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Autore: vortix    22/11/2017    1 recensioni
Per creare un classico della letteratura non basta un grande talento e una vivida ispirazione, ma una penna speciale.
Senza di questa non hai alcuna speranza di poter entrare a far parte nella lista degli Autori che hanno fatto la storia.
C’è un problema però: se la penna può dar vita ad un nuovo capolavoro letterario, al contrario questo piccolo oggetto (se finisce in mani sbagliate) può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresi tutti i testi che testimoniano la mitologia greca e romana.
E se vi dicessi che questa penna è sparita dalla biblioteca del Campo Giove?
Storia che segue “L’ultimo dei Re”.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico/Will, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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7






La figlia di Atena prende dal suo zaino un tablet e con un gesto della mano lo sblocca per mostrarci un articolo del New York Times.
Tutti noi rimaniamo in silenzio, cercando di capire cosa ci voglia dire la bionda e come questo possa aiutarci per andare indietro nel tempo.
«Questo è un articolo del giornale più famoso del mondo: il New York Times. E indovinate un po’ chi è il direttore?»
Un silenzio imbarazzato aleggia per tutta la Sala Grande, tanto che tutti cominciano a guardare da un’altra parte, a tossire o ad allacciarsi le scarpe per cercare di evitare lo sguardo di Annabeth.
Lei alza gli occhi al cielo, e ci dà la risposta: «Aristea di Proconneso.»
«Chi?» Chiede Percy.
«Oh no, ancora quel tipo…» Commenta mio padre ma a quanto pare nessuno sembra dargli ascolto.
«Sono piuttosto sicura che il direttore del New York Times non si chiami Arista di Proconneso…» Aggiunge Reyna incrociando le braccia al petto.
«Aristea…» Corregge Annabeth.
«Ma anche se fosse… chi è questo tipo?» Chiedo io.
«Aristea di Proconneso è un protagonista di molte leggende che riguardano i viaggi nel tempo. È originario dell'isola del Proconneso, e sarebbe stato attivo durante la cinquantesima Olimpiade, ma alcuni pensano che fosse stato addirittura maestro di Omero.»
Così tutti noi fissiamo Omero, in cerca di conferme.
«Mai sentito nominare.»
Annabeth quindi ricomincia a parlare. «Le testimonianze che lo riguardano riferiscono dei suoi viaggi nelle regioni settentrionali, soprattutto per aver conosciuto gli Iperborei, i popoli nordici. Si dice avesse il dono dell'ubiquità, e che potesse separare l'anima dal corpo. Secondo Erodoto sarebbe stato posseduto da Apollo e lo avrebbe seguito sotto forma di corvo fino alle estreme regioni settentrionali.»
«Papà, qualcosa da aggiungere?» Chiedo improvvisamente io, e tutti cominciamo a fissare il dio con la camicia hawaiana.
«Si beh, ora che mi ci fate pensare Aristea ed io eravamo particolarmente intimi… Il fatto che poi mi abbia tradito con un dio nordico con uno strano martello e che io me la sia presa così tanto da lanciargli una maledizione me l’ero dimenticato. Ma si, conosco Aristea di Proconneso.»
«Vuoi dire Thor? Aristea ti ha tradito con quel Thor? -chiedo io, sconvolta- Quello degli Avengers?»
«Se ci fosse mio cugino non sarebbe così euforico.» Borbotta Annabeth, ma a quanto pare non la sente nessuno.
Mio padre non risponde, ma dall’espressione del suo viso ho come l’impressione che stia parlando proprio di quel Thor e che non abbia ancora digerito il fatto che gli abbia soffiato il posto nella squadra dei vendicatori insieme a Captain America e Iron Man.
«Oh dei, piacciono anche a te gli Avengers?» Esclama Jason, commosso per aver trovato un altro fan della Marvel.
«Ragazzi! Possiamo concentrarci su questo tipo?» Esclama Reyna, smorzando l’entusiasmo di entrambi.
«Già perché io non ho capito come questo Aristeo del Procoso faccia a viaggiare nel tempo.» Fa Leo, avvicinandosi con la sedia al tavolo.
«Leo, è Aristea di Proconneso, non è difficile.»
«Facciamo che per gli amici si chiama… Bob.»
«Comunque, ci sono molte storie su Aristea, o Bob, e sui suoi viaggi nel tempo. -Interviene per l’ennesima volta Annabeth- Erodoto racconta in una delle sue opere che un giorno Bob entrò in un negozio di Proconneso e lì, improvvisamente, cadde a terra morto. Subito il negoziante uscì dal negozio diffondendo la notizia della sua morte, ma tuttavia un uomo di Cizico contraddisse la notizia affermando di aver incontrato e parlato con Aristea qualche istante prima; ma ovviamente nessuno credette alla sua versione. Quando i familiari di Aristea si mobilitarono per recuperare il corpo nel negozio e organizzare il funerale, scoprirono che il corpo del defunto era scomparso. Nessuno era in grado di affermare se Aristea fosse ancora vivo o morto.»
Annabeth fa una pausa, assicurandosi che tutti stiano ancora prestando attenzione.
«E poi colpo di scena, Aristea ricompare sul Proconneso sette anni più tardi, scrivendo il poema nel quale sono descritti i suoi viaggi verso le regioni del nord. Ma non finisce qui! Dopo aver scritto la sua opera, Aristea scompare una seconda volta, per poi ricomparire ben 240 anni dopo nei pressi di Taranto! Qui ordinò la fabbricazione di una statua raffigurante se stesso e la costruzione di un nuovo altare dedicato al dio Apollo, con il quale era stato in viaggio sotto le sembianze di un corvo sacro.»
«Scarso tentativo di riacquistare la mia fiducia. - Commenta seccato mio padre, guardandosi il polso ricoperto da un orologio completamente d’oro.- Pff, una statua in mio onore, come se non ne avessi centinaia in giro per il mondo.»
«Annabeth, come fai a sapere che il direttore del New York Times sia proprio Aristea?» Interviene questa volta Chirone con uno sguardo incerto sul volto.
«Penso che il nome del giornale spieghi la cosa abbastanza bene.»
«Okay… e quindi come facciamo a viaggiare nel tempo come Bob?» Chiede Percy piuttosto scettico.
«Semplice, Testa d’Alghe. Andiamo a chiederglielo di persona.» Risponde la sua ragazza con un sorriso a trentadue denti.
 
Un mese fa sarei stata entusiasta di andare a New York, davvero. Se fossi stata una semplice turista sarei andata a Times Square, avrei mangiato un hot dog, avrei fatto una passeggiata a Central Park e molto probabilmente mi sarei persa tra le mega strade della città e avrei visitato la Statua della Libertà come fanno le persone normali.
Peccato che prima di tutte queste cose debba fare una tappa straordinaria nella sede del New York Times insieme a Percy, che a quanto pare è a capo della gita in quanto vero newyorkese, e insieme ad Annabeth, Leo e Logan.
Si, avete capito bene, Logan.
Non appena Chirone ha deciso che saremmo dovuti andare a New York in giornata a trovare questo Aristea, Leo e Annabeth si sono subito offerti volontari e io in qualche modo sono stata tirata dentro senza volerlo; poi però Chirone ha pensato che un figlio di Afrodite/Venere capace di persuadere le persone a rivelare informazioni o segreti per viaggiare nel tempo sarebbe stato utile, perciò Reyna non si è fatta scrupoli a nominare in sua vece Logan.
Nessuno si è opposto alla cosa, tranne la sottoscritta ovviamente.
Così Chirone in una manciata di minuti ha dichiarato fine della riunione e ci ha affidato una macchina per partire il prima possibile per la Grande Mela.
«Ragazzi andiamo! New York ci aspetta!» Esclama Percy felice come un bambino a Natale, suonando il clacson della macchina.
Io sbuffo sonoramente e Leo si avvicina a me, sorridendo, per poi salire in auto. «Non sei contenta di andare a trovare Bob?»
Io non rispondo e alzo gli occhi al cielo, ma poi lo seguo dentro la macchina.
Noto immediatamente che Percy ed Annabeth si sono già accaparrati i sedili anteriori, mentre Logan è seduto su quello adiacente al finestrino. Gli unici posti rimasti sono quello in mezzo e quello dietro ad Annabeth, e dato che Leo è il più mingherlino è costretto a mettersi nel sedile di mezzo, mentre io occupo l’altro sedile, chiudendo infine la porta con un colpo secco.
Il viaggio di andata è abbastanza silenzioso se non fosse per Leo che continua a parlare di ingegneria elettronica e del suo nuovo marchingegno a cui sta lavorando. Logan non proferisce parola tanto che ad un certo punto penso che abbia perso la voce, ma dato che in questa mini-missione è l’unica cosa che ci serve da parte sua, è meglio che la recuperi in qualche modo.
Poco prima di arrivare a New York faccio qualche domanda sia a Percy che ad Annabeth e dalle loro parole capisco che conoscono bene la città e sanno come muoversi, il che mi dà un certo conforto.
Quando arriviamo nella Grande Mela non riesco a fare a meno di non guardare fuori dal finestrino e ammirare ogni singolo grattacielo che mi passa davanti.
«620 Eighth Avenue.» Annuncia Percy svoltando improvvisamente a destra in un mega stradone.
Una volta parcheggiata la macchina in doppia fila (Percy dice che qui è la norma) Leo fa un commento sul non aver trovato ancora nessun mostro da affrontare, e da come lo guarda Annabeth capisco che vorrebbe incenerire il ricciolino.
Logan invece scende dall’auto con un movimento quasi teatrale e si sistema i capelli castani con le mani, scuotendoli leggermente. Io rimango per qualche secondo a fissarlo come se fossi incantata dai suoi movimenti, ma poi un uomo sulla cinquantina con una valigetta nera e una giacca blu mi viene in contro, colpendomi la spalla e urlandomi di stare più attenta.
Io sto per replicare a tono, ma la mano di Annabeth mi ferma. «Non ne vale la pena, credimi.»
Annuisco, e non appena alzo lo sguardo mi accorgo che davanti a noi si erge un enorme grattacielo abbastanza anonimo con una scritta che riporta il nome del giornale a lettere cubitali.
L’edificio è così alto che il solo pensiero di salire fin lassù mi mette un po’ di ansia, ma quando vedo che tutti i miei compagni entrano senza esitare decido di seguirli.
Quando siamo entrati troviamo davanti a noi un enorme salone bianco e nero con un sacco di persone vestite nello stesso modo che camminano avanti e indietro, intenti a parlare al telefono o scrivere sui loro computer. La reception non è difficile da trovare, anzi, è completamente sommersa di piante ed è l’unico punto di colore che si trova in questo posto.
Percy così parte in quarta e si avvicina al primo receptionist, ma dopo qualche minuto lui torna indietro con le sopracciglia aggrottate.
«Pensavi davvero di andare alla reception e che Aristea ti facesse entrare come se fosse niente?» Dice improvvisamente Logan, e quasi mi sorprendo. Fino ad ora è stato così silenzioso che mi stavo dimenticando che ci fosse anche lui.
«Tu hai qualche piano migliore?» Chiede Annabeth sulla difensiva.
«Posso convincerli a farci entrare. Sono un figlio di Venere, dopotutto.»  Risponde Logan, ed io mi sento stupida per non averci pensato prima.
Così Logan si avvicina alla reception e in trenta secondi netti riceve una chiave elettronica dal receptionist dietro il bancone, per poi tornare da noi con un’espressione trionfante spiaccicata sul volto.
«Amico, è stato così facile? Nessuna parola chiave? Nessun trabocchetto?» Chiede Leo, piuttosto deluso.
«Forza, dobbiamo andare.» Dice Percy lanciando un’occhiataccia a Logan e ignorando Leo, e insieme ci dirigiamo verso l’ascensore principale.
«Che so, la parola in codice poteva essere “TARDIS” o “MACCHINA DEL TEMPO”, oppure “CRONO MI FA UNA PIPPA”… insomma che divertimento c’è?»
Una volta entrati nell’ascensore Annabeth clicca un pulsante che dice “ADP” e le porte si chiudono automaticamente.
«ADP? Sta per Amministratore Del Periodico?» Chiedo, confusa.
«Aristea di Proconneso.» Risponde come se fosse ovvio Annabeth, e il fatto che sia davvero lui il direttore del giornale la fa sentire ancora più soddisfatta della risposta.
«Ah.» Faccio io, ma subito Leo si avvicina a me e mi sussurra: «Può voler dire qualsiasi cosa, come Altolà Doberman Pelosi…»
Io ridacchio leggermente, scuotendo la testa verso il basso, ma non appena la rialzo noto che Logan ci sta fissando, e poi alza gli occhi al cielo.
Dopo un minuto buono in ascensore le porte si aprono con il tipico “tin” dei film, e davanti a noi troviamo un ennesimo salone grande quanto casa mia con tanto di sedie, divanetti e una reception.
Una ragazza con i capelli rossi e gli occhi azzurri ci raggiunge e dopo averci fissato inquietantemente per trenta secondi buoni ci accompagna davanti ad un ufficio moderno e stiloso, con pareti fatte di vetro, una scrivania in mogano, un minibar con una serie di alcolici e un tappetto che sembra provenire dall’India.
In pratica sono capitata nell’ufficio di Christian Grey.
«Il signor A. vi sta aspettando.» Fa la ragazza, e io non prevedo niente di buono.
Una volta entrati nell’ufficio la sedia della scrivania si gira lentamente verso di noi, svelando un uomo con una carnagione olivastra vestito come se fosse appena stato ad un ballo del 1800.
I capelli sono neri e lunghi e per questo si intravedono da sotto alla parrucca bianca che porta in capo, le mani sono ingioiellate da un sacco di anelli di qualsiasi colore, e il vestito che porta è di colore blu e farebbe invidia a tutti gli uomini nobili della Londra del 1850.
«È uno scherzo, vero?» Rompe il ghiaccio Percy, sconvolto quanto me.
«Ragazzi! Quale piacere presentarmi a nuove persone, non mi aspettavo una vostra visita. Io sono Aristea di Proconneso…anzi, che dico, il favoloso Aristea di Proconneso. L’unico e inimitabile, colui che ha viaggiato per mare e monti alla scoperta del segreto della vita. Cosa posso fare per voi?»
Annabeth sta per rispondere ma viene interrotta dallo stesso Aristea. «Ma che maleducato che sono stato, non vi ho offerto nulla! Che pessimo padrone di casa. Cosa posso portarvi? Una zuppa di porri? Un bicchiere di latte alla menta? Ah, Napoleone ne andava matto. Sono stato io a dargli l’idea, e da quella volta non voleva bere altro.»
Io guardo i miei compagni in cerca di spiegazioni/aiuto ma hanno la stessa espressione spiazzata in faccia.
«Ehm, io sono Percy Jackson e loro sono i miei amici. Veniamo dal Campo Mezzosangue per richiesta di Chirone. Ci serve il tuo aiuto.»
Una volta che il figlio di Poseidone nomina il Campo Mezzosangue Aristea decide di darci ascolto, e smette di cercare nel suo frigobar della zuppa di porri.
«Chirone, dite? Oh, da quanto tempo non sento il suo nome! Come sta? E il papà? Ho saputo che un paio di semidei gli hanno fatto il culo qualche anno fa; peccato che io me lo sia perso, ma purtroppo stavo assistendo al Boston Tea Party del 1773.»
«Siamo noi.» Dicono all’unisono Percy ed Annabeth, sorridendo per essere riconosciuti dalle loro imprese.
«Oh, ma quale onore allora. Sapete, non ho un gran rapporto con Crono: lui vorrebbe essere l’unico a poter manipolare il tempo e bla bla bla… Allora, come posso esservi utile? -Aristea a questo punto ricomincia a guardare dentro il frigobar e alla fine trova una confezione in plastica di qualcosa- Oh ecco dove avevo messo l’acqua del mare che Mosè ha separato.»
Vedere un uomo sulla trentina vestito da Ottocento in un ufficio ultramoderno e sapere che quest’ultimo è anche il direttore del New York Times mi manda fuori di testa.
«Ci serve sapere come fai a viaggiare nel tempo.» Interviene questa volta Leo, avanzando di qualche passo.
Aristea si ferma, e dopo aver appoggiato l’acqua nel sacchetto sulla scrivania, scoppia a ridere così tanto che si mette le mani sullo stomaco. «Ragazzi, come siete divertenti. Bella come battuta.»
«Siamo seri.» Dice questa volta Logan, disprezzando visibilmente Bob.
«Beh, non se ne parla. Ora potete andare, ho un sacco di cose da far fare agli altri. Sicurezza!»
«Aspetta! -Esclama Percy, alzando le mani in aria- La Penna d’Autore è scomparsa nel passato, e prima che questa venga trovata da ancora non sappiamo chi e che possa usarla per distruggere tutta la nostra cultura, comprese le storie che ti riguardano, dobbiamo assolutamente trovarla. Tu sei l’unico oltre Crono a sapere come manipolare il tempo.»
Inizialmente penso che la spiegazione di Percy sia riuscita a convincere Aristea, ma poi lui alza le spalle con nonchalance e si siede sulla scrivania, appoggiando pigramente le gambe sul piano da lavoro.
Bob non risponde e noi rimaniamo davanti a lui come dei cretini. «È un sì?» Prova Leo.
«Per tutte le caravelle di Cristoforo Colombo, siete ancora qui? -Esclama seccato Aristea- Sicurezza!»
Quando comincio a pensare che sia tutto inutile, Logan finalmente si fa vivo e avanza di qualche falcata verso il viaggiatore nel tempo.
«Aristea, ascolta le mie parole. -comincia a dire Logan e questa volta la sua voce è molto meno dura del solito, come se stesse parlando con un bambino di sette anni. – Ci serve sapere come fai a viaggiare nel tempo, e tu sarai più che felice di dircelo.»
Aristea toglie le gambe dalla scrivania e con uno sguardo vacuo si alza dalla sedia girevole. «Bevo una pozione speciale. È quella che mi permette di viaggiare dove e quando voglio.»
«E dove possiamo trovare questa pozione?» Continua Logan.
«Da nessuna parte…La pozione…» Aristea scuote leggermente il capo, come se si stesse risvegliando da un brutto sogno.
Io, Leo, Percy ed Annabeth guardiamo in silenzio la scena, senza muovere un dito per paura di distrarre Logan.
«Aristea, dove possiamo trovare la pozione per viaggiare nel tempo?» Continua Logan mantenendo i suoi occhi verdi fissi su di lui.
«Da me, la produco solo io.»
«E dove si trova?»
«Nel terzo cassetto della scrivania.»
Chi diavolo tiene una pozione per viaggiare nel tempo nel terzo cassetto di una scrivania d’ufficio?
Percy ed Annabeth ad un tratto fanno un cenno verso di me e Leo, indicando il tavolo vicino a noi; senza dire nulla io e il figlio di Efesto ci avviciniamo lentamente prima ad Aristea che continua a fissare il vuoto e poi alla scrivania, e ci accovacciamo a terra per cercare di aprire questo dannato cassetto.
Con la coda dell’occhio noto che il mio ginocchio sfiora leggermente quello di Leo, e a quanto pare la cosa l’ha notata pure lui dato che mi guarda per qualche secondo.
«È ovviamente chiuso a chiave, hai qualche idea per come aprirlo?» Chiedo, e Leo fa il solito sorrisetto da so-tutto-io.
«Certamente, chica. Devo solo capire quale sia il meccanismo di apertura…»
«Entro domani, ragazzi…» Sussurra Annabeth, visibilmente ansiosa di andarsene.
«Okay, Chiara mi servono i tuoi poteri di Atena. Avvicinati e fissa intensamente la serratura, io cerco di scardinarla con il mio cacciavite di fortuna.» Sussurra Leo, tirando fuori dal suo magico borsellino giallo l’attrezzo.
Così faccio quello che il ricciolino mi ha detto, e mi avvicino alla serratura pensandola aperta, o in qualche modo scardinata. Leo nel frattempo infila il cacciavite nell’inframezzo del cassetto e della scrivania, e improvvisamente vedo il cassetto aprirsi come se qualcuno lo avesse spinto nella mia direzione. All’interno vedo una bottiglia di vetro con dentro un liquido violaceo e frizzantino pronto ad essere bevuta.
«Ehm…ragazzi…» Sussurra Percy, ma io e Leo presi dall’euforia ci abbracciamo, ed esultiamo non pensando che fosse così facile; il gesto a quanto pare distrae Logan, che comincia a fissarmi con uno strano sguardo.
Quello che accade dopo è il vero problema.
Non appena Logan distoglie lo sguardo e si concentra sull’abbraccio mio e di Leo, Aristea ritorna nel mondo reale e ci mette solo qualche secondo a capire che lo abbiamo ingannato per rubargli la pozione. Allo stesso momento Percy ed Annabeth sguainano le loro spade, facendoci notare che la sicurezza di cui parlava prima Bob non è la sicurezza che si vede sempre nei film, ma un esercito di corvi neri pronti a squarciare le nostre facce.
«Prendeteli, miei prodi!» Grida Aristea, puntando il suo dito ingioiellato contro di noi.
 
 
 
 
 
 
……….
Salve a tutti!
Oh, finalmente ce l’ho fatta a postare.
Allora, che ve ne pare dell’idea di Aristea? Ci ho messo un bel po’ a trovare un mito che riguardasse il viaggio nel tempo, ma a quanto pare la mitologia è riuscita a sostenermi anche questa volta. Aristea me lo immagino come un tipo ultramega stravagante, e spero di essere riuscita a renderlo il più possibile hahaha
Grazie a lui sono riuscita a sviare il problema di Crono, riportarlo in vita secondo me non sarebbe stata una grande idea… insomma, dopo cinque libri lasciamolo stare.
In pratica ora i nostri eroi devono scappare da un viaggiatore nel tempo e da un esercito di corvi, non vorrei essere nei loro panni.
Voi che ne pensate? Qualunque opinione mi va più che bene, io sono molto felice di averlo messo nella storia, anche perché sarà importante anche più in là nella storia 😊
E poi non avete ancora indovinato chi sia il villain in questa storia ehehe. Qualsiasi ipotesi mi va bene, sono curiosa di sapere se lo indovinate oppure no hahah
Niente, come al solito vi ringrazio infinitamente di aver letto il capitolo, spero vi sai piaciuto!
Ci si vede al prossimo!
Potete trovarmi su twitter come @glaukopsis
Un bacio, Claire xx
 
 
 
   
 
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