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Autore: Blue Flash    24/11/2017    1 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Flowers and sweets 

Il sole sembrava illuminare ancora le strade di quel piccolo paese non troppo lontano da Kiri, e l’aria balsamica del mare era percepibile fin li. Non dovevano essere troppo distanti dalla costa, ma quel luogo pieno di gente era così pieno di gente che l’idea di andare verso il mare venne scacciata immediatamente dalle testa di Reyko. 
Una volta scesa al piano di sotto si diresse quasi correndo fra le strade, ritrovandosi ad esser spintonata qui e la, anche accidentalmente. Le chiedevano scusa e lei rispondeva con un sorriso sconvolto ed allo stesso tempo divertito. Era piacevole stare in un posto dove nessuno ti conosceva o sapeva chi fossi, dove nessuno ti giudicava e ti guardava con occhio critico. La sensazione fu assolutamente positiva, ed una volta che Itachi la raggiunse in mezzo alla strada entrambi si guardarono intorno con attenzione, alla ricerca di che cosa fare. 
«Visto? Nessuno ci riconosce—…
» gli sussurrò Reyko sollevandosi appena sulle punte dei piedi per poter dire quelle semplici parole al suo orecchio, forse anche per sicurezza. 
Itachi fece lo stesso, abbassandosi invece verso di lei, e parlò con chiarezza, in un soffio. 
«Non farti prendere la mano e scegli dove andare.
» 
Quando si allontanò da lei gli rivolse uno sguardo incuriosito, inarcando appena il sopracciglio nella sua solita espressione, e così optò per andare verso destra. 
Non aveva scelto secondo una logica ben precisa, ma semplicemente il lato che più la ispirava. Intorno a loro c’erano tante luci e parecchi nastri che scendevano sopra le loro teste, rendendo il tutto parecchio colorato ed allegro. Ad ogni angolo della strada sembravano esserci delle bancarelle che vendevano dolci e cibo di tutti i tipi, ma anche la musica non mancava. Era un suono mescolato fra i piacevoli rumori ed il vocio della gente, che rendeva tutto così pittoresco. 
Iniziarono allora a camminare fra la gente e Reyko notò con la coda dell’occhio lo sguardo attento di Itachi. Poteva anche aver accettato di seguirla fra quelle strade ma non sembrava deciso ad abbassare la guardia, cosa che anche lei avrebbe fatto. Ma fra tutta quella folla era difficile riuscire a riconoscere qualcuno, ancor di più se essi si erano nascosti da occhi indiscreti. Si scambiarono un rapido sguardo d’assenso ed allora la ragazza andò ad intrecciare le mani dietro la schiena, camminando accanto a lui. 

«Andiamo! E tu che non volevi uscire.»
«Sai, non volevo uscire per cercare di mantenere un profilo basso, Reyko.
» le disse guardandola prima di tornare a concentrarsi sulla strada. «Ma eccoci qui. Una mezza giornata libera non si nega a nessuno.»
«Esatto, questo è lo spirito giusto, Itachi. Dunque, da che cosa vuoi iniziare?»
E con una mano indicò l’intera strada che si apriva dinnanzi ai loro occhi. Vi era di tutto e la scelta, almeno per lei, sembrava decisamente ardua. Itachi, in tutta risposta, si limitò a guardarla incuriosita ed allora scosse la testa, facendo un chiaro segno di no. 
«No, scegli tu, ti prego.»
Come sempre il suo tono fu gentile ma non sembrava ammettere repliche in quel momento, e siccome Reyko non era esattamente il genere di ragazza che si faceva pregare tanto spesso, preferì iniziare a guardarsi intorno con aria particolarmente incuriosita, quasi come se fosse una bambina. 
«In verità neanche io so da dove iniziare, sto cercando qualche bancarella più interessante delle altre in modo tale da poter fare una scelta ponderata.»
Ma in quel preciso istante una folla di bambine e bambini urlanti li superò ridendo e scherzando, mentre giocavano a spingersi. Una di loro, una piccola bambina dai capelli scuri con una corona di fiori intrecciata fra i capelli, cadde a terra proprio accanto a Reyko, ed allora la ragazza si fermò a guardarla.
Le era scivolato anche uno dei fiori bianchi che aveva sul capo, e senza pensarci molto l’eremita s’inginocchiò e raccolse quel fiore. Tenendo il palmo aperto lo porse nuovamente alla sua proprietaria che la guardò con due grandi occhi castani pieni di gioia e spensieratezza. Sulle guance una spruzzata di lentiggini la rendeva adorabile, e la sua voce non fece altro che addolcire l’animo di Reyko.
«Sbaglio o ti era caduto questo?»
«Grazie signorina—…» mormorò la piccola quasi in imbarazzo allungando però la mano a riprendersi il fiore. 
«E’ davvero un bell’esemplare e fra i tuoi capelli è perfetto.» 
Aggiunse rapidamente Reyko aiutandola a sistemarlo nuovamente insieme agli altri fiori che c’erano sulla sua testa, ed allora la bambina le sorrise raggiante.
«Lo ha detto anche la signora delle corone di fiori.»
«Corone di fiori?»
«Sì, esatto è la sotto e secondo me, signorina, anche a lei le starebbe davvero bene una corona di fiori.»
Nel sentire le sue parole un lieve rossore, sintomo d’imbarazzo, le colorò le gote, spingendola però a sorride assolutamente contenta di quel complimento tanto genuino appena ricevuto dalla bocca di una pura bambina.
«Ti ringrazio, tesoro, ma ti consiglio di raggiungere i tuoi amici, ti stanno aspettando.» Sollevò allora una mano andando ad indicare il gruppetto di bambini che si era fermato per attendere la piccola alla quale il fiore era cascato, e quella, in tutta risposta, le sorrise salutandola con la manina per poi iniziare a correre verso di loro. Era bellissimo poter essere spensierati come un bambino, anzi, talvolta avrebbe tanto voluto tornare indietro e rimanere piccola per sempre. In fondo, quando era ancora piccola, tutto era più semplice, anche una vita senza genitori. 
Fece forza sulle proprie gambe, rimettendosi in piedi accanto al ragazzo che invece l’aveva attesa con tranquillità.
«Sei stata gentile con quella bambina—… » commentò Itachi incrociando le braccia all’altezza del petto, lasciando intravedere la propria maglia sotto quel mantello scuro che gli copriva le spalle. 
«Ovvio e lei mi ha appena dato un consiglio sulla prima meta.»
«Davvero?»
Allora il ragazzo dalla sua naturale espressione pacata si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, stupito come non mai.
«Davvero. Andiamo, ho solo capito che è più avanti.» 
Non ci pensò molto, infatti si rese conto solamente dopo di aver afferrato il ragazzo per un braccio, iniziandolo a trascinare per la folla di gente, in modo tale da non perdersi. Solo dopo qualche passo lo lasciò andare, certa che ormai Itachi la stesse seguendo, e sentendosi ancor più stupida per averlo afferrato in quel modo, forse solo per impulsività. 
Fu quasi una fortuna che andando sempre più avanti, lungo quella strada, la gente diventava sempre meno numerosa, segno che si stavano allontanando dalla parte centrale della festa, ma gli occhi attenti di Reyko osservarono attentamente alla ricerca di quella bancarella con le corone di fiori. 
Itachi la raggiunse ed a sua volta, quasi per impedirle di allontanarsi, portò una mano a stringerle con delicatezza l’avambraccio, cosa che fece abbassare gli occhi di Reyko verso la sua mano. 
«Va bene, si può sapere cosa stiamo cercando, Reyko?»
«E’ semplice, dovrebbe essere da queste parti.» rispose lei lanciandogli uno sguardo di sbieco, accompagnato da un sorrisetto.
«Non abbiamo parlato di condividere le informazioni?» la punzecchiò lui, ritorcendole contro il discorso che avevano fatto in precedenza, e questa la lasciò abbastanza sorpresa.
«Non ci provare e poi guarda—… siamo arrivati, finalmente.»
E con la mano libera indicò una delle bancarelle della zona, precisamente quella piena di fiori colorati, e di varie forme, comprese particolari corone poggiate su uno stand. Dietro di esso sembrava esservi una vecchia signora, intenta ad intrecciare l’ennesima corona.
Quello era decisamente il posto giusto che stava cercando.
«Una corona di fiori? Davvero è così che vuoi passare la tua mezza giornata libera?»
Azzardò lui assottigliando i suoi occhi neri come la notte in direzione della ragazza, che in tutta risposta gli rivolse un sorrisetto divertito.
«Certo che sì. Qualcosa da obiettare, Itachi Uchiha?» 
Probabilmente decise di usare anche il suo cognome soltanto per sottolineare l’aria da sfida appena intrapresa, ma lui, in risposta la guardò negli occhi e poi provò a rivolgerle un sorriso accennato. 
«Assolutamente, Reyko Harada. Niente da obiettare.»
«Perfetto, allora andiamo.»
Senza dare il tempo al ragazzo di rispondere s’incamminò verso la bancarella dei fiori e vide la vecchia signora rivolgerle un sorriso cordiale. Sapeva che non era esattamente la cosa più intelligente da fare, ma lei adorava i fiori e non era riuscita a resistere a quel richiamo, beccandosi uno sguardo parecchio scettico dal ragazzo, che però l’aveva accontentata anche in quel momento. 

Erano quasi venti minuti che Reyko era seduta su quello sgabello lasciando che la signora giocasse con i suoi capelli. Infatti, con mani esperte, l’aveva vista intrecciare una serie di fiori, scelti dalla ragazza, sulle varie sfumature di rosso e rosa, creando così una corona di fiori tutta per la sua compagna. 
Probabilmente sarebbe stata una cosa stupida ma stranamente vedere Reyko tanto divertita e soprattutto tanto rilassata mentre giocavano con i suoi capelli, lo fece pentire di aver pensato ad una cosa simile. Perfino altre bambine, che correvano per le strade, erano accorse ad aiutare la ragazza nella scelta. E lei doveva essere la ragazza fuggita da quel posto tetro. Eppure vedendola in quegli istanti Itachi la trovò semplicemente una brava ragazza. Forse anche bella, se solo lui si fosse impegnato poter giudicare in maniera oggettiva la bellezza femminile. Non stava attento a quei dettagli, ma notava le occhiate che certe volte le venivano lanciate anche da Hidan, e quegli erano gli sguardi di chi cercava qualcosa in più. Lui non era così, come gli altri, lui avrebbe preferito ammirare quella bellezza da lontano, con la costante paura di avvicinarsi perché la sua oscurità avrebbe rischiato di contagiare perfino lei.
Si era domandato più volte che cosa ci facesse con loro quella ragazza, ma poi il ricordo di come era stata costretta ad unirsi alla loro organizzazione gli tornava vivido in mente. Erano stati ordini di Pain, e molto probabilmente erano anche ordini diretti di Madara Uchiha.
Forse la guardò per qualche attimo più del previsto, perché allora incontrò gli occhi scuri di lei, che finalmente sembrava aver finito con quella storia. Si alzò, dopo aver salutato la signora, e poi si diresse verso di lui, mostrando con orgoglio la sua nuova creazione fra i capelli chiari.
«Allora? Che ne pensi?» 
Abbassò leggermente il capo, lasciando che le ciocche laterali le incorniciassero il viso ovale, ed allora Itachi osservò con attenzione quell’intreccio di capelli e fiori. Era una corona fissata sulla sua testa, e stranamente il colore rosso sembrava donarle parecchio, per tale motivo, quando Reyko sollevò lo sguardo verso di lui gli sorrise speranzosa. 
«Penso che—… sia molto bella e che ti stia davvero bene.»
Non si sarebbe mai esposto più di tanto, magari affermando che il colore rosso sembrava risaltare le sue labbra, o le sue guance, attualmente arrossate. No, quello era decisamente troppo, ma lo pensava davvero.
Avrebbe preferito tenersi quel segreto  per sé.
«Beh, grazie, adesso però dobbiamo concentrarci sulla nostra prossima meta.»
«Hai già le idee chiare?» 
«Ovvio che sì, quindi muoviamoci.»
Quasi con grazia la ragazza chinò leggermente il viso nella sua direzione e poi gli fece chiaramente cenno di seguirla, in modo tale da non perdersi. Poco prima aveva azzardato tanto prendendola per il braccio, in un gesto anche abbastanza sfacciato, che però gli venne totalmente naturale. Era strano ma da quando era sveglia quella ragazza non aveva fatto altro che distogliere la propria attenzione dai suoi più oscuri pensieri, canalizzandola in qualcosa di decisamente positivo. Quella era la mezza giornata in cui si sarebbero liberati del fardello di esser parte di un’organizzazione tanto malvagia, e solamente allora Itachi tornò a respirare la libertà. La sua volontà era sempre stata sottomessa ad altri per il bene del proprio paese, ma in quel momento non c’era niente di tutto ciò: poteva semplicemente pensare a qualcosa di più frivolo, di più leggero. 
Chissà se anche Sasuke è riuscito a provare momenti simili dopo il suo allontanamento. Probabilmente sì, considerato che aveva fatto strada da solo, aveva degli amici, o almeno così gli era stato riferito, e quegli amici avevano addirittura provato a salvarlo da Orochimaru. Ma lui aveva scelto una strada diversa, voleva raggiungere il potre ad ogni costo e questo non andava bene per Itachi. Lui gli aveva spianato la strada ma Sasuke doveva seguire le sue regole, quelle degli Uchiha e non aggirare il tutto. 
Avrebbe pensato al problema una volta che gli si fosse presentato, anche perché al momento era inutile rimuginare su tutto ciò. L’unico pensiero triste che però attraversò la sua mente fu che probabilmente quei fiori sarebbero piaciuti anche a sua madre.
Era così perso nei suoi pensieri, cosa che succedeva spesso e volentieri, che non si accorse dell’allontanamento di Reyko. La vide dirigersi verso una delle tante bancarelle ed allora inspirò profondamente. Il suo compagno Kisame non lo avrebbe di certo portato in giro per una festa di paese, insieme se ne sarebbero stati a discutere o a meditare, non era un grande parlatore l’Ex spadaccino della Nebbia, a differenza della ragazza. Certo, erano diversi, ma stranamente quell’uscita si stava rivelando meno peggio del previsto. 
Era da una vita che non si sentiva così libero, non doveva nascondersi, o almeno non troppo. 
Si spostò lateralmente, togliendosi dal fiume di gente che lo circondava, e qualche attimo dopo, con uno di quei suoi soliti sorrisetti, vide tornare la ragazza che stringeva fra le dita dei—… dango. Ed allora, probabilmente, Itachi rimase davvero a bocca aperta perché erano la sua unica debolezza.  Fin da quando era piccolo non era riuscito a resistere al gusto di quel dolce, ed adesso, Reyko, gli stava letteralmente porgendo uno dei due bastoncini con quelle tre palline colorate. 
«Itachi? Vuoi?»
Probabilmente, senza neanche essersene reso conto, aveva distolto lo sguardo ritrovandosi in imbarazzo, perché effettivamente esisteva ancora qualcosa che riusciva ad imbarazzarlo, ma almeno davanti a lei doveva provare a nasconderlo. 
«Cosa—…?»
Non era stato molto intelligente rispondere ad una domanda con un’altra domanda decisamente non pertinente, ma era effettivamente la seconda volta che quella ragazza lo metteva in agitazione nell’arco di una giornata. La prima era stata quando gli chiese di annullare lo sharingan e per farlo aveva sfiorato le sue guance. Ecco, probabilmente in quell’istante si era sentito inerme dinnanzi a lei. 
«Ti ho chiesto se ne vuoi—… sai, una volta Kisame mi ha detto che ti piacevano tanto, così ho visto la bancarella e li sono andata a prendere.»
Itachi elaborò quell’informazione, appuntandosi mentalmente di chiedere a Kisame perché le avesse detto una cosa simile, ma soprattuto cercando di mantenere la propria compostezza.
«Ah—… io non—…»
Ma esitò nel risponderle, e probabilmente lei se ne accorse e prese la palla al balzo.
«Non? Non ti piacciono? Beh—… se non ti piacciono vuol dire che posso mangiarli tutti io.»
Purtroppo si ritrovò ad esitare ed a voltare leggermente lo sguardo nella sua direzione, non sapendo come comportarsi. 
Crisi totale. 
Ma poi, probabilmente, la sua parte più umana ed ancora giovane lo spinse ad allungare la mano per afferrare ciò che gli era stato posto. Probabilmente aveva appena perso credibilità agli occhi di Reyko ma era anche abbastanza convinto che visto l’animo riservato la ragazza non avrebbe parlato.
«Grazie—…»
La vide sorridere entusiasta, come se quel piccolo gesto potesse davvero averle rallegrato la giornata. O forse era molto più solare del previsto per via dei fiori che aveva fra i capelli. O forse perché poteva davvero essere sé stessa, libera da ogni ingombro possibile. 
«Ma figurati, non c’è niente di male nel fatto che di piacciano i dolci, insomma ti rende così—… non so spiegartelo.»
Probabilmente Reyko aveva parlato con quanta più ingenuità possibile, esprimendo un concetto che lo colpì al punto da voler avere più informazioni.
«Prova a spiegarti.»
La ragazza, in risposta, si rigirò il bastoncino fra le dita iniziando nuovamente a camminare lungo la strada piena di gente e lui la raggiunse, camminandole al fianco. Non lo stava guardando, ma sembrava piuttosto presa dai dolci. 
«Ti rende così umano, non che tu non lo sia di solito, però tu possiedi un animo gentile che cerchi di nascondere forse perché nell’Akatsuki si deve essere cupi o psicopatici o altro—…»
Le lanciò uno sguardo di sbieco, notando l’esitazione con cui aveva parlato, ma in verità avrebbe tanto voluto dirle che l’animo gentile di cui lei stava parlando era seppellito sotto strati e strati di puro dolore. 
«Potrei dire la stessa cosa di te.»
«Ah sì? Credi che io sia gentile?»
«Sì. Lo sei davvero tanto e per questo adesso stiamo parlando tranquillamente per le strade, durante una festa.»
Un lieve sorriso increspò le labbra rosate di Reyko, che abbassò immediatamente lo sguardo, quasi come se si fosse sentita davvero in imbarazzo.
«Da quanto tempo non eri così libero?»
Quella domanda, però, lo spiazzò del tutto, costringendolo a sbattere più volte le palpebre. 
«Non ricordo, in verità. Forse troppo tempo.»
«Beh, allora potrai dire che io, la fantastica ed incredibile Reyko, sono riuscita a renderti un pomeriggio di libertà che non avevi da troppo tempo.» e la ragazza sorrise divertita, ondeggiando i capelli per via delle risate. «Questa è una cosa che potrebbe dire decisamente Deidara, ovviamente stavo scherzando.»
E stranamente, dopo qualche istante, perfino Itachi si lasciò andare ad un sorriso divertito per via delle parole di Reyko.
«Bella imitazione, ti consiglio di farla quando lo vedrai alla base.»
«Certo, così questa è la volta buona che mi fa saltare in aria—… non che mi preoccupi visto che ci è andato vicino più volte.»
«Perché la cosa non mi sorprende?!»
«Perché è un esaltato—… sai che una volta credo anche di averlo visto baciare Sasori? Cioè non sono sicura fosse un bacio, ha più che altro cercato di zittirlo tappandogli la bocca con una delle sue mani ed il resto è stato—… inquietante.»
Ancora una volta quella storia, che gli era stata raccontata dallo stesso Kisame, lo lasciò vagamente perplesso ma allo stesso tempo lo divertiva. 
«Ne ho sentito parlare e non credo che quello valga come un vero bacio.» decise di precisare, proprio come aveva fatto con il compagno. Soltanto che Kisame lo aveva liquidato con una fragorosa risata, la ragazza, invece, gli lanciò uno sguardo scettico.
«Ne sei sicuro? Perché insomma erano entrambe due bocche e—…» 
Ma la faccia di Reyko si trasformò in una smorfia particolarmente divertita che lasciava intendere tutto. 
«In realtà erano una mano ed una bocca, quindi non valeva.»
«Ma andiamo, secondo me lo era, insomma il tuo è un dettaglio tecnico di dubbia importanza.»
«Dubbia importanza—… smettila, ho ragione io.»
Asserì forse con fin troppa convinzione anche se in verità stava solamente scherzando.
«Non hai ragione tu, questo è il campo delle ragazze, sono io quella che ha ragione.»
Così, con quelle parole, Reyko gli rivolse lo sguardo di chi sembrava saperla lunga sull’argomento, cosa che stranamente mise in imbarazzo il ragazzo, tanto da distogliere gli occhi dai suoi.
«Giusto, come ho fatto a non pensarci prima, Reyko.»
«Sei perdonato, Itachi.»
Ovviamente era certo che entrambi stessero scherzando, che nessuno dei due volesse davvero avere ragione sull’argomento e soprattutto sull’inquietante storia fra la mano di Deidara e la bocca di Sasori, infatti si scambiarono un lungo sguardo e continuarono a camminare.
Fu quasi una sensazione piacevole ritrovarsi, davvero, a parlare di argomenti simili che non avevano nulla di pesante, e per qualche strana ragione era lei a rendere tutto così leggero. Probabilmente era come se quel pomeriggio fosse una boccata d’aria fresca nella vita tetra che ormai si era costruito Itachi, e sperò che anche per lei fosse lo stesso. Meritava un po’ di spensieratezza come in quegli attimi. 
Poteva anche sembrare una cosa stupida ma si stava divertendo come non accadeva da tempo. Probabilmente l’ultima volta che aveva avuto una conversazione tanto divertente, eccezione fatta per Kisame, era stato Shisui, il suo migliore amico. Era strano riuscire a provare, ancora una volta delle emozioni diverse dal dolore o dalla sofferenza, e questo lo faceva stare bene, anche se non sarebbe durato a lungo perché la loro missione era ancora lunga.
Così seguì Reyko ovunque volesse andare, sia che si trattasse di qualche bancarella che vendeva dolci sia che fosse qualche posto dove poter ammirare il panorama. 
Probabilmente quel pomeriggio libero era la cosa più bella che gli fosse capitata da parecchio tempo.
   
 
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