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Autore: Rosmary    22/11/2017    12 recensioni
Fred, George e Lee hanno fame, ma quel pomeriggio nessun elfo è disposto ad accontentare il diabolico trio.
“Grifondoro e calzini,” soppesò Lee. “Non è che c’entra qualcosa la lana della Granger? Ieri mi sono seduto su un calzino e avevo tra i piedi una roba brutta, strana… forse un berretto...”
“C’entra di sicuro.”
“E va bene. Questo è veramente troppo.”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J. K. Rowling;
la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Se qualcuno fosse stato così sciocco da chiedere a George Weasley per quale motivo avesse un molliccio per capello1, avrebbe certamente fatto una brutta fine. Per fortuna, il buonsenso non aveva abbandonato Hogwarts – non del tutto, almeno –, ragion per cui gli studenti, senza eccezione di Casa, erano bene attenti a sgomberare il corridoio quando George si avvicinava. Con l’andatura rapida e i tratti del volto induriti, sembrava essere prossimo a maledire qualcuno. Giunto in Sala Comune, aveva ignorato tutti e raggiunto Fred e Lee, che lo aspettavano stravaccati su alcune poltrone.

“Ehi, dov’è la roba?”

“La roba non c’è, Lee,” sputò infastidito George, rubando la poltrona ad alcune ragazzine per sedersi. “Non c’è. Stupidi elfi.”

“Non ho capito,” esordì Fred, “tu sei tornato dalle cucine senza burrobirra e senza pollo? Noi abbiamo fame! Non posso pensare agli ingredienti dei Tiri Vispi a stomaco vuoto!”

“E invece devi,” chiarì George.

“Dov’è il mio pollo?” insistette Fred. “Voglio il mio pollo. Esigo il mio pollo.”

“Non c’è! Vedi per caso polli?” chiese annoiato Lee.

Fred storse le labbra. “Che qualcuno si polli, allora.”

“Cosa?”

“Si polli, diventi un pollo,” specificò ai due ragazzi.

“Hai finito?” domandò George. Fred annuì. “Zonko sia lodato.”

“Ma cos’è successo? Perché gli elfi non ti hanno dato niente?”

“Lee, appena mi hanno visto sono impazziti. Hanno iniziato a urlare Grifondoro! Calzini! Grifondoro! Calzini!, per poco non mi beccava Gazza, urlavano come dei matti. Non ho potuto prendere niente, hanno sigillato tutto e tra Grifondoro e calzini mi hanno detto di andare via.”

“Grifondoro e calzini,” soppesò Lee. “Non è che c’entra qualcosa la lana della Granger? Ieri mi sono seduto su un calzino e avevo tra i piedi una roba brutta, strana… forse un berretto...”

“C’entra di sicuro,” acconsentì George, ancora nervoso per non aver addentato la crostata al cioccolato.

“E va bene. Questo è veramente troppo.”

George e Lee non fecero in tempo ad aprire bocca che Fred, ripetendo tra i denti “veramente troppo”, aveva già percorso la Sala Comune e raggiunto Hermione, che lontana dal trambusto scriveva la relazione di Incantesimi. Il Grifondoro, tuttavia, era ormai intenzionato a disintegrare la quiete della studentessa, così con un movimento secco le sfilò piuma, pergamena e libro.

“Ma cosa fai?” inveì Hermione.

“Poche storie, ragazzina. Ho un problema e la colpa è tua, quindi ora o lo risolvi o, e lo giuro sulla Coppa del Mondo di Quidditch, ti brucio tutti i libri, Hermione, tutti.”

Era così serio e determinato che Hermione non riusciva a titubare della veridicità della minaccia, e quando alle spalle di Fred comparvero Lee e George, a loro volta irritati, non poté evitare di deglutire. Tuttavia, capendo che quei tre paia d’occhi la fissavano in attesa di una reazione, Hermione decise di incrociare le braccia al petto, inarcare le sopracciglia e assumere un cipiglio infastidito utile a camuffare l’apprensione.

“Mi spiegate qual è il problema o trascorriamo la notte qui?”

“Per me va bene anche la seconda, ma noi siamo molto focosi, ti avverto!” esclamò Lee, beccandosi un’occhiataccia dai due Weasley e uno sguardo d’ammonimento da Hermione. “Scherzavo...”

“Come vuoi,” acconsentì Fred. “Per colpa tua gli elfi hanno terrore di noi Grifondoro, quindi non ci riforniscono più di cibo extra. Io ho fame e voglio il mio pollo. Quindi, hai due alternative, Prefetto. Alternativa numero uno: vai nelle cucine e convinci gli elfi a farci mangiare. Alternativa numero due: ti polli.”

George e Lee risero immaginando Hermione trasfigurata in un pollo, mentre Hermione inarcò scettica le sopracciglia, chiedendosi se Fred avesse battuto la testa contro un bolide particolarmente inferocito.

“Stai scherzando,” considerò infatti la strega.

“Assolutamente no,” chiarì Fred.

“Sta scherzando?” chiese allora a George e Lee.

“Assolutamente no,” risposero i due in coro.

“Voi siete completamente pazzi! Io non ho alcuna responsabilità in questa faccenda, e se proprio volessimo essere precisi, e io in quanto Prefetto devo esserlo, sareste voi ad aver creato dei problemi, violando il regolamento e procurandovi cibo illegalmente, fuori orario e irrompendo nelle cucine. Gli elfi sono di certo stanchi e offesi a causa delle vostre scappatelle, ecco perché vi hanno rifiutato il cibo,” snocciolò tutto d’un fiato.

In quell’angolo di Sala era calato un silenzio sinistro dopo il discorso di Hermione, perché nessuno parlava eppure i tre fissavano astiosi la ragazza e lei faceva altrettanto con loro, preoccupandosi però di tenere ben salda la bacchetta tra le dita per difendere i suoi amati libri da un possibile attacco sadico di Fred. Intanto, qualche curioso azzardava occhiate in direzione del quartetto, qualcun altro tentava di avvicinarsi per carpire pezzi di conversazione e Colin Canon era addirittura andato alla ricerca di Harry Potter per avvisarlo della situazione di pericolo in cui si trovata Hermione – i maligni sostenevano che il giovane Canon fosse da giorni alla ricerca di un pretesto per entrare nelle grazie di quel matto di Potter –, nessuno tuttavia poteva immaginare che il problema fosse la pancia vuota dell’asse Fred-George-Lee.

“Vedo che vi ho zittiti, bene,” affermò soddisfatta Hermione.

“Non esattamente, Granger,” intervenne Lee, “stiamo solo ponderando la punizione che meriti per averci, in ordine, impedito di mangiare, accusati di terrorizzare gli elfi e rifiutato di passare una focosa notte con noi!”

“Sottoscrivo tutto, tranne la focosa notte,” disse Fred, “sei troppo Prefetto per i miei gusti.”

“A me non importa proprio niente dei tuoi gusti.”

“Va bene, basta così,” riprese Fred. “Non vuoi pollarti, quindi usiamo l’opzione numero uno. Vieni con me, fai poche storie e nessuno si farà male.”

Hermione avrebbe tanto voluto protestare, ma Fred era stato lesto ad agguantare uno dei suoi libri e a minacciare di bruciarlo se lei non avesse accondisceso a seguirlo – un vicolo cieco. Così, di malumore per il ricatto e in ansia per Guida approfondita all’interpretazione delle Rune del secolo XII, la Grifondoro aveva seguito Fred nelle cucine e lo aveva guardato mentre chiamava a sé un paio di elfi, che avevano indirizzato a lui uno sbuffo e a lei occhiatacce cariche di astio.

“Carissimi elfi, vi ho portato colei che sparge calzini e altra robaccia di lana in Sala Comune. Potete insultarla e farne ciò che volete, purché io abbia il mio pollo!”

“Fred Weasley, sei completamente matto?” inveì Hermione. “Io ho agito nel vostro interesse, lasciate che vi spieghi,” disse poi rivolta agli elfi.

“Tinny non capire perché signorina Grifondoro odiare elfi… padron Albus volere elfi per cucina, lui non cacciare mai elfi con calzino...”

“Cosa? No! Io non odio gli elfi e non voglio cacciarvi...”

“Signorina Grifondoro avere messo calzini… Tinny avere visto signorina Grifondoro con palla rossa per calzini...”

E mentre Tinny battibeccava con Hermione e gli altri elfi seguivano interessati la diatriba, Fred, che aveva previsto quella reazione da parte del popolo delle cucine, era riuscito a riempire un vassoio intero: dolci, bevande e ovviamente polli. Soddisfatto del proprio bottino, aveva ammansito gli elfi con poche ed efficaci parole – “Carissimi elfi, non preoccupatevi, parlerò con padron Albus e gli riferirò il comportamento sgradito della signorina Grifondoro” –, a cui erano seguiti degli applausi di giubilo e le occhiatacce risentite di Hermione.

“Sarai soddisfatto, immagino,” esordì Hermione quando, tornati in Sala Comune, Lee e George avevano acclamato le gesta di Fred.

“Non immagini quanto, ho finalmente il mio pollo e ho persino evitato di passare la notte con te, pensa che fortuna!”

“La fortuna è più mia che tua, Fred,” ribatté infastidita, facendo sogghignare Lee.

Fred avrebbe volentieri replicato ancora, ma Hermione era riuscita a defilarsi – salvando il proprio libro – prima che lui ingoiasse il boccone. Tuttavia, non mancò di seguire la sagoma della ragazza sino a quando non scomparve oltre il ritratto della Signora Grassa, probabilmente diretta a quella noiosa e polverosa biblioteca che tanto apprezzava.

“Quest’offesa va punita con un pacco intero di merendine marinare,” affermò divertito George.

Ma Fred scosse il capo e, con ormai la pancia piena, ghignò in direzione del fratello e di Lee e sfregò le mani, annunciando di avere in mente qualcosa di più efficace per punire l’offesa di Hermione. Così, senza temporeggiare oltre, raggiunse la ragazza in biblioteca, beccandosi un rimprovero ancora prima di addentrarsi tra gli scaffali – “Weasley, tieni la bacchetta bene in vista e le mani al loro posto,” erano state le parole di Madama Pince, “Madama, questa frase è decisamente ambigua, se n’è resa conto?” era stata la sua impudente risposta, per fortuna era riuscito ad allontanarsi dalla bibliotecaria prima che quella cogliesse il becero doppio senso.
Arrivato nei pressi di Hermione, non prima di aver guardato allucinato quei matti che studiavano sul serio, aveva replicato le azioni di qualche ora prima, privandola di libro, piuma e pergamena. Fu davvero divertente guardare Hermione mordersi le labbra per non urlargli contro.

“Fred,” sibilò a denti stretti, “restituiscimi il mio materiale, adesso.”

“Altrimenti?”

“Come altrimenti?”

Altrimenti cosa fai? Sbraiti o mi affatturi in presenza della tua amata bibliotecaria?!”

Hermione assottigliò lo sguardo inviperita. “Potrei detrarti punti.”

“E infliggere un tale dispiacere ai nostri amati compagni di Casa?!”

“Sei un idiota.”

“Di’ la verità, muori dalla voglia di urlarmi contro!”

“Sai, Fred, io posso anche non fare nulla ora, ma questo non mi impedisce di affatturarti da questa sera sino alla fine della scuola. Ogni giorno.”

Fred ghignò. “Agguerrita.”

“Restituiscimi i miei libri, grazie,” ripeté lei.

Bisbigliavano entrambi, seduti l’uno di fronte all’altra a quel tavolo della biblioteca. Fred aveva un sorriso sornione stampato in volto e qualsiasi cosa dicesse era condita da tanto sarcasmo, mentre Hermione era decisamente nervosa e di tanto in tanto lanciava occhiate preoccupate in direzione di Madama Pince, sperando che non si accorgesse di quei sussurri molesti.

“Fred, io devo studiare.”

“Allora chiedimi scusa.”

“Prego?”

“No, non prego, ma scusa. Ora però non dire grazie, mi raccomando!”

“Ma sei stupido?”

Lui sogghignò ancora di più: era esilarante vedere Hermione trattenere l’impulso di rimbeccarlo a voce piena. Era così spaventata all’idea che la bibliotecaria le intimasse di uscire dalla biblioteca che non osava neanche riappropriarsi dei libri con la magia, temendo qualche contrattacco alla Fred.

“Una soluzione c’è,” disse lui.

“Ti alzi e vai via?” suggerì lei.

“Mi baci.”

“Ti bacio?”

“Sì. Mi baci e io ti restituisco tutto.”

“E perché vorresti che ti baciassi?”

“Perché nessuna dice davanti a tutti di essere stata fortunata a non passare la notte con me.”

“Quindi dovrei baciarti per capire cosa non voglio?”

“No, devi baciarmi per capire cosa in realtà vuoi.”

“E tu in cambio mi restituisci il mio libro, la mia piuma e la mia pergamena?”

“Se dopo avermi baciato li vorrai ancora, certo che sì.”

“Ci sto.”

“Ci stai?”

“Vuoi fare un passo indietro, Weasley?”

“Neanche per sogno, Granger! Accomodati pure!”

Che la situazione puzzasse di bruciato avrebbe potuto accorgersene anche Tu-Sai-Chi2, ma Fred era troppo egocentrico e sicuro di sé per dubitare del proprio fascino e di una propria idea brillante, ecco perché non si era accorto che Hermione, lungi dall’essere imbarazzata, s’era guardata intorno alla ricerca di George e Lee – convinta che avessero architettato l’ennesimo scherzo ai suoi danni – e che poi, non avendoli trovati, aveva capito che lui stesse agendo da solo e fosse per questo esposto a una rappresaglia.
All’accomodati pure di Fred, Hermione si era alzata in piedi e aveva messo la tracolla in spalla.
Aggirando il tavolo e lanciando uno sguardo alla Pince per assicurarsi che non seguisse le sue mosse, si avvicinò a Fred, stravaccato sulla sedia in attesa che lei si accomodasse.
Fred, di contro, non rifletté sul fatto che tanta intraprendenza e sfrontatezza fossero decisamente anomale per Hermione, perché immaginava che lei fosse disposta a fare qualsiasi cosa per i suoi libri, anche baciarlo e ammettere a se stessa – di questo era assolutamente convinto – che neanche la sua anima secchiona fosse immune a Fred Weasley. Tuttavia, dovette convenire mentalmente, non senza riluttanza, che quell’atteggiamento tanto sicuro e disinibito lo attraeva come una calamita – pensò che baciarla, in fondo, non sarebbe stato così male.

“Sei pronto?”

“Sempre.”

Hermione ghignò e s’avvicinò a lui.
Fred non fece in tempo a stranirsi di quel sorrisetto sghembo che un buio pesto peruviano calò su tutti loro. Grida spaventate s’elevarono da più angoli della biblioteca e Hermione, sogghignando come un Harry Potter che beccava Piton giocare con una papera di gomma, s’appropriò lesta di ciò che le apparteneva e fuggì dalla biblioteca.
Fred restò immobile per alcuni minuti, ragionando sugli eventi: lei l’aveva, nell’ordine, assecondato, illuso e beffato. Non seppe se amarla o detestarla per questo, nell’indecisione si ripromise di braccarla il prima possibile e prendersi ciò che ormai gli apparteneva di diritto: il bacio promesso.
Ormai lontana da lui e col fiatone per la corsa, Hermione avanzava intontita per i corridoi, tutta rossa in viso al ricordo che, quando s’era ritrovata a un palmo da quelle labbra, aveva pensato di accantonare il meraviglioso piano ideato e baciarlo sul serio. Confusa, si ripromise di stargli alla larga per un po’ o sarebbe riuscito a prendersi la sua rivincita – “stupido Weasley, tutto per un pollo!”

 

 

1una mia rivisitazione in chiave “potteriana” del detto avere un diavolo per capello.
2è un riferimento ironico extra-testuale a Voldemort senza naso.


NdA: lo so, è una storia con poco capo e ancora meno coda, ma mi ha divertita molto scriverla e spero abbia divertito anche voi leggerla! Di tanto in tanto, torno con qualche breve racconto più che leggero. Per una volta, mi è parso giusto che fosse Fred a essere vittima di un proprio Tiro Vispo. La storia è ambientata al quinto anno e credo di aver retrodatatato l'invenzione della polvere buiopesto peruviana, immaginando che Hermione ne avesse un po' con sé dopo averla confiscata a qualche studente – spero che non vi dispiaccia questa piccola licenza. A chi segue La baita che annusava la vita dico che ho iniziato a scrivere il quinto capitolo, non so quando pubblicherò ma la stesura è in corso!
Grazie a chiunque abbia letto. :)
Un abbraccio,
Rosmary

   
 
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