissuta. Ma dobbiamo stare tranquilli, Coogh è quasi giunto sul Grande Pianeta e la regina Lacet di certo non si aspetta di vederselo piombare così in fretta. Non conosce le possibilità che Aurora e Coog hanno tra loro, non sa che possono parlarsi telepaticamente, avrà la guardia più abbassata…” -
- “Professore sono davvero terrorizzata, Aurora è lì sola, nelle mani di una malvagia, di chi vuol farle del male ed io non ho mai neppure sospettato che potesse accadere. Non abbiamo mai captato nulla di strano nella zona, non abbiamo mai preso in considerazione un’evenienza del genere e abbiamo lasciato Aurora sola al suo destino! Perché l’abbiamo fatto? Perché non le abbiamo lasciato i cyborg? Cosa abbiamo pensato in quel momento?” - parlava come un fiume in piena.
- “…ricordo che al ritorno sulla Terra Coog ce ne parlò, ci chiese di lasciarlo tornare sul Grande Pianeta. Disse che si sarebbe occupato di lei, che l’avrebbe protetta, che era disposto a sacrificare tutta la sua vita lassù con lei. Perché non abbiamo consentito che andasse? Se dovesse succedere qualcosa ad Aurora….non solo sarebbe la fine del sistema galattico, ma…. per me è come una figlia….”  - rivolse lo sguardo verso Doggert, con la voce era rotta dai singhiozzi.
Non era capace, Doggert, di gestire simili momenti, ma non doveva farsi prendere dall’ansia. Posò una mano su quelle di Kitty,  l’una sull’altra sul grembo. In una posizione di totale sconfitta.
- “Io capisco come vi sentite, ma non dovete colpevolizzarvi. Quella decisione la prendemmo insieme, eravamo entrambi d’accordo che non fosse necessario, che Aurora avesse un carattere abbastanza forte per sopportare quella solitudine e che Coog avrebbe gestito meglio tutta la storia stando sulla Terra e facendo altro! Dottoressa Kitty, Coog era, ed è, molto innamorato di Aurora! Cosa sarebbe successo col passare del tempo e standole così vicino, da soli, senza poterla veramente amare come lui avrebbe voluto? E cosa sarebbe successo se Aurora avesse ricambiato i suoi sentimenti?? No, abbiamo fatto la scelta giusta, e ora sono certo che Coog troverà il modo di salvarla, ne sono sicuro dottoressa Kitty!” -
La donna lo guardò con occhi distanti, era perplessa, come se le parole di Doggert l’avessero colpita ma in un modo insolito che non focalizzò immediatamente. C’era qualcosa di stonato in quel che aveva sentito, come lui stesse dicendo cose risapute senza però cogliere il vero nocciolo della questione. Ma le bastò per trovare la forza di alzarsi da quella sedia. Si asciugò gli occhi e il viso con il dorso di una mano e, dando le spalle al suo fedele compagno, rimase in piedi fissando il segnale del monitor che non dava alcun ritorno.
- “..professore, lei davvero non ha ancora capito che anche Aurora ama Coog come lui ama lei? Forse non da subito, certo, sono due temperamenti così diversi, ma sono certa, anche se lei non l’ha mai ammesso esplicitamente, che come lui morirebbe per lei, lei morirebbe per lui.
Il tempo che hanno trascorso insieme li ha avvicinati in un modo che nessuno di noi può comprendere realmente e proprio la realtà dei fatti, il loro essere due mondi che non si incontreranno mai, ha fatto sì che i loro cuori fossero uniti per sempre, in una specie di mondo segreto, in una realtà parallela che appartiene solo a loro, in cui si parlano, si ascoltano, si capiscono e….si leggono nel pensiero! Doggert, il mezzo che avevo dato ad Aurora serviva unicamente ad infondere in lui un dolore fisico al solo scopo di calmarlo nei momenti in cui gli capitava di perdere la testa! Ma loro, unicamente loro due, hanno stabilito il contatto telepatico. E’ nato spontaneamente grazie a quel qualcosa di forte che li unisce. E noi, professore, abbiamo scelto per la loro vita, prima e anche dopo, e abbiamo impedito loro di vivere, anche se in modo diverso da tutti gli altri, la loro vita insieme. Ne avevamo il diritto?” - osservò gli occhi sbarrati del Professore.
- "Dottoressa Kitty, non trovo le parole... quello che voi dite è, ecco... non ci avevo mai davvero riflettutto evidentemente...!" -
- “Aaahhh…. ma ormai è inutile pensarci, speriamo che riesca a trovarla sana e salva e a sconfiggere quella maledetta regina Lacet!” - sentiva che una piccola speranza si riaccendeva in lei, dallo sconforto il suo cuore era passato ad illuminarsi grazie alla consapevolezza che l’amore di quei due giovani aveva superato barriere quasi incomprensibili. Sentiva che questo avrebbe portato alla salvezza.

Aurora, ancora rinchiusa in quello strano rifugio sotterraneo, si era convinta di aver di aver sentito Coog rispondere al suo richiamo..
Arriverà veramente? Ci vorrà molto tempo, e se gli succedesse qualcosa?
Tutti questi pensieri le attraversavano la testa, ma in quel momento percepì nuovamente la porta aprirsi e vide quella sagoma scagliata contro la luce. Tentò in fretta di legarsi nuovamente i polsi, lei non doveva sapere che era riuscita a liberarsi, altrimenti avrebbe potuto sospettare….ma in fondo non poteva, non era a conoscenza della sua capacità di comunicare telepaticamente. E non avrebbe dovuto mai saperlo.
- “Principessa Aurora!! Sei pronta per cominciare la giornata con un bel gioco??” - il consueto ghigno risuonò nell’aria di quella tetra stanza.
Provò terrore, ma sapeva di dover provare ad ogni costo a difendersi.
La perfida Regina Lacet, da quel momento, diede inizio ad una lunga serie di torture fisiche e mentali.
Non faceva che ripeterle che tutti i suoi sacrifici erano stati vani, che la sua vita non valeva niente e che si sarebbe disfatta di lei molto presto. Voleva prendere il suo posto, voleva diventare la Regina del Grande Pianeta e impossessarsi dell’energia galattica per rendere l’intero universo a sua immagine e somiglianza. Quel mostro era in preda ad un delirio di onnipotenza, voleva diventare un dio crudele che crea e distrugge. E quell’enorme potere, nelle sue mani, sarebbe stato devastante.
Quel che, quella povera mente malata di Lacet, non aveva finora compreso, era che l’energia galattica non poteva essere utilizzata da chiunque. Non poteva riuscirci, non poteva essere possibile. Doveva confidare in questo.
Aurora era allo stremo delle forze ma aveva in mente un piano ben chiaro. Se Coog aveva ricevuto il suo messaggio il suo compito, ora, era prendere tempo fino al suo arrivo. Doveva sopravvivere.
- “Coog!!” - lo Star Crow rallentò improvvisamente.
- “Dottoressa!! Accidenti che spavento…che succede?” -
- “Abbiamo captato tracce di energia galattica, è molto debole, ma vuol dire che è ancora viva!” -
- “E’ una grande notizia! Sono in dirittura d’arrivo, da qui vedo già il Grande Pianeta, ora rallenterò per non farmi notare e dovrò capire come raggiungere la Luna senza che Lacet possa avvistarmi.” -
- “Non riusciamo a captare alcun segnale di energia anomala, come non ci fosse traccia di lei. Eppure....so che quanto hai sentito da Aurora è reale. Se Lacet è ancora in vita sarà stata astuta, deve essersi nascosta sottoterra, oppure sta utilizzando i mezzi della Regina del Cosmo per nascondere le sue tracce. La Principessa Aurora potrebbe trovarsi in un luogo protetto, schermato in qualche modo. Per questa ragione il segnale è così debole...
Devi dirigerti verso la parte opposta del Grande Pianeta, lontano dal castello. Dopodiché dovrai provare a raggiungerlo senza lo Star Crow.” -
- “D’accordo, farò così..” -
- “Coog…sii prudente…” -
- “Come sempre, dottoressa!” -
Coog eseguì gli ordini e con un’ultima accelerazione del suo apparecchio raggiunse la faccia del Grande Pianeta opposta alla Luna.

Quando aterrò si ritrovò nuovamente lì, su quel piccolo grande pianeta che ora sembrava in un piccolo paradiso terrestre, completamente diverso da come l’aveva lasciato. Più luminoso, più verde, come se il pianeta avesse fornito energia solare a se stesso. Era tornato alla vita e non si capacitava che in quel posto, così sereno, potesse accadere una qualsiasi brutta cosa.
Dopo quegli attimi di stupore e di riflessione, si decise ad incamminarsi. Doveva avventurarsi e attraversare il pianeta senza dare segnale di sè. Lo star Crow assunse una modalità silenziosa e a bassa frequenza.
In brevissimo tempo riuscì a raggiungere l’altro fronte del pianeta, abbandonò l’apparecchio ai piedi di un dirupo, nascosto tra alcune rocce sconnesse.
Dovette camminare ancora un bel po’ prima di giungere a destinazione. Non aveva scelta, sebbene non sapesse dove fosse Aurora, era necessario compiere un’ispezione là dove l’aveva lasciata tanti mesi prima.
Gli bastò un solo istante, osservando il palazzo della Regina, perché gli tornasse alla mente quella luce, quella dentro la quale lei era scomparsa senza che lui l’avesse più rivista. Quell’immagine l’aveva torturato a lungo. Non ricordava di aver provato tanto amore e tanto dolore insieme come in quell’istante.
Avrebbe voluto gridare il suo nome ma era rimasto paralizzato. Avrebbe voluto che lei si voltasse e tornasse indietro, ma lei non lo aveva fatto.
Poco dopo quel momento, aveva urlato il suo dolore al cielo per molte ore, prima di ritrovare il controllo. L’aveva persa e non sapeva farsene una ragione.
E ora sapeva che lei era lì, a pochi passi da lui probabilmente, in pericolo. 
Era la sua Principessa e il suo unico desiderio era sempre stato quello di tenerla al sicuro. L’avrebbe salvata.

Ma i troppi ricordi lo stavano distogliendo, capì solo più tardi che quel groviglio di emozioni, quell’istante di distrazione, avrebbero potuto costargli caro.
In quei brevi momenti di ritrovata padronanza, prima dell’attacco, riuscì a notare che la Regina del Cosmo non era dove l’avevano lasciata. Riteneva improbabile che la Principessa Aurora avesse deciso di portarla altrove. Questo stava a significare unicamente che quella maledetta si era impossessata della loro astronave. Come aveva ipotizzato la Dottoressa Kitty.
Le tracce c’erano e ben chiare. Era stata lì fino a poco tempo prima senza dubbio. Posò una mano sulla terra solcata dal peso dell’astronave.
Era sempre stato convinto di avere, pur essendo un cyborg, un gran fiuto e un grande intuito per il pericolo imminente, ma in quella circostanza aveva fallito. Era finito esattamente dove il nemico voleva portarlo.
Sentì quel frastuonoma appena in tempo. Si voltò e vide un enorme mostro robot scagliarsi contro di lui.
Il balzo fu rapido, ma il robot lo raggiunse a grandi passi. Era gigantesco.
- “AAAAAHHHHH!” -
Dovette catapultarsi con tutte le sue forze per raggiungere l’altura a pochi passi da lui. La mano di quel tremendo mostro lo raggiunse e lo avvolse.
Non aveva scelta, doveva ricorrere alla Macro Trasformazione……
Iniziò un lungo scontro, ma si trattava solamente di uno dei tanti che la perfida Lacet aveva tenuto in serbo per lui.


 
  
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