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Autore: queenjane    22/11/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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 “A Sua Eccellenza, il Principe Andres Felipe Leon Fuentes, conte de la Cueva” rilessi,  i caratteri erano chiaramente femminili, rotondi e curati, che roba era giunta da Copenaghen, la Danimarca era rimasta neutrale e da là transitavano raccolte di medicinali, volontari per il fronte e missive. E pettegolezzi.
Guardai chi scriveva .. il mittente vi era, una tale Elisabetta de Castro, nome e cognome nulla mi suggerivano. Soprattutto cosa voleva da mio marito?era un pacchettino, che doveva contenere una lettera e poco altro, era giunto dalle terre danesi all’ambasciata spagnola, rimbalzando poi a Carskoe Selo. La posai sul tavolo della colazione, massaggiandomi il ventre,  avere scorso una volta corrispondenza che non mi era indirizzata aveva causato un disastro senza appello. Avevo imparato, forse, tralasciando che guardare il mittente non era un reato.

“Erzsi..” scorse il mittente e il suo volto divenne cinereo, un tornado che stava per scoppiare. “Elisabetta de Castro è Erszi?” era uno pseudonimo, era ammattito?cosa stava blaterando? “Andres, la lettera è tua, leggila senza me tra i piedi, non ti chiederò nulla”E mi costava dirlo. “Non ho idea di cosa voglia, rimani..” mi sedetti, guardandolo mentre apriva, vi erano vari fogli e delle foto, annotai mentre Andres si copriva la bocca con la mano, pensai che stesse svenendo. E il suo pugno si abbattè sulla parete, spaventandomi a morte, non scattai in piedi per lo spavento, ero paralizzata. “Maledetta Erszi..” accartocciò il primo foglio, il resto cadde per terra.
“Andres..” trassi fiato, ero ancora lì, eravamo sempre noi, ognuno sospeso sul proprio inferno, raccolsi quanto era caduto e smisi di respirare a mia volta.

..come iniziare? Ho principiato a scrivere venti volte e venti volte ho scancellato, è dura da annotare, per me, figuriamoci per voi da leggere. Come chiamarvi.. Mio caro Andres, o caro Fuentes.. oppure un cauto esordio..sapere della vostra salute, congratularmi per le vostre recenti nozze..Tutto e nulla, una volta ero il vostro amore. Dritta al punto, direste, noi un tempo ci davamo del tu e abbiamo spartito molto. Perdo le parole, non so cosa dire di preciso, impulsiva come solito.. viziata ed egoista, vi turberò, e tanto.. O dal principio.. Avete una figlia, Andres, si chiama Sophie, anzi Sofia, il vostro ultimo dono per me, nata il 20 aprile 1912”

Sophie, la principessa delle assenze.
Occhi Fuentes, dalle distanze, in un viso infantile, rimbalzavano su noi. L’attaccatura del naso di Andres, la sua ampia fronte, scuri i capelli, gli occhi … le immagini erano in bianco  e nero, e tanto avrei scommesso che erano verdi. Di fumo, dalle molteplici espressioni, una meraviglia, remoti e assorti come quelli di Andres. E vedevo una donna bellissima che stringeva una neonata tra le braccia, dai capelli scuri. Una bimba che cresceva, splendida, esile, alta per la sua età..annotai, con un duro, severo cipiglio che si scioglieva tra le braccia di sua madre.. “Erzsi e TUA figlia..” “Catherine, sul mio onore io non sapevo di avere ..questa bambina” vero, era impossibile che raccontasse balle su quello.


“Sophie, come tua madre”
 Come uno stallone lascia il segno nei suoi puledri, così Andres avrebbe messo il suo marchio  su ogni suo discendente. Da Xavier e Sophie, passando per altri figli, a partire da Felipe, il primo che abbiamo concepito insieme. Mi presi il viso tra le mani, mi imposi di essere calma, io che ero notoriamente l’agitazione personificata. “Prendi un sorso di brandy, respira e riprendi.. Io non continuerò, se non vuoi, uscirò dalla stanza e ..Non per paura o che, solo che sono cose tue, su cui io non ho diritto.. E non ti chiederò nulla” discorso sconnesso, quello che intendevo si riferiva alla libertà che lui mi aveva dato, di chiudere con il passato, quando avevano catturato il vigliacco che aveva ucciso Luois, avevo assistito alla sua esecuzione e .. Mi aveva lasciato libera, di chiudere almeno un poco con quel dolore e senso di colpa.
Non volevo, dovevo  essere avventata, impulsiva, il terremoto rappresentato da fogli filigranati annotati in inglese, foto e via così poteva minare in maniera irreversibile il nostro matrimonio. E se una donna dice a un uomo che ha un figlio è quasi sempre la verità. Ed era stato prima del matrimonio, prima ancora che ci ritrovassimo. Che dovevo rinfacciargli, a lui.. I bambini non hanno colpa Alessio, non scelgono da chi nascere, glielo avevo detto, nemmeno fossi stata una novella Cassandra.. Oddio. Perchè?
“NO..Ora no”gli carezzai i capelli “ora .. ti vorrei dire dall’inizio, e sarà dura..”e cercava il mio tocco, non mi respingeva.
“Dimmi la verità Andres..non farò scenate o che”il giovane zarevic Nicola Romanov aveva intrattenuto una relazione prima del matrimonio con Alix con mia madre Ella, il cui risultato era stato me. L’uomo che per il mondo era il mio padre, il principe Raulov, era stato un tormento, picchiava me e mia madre, uno stillicidio, un inferno. Per non soccombere, che quando chi dovrebbe amarti, sostieni che sei una nullità, ero diventata una egocentrica di primo rango, l’amore che mi aveva dato Olga, come Tanik, Marie e Anastasia,  per non tacere dello zarevic e di mio fratello Sasha, passando per mia madre mi avevano salvato dall’impazzire, e io li avevo fatti impazzire, ero stata dura, arrogante, superba, che mi curavo solo di me stessa, spesso se non sempre. E lo sapevo, lo avevo saputo per caso, con effetti irreversibili, mi ero sposata di gran carriera nel 1913, rimanendo vedova l’anno successivo, inventandomi una nuova vita e ritrovando poi Andres, che a sua volta ne aveva passate, di tragedie e casini, forse migliorando, che quello che avevamo ora era fragile e bellissimo.. Un tesoro, un miracolo come quando abbracciavo lo zarevic, non andava buttato alle ortiche. Quando avevo cercato di essere meno egoista, cinica e amara, la mia vita era diventata migliore, lo ero diventata per difesa, prima, attaccavo per proteggermi, e soffrivo io per prima. Ero fredda in apparenza, passionale in privato, cercavo di mantenere sempre la mia parola..

“Me ne sono andato  nel settembre  1911, dopo il suo compleanno, lei è nata il 2 settembre” calcolai i tempi, vi potevamo essere e sarebbe stato facile controllare la data di nascita nei libri di araldica. “Andiamo dall’inizio, credo..  Nel 1908 andai per un mesetto a Vienna e conobbi la nipote di Francesco Giuseppe, Elisabetta d’Asburgo, appellata Erszi, alla maniera ungherese, maritata Windisch-Gratz.. era l’unica e ultima figlia del principe ereditario Rodolfo, morto suicida con la sua amante, e di Stefania del Belgio..”una pausa “Sarà una banalità, .. pure ..quando ci guardammo, fu una specie di incanto, senza parole.. O troppe, che devi tacere per non rovinare tutto..”allungò il respiro, io mi imposi di essere neutra, gli carezzai il gomito, scendendo al polso, sono con te, sempre, non ti lascio “.. scopo era raccogliere informazioni, ben ci riuscii, non era prevista l’attrazione reciproca ..” altro che simpatizzare, come avevo detto io, mesi prima. I pettegolezzi erano arrivati fino in Russia, nel 1901 lei aveva ormai 18 anni, si parlava di un suo matrimonio con il principe del Belgio, casa di nascita di sua madre, evento poi non realizzatosi, che il background di Erzsi era considerato troppo instabile, inaffidabile.
 Sua nonna Elisabetta in Baviera  (SISSI) era stata forse la donna più bella della sua epoca, e soffriva di nervi e depressione, il padre Rodolfo era morto suicida, dopo avere sparato alla sua amante, Stefania del Belgio si era sposata in seconde nozze contro il volere di tutti con un conte ungherese.. Insomma, per quanto bella e viziata, la prediletta del Kaiser, non era considerata un buon affare. Nelle more si era incapricciata del principe Windisch-Gratz, maggiore di lei di un decennio, e già fidanzato. Particolare su cui lei aveva allegramente sorvolato, se ne era innamorata e lo aveva sposato nel 1902, rinunciando ai diritti dinastici per non compromettere la futura successione, mantenendo peraltro il suo titolo di arciduchessa e connesse rendite. Il matrimonio si era presto sfasciato, per ripicche e gelosie, nonostante quattro figli, tanto che sia Erszi che Otto erano aperti nell’avere relazioni extraconiugali.
Nulla di nuovo, l’imprevisto era stato il reciproco sentimento.
Nel 1909 Andres era tornato a Vienna per tre mesi abbondanti. In fondo, a essere obbiettivi, era bello, un cavallerizzo perfetto, colto e libero da legami, sapevo per mia esperienza personale e diretta quanto fosse facile perdere la testa per lui.
Erano stati due settimane a Ginevra, anche, lei aveva adottato lo pseudonimo di Elisabetta de Castro, che Bermedez de Castro era stato un grande spagnolo, un poeta, oltre che ambasciatore a Roma, negli anni 60 del 1800, amante di Matilde in Baviera, sorella dell’imperatrice Sissi. E rischiavano, stavano andando oltre la semplice avventura.  I legami ufficiosi erano tollerati, usando garbo e discrezione, altro no. Si amavano..
Ed Erszi non era una superficiale, si fingeva oca solo in apparenza, in privato era coltissima, parlava bene il francese e l’inglese, oltre al nativo tedesco, aveva letto un poco di tutto e si occupava di comitati caritativi. Come suo padre Rodolfo, era una appassionata cacciatrice e si interessava di ornitologia e botanica.
Andres sorvolò sulla loro intesa, fisica, che non avrei retto, tolleravo i generali dettagli, non lo specifico. Annotò che parlare con lei era fluido, che ..  Fosse stata libera, se lo sarebbe preso. Io avrei fatto uguale, fossi stata lei, chiariamo, lo avevo sposato, Andres, me lo ero preso eccome.
Fece una pausa, erano le due pomeridiane, manco avevano pranzato stante l’evento di cui sopra. “Dieci minuti.. mando un biglietto che non passo, oggi pomeriggio, al Palazzo di Alessandro, dico. Oppure ..vuoi che vada?”
“Rimani con me.” Annuii e feci la consegna, quando rientrai stava tenendo la foto più recente della bambina tra le mani, sorrideva sghembo. Il rimando di un sorriso, che quando la conobbi, Sophie era la sua immagine al femminile, Andres in gonnella, per intenderci. 
   
 
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