Hey ya
I suoi capelli neri si muovevano mentre continuava a ballare, la sua voce era talmente delicata che sembrava si stesse per rompere da un momento all'altro. Ormai questa canzone era diventata una specie di rito per noi, non appena qualcosa minacciava la sua felicitá, io sapevo che la soluzione era mettermi al pianoforte. Tasto dopo tasto e parola dopo parola ci riuscivamo a rilassare e far uscire in quella piccola performance privata le nostre inquietudini e le nostre frustrazioni.
La nostra vita era quella semplice di ogni altra persona comune con le sue felicitá e le sue preoccupazioni, non cercavamo il lusso né volevamo vivere in una favola. Ció che ci faceva felici era la semplicitá di piccoli gesti: una rosa, un peluche, un cioccolatino o una semplice foto scattata in un pomeriggio di noia.
Ogni volta che cantava, usava la stessa spazzola come "microfono" e mentre intonava la canzone non si fermava mai in un posto solo, era normale che gironzolasse facendo qualche piroetta intorno al piano che suonavo. Tendeva ad accarezzare lo strumento con i polapstrelli, non penso che lo facesse coscientemente ma piuttosto si faceva trasportare dalle emozioni e dalla melodia e sono convinto che la sua anima abbia spesso preso il sopravvento sulla sua parte razionale mentre svolgevamo il nostro rito antitristezza.
Oggi rivivrei tutto seguento passo a passo tutto ció che abiamo fatto e ció che abbiamo deciso senza cambiare mai una virgola, non cambierei nemmeno il momento in cui abbiamo deciso che il "noi" di cui sto scrivendo non ci dovesse piú essere. Vorrei poterti dire che ci saró smepre ma questo mi illuderebbe a pensare che prima o poi mi cercherai di nuovo. Quindi richiudo qua in un casetto i miei pensieri e i miei ricordi dove qualcuno potrá leggerli ma sapendo con certezza che tu non sarai fra questi.



** Hey Ya! OutKast (versione di Janna Salhoume)