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Autore: Carlo Di Addario    25/11/2017    0 recensioni
La piromane correva.
SBROOOOAAAAM...
Un tuono rieccheggiò cupo.
"Anf... anf..."
Ansimava disperata, mentre la pioggia le sferzava il viso e il vento gelido della tempesta le gelava il sangue nelle vene.
SBROOOOOAAAAM...
Un'altro tuono rieccheggiò, più cupo del precedente.
Genere: Angst, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gocce di Pioggia


La piromane correva.

SBROOOOAAAAM...

Un tuono rieccheggiò cupo.

"Anf... anf..."

Ansimava disperata, mentre la pioggia le sferzava il viso e il vento gelido della tempesta le gelava il sangue nelle vene.

SBROOOOOAAAAM...

Un altro tuono rieccheggiò, più cupo del precedente.

Sul promontorio dove correva le rigogliose spighe di grano ondeggiavano al vento, mentre all'orizzonte il mare era in tempesta e onde monolitiche si schiantavano sulla nuda pietra, creando schizzi che andavano ad unirsi alla pioggia, sempre più forte.

"Anf... anf..."

Continuava a correre, col cuore che le batteva all'impazzata.

Non poteva fermarsi, anche se le bruciavano gl'occhi, le dolevano le gambe e si sentiva distrutta.

Alzò il braccio, dove impugnava una lancia tranciata di netto, per ripararsi un minimo dalla pioggia, come se potesse servire a qualcosa.

Dietro di lei, lenta ma inesorabile, volava un'ape mostruosa di quasi quattro metri dalle fattezze antropomorfe, che la inseguiva falciando ogni cosa passasse sotto il suo viscido ventre.

Era una creatura disgustosa, con delle braccia lunghe, sottili e disarticolate, culminanti con degl'artigli fin troppo affilati. Ma la testa, la testa era il vero orrore: una miriade di piccolissimi occhi rossi, pulsanti e luccicanti, sopra delle fauci enormi con più file di piccoli e acuminati denti gialli, che altro non volevano fare se non dilaniare le carni della povera fanciulla. Il tutto mentre la pelle giallognola della bestia esalava un'odore miasmatico e una viscida bava gialla che s'incollava al suolo, imputridendolo.

Solo lo scrosciare delle onde, del vento e dei tuoni copriva infine il continuo ronzare della besti.

SBROOOOOOAAAAAM...

"!"

SPASH!

Willow si fermò di colpo, e la frenata fu così brusca che cadde al suolo. L'erba attutì l'urto, e appoggiandosi a un grosso masso lì presente, s' alzò un poco dal suolo.

Fissò con orrore davanti a se: il promontorio era finito, e culminava a picco dentro le impetuose acque. Solo l'orizzonte, e i fulmini che si scagliavano come squarci nel nero cielo, davanti ai suoi occhi lacrimanti.

"Bzzzzzz...."

Il ronzio della creatura iniziò a farsi udibile, nonostante lo scagliarsi continuo di onde su onde sulla nuda pietra del promontorio, segno che ormai il mostro era prossimo.

"Anf... Anf... p-più... PIU' IN FRETTA!!!" riuscì ad urlare Wilson con uno sforzo disumano, mentre si stava spaccando i tendini a furia di districarsi sopra quel misto di bava schifosa e sfalcio lasciato al suo passaggio dall'ape gigante.

Wendy e Wolfgang, dietro di lui, neanche risposero tanto stavano sputacchiando e ansimando dalla fatica.

Pur con tutta la volontà possibile, furono costretti a fermarsi, troppo impediti dal nauseabondo pantano giallastro.

Wilson aggrottò disperato lo sguardo: poco distante, la tragedia stava per essere consumato.

Willow era lì, ancora a terra e ansimante: la gola secca, le tempie pulsanti, lo sguardo sbarrato dal terrore.

Il fetore della bestia si unì all'odore salmastro del luogo, mentre il moccio misto ad acqua le colava copiosamente dal naso.

"Bzzzzzzzzzzz..."

La creatura le ormai era davanti.

Il ronzio era assordante, più delle acque e dei tuoni, da quella distanza.

Senza esitare, la bestia alzò le disarticolate braccia artigliate, pronta a infilzare e squarciare senza pietà le membra della sventurata giovine e...

"USA L'AMULETOOOOOooooooo..."

Rieccheggiò una voce di bambina.

SBRANDRACTRACK!!!!

Fu questione di un singolo istante.

La ragazza venne sbalzata all'indietro dal fendente della creatura. Mentre era per aria, quasi il tempo fosse stato immobile, Willow sgranò gl'occhi. Le sue lacrime svolazzavano nell'etere, mentre le sue braccia erano protese in avanti e il suo corpo stava ricadendo al suolo.

All'orizzonte, un fulmine dalle dimensioni colossali si era appena abbattuto sulle acque, e sembrava che il cielo stesso si stesse disintegrando sotto la potenza della tempesta e che quelle ne fossero le luminose crepe.

E davanti a lei, tra la sua persona e la creatura, stava un'ombra aliena e indescrivibile: un'insieme di arti scomposti e disgustosi, un'agglomerato pulsante di organi fatti di una sostanza buia di altri mondi, una sorta di incubo partorito da chissà quale mente degenerata.

Stava fuoriuscendo dall'amuleto che aveva costruito Wendy e che le aveva dato tempo addietro. Stava fuoriuscendo dalle sue carni, dall'orrenda ferita procuratogli dalla bestia sulla pancia. Come se quello costruito dalla bionda bambina fosse stato nient'altro che un catalizzatore, una chiave di volta per gli orrori più profondi e indicibili della sua anima.

In quell'istante, in quell'istante l'ombra si avventò sull'ape. In quell'istante gl'arti deformi e disgustosi dell'indescrivibile iniziarono a sbrindellare in ogni suo organo il mostro. Ne esplose il ventre e gl'occhi, mentre la mascella gli si staccava dal corpo e la creatura collassava nel suo stesso pantano miasmatico e disgustoso, che si riempiva di sangue.

SBAM!

Willow sbattè violentemente contro la roccia alle sue spalle.

Provò una fitta spaventosa alla schiena, un dolore lancinante e terribile.

Poi, distrutta, svenne, mentre l'indescrivibile ombra svaniva nell'etere e il corpo orrendamente dilaniato della creatura cadeva al suolo e si spiaccicava privo di vita.

...

L'ultima cosa che percepì prima di sprofondare nell'incoscienza, furono delle mani che con delicatezza l'abbracciavano e la sollevavano dal freddo suolo.

   
 
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