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Autore: Vaan_King    24/11/2017    0 recensioni
[Tsukiuta][Tsukiuta][ 11.1 con un Hajime sottomesso al Signore dei demoni come regalo di compleanno ]
{ ATTENZIONE: E' una Lime un po' più spinta, ma comunque non può né essere catalogata come Lemon, né come effettivo Bondage. Io li ho messi lo stesso, visti anche gli accenni all'Erotico, che potrebbero sviarne il rating. Presenza minore di Angst e Fluff. }
"Quell'istante sembrava tirargli fuori il desiderio dalla sua più recondita e gelosa psiche.
Sentire i loro respiri sovrapporsi, scaldarsi, lasciarsi abbracciare dal chiarore della pelle di quell'uomo, solo questo voleva.
Perdersi pendendo dalle labbra di Hajime, il suo rivale e il suo unico amore."
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Bondage
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Flaming Ice 

 
 
Il fuoco.
Focus, ignis.
Quando si parla di fuoco, si pensa alla fiamma che brucia tutto ció che circonda la reazione che in realtà è.
Possono venire in mente molte fiamme, dunque un incendio indomabile.
Ma controllarle allo scopo di produrre luce e calore è stata una delle prime grandi conoscenze apprese dal genere umano.
L'abilità nel contenere il fuoco è una delle principali caratteristiche che ci diversifica dagli altri animali.
Ma affinchè questo avvenga, le fiamme devono essere gestibili… non come quelle che assillano l'animo.
Che cos'è la passione se non il fuoco che arde in ogni persona?
E perchè, a volte, è incontrollabile?
Un sentimento che prende, travolge e rimane lí fino a quando non raggiunge uno scopo, il suo scopo.
Le esperienze che fa vivere sono surreali, talvolta impossibili da immaginare.
È come essere intrappolati in un labirinto le cui mura non sono fatte di mattoni, ma di lame infuocate.
A volte, queste stesse, senza pensarci, marchiano il corpo e l'anima.
Scottano, bruciano talmente tanto da far impazzire qualsiasi persona.
La passione arde, succube di un tale sentimento che smuove il cuore.
Pulsando, quest'organo pompa in tutto il corpo ció che lo fa stare bene, talvolta anche l'ecstasy derivata da delle situazioni irreali.
Freme persino nell'aldilà, il sentimento tra due persone.
Trascina, lentamente, nell'inferno.
Consuma ogni cosa che trova davanti, lavora come il fuoco.
E fa male pensare, pensare a ció che brami o pretendi.
Anche solo ricordare il passato fa provare dolore.
Logora l'uomo dall'interno... come quelle parole, frasi, dette o meno, da colui a cui si è legati.
Ma contrapposto al calore, alle fiamme, alle emozioni è possibile trovare il freddo, quello che, in una tipica giornata invernale, approda sulle città.
 
"Nevica...".
Eh, già. Quei piccoli fiocchi di neve stavano cadendo, a poco a poco, sulle teste delle persone.
Erano di un colore pallido, glaciale, come la pelle dei ragazzi di giovane età.
Proprio uno di questi stava fermo, in piedi, lo sguardo fisso su uno dei cartelloni pubblicitari che popolavano l'incrocio in cui era finito.
Le sfumature di quel grande rettangolo, insieme alle scritte e alla figura che vi erano stampate sopra, gli avevano formato un grande sorriso sul viso.
Probabilmente i passanti l'avrebbero preso per un idiota, un pazzo, ma a lui importava ben poco; tanto nessuno poteva vederlo, no?
Stiamo parlando del grande Maou-sama, il Signore dei demoni nonché il leader di uno dei più famosi gruppi maschili della Tsukino Pro: Shimotsuki Shun.
Era impossibile competere con lui, visti i suoi straordinari poteri.
Comunque, davanti alla sua esile presenza era eretto il migliore, il magnifico, il più sexy rivale che la vita gli avesse mai fatto fronteggiare.
Ai lati di quel poster maxi formato si distingueva benissimo la parola latina "initium" -il cui significato è traducibile come "inizio"- oltre a dei, secondo lui, bellissimi ideogrammi.
Con una posa molto passionale, il ragazzo di quella pubblicità era probabilmente steso su di un letto.
Le spalle scoperte, il petto quasi visibile, le clavicole in bella mostra, una semplice stoffa in seta a coprirlo in parte.
L'unica mano che faceva capolino nella foto era la stessa che teneva per due dita uno dei frutti più erronei dell'ultimo periodo: una fragola.
Questa non solo era di un rosso vivo, ma, dal lato da cui non era presa, faceva colare un liquido denso e scuro tipo cioccolata.
Tra tutto quel nero e viola spiccava benissimo un altro colore molto acceso.
Passando dal guardare i suoi occhi purpurei, per i lineamenti perfetti del suo naso, l'albino si era soffermato sulle labbra dell'uomo che più idolatrava.
Era come se il rosso della fragola si fosse posato sulla sua bocca, facendola così risaltare tra i capelli e la brillante pelle dell'unico figlio della famiglia Mutsuki, Hajime.
Non era la prima volta che lo vedeva, anche perché ci abitava pure insieme, semplicemente non gli era mai capitato di vedere il leader dei Six Gravity posare per una pubblicità di cosmetici.
Fissare quel cartellone gli aveva aperto mille porte nella sua vasta mente.
Poteva un uomo soffermarsi così tanto sulla figura di un altro uomo?
Poteva un uomo bloccarsi, schiudere le labbra e respirare così piano da non fare più rumore?
Poteva un uomo, veramente, credere che la visione davanti ad egli fosse una porta per il Paradiso e non un altro uomo?
La normale concezione imponeva di stupirsi di fronte la bellezza della Venere, che donna era -in quanto donna- simbolo di bellezza.
Ma non era questo quello che pensava Shun guardando intensamente e insistentemente la figura lì stesa. 
Andava ben oltre il semplice ammirare,  il semplice supportare, il rispetto.
C'era una bellezza, un'attrazione che mai avrebbe dovuto ribollire in quelle vene.
Eppure, esisteva davvero.
Piano, i suoi occhi si posavano su ogni singolo dettaglio e su quanto risaltava bene quel viola su di una pelle così chiara.
Faceva trapelare qualcosa in lui, si sentiva come smarrito.
Rivedeva i lineamenti di quel ragazzo; il volto che, mai come prima, voleva agguantare e vedere da vicino.
Si sentiva ancora più perso, quasi prigioniero, non appena i loro occhi si incontravano.
Quell'istante sembrava tirargli fuori il desiderio dalla sua più recondita e gelosa psiche.
Sentire i loro respiri sovrapporsi, scaldarsi, lasciarsi abbracciare dal chiarore della pelle di quell'uomo, solo questo voleva.
Perdersi pendendo dalle labbra di Hajime, il suo rivale e il suo unico amore.
Era caduto in uno stato tale che nemmeno il pensiero della neve, ormai diventata più forte, riusciva a farlo riprendere.
Sentiva il bisogno di passare quel giorno, il 24 novembre, con l'unico vero amore della sua vita.
Peccato, lo voleva davvero...
Ma il suo era un mero sogno, sicuramente irrealizzabile.
Il viola non si era mai interessato a Shun, soprattutto dei suoi sentimenti.
Già dal loro debutto, il Demon Lord aveva sempre provato qualcosa per lui.
Dal rispetto all'adorazione più totale, avvertiva un cambiamento radicale nelle sue emozioni quando era in presenza del suo re.
Brillando sul palco, Hajime catturava gli sguardi dei suoi fan; tuttavia, tra tutti loro, uno di questi non era caduto ai suoi piedi.
Shun lo guardava con ammirazione, gli occhi ricolmi di gioia.
Ne aveva visti di umani, però lui... era perfetto.
L'aspetto, il carattere, la voce, ogni sua parte lo faceva fremere.
Era la sua unicità a smuovere l'albino.
Il solo potergli stare accanto, guardarlo, sentire il suo profumo, sembravano piccoli passi per poter arrivare e varcare la soglia del Paradiso.
In tutto quel tempo passato al suo fianco, i suoi sentimenti avevano attuato una mutazione talmente tanto vasta che nemmeno il suo cuore riusciva a reggerli più.
Amava Hajime -finalmente l'aveva capito- ma continuare a fissare un cartellone pubblicitario non lo avrebbe soddisfatto come ritrovarsi l'ou-sama davanti.
Compreso anche il candido paesaggio che lo circondava: il ghiaccio e la neve erano il suo elemento, ovvio, ma in quella giornata non si poteva permettere di prendersi un malanno, no?
Soprattutto poi se si trattava della sua giornata, del suo compleanno.
 
Il caro e vecchio Shun si era incamminato frettolosamente verso lo Tsukino Dorm.
Passo dopo passo si sentiva come richiamato da quell'edificio, qualcosa lo stava attirando.
Provava una sensazione simile solo quando Hajime era nei paraggi, né tanto lontano né tanto vicino.
Lo faceva fremere, indirizzando le sue povere gambe verso la sua metà nera.
... Ma non era questo il caso, anche perché non sentiva la mente annebbiata dal pensiero di un ipotetico leader dei Gravy intento a schiacciare un riposino in solitaria sul divanetto della sala comune dei due gruppi.
Il Maou-sama ci provava a trovare una spiegazione al suo attuale stato, tuttavia nessuna delle sue idee soddisfavano lui e le sue membra.
Qulcuno che avesse scovato un modo per entrare nel suo mondo attraverso la sua camera?
No, impossibile.
Qualcuno dei Procella che si fosse fatto male?
Nemmeno, lo avrebbero chiamato.
Qualche piccolo Tsukiusa che avesse preso vita?
Neanche...
E allora?
Come Sovrano dei Demoni avrebbe già dovuto trovare la risposta, ma nulla.
Non capiva, o semplicemente non riusciva a collegare.
E tra quei pensieri e quelle immagini che vagavano per la sua mente, l'albino non si era accorto di aver varcato ed essere dunque già arrivato nella sua stanza.
Alle sue spalle la porta si era chiusa senza troppi rumori e nel mentre si era già tolto le scarpe, aveva posato il cappotto, i guanti e l'eventuale sciarpa che non era più abituato a portare.
Persino quei freddi ma impercettibili fiocchi di pura, candida acqua gelata erano riusciti ad entrare tramite i suoi vestiti.
Come se non fosse solito trovarne, soprattutto dopo le repentine dichiarazioni al suo amato in pieno dormitorio... ma di sicuro non erano l'effetto di ciò.
Scampato a una pseudo bufera, Shun poteva benissimo comprendere che quella neve non era stata creata dai suoi stessi sentimenti ma bensì proveniva dall'esterno che poco prima si era messo ad esplorare.
Eppure nella sua camera non poteva ancora mettere piede.
Non per la neve, non per le sue emozioni.
Per sua sfortuna, ad ogni singola camera da letto nel piano dei Procella -come anche in quegli degli altri- si accedeva solo tramite la propia ed effettiva stanza.
Questo significava che il povero ragazzo dagli occhi verdi doveva, per forza, camminare ancora prima di poter aprire la bramata porta.
Doveva, per forza, dirigersi verso quella che, poco dopo, sarebbe diventata la sua rovina.
O meglio, la sua ascesa al Paradiso.
 
* * *
 
"Non posso..."
Sospiro.
"... Non ci riesco."
 
Steso su delle lenzuola color ecrù, un giovane ragazzo dai capelli e dagli occhi viola continuava ad intingere un piccolo frutto rosso dentro una ciotolina di vetro trasparente.
Nessuna decorazione, solo una pastosa crema oscura all'interno risaltava da quella forma curvilinea.
Tra le dita quel frutto tipico del nord, di un rosso vivo e con una fragranza unica.
Probabilmente nemmeno uno dei più buoni profumi della storia poteva competere con il suo.
Nettare degli Dei, con piccoli puntini giallastri e neri, una forma indistinguibilmente rotondeggiante.
Alcune foglie sopra ed un rosa pastello all'interno: il frutto della passione moderno.
Quello stesso che, in una delle tante pubblicità a cui aveva prestato il volto -e non solo-, aveva assaporato.
Un profondo ma dolce e teneue sapore.
Uno inebriante e sconvolgente, come il profumo del latte preferito da uno dei membri dei Six Gravity.
Una fragola, proprio così, dalle dita alle labbra.
Un piccolo morso e gli occhi chiusi, cercando di provare ad immaginare ciò che per l'uomo è solo un sentimento carnale, passionale.
"...", nulla.
Il purpureo non si sentiva trascinare da quel desiderio.
Neppure tenere la stessa posa della pubblicità di cosmetici gli dava quell'input.
Stessa identica cosa poteva dire sul resto, su come aveva abbellito la camera in cui si era dovuto recare.
Fragole, cioccolata, candele, perfino il suo kimono migliore non gli dava la spinta giusta.
Hajime poteva qualsiasi cosa, tranne ambire ciò.
Bello, dall'ottimo carisma e sensuale però fino ad un certo punto.
Il lavoro era una cosa, la vita reale un'altra; entrambe divise da un'unica e sottile linea.
Creare una finta location seduttiva come regalo di compleanno per il suo rivale, pacchetto completo dell'amato re nero e altri piccoli regali sfiziosi, beh, non era di certo una missione facile.
Considerando poi il carattere del più piccolo...
Altri sospiri e l'ideatore della festa se ne sarebbe andato.
Infatti, due secondi dopo la carrellata di pensieri impotenti, Hajime si era alzato da quel letto in qualche modo magico.
La porta vicina come non mai, le mani ed i passi tremolanti.
 
"... Ha-Hajime...?", si era domandato l'albino aprendo di scatto la porta dall'altro lato.
Davanti a lui si ereggeva la stessa persona che, qualche ora prima, aveva già incontrato.
Stessi abiti, stesso portamento, anche il profumo nell'aria era quello.
Il viola, non sapendo cosa fare, si era frettolosamente sistemato parte del kimono che indossava.
L'unica mano libera se l'era passata sopra una parte di pelle scoperta apposta per coprirsi di più.
Una mano a penzoloni, l'altra sul braccio accanto, appetibile per il Signore dei Demoni ma completamente scoperto agli occhi del suo rivale.
Tra le altre dita, la seconda metà della fragola degustata poco prima.
Gli sguardi dei due facevano capolino da tutte le parti pur di non incontrarsi.
L'imbarazzo era infinitamente palpabile.
Trovare il proprio amato nella propria camera, con addosso lo stesso kimono e lo stesso profumo della pubblicità di prima, le gote rosse per l'imbarazzo e gli occhi da "ti prego, uccidimi" erano tutte circostanze impossibili perfino da sognare, figuriamoci viverle in prima persona.
Il re stava sicuramente trovando una scusa, o almeno questo era quello che Shun voleva succedesse.
"Dovrebbe... Dovrei essere il tuo regalo."
Hajime, il suo sogno piú proibito, doveva essere un regalo?
Come?
Ma soprattutto, perchè?
Non gli rivolgeva mai la parola e le rare volte che succedeva, Hajime lo rifiutava sempre.
Faceva male.
Fin troppo.
Ritrovarselo lí, con la speranza che il kuro ou-sama sparisse come in un sogno, uno dei suoi tanti desideri, e guardarlo con gli stessi occhi con cui lo faceva ogni notte immerso in quel piccolo ritaglio di tempo compreso tra il lavoro ed il piacere personale.
Stregato dall'incoscienza di quell'attimo, il giovane Demon Lord si era bellamente soffermato su quanto il suo amato somigliasse ad una cortigiana dell'epoca.
Tempo al tempo?
No, in quell'istante la bellezza di Hajime l'aveva, per l'ennesima volta, stregato.
Il collo scoperto, le clavicole in bella mostra, una mano alla ricerca del tessuto viola per coprirsi, le gote arrossate, lo sguardo imbarazzato diretto a terra.
L'insieme di quella fantastica figura lo amalliava: poterlo anche solo guardare faceva fremere il più grande.
Era dunque un momento di pura sofferenza o una persistente e violenta emozione?
Un sentimento impetuoso, basato sui piaceri procurati dai sensi umani e che può impedire il controllo della ragione... E se fosse proprio la passione di quegli attimi a trarlo in inganno?
La causa scatenante era la forte attrazione che provava verso il viola; caratterizzata da un desiderio ardente per lui, con la complicità di una forza che investe in modo violento e indiscriminato, Shun stava letteralmente perdendo la testa.
I suoi medesimi sentimenti lo stavano tradendo.
Si sentiva scosso da un vento impetuoso trasportante varie sensazioni, il calore riempiva l'aria e pure le sue vene.
"... Tolgo il disturbo."
Alt.
Cosa?
No.
Assolutamente no.
Non si sarebbe lasciato scappare questa occasione inverosimile, mai.
 
* * *
 
Nero.
Buio, tenebra, oscurità.
E proprio questa sa sempre come farsi breccia in un cuore ferito.
Darne un'occhiata ma non accorgersi di quanto rumore faccia.
 
Rumori forse impercettibili alle orecchie altrui, ma a quelle del Signore dei Demoni, Shun, arrivava qualsiasi cosa.
Sentiva tutto.
Percepiva tutto.
Persino il respiro del suo amato, Hajime Mutsuki, il leader e re indiscusso dei Six Gravity, scosso ancora da ciò che stava passando.
Le mani legate dietro la schiena, in parte seduto su di un letto a lui sconosciuto, lo sguardo ancora carico di preoccupazione.
Le labbre rigide, pronte a non far scappare niente...
Almeno così credeva.
Gli era impossibile trattenersi al tocco delle dita dell'albino.
"Com'è, Hajime? Spero solo non sia troppo per te...", quella voce riecheggiava nella stanza.
Riuscire a vedere dei ciuffi bianchi spostarsi mentre la lingua dell'altro gli procurava un piccolo marchio sulla base del collo, beh, non era poi così male.
Non che avesse mai provato a pensarci, però in quell'attimo si stava davvero pentendo di non aver mai assecondato quel ragazzo.
Poteva sentire il suo calore, la sua bocca sulla fredda pelle.
"Urli per una cosa così insignificante, Hajime?" e poco dopo, schiudendo le labbra ancora un po' e avantagiando Shun, si era ritrovato sulla sua quella stessa lingua che prima lo stava consumando piano piano.
Ad un bacio passionale, maggiori fremiti.
Non aiutavano di certo le altre dita del Maou-sama, pronte a tastare ogni singola parte del suo corpo.
Compresi erano anche i capezzoli del viola, sensibili a causa della sofficie stoffa del kimono che cadeva sul suo petto, anch'essi nel mirino dell'altro.
Ma la sua mente, annebbiata dalla voglia impura che lo tormentava, non voleva limitarsi ad una cosa così banale.
Infatti, non solo si era soffermato in quell'area ricettiva, ma aveva puntato benissimo la coppa di cioccolato predisposta qualche ora prima nella camera da Hajime stesso.
L'idea di prendere quella crema, spalmargliela addosso e magari poi leccarla via, allettava non poco il più grande.
E così fece, lasciando Hajime gemere alla sensazione prima delle dita e della cioccolata percogliergli il petto, e subito dopo della lingua in quelle zone mai esplorate.
Più Shun lo toccava e più il purpureo inarcava la schiena, spinto dall'incontrollabile voglia di essere scalfitto, toccato.
Entrambi, di sicuro, sentivano il bisogno di spingersi oltre -soprattutto il leader dei Procella, vista la sua foga-.
Andare oltre...
Violare qualcuno come mai fatto prima d'ora?
Violare Hajime, in modo tale da fargli capire quanto lui, Shun, ci tenesse a lui?
Il corpo candido e gelido dell'albino aveva risposto velocemente di sì, stessa cosa la sua psiche.
Dio, lo voleva così tanto.
Gli erano serviti anni per poter mettere mani su quel corpo tanto atteso; non si sarebbe perso quella occasione doro.
O almeno, non voleva... fino a quando i suoi occhi non incontrarono lo sguardo perso e spaventato del viola.
Vederlo così, tremolante ed impaurito da una cosa che presumibilmente non aveva mai fatto, gli dava l'idea di star sbagliando.
Doveva a tutti i costi rimediare, o Hajime non l'avrebbe mai perdonato.
Ancora sospiri, questa volta amari.
Il ragazzo dagli occhi verdognoli si era, più o meno, intenerito ad osservare quello sguardo adorato ricolmo di troppe emozioni.
Non voleva, e non poteva, lascriare così il suo uomo.
La schiena ancora più incurvata, le spalle ed il busto tirati in su a mo' di scudo contro quelle attenzioni, il membro eretto sotto quella preziosa stoffa.
Una così bella presenza, rovinata?
No, no, era molto più.
Come in un quadro d'arte, Shun aveva sciolto la cornice che imprigionava quell'incantevole e magnifico aspetto.
In poche parole, l'aveva liberato dalla morsa di quei tessuti.
Sia le braccia che l'intero corpo.
Finalmente lo vedeva limpido, senza costrizioni e vincoli.
Eppure non si aspettava di sentire le dita dell'altro sfiorargli le guance, avvicinargli il volto a sè e di sentire le labbra tanto bramate premersi contro le sue.
Uno.
Due, tre braci.
Numerose sono state le volte in cui succedeva una simile cosa, nei sogni di Shun.
Percepiva lo schiudersi di quei due petali, l'intrusione con cui veniva esplorata la sua bocca ed i morsi dell'enfasi.
Di riminado non poteva fare altro che atteggiarsi nello stesso modo.
Succhiargli tutto con una fame tale da non fagli pensare a nulla, tranne che all'effimero momento che stavano consumando.
Limitarsi a questo, però, non bastava.
Il petto nudo dell'ansimante Hajime si era spinto, ora più che mai, contro quello dell'albino -ancora vestito completamente-.
Riuscire a pensare quanto fosse fastidioso l'intreccio di fili che formavano gli abiti di Shun era poco in confronto all'attenzione data da quelle sue diaboliche e dannate dita.
Tratti accennati da delle falangette fredde come il ghiaccio, l'elemento del bianco Demon Lord, risalivano lungo i fianchi, pronti a fermare quei lussurriosi scambi di carezze.
Un semplice "Apri la bocca", seppur detto lentamente e con un sorriso distorto sul volto, per far sì che il re nero ceda a tali atteggiamenti.
A Shun non serviva usare  propri poteri, sapeva -in qualche modo- già molto bene quanto Hajime si volesse sottomettere a lui.
Le dita, anche queste pronte a scovare i lati più nascosti del viola, si erano fatte strada tra quelle rosee e sottili labbra.
E come se fossero l'erezione del Signore dei Demoni, il re nero le leccava con impeto facendo percepire a Shun la smania per cui quella magica giornata non sarebbe passata tranquillamente.
Quanto, quanto desiderava che quelle dita sparissero e lasciassero il posto ad un qualcosa di ben più grosso e pronto a ricevere quell'amibito sogno?
Ma per un verginello come Hajime era troppo, se si considerava che quella era la sua prima volta.
Per esserla, si stava comportando più che bene... pensava Shun.
Insieme alle mille riflessioni della sua acuta mente, la sua mano, liberata qualche istante prima dalle fauci del demone viola, si era diretta verso un'altra parte del suo inesplorato corpo; intanto, l'altro ragazzo si stava lasciando trasportare dagli ansimi con cui Shun l'aveva lasciato in balia.
Rimanere troppo tempo senza aria e con in gola un corpo estraneo, beh, non poteva essere piacevole se non in quell'ambito.
Peccato che il Maou-sama non gli avesse lasciato nemmeno uno spiraglio di ossigeno da assimilare-
Nello stesso momento, mentre riprendeva fiato, aveva avvertito le stesse dita di prima -ancora macchiate dalla sua medesima saliva- premere vicino quella sua altra entrata ed infine penetrare facendogli scappare un urlo silente.
Piano piano, dopo un primo dito e dopo un secondo, Hajime doveva -per forza- abituarsi a quella dolce-amara intrusione.
All'inizio faceva male, come l'essere punto da uno spillo, ma tra parole rassicuranti sussurrate ad un orecchio ed il passare del tempo, si era concesso a quel piccolo piacere.
I gemiti del viola, perché ovviamente non potevano mancare, si facevano più forti ad ogni singola intrusione; quelle dita andavano sempre più a ritmo con i suoi respiri.
Una passione limitata, breve, considerati i desideri di Shun.
Il bisogno che provava di invaderlo con ben altro, di ascoltare le sue urla, il suo nome, di privarlo di quell'ultima goccia di dignità che gli rimaneva...
Sì, pretendeva tutto ciò.
Il bianco Demon Lord sorrideva leccandosi le labbra, tra le braccia il suo amato Hajime, che non faceva altro che assecondare i suoi più intimi desideri, sofferente di piacere ogni qualvolta Shun premeva il luogo per cui renderlo pazzo.
Senza dirgli nulla l'albino stava rimuovendo le sue dita dall'entrata del viola, desideroso di penetrarlo con il suo membro soffocato tra le pieghe dei pantaloni.
Alcuni attimi ed il ragazzo si era completamente spogliato, aiutato anche dalle mani finalmente libere dell'altro.
Pochi baci dopo e Hajime aveva iniziato a collegare che quella impura intrusione non era data da delle dita, ma dall'erezione dell'amico.
Provava sensazioni strane, si sentiva bruciare, poteva sciogliersi da un momento all'altro mentre, con dei movimenti delicati, Shun cercava di rendere questa nuova intrusione più piacevole rispetto alla prima.
Lo riempiva tutto, insistendo invece sul punto più recondito di quella strettoia.
Esattamente come qualche attimo prima, il Maou-sama si stava facendo strada dentro il corpo dell'altro uomo.
Comprendeva il perché e quanto l'entrata dell'amato fosse così stretta: non aveva osato soddisfare i propri piaceri personali.
Sì, il kuro ou-sama non aveva mai provato a farsi qualche lavoretto da solo.
Nemmeno un dito, neanche una mano sul suo sesso.
Tutto ciò che stava provando era, dunque, un'esperienza nuova.
E Shun se ne compiaceva, perché era proprio lui a farlo stare così bene.
Era Hajime a far sentire Shun speciale, in quei minuti, ore, sapendo che gli era stato dato il permesso per farlo suo.
Il ragazzo dagli occhi color ametista apriva le labbra in un pianto silenzioso, il suo corpo percosso da brividi infiniti: "S-Shu...n-"
Quel nome, quello che il diretto interessato voleva sentire.
Detto così, tra gemiti e respiri affannosi, non faceva altro che attizzare quell'uomo che uomo non era.
Entrambi si muovevano con un ritmo serrato, vogliosi di arrivare alla fine.
Per un momento Shun aveva strinto Hajime in quella morsa lussurriosa, il viso sorridente sulla sua spalla.
Urla soppresse, respiri mozzati e parole impronunciabili.
"Sto per... Sh... n-", che detto così faceva venire ancora più voglia di trattenerlo con la forza.
"Ah~?", che per Shun significava muoversi ancora più rapidamente.
Far arrivare l'amato ou-sama al limite, farlo venire con un orgasmo pieno, poterlo guardare steso sul suo letto -bagnato dai loro sudori e profumi mescolati-, pienamente consapevole di aver fatto perdere la verginità alla persona che più considerava al mondo.
Sempre più saette percorrevano il corpo, piegato in due dal fuoco dell'inaspettata unine; nuove e sorprendenti lacrime rigavano il volto rosso di Hajime.
Le gambe sull'orlo di cedere, anch'esse scosse.
La poteva sentire, quella cosa mai provata, corrergli all'altezza dello stomaco.
Scovare il suo punto più profondo e provocarlo, farlo venire senza ritegno.
Goccia dopo goccia, l'intera sua lunghezza veniva percorsa da brividi e sussulti.
Le braccia a stringerlo, le unghie a graffiargli la schiena, una mano tra i capelli bianchi del giovane Maou-sama ad accarezzarli.
Puro piacere; la carne bollente ma timida, ancora bisognosa di essere esplorata.
 
Ci era voluto poco affinché il viso del viola, ancora arrossato, potesse posarsi per bene sulla spalla di Shun.
Pervaso da emozioni e sentimenti contrastanti, Hajime si stava ora lasciando trasportare dal buio della notte.
Ancora piccoli gemiti, respiri sottili e alla fine anche l'altro era venuto macchiando per sempre il suo unico e vero amore.
 
"Aspetta, voglio poter assaporare questo momento ancora per un po'."
Un bacio sulla fronte: simbolo di ringraziamento nei confronti dell'inaspettato ma atteso regalo che sempre aveva desiderato.
 
- - -
 
[ Welcome to Vaan's Kingdom ]
 
Yo! Qui Vaan, pronta a farvi morire su una nuova 11.1~
Il 24 è il compleanno di Shun, dunque questa fan fiction si è trasformata in un piccolo "regalo" per il mio amato Demone bianco <3
Auguri piccino, spero di poterti sentire sclerare ancora dietro il tuo adorato Hajime ;;;
 
Sono riuscita a completare questa fan fiction in meno di quattro giorni, wow-
Inanzitutto, voglio ringraziare la mia waifuzza bellissima che mi ha aiutata a scrivere una parte: in piena crisi mi era impossibile smuovermi da quel punto.
Grazie patata, a te andrebbero dati tanti Shun da coccolare ;;;;;;
Doveva andare in un altro modo, con un Hajime che si *coff* esplorava da solo per attizzare l'albino, ma... Ecco... Sappiamo tutti che Shun, vedendo una cosa simile, sarebbe morto direttamente.
Descrivere Hajime come vergine e sofferente ad ogni tocco non è stato molto facile, considerando poi che questa è la mia prima fan fiction dove si legge qualcosa di più "esplicito"/erotico.
Spero possa piacervi lo stesso, anche perché ci ho lavorato sopra per un po' askjdcnkjsd,jcn
Alla prossima!
  
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