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Autore: Kakashi_Haibara    21/11/2017    3 recensioni
"Ci sono momenti che le parole non possono spiegare.
C'è un dolore troppo atroce per essere capito.
Stringi tuo figlio più che puoi e spingi via l'inimmaginabile."
Quanto può essere difficile da affrontare la perdita di un figlio? "E' più facile affogare."
-
Song-fic ispirata a "Stay Alive (reprise) del musical americano Hamilton
(Consiglio caldamente di leggerla sul cellulare e non sul computer, il testo è decisamente più grande. Imparerò mai a pubblicare le mie storie in modo decente senza fare errori nel procedimento? Probabilmente no)
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stay Alive

Resta vivo”
Sentiva questa frase rimbombargli nella testa, ma non riconosceva la voce e neanche il tono.
Di una donna? Un uomo?
Era lontana. Ne era sicuro. Era l'eco che rimbombava nelle pareti della sua mente, ma la voce era sicuramente lontana.
Il capitano della sua divisione gridò un ordine ed Alfred, risvegliato dai suoi pensieri, si spostò con i suoi compagni dalla loro posizione iniziale.
Il fucile impugnato saldamente tra le mani sudate, il grigio giubbotto antiproiettile troppo leggero secondo il suo parere, il casco nero che premeva sulla sua testa, tutto questo stonava con la solarità caratteristica del giovane ventisettenne.
"Resta vivo"
Ancora quella frase. Questa volta sembravano più persone a pronunciarla.
Era un segno o solo una sua paranoia prodotta dalla paura?
La ignorò, ormai era troppo tardi.
Il plotone era arrivato davanti al portone del magazzino in cui sarebbe avvenuta la retata.
I poliziotti si misero nelle posizioni predisposte dal capitano. Alfred in seconda fila.
"Ricorda, figlio mio, non abbassare mai lo sguardo. Alfred, papà* non può sopportare un dolore così grande. Sii prudente. Rendimi orgoglioso."
Queste erano state le ultime parole che aveva sentito pronunciare da suo padre prima di uscire di casa.
Alfred deglutì a vuoto. Sentì l'ansia e l'adrenalina salire precipitosamente.
Sì, avrebbe reso i suoi genitori e suo fratello orgogliosi di lui.
Perché lui era un eroe.
Fece un lungo sospiro e cominciò a contare.

“One two three four five six seven-”

Il capitano fece un cenno con la mano che dava il via all'azione e tutto si fece troppo confuso per riuscire a ricordarlo.


"Daddy, daddy, look!
My name is Alfred, I am a hero!
I wrote this poem just to show it.
And I just turned nine.
I practice French and play piano with my father!
I have a brother, but I want a little sister!
My dads are heroes too, un deux troi quatre cinq!"**


- Dov'è mio figlio?! - gridò Arthur piombando bruscamente nel corridoio dell'ospedale.
Il cuore gli martellava nel petto talmente forte che pareva volesse uscire, spaccare per la rabbia qualunque cosa trovasse e cercare Alfred da solo.
Si avvicinò agitato più che mai a qualunque infermiera vedesse fino a che un medico, che per la confusione era uscito dalla stanza in cui si trovava, gli venne incontro.
- Signor Kirkland, mi segua. L'hanno portato qui un quarto d'ora fa, ma durante il tragitto ha perso molto sangue...
Venne subito interrotto dalla voce frettolosa di Arthur. - È ancora vivo?!
Il medico annuì, grave. - Sì, ma deve capire che il proiettile è entrato poco sopra il polmone sinistro, ho cercato di fare qualcosa, ma la ferita si era già infettata quando è arrivato...
La mente dell'inglese era troppo annebbiata da mille pensieri per ascoltare attentamente le parole del medico, entrò nella stanza da lui indicata e per poco non svenne per lo shock.
- Alfred!! - Si fiondò sul corpo del figlio disteso sul lettino dell'ospedale e gli sollevò la testa per potergli parlare.
Sentì gli occhi che gli bruciavano e le lacrime che cominciavano a cadere copiosamente sulle sue guance.
Tentò in tutti i modi di non puntare gli occhi sulla profondissima ferita sul petto del figlio che sgorgava sangue, troppo sangue. Un sangue denso, di un colore vivido, rosso come il fuoco che sin da quando era bambino ardeva nel cuore di Alfred.
Cercò con lo sguardo quello del figlio, il quale gli rivolse un sorriso tirato. - Papà.. Ho fatto come mi hai detto tu, papà. Non ho mai abbassato lo sguardo.
Arthur emise un singhiozzo ed annuì appoggiando la sua fronte su quella di Alfred. - Lo so, lo so... Shhh... So che sei stato bravo.
Il ragazzo continuò, tremante e con la mano stretta al giaccone del padre. - Eravamo troppo pochi... Ma non ho abbassato lo sguardo.
- Shh... Lo so, lo so.
-Non ho mai abbassato lo sguardo...
- Alfred, risparmia le forze, resta vivo...
- No!! - La voce di Arthur venne interrotta da quella sofferente del marito che era entrato di corsa nella stanza.
Francis corse verso il figlio prendendogli le mani, seguito da Matthew, il secondogenito, anche lui scioccato e singhiozzante.
- Respira? Sopravviverà? Chi è stato? Arthur, tu lo sapevi?! - Francis si voltò verso il marito, la voce rotta dal pianto, il viso rosso per l'esasperazione ed Arthur in quel momento si vergognò tremendamente di non avergli detto della retata che aveva fatto finire il figlio in quelle condizioni.
- Papà... - Il mormorio di Alfred fece riportare gli occhi gonfi dal pianto di Francis su quelli del figlio. - Mi dispiace... Non ho mai voluto imparare ciò che mi insegnavi...
- Alfred, figlio mio...
- Mi hai insegnato a suonare il pianoforte...
- Abbiamo suonato insieme.
- Mettevi le tue grandi mani sulle mie...
- E tu cambiavi sempre la melodia
Il ragazzo emise una risata sofferente. - Ah! Io cambiavo sempre verso!
Francis annuì, tremante. - Shh, lo so, lo so.
- Cambiavo sempre verso...
Per qualche secondo rimasero tutti in silenzio, ma Francis per paura di non poter mai più sentire la voce del figlio, iniziò a cantare con un filo di voce una scala melodica ormai conosciuta da tutti e quattro i membri della famiglia. - Un deux trois quatre cinq six sept huit neuf...
Alfred lo seguì con voce flebile. - Un deux trois quatre cinq six sept huit neuf.
Francis annuì dolcemente. - Bravo. Un deux trois quatre cinq six...
- Un deux troi-
- ... Sept huit neuf...
Silenzio.
Francis fece un sospiro tremante. - Sept huit neuf...
Ancora silenzio.
- Sept huit...
Solo quando gli occhi chiari di Alfred cominciarono a perdere la loro tipica luce e a chiudersi lentamente, la dura verità si permise di piombare crudelmente davanti ai due genitori e al fratellino.
L'urlo straziante di Francis, che abbracciava forte il corpo pallido e senza vita del figlio, squarciò il silenzio creatosi per il trauma.
A quel punto il mondo sembrò davvero fermarsi per Arthur. Strinse tra le sue braccia Matthew, il quale aveva nascosto nel suo petto il viso bagnato dalle lacrime. In quel momento non esistevano più le voci al di là della porta, nel corridoio. C'era solo il pianto incessante di suo marito e del suo unico figlio rimasto.

Ed i suoi occhi non volevano spostarsi dalla figura immobile di Alfred.
"Ci sono momenti che le parole non possono spiegare. C'è un dolore troppo atroce per essere capito.
Stringi tuo figlio più che puoi e spingi via l'inimmaginabile".
Quanto può essere difficile da affrontare la perdita di un figlio?
È più facile affogare.

"I examine the rifle that he held.
Alfred never hurt a soul, he must've been so scared."


 

*Il padre che pronuncia la frase è Arthur. Quello di cui si parla è Francis.

**Avrei voluto tenere uguale questo pezzo della canzone “Take a Break”, ma purtroppo non corrispondeva alle caratteristiche di Alfred. Lo so che non sono riuscita a fare neanche una rima, ma purtroppo è stato necessario (e in realtà voluto). P.S. Il padre che gli insegna il pianoforte e francese ovviamente è Francis :3


Angolo dell'autrice:

Salve a tutti! ^^ Innanzitutto vi ringrazio per aver letto questa one-shot! (o song-fic? Credo si debba posizionarla in questa categoria!)

Chissà se qui su Efp ci sono altri grandi fan di Hamilton come me? Sarebbe stupendo, non sarei tutta sola soletta e magari qualcuno potrà ricordare questa scena tesissima e tristissima del musical.

Stay Alive (reprise)” è la quarantesima canzone e performance del musical americano Hamilton del grandissimo e talentuosissimo Lin Manuel Miranda. Nella canzone prima di questa (“Blow us all away”), Philip (Alfred in questa fanfiction), il figlio di Hamilton (Arthur Kirkland), vuole vendicarsi delle brutte dicerie sul conto del padre e duella con l'artefice di queste maldicenze – anche se in parte vere. Per i duelli con pistole si contava fino a dieci prima di sparare o di rifiutare. Purtroppo il giovane Philip non ha avuto un avversario leale (o con un buon sangue freddo): infatti ancor prima di arrivare al numero dieci (in particolare al numero sette, è sottolineato più volte per metterlo in risalto) il proiettile l'ha preso sul fianco (allora credo che una ferita così non fosse curabile), mettendolo a terra all'istante. Nella canzone seguente (“Stay Alive (reprise)”, per l'appunto), Hamilton viene messo al corrente dell'orribile notizia e lui e sua moglie Eliza (in questo caso marito Francis Bonnefoy, con l'aggiunta di Matthew. *sì, adoro la FACE Family e li volevo insieme fino alla fine*) stringono tra le loro braccia per l'ultima volta l'amato primogenito.

E' una scena davvero commovente, la voce straziante di Eliza mi fa venire sempre un groppo alla gola e ho voluto rappresentarla con una breve (brevissima) fanfiction!

L'ultima parte è invece ispirata alla canzone che segue, “Quiet Uptown”, una delle più tristi del musical, in cui si riesce a percepire il dolore di due genitori che perdono il figlio. Io non ho voluto soffermarmi anche su quelle sensazioni, perché la ff è ispirata soltanto a Stay Alive (reprise).
L'ultima citazione invece deriva da una canzone eliminata dal musical (“Ten Things One Thing”), in cui Hamilton sul punto di morte (anche lui a seguito di un duello) osserva la pistola che anche suo figlio ha tenuto in mano, ma da cui non ha mai sparato. E beh, le sue parole parlano da sole.

Va bene, mi sto dilungando decisamente troppo! Dovrebbe essere soltanto un angolino per l'autrice, ma sta diventando più un saggio ahah
Aggiungo soltanto che ovviamente ho dovuto cambiare qualcosa, dato che la fanfiction è ambientata nel 2000 e non nel 1800! Non si parla più di duello a due a due, ma di una retata della polizia di cui Alfred fa parte ed uno scontro frontale con altre armi da fuoco. In più la ferita mortale l'ho posizionata poco sopra il cuore.

Spero vi possa piacere e mi piacerebbe sapere le vostre opinioni o critiche (costruttive). P.S. Se avrete tempo, ascoltatevi “Stay Alive (reprise)”, è davvero una scena toccante. E magari per capire meglio la situazione anche la canzone prima e quella dopo... E magari anche tutte le 46 del musical... Ok, no, sto scherzando! Ora vi lascio! Bye bye, Aru! *^*

   
 
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