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Autore: BakemonoMori    22/11/2017    1 recensioni
"Quella ragazza, macchiata dalla povertà, con la sua bara e la sua arma."
Questa è la frase che introduce ed ispira questa storia, una narrazione di sangue ed oscurità.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Quella ragazza, che è stata macchiata dalla povertà, con la sua bara e la sua arma.

Girava silente per i vicoli della città, era stata da poco assunta presso il becchino del
villaggio, nessuno poteva immaginare cosa nascondesse dentro quella bara.

Era una giornata nuvolosa e lei sedeva tranquilla sotto la tettoia della bottega del becchino,
era molto giovane, pareva quasi una bambina, era in pausa da tempo, non avevano molti
clienti essendo il paese scarsamente popolato; era a pranzo, attendeva fissando la strada ed
i passanti, credo che nessuno avesse mai sentito la sua voce, non parlava mai, fatta
eccezione del becchino, un uomo anziano, smilzo, dalla pelle grigia e il viso costantemente
cupo, dei piccoli occhi neri ed un naso aquilino, che indossava sempre una lunga giacca
pesante nera ed un bizzarro cappello a cilindro, anch'esso nero, su un paio di scarpe sempre
lucide; non mi ha mai ispirato fiducia.

Io abitavo nella casa di fronte a quella bottega scura e che puzzava di morte, ogni giorno
vedevo quella ragazza, il suo viso, lo ricordo benissimo, pelle abbastanza abbronzata, occhi
sempre coperti da un grande cappello lilla circondato da un nastro viola ed un lungo abito
lilla e viola a maniche lunghe, indossava anche dei guanti neri in pelle e una calzamaglia
bianca; la vedevo sempre fissare i passanti, con la sua bara costantemente al suo fianco.

Una sera mi stancai, volevo scoprire cosa si nascondeva là dentro, dovevo scoprire perché la
portava sempre con se; attesi il tramonto del sole, accesi la lampada ad olio che avevo sul
comodino accanto a me, mi vestii rapidamente e subito uscii di casa.

Ed eccomi qui, in piedi di fronte a questa bottega tanto odiata, non so per quale motivo ma
il cuore mi batte fortissimo, non sento nessun suono provenire dall’interno, perciò decido di
entrare; forzo prontamente la porta e, con meno rumore possibile, varco quella soglia
oscura.

Appena entrata uno strano odore mi colpisce, pungente e forte, eppure non riesco a capire
da dove provenga; giro ancora per le stanze scure fino a che, da dietro la soglia della porta
di fronte a me, proviene una fioca luce soffusa, così decido di spegnere la lanterna che ho al
mio fianco e, con tutto il coraggio che ho in corpo, mi avvicino per sbirciare al di là della
porta.

Ad ogni passo che faccio verso quella stanza l’odore si fa più forte e ripugnante, sono ormai
accanto alla soglia, mi sale il vomito, devo resistere e scoprire il suo segreto.

Mi sporgo leggermente per vedere cosa quella bambina mi nasconda, appena la vedo, mi
sembra che il cuore non abbia battuto per qualche secondo, accanto a lei c’è qualcuno, la
bara è aperta, è tutto sporco di sangue e interiora; spero solo che non mi abbiano vista,
sono girati di spalle, non vedo molto.

Dopo quella visione ripugnante decido di andarmene, la paura ha vinto, ora voglio solo
scappare da questo incubo, faccio un passo indietro per allontanarmi ma, ad un tratto, la
persona accanto a lei si gira, occhi bianchi, senza iride o pupilla, pelle bianca come la neve e
ricoperta di sangue, bocca perennemente aperta a causa delle zanne troppo grandi per essa,
con cui.. sta divorando un cadavere!

Quell’uomo, il cadavere, lo conosco, viveva accanto a me, com’è possibile tutto questo?
Cosa sta accadendo?

Ad un certo punto smetto di pensare e l’unica cosa che il mio corpo riesce a fare è correre,
correre e cercare di scappare, per un attimo sono riuscita a vedere gli occhi della ragazza,
rossi come il fuoco e brillanti, quasi abbaglianti.

Ecco cosa nascondeva nella bara, la sua arma, quel mostro; non ce la faccio più, sono sfinita,
stanno per raggiungermi, non posso farcela.

Mi hanno catturata, è stato un po' di tempo fa, non so nemmeno io quando, ricordo solo di
aver perso i sensi e poi il vuoto.

Ora sto bene, non sono stati cattivi con me. Ricordo di non aver sentito nulla mentre quella
creatura staccava uno ad uno i miei arti, lei sorrideva dolcemente, era così carina; ricordo
anche come quell’essere abbia aperto la mia pancia, divorando ciò che vi era all’interno,
non faceva male.

Ora sono felice, sono in un bel posto, sto meglio, non ho paura, non ho preoccupazioni, c’è
un bel clima e si sta bene, non so cosa ne abbiano fatto del mio corpo ma ormai non ha più
importanza.

Il posto in cui sono ora è molto caldo, è piacevole, sono in compagnia e gioco assieme ai
miei nuovi amici; questo posto è comandato da un signore buono e divertente, mi ha anche
detto il suo nome:
Lucifero.

   
 
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