Ringrazio
anche solo chi
legge.
Remake
di ‘Solo lei mi dà’.
Song-fic scritta sulla canzone dei Sugarfree.
Dust
and regret
Ma
ogni uomo fa un percorso ed io mi fermo qua,
e anche se lo accetto io so che solo lei mi ha, solo lei mi ha.
È lei che mi scorre, solo lei lo fa.
“Finalmente
torni a casa.
Sei contento?” chiese Re Kahio.
<
E finalmente
smetterai di distruggere casa mia > pensò.
“Re
Yammer mi ha dato
solo un giorno” rispose Goku. Allungò un braccio e
si massaggiò la spalla.
“Così
finalmente rivedrò
la mia Chichi”.
<
Sentirò nuovamente
il suo profumo, accarezzerò i suoi capelli neri. Si
sistemerà tutto e le
chiederò se le andrebbe bene chiedere alle sfere di Nameck
di farmi tornare in
vita > pensò. Si piegò in avanti,
toccandosi la punta blu degli stivali con
le mani.
“Così
potrò conoscere mio
figlio Goten per la prima volta. Chissà quanto è
cresciuto Gohan” disse.
< Non dovrò nemmeno più cucinare per te,
che mangi come un esercito >
rifletté Re Kahio. Guardò Goku portarsi due dita
alla fronte e
teletrasportarsi.
Goku
batté le palpebre e
si guardò intorno, le finestre erano sbarrate e la stanza
era in ombra, aprì la
finestra facendo entrare la luce. Batté un paio di volte le
palpebre e
starnutì, la polvere gli pizzicò le narici.
Un
ragnetto percorse
correndo il tavolo, Son alzò lo sguardo e vide che
c’erano una serie di
ragnatele sul soffitto.
<
Strano, Chichi ci
tiene molto alla pulizia di solito > rifletté.
“Chichi!
Sono a casa!”
chiamò a gran voce la moglie. Lasciò la cucina,
percorse il salotto
controllando dietro le poltrone e salì le scale grattandosi
la fronte.
“Gohan,
Chichi. Ci
siete?!” domandò. Guardò in bagno e si
morse il labbro.
<
Dove sono andati?
Sembra che qui non ci sia nessuno a tempo.
Ogni
angolo è colmo di ricordi
per me, ma ora, al posto delle risate o delle bonarie sgridate,
risuonano solo
i miei passi solitari > rifletté.
Un
rivolo di sudore gli
scivolò lungo la guancia.
Il
vento fece sbattere
le finestre.
Goku
si grattò la testa,
sfiorando l’aureola con la mano e uscì dalla casa.
Una
figura in penombra
gli stava ritta davanti.
“Ho
sentito la tua aura.
Sono felice di rivederti” disse la voce roca di
quest’ultima.
Goku
sorrise,
riconoscendo il namecciano.
<
Non è cambiato per
niente > pensò.
“Junior,
amico mio. Mi
sai dire cos’è successo?” chiese con
tono espansivo.
Junior
abbassò lo
sguardo, strofinando il piede per terra, un leggero rossore si diffuse
sulla
punta delle sue orecchie.
“Non
abitano più qui,
hanno preso una casa a Satan City” spiegò.
“Avevo
sentito la loro
aura nelle vicinanze” ammise Goku, grattandosi la testa.
“Ogni
tanto porta via i
bambini dalla città caotica. Vivono in una palazzina, dove
non possono giocare.
Li troverai al lago in questo momento, vieni, te lo mostro”
propose Junior.
Levitò e Goku lo seguì, notò che il
namecciano aveva azzerato la propria aura e
lo fece a sua volta.
Solcarono
il cielo
azzurro, sfrecciando tra le nuvole fino al lago, Goku
atterrò dietro degli
alberi, osservando la riva dirimpetto.
<
Junior è rimasto
lontano. Forse vuole lasciarci un po’
d’intimità in questo incontro. Probabilmente
ha azzerato l’aura per permettermi l’effetto
sorpresa > pensò.
Un’anatra
si adagiò sul
lago, vide il saiyan avanzare lungo la riva e
s’inabissò.
Gli
occhi di Goku
brillarono, mentre Son fissava la moglie seduta sull’altra
riva del lago,
illuminata dal sole.
Chichi
era seduta su una
stuoia, adagiata sul manto erboso, i capelli sciolti le ricadevano
sulle spalle
e le sue labbra erano piegate in un sorriso.
<
Non l’ho mai vista
così felice > pensò Goku.
Gohan
era accomodato
accanto alla madre, teneva un libro tra le mani e Goten correva davanti
e
indietro, inseguendo una farfalla.
<
Mi assomiglia così
tanto > rifletté Son, guardando il figlio
più piccolo.
Raggiunse
la moglie,
sorridendole.
Chichi
sgranò gli occhi,
le iridi le divennero bianche e si nascose la bocca con la mano, una
lacrima le
rigò il viso.
“Papà…”
mormorò Gohan
confuso.
Goten
si aggrappò alla
gamba del fratello maggiore, vi si nascose e scoppiò a
piangere.
“Papà”
piagnucolò.
“Cosa
succede, piccolo
mio?” chiese un uomo, avvicinandosi a Goten.
Goku
impallidì,
guardando lo sconosciuto.
“Goku,
tu eri morto.
N-non potevo crescerli da sola… Tu sei un alieno, avevano
bisogno di stabilità.
Tu ci hai lasciati soli…” balbettò
Chichi, alzandosi in piedi.
L’uomo
rabbrividì,
guardando l’aureola sulla testa di Goku.
“S-sei
uno spettro?” gli
domandò. Si piegò e prese Goten in braccio, il
bambino gli nascose il viso
contro il petto.
“Papà,
senti…”. Iniziò a
dire Gohan.
Goku
piegò il capo, le
ciocche di capelli larghe quattro dita gli coprirono il viso, mentre le
lacrime
iniziavano a rigargli il viso. Spiccò il volo,
allontanandosi dalla famiglia.
<
Non posso fare
l’egoista… avrei dovuto immaginarlo che sarebbe
finita così nel momento stesso
in cui mi sono sacrificato contro Cell > pensò.
Sfrecciò
di fianco a
Junior, si allontanò e raggiunse casa sua.
Atterrò
davanti alla
porta, cadde in ginocchio e gettò indietro la testa,
ululando di dolore.