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Autore: Endorphin_94    25/11/2017    4 recensioni
Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché mi guardi così?
Perché quando combatto con te tutto intorno scompare?

Non sarà per niente facile per Ichigo arrivare in fondo alla storia, alla fine della guerra, se inizierà a fare di testa sua. Se si perderà alla ricerca di qualcosa di diverso, all'inseguimento di sensazioni e poteri sempre più appaganti.
E soprattutto se allontanerà le persone vicine mentre gli avversari si avvicineranno sempre di più.
Remake di Extraterrestrial, con sorprese. Spiegazioni nell'intro.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Alieno

 
 


 
Casa dolce casa.
Mi chiudo la porta alle spalle sperando di chiudere fuori anche tutti i pensieri e inizio a pensare a una scusa plausibile per il ritardo. Cosa che come sempre non mi piace.
«Mamma, sono a casa!»
È forse l’aspetto peggiore dell’essere una Mew Mew. Devo mentire ai miei genitori e alle mie amiche… a Masaya. Arrivo in ritardo, perdo gli appuntamenti, devo scappare a trasformarmi di nascosto appena Masha avverte un pericolo… Le persone prima o poi lo notano.
E ogni volta sono in imbarazzo, rido, mi invento qualcosa, ma… Non mi sembra giusto… e non mi piace, ecco.
Mia madre viene alla porta e mi prende il cappotto. «È un po’ tardi Ichigo, va tutto bene?»
Tolgo le scarpe in fretta e borbotto qualcosa su Shirogane che ci tiene a fare le pulizie ben oltre l’orario di chiusura. Che non è neanche così lontano dalla verità.
«Non è la prima volta però, sono preoccupata, hai anche lo studio… sei sicura che vuoi continuare a lavorare lì? Ci sono tanti altri posti…»
«Davvero, mamma, non ti preoccupare di questo, credo proprio che potrei lavorare solo al Café Mew Mew!» Le sorrido e chiudo la conversazione, trascinata verso la cucina dal profumo della cena.
Mia madre a tavola continua a farmi domande sulla giornata a scuola – che quasi non mi ricordo nemmeno ci sia stata, con tutto quello che è successo dopo! Mio padre interviene ogni tanto interrompendola e grida come suo solito.
Un po’ rispondo, un po’ sorrido per sviare, un po’ ho la testa altrove. In realtà mi sento veramente stanca. Cercando di isolare la testa dalla cena, la sento andare inevitabilmente ai ricordi di oggi. Di nuovo.
Lo scavo.
Il combattimento al buio, i sai di Kisshu, la Strawberry Bell…
E poi la paura, tutto a un tratto, l’angoscia di non avercela fatta, di non sapere cosa fare…
E la ramanzina di Shirogane.
Dopo quello che ho passato. Maledetto Shirogane. Accidenti a te e a questo maledetto proget-…
«Ichigo! Sei di nuovo nel mondo dei sogni?!» interviene mio padre con la forza di una locomotiva. Sobbalzo e rovescio la ciotola del chirashi.
Per tutta risposta lui scoppia a ridere e inizia a inveire contro “voi giovani di oggi, che siete sempre tra le nuvole, io ai miei tempi…”
Finché mia madre mi sorride di nascosto accennando alle scale. Libertà.
 
Dopo più di un’ora apro la porta del bagno in una nuvola di vapore rosa che invade anche il corridoio e vado a chiudermi in camera. Di compiti stasera non si parla proprio.
Mi stendo sul letto con ancora l’asciugamano e i capelli bagnati e guardo il soffitto sbuffando.
Non ne posso più.
Sto diventando pazza.
Ormai mi sembra di vedere Kisshu come se lo avessi davanti, vedo la sua risata sadica, sento le sue parole nella testa. Sento le sue unghie sul collo…
E poi torno allo scontro, carico lo Strawberry Surprise, percepisco l’euforia del combattimento, la forza, il brivido che mi fa quasi sorridere e sorride anche Kisshu…
Sbuffo e mi colpisco la fronte coi palmi delle mani.
Mi correggo, sono già pazza.
Mi sfrego gli occhi e prendo il cellulare dal comodino per distrarmi. Masaya mi ha da poco scritto un messaggio augurandomi buonanotte. Ricambio sorridendo e mi sento un po’ più leggera. Ma il sorriso non dura granché.
 Masha riprende le sue dimensioni normali e si mette a svolazzare per la stanza. «Ichigo! Ichigo!»
«Dimmi…»
«Ichigo è triste!»
«Non sono triste…»
Sono arrabbiata? Non so… Non riesco a smettere di pensare, tutto quello che è successo mi rende nervosa… e non riesco a lasciarmelo alle spalle. Non so perché.
«… Sono stanca, Masha, voglio dimenticare questa giornata. Andiamo a dormire?»
Sorrido e Masha mi sorride tenero.
 
Eppure dopo una buona ora non riesco ad addormentarmi, senza un motivo il sonno non arriva.
Perfetto coronamento di una giornata pessima.
Sento le palpebre pesanti, ho la schiena indolenzita dalla stanchezza, ma nulla. Continuo a girarmi e cambiare posizione, sono tutte scomodissime.
A questo punto mi arrendo.
Non so cosa aiuterebbe di più, se non pensare a nulla, cercare di svuotare il cervello, o se smettere di sforzarmi e lasciare liberi i pensieri, che non fanno altro che tornare a oggi pomeriggio.
La sveglia sul comodino segna già le undici passate.
In effetti il gatto Iriomote è un animale notturno, che sia l’ennesimo effetto collaterale dell’essere una Mew Mew? Ci mancava solo questo…
Una Mew Mew ha bisogno di dormire di notte, hai capito, caro gatto Iriomote? E ti conosco, per colpa di questo scherzetto, domani mi addormenterò in classe…
Mi giro di nuovo, mi metto di schiena e guardo il soffitto.
È tutta colpa di questo DNA felino… E perché no, è colpa di qualcuno che ha avuto la bella idea di darlo a me… Avrei molti meno problemi, decisamente meno, se non lo avessi. Non sarei qui a perdere il sonno di sicuro.
Sospiro.
Non è vero.
In realtà so che essere una Mew Mew mi piace e anche un sacco. Vorrei solo… vorrei che fosse più facile, non così complicato. Adoro trasformarmi, saltare e usare la Strawberry Bell, adoro combattere insieme alle mie amiche per difendere la Terra, proteggere gli animali e le persone...
… ma ci sono quei tre.
Sono gli alieni il problema, alla fine. Sempre loro, rovinano tutto.
Stringo il lenzuolo tra le dita e mi metto rannicchiata su un fianco.
Fanno quello che gli pare, distruggono la città e hanno anche la faccia tosta di dire che la Terra è loro e la vogliono.
 
“Siete voi umani che avete inquinato il suolo. La vostra stessa esistenza sta uccidendo questo pianeta che una volta era del nostro popolo.”
 
Non è vero, non è vero!
Affondo la testa nel cuscino per cercare di chiudere fuori la voce di Pai che tante volte ci ha detto queste cose. Non l'ho mai preso sul serio. Era più importante la battaglia, i chimeri, cercare di difenderci…
E invece questi alieni sono qui a dire che la Terra è loro e noi dovremmo andarcene.
O venire annientati da loro… certo, sicuro, come sono gentili!
E intanto ci attaccano e si inventano tutti i loro piani. Pai, Taruto… e Kisshu.
Chiudo gli occhi.
Kisshu.
Penso di nuovo a lui.
Tiro un pugno al cuscino, cercando di scacciare quei suoi occhi dalla mia testa. Quanto vorrei tirarlo a lui. Per tutto quello che ci ha fatto, che ha fatto a me. Per i suoi modi viscidi e per la sua cattiveria.
È tutta colpa sua.
È arrivato a farci la guerra e ci vuole uccidere.
E ha questa assurda ‘fissa’ per me
Mi copro il viso con le mani.
A causa sua è tutto più difficile. Oltre alla battaglia devo preoccuparmi anche delle sue stupide attenzioni! E a causa di questo possono accadere cose imprevedibili e pericolose. È successo tante volte… e forse è stato così anche oggi. Chi mi dice che non mi abbia attirato in quel buco di proposito?
È completamente pazzo.
Io non lo ascolterò mai, né tantomeno ‘sarò sua’, come dice lui. Non potrei mai, ho il disgusto al solo pensiero. Non sono in palio in questa guerra, nossignore.
L’unica arma che ho è combatterlo.
Più fa così, più so di doverlo fermare. Solo io lo posso fermare. Se lui cerca il contatto con me in questo modo, diventa una questione tra me e lui.
Apro gli occhi di nuovo. Dalla finestra entra un poco di luce della luna.
Alla fine è sempre stata una questione tra me e lui.
È da quando l’ho visto la prima volta che ha fatto così, da quando è piovuto dal cielo e mi ha baciato. Ha deciso lui, ha deciso che voleva me. Senza nessuna accidenti di ragione!
Mi giro dalla parte opposta.
Vorrei sapere perché fa così. Vorrei sapere cosa vuole da me. Cosa crede di ottenere? Lui è il mio nemico e io ho già un fantastico fidanzato. Qual è lo scopo di guardarmi, di cercare sempre di parlarmi, di avvicinarsi a me?
I suoi occhi da animale si illuminano e il suo ghigno si allarga nella mia testa.
Fuori, lasciami in pace!
Kisshu si fa serio e il suo ghigno si smorza. Vedo la sofferenza nel suo volto, quindi fa una smorfia di dolore e tossisce, schizzando sangue dalle labbra. Ha del sangue sulle mani, sui vestiti, gli cola a goccioline dalle abrasioni sulla schiena…
Quanto deve far male. Mi si stringe lo stomaco. Non mi piace proprio vedere soffrire qualcuno.
Sento la mia voce a rallentatore che chiama Mew Minto, lei interrompe il suo attacco contro Kisshu, che sparisce di colpo dal campo visivo del mio ricordo...
Non so perché l’ho fatto. Non so perché in quel momento non avrei sopportato di vedere Kisshu soffrire più di così. O morire.
Sono una debole. Dovrei essere come Minto e Zakuro, forte e decisa, determinata a compiere la missione.
E invece mi sono lasciata sopraffare dalla mia debolezza. E a causa mia, Kisshu è entrato nello scavo ed è scappato indisturbato.
Accidenti a me.
Avrebbe potuto anche prendere la Mew Aqua se ci fosse stata! Solo perché a me è preso chissà cosa.
Il casino di oggi è colpa mia.
Il casino a monte è colpa sua, che ha deciso di avvicinarsi a me, di avere sempre a che fare con me. Ha deciso che siamo io e lui, io contro di lui, e basta.
Vorrei sapere perché… vorrei sapere perché io.
Anche perché da ora in poi potrebbe andare ancora peggio.
 
“… a meno che tu non venga via con me, Koneko-chan...”
 
Muovo il braccio nell’aria come se potessi spingerlo via, spingerlo fuori dalla mia testa, prenderlo a pugni e calci come se fossimo ancora in quella grotta. Come se stessimo ancora combattendo e non avessimo smesso di farlo per tutto il giorno.
E infatti la sua immagine vivida davanti a me continua a guardarmi come mi guardava là sotto. Lo rivedo evitare i miei calci, scontrare il sai contro la Strawberry Bell, per l’ennesima volta.
Mi ha detto che non sarei uscita viva da quello scavo.
E poi mi ha lasciato andare.
Come io l’ho salvato prima.
Mi guardava e non capivo perché, ero solo terrorizzata.
Ha deciso lui, di nuovo.
Mi giro tra le lenzuola un’altra volta. Tengo gli occhi chiusi con poca convinzione che servirà a qualcosa.
Vorrei dormire serena e non pensare a tutte queste cose né a Kisshu.
Non so come abbia fatto a ridurmi così.
 
 
~ You're from a whole 'nother world
A different dimension

 
 
«Alieno! Alieno! Ichigo, c'è un alieno!»
Un alieno. Che cosa??
Mi alzo di scatto scagliando via il lenzuolo e mi lancio ad afferrare al volo Masha, ma inciampo oltre il bordo del letto e cado goffamente sul pavimento.
Ahi.
«Ichigo, Ichigo!» continua a cinguettare lui divincolandosi tra le mie mani. «Alieno, alieno!»
«Ah… Stai zitto un attimo, Mas-…» bofonchio rialzandomi, ma mi blocco subito.
Alieno.
Ha detto ‘alieno’.
Non è possibile.
Istintivamente i miei occhi puntano la finestra, chiusa, ma con le imposte aperte – colpa mia, non avevo voglia di chiuderle. Ma forse avrei dovuto. Guardo fuori e mi sento congelare.
«Alieno, alieno!» trilla di nuovo Masha. Sobbalzo e scrollo i capelli bagnati, tappo la bocca a Masha con la mano, ma… non sbaglia. E non sentire quella parola non cambia le cose.
Alieno.
Infatti lì in piedi, che fluttua fuori dalla mia finestra, le braccia incrociate, il sorriso malizioso sotto gli occhi dorati, Kisshu.
In carne e ossa, non è un’allucinazione.
Kami-sama, che paura.
Ho paura di lui e del fatto che sia qui a casa mia, di notte. Ho dannatamente paura, ma lui è davvero qui.
Con un respiro profondo cerco di cacciarla indietro e alzo lo sguardo a ricambiare il suo, sperando di non sembrare terrorizzata.
Restiamo così, senza muoverci né dire nulla per un po’. Kisshu mi guarda compiaciuto, con quel solito sorrisetto arrogante che ho imparato a conoscere in questi mesi e che tanto mi dà sui nervi.
Ho paura di lui: è il mio nemico ed è pericoloso.
Ma stanotte mi trovo anche ad odiare me stessa e a sentirmi una stupida per aver pensato così tanto a lui e alla nostra battaglia. Il fatto che lui sia qui è sia la cosa che meno avrei desiderato in questo momento, che la conseguenza quasi logica di tutto quello che ho vissuto e pensato. Quasi divertente, se non fosse un grosso guaio.
Spengo Masha, lo infilo nella borsa e mi alzo in piedi a guardare la finestra e Kisshu, che continua a osservarmi con quegli occhi gialli da animale, affilati, cattivi, ma...
Ma…? C’è qualcosa di strano. Qualcosa di diverso dal solito.
Qualcosa… non lo so. La sua solita arroganza è lì in bella mostra su quel volto da ragazzino, l’aria di sfida, le fattezze aliene così strane, ma manca… qualcosa.
Può essere che sembri… meno cattivo? Manca forse quella malizia, quel luccichio sadico che ha sempre…? Manca davvero o è la mia immaginazione?
Faccio un passo avanti. Qualcosa mi spinge a voler sapere, qualcosa mi incuriosisce.
Kisshu solleva di poco un angolo della bocca e il suo ghigno si distende in quello che sembra… un sorriso? Un sorriso… dolce?
Non posso crederci. Voglio avvicinarmi, voglio vederlo meglio…
Kisshu continua a guardarmi… Quindi scoppia in una sonora risata e rompe tutto l’equilibrio del momento, cancellando di colpo qualsiasi ‘dolcezza’ io possa avere visto.
Arrossisco violentemente e faccio un passo indietro. Lo odio più del solito quando mi prende in giro, accidenti a lui.
Eppure c’era, quel qualcosa, ne sono sicura.
Kisshu torna serio e si morde un labbro scoprendo i denti affilati. Guardandolo sento lo stomaco fare un’ampia capriola, contro la quale però io lotto con decisione incrociando le braccia.
Lui invece in tutta calma alza un sopracciglio e fa un cenno alla finestra.
Oh, no.
No, no e NO. Non ci penso nemmeno!
Scuoto la testa per comunicargli la mia ferma intenzione. Sorriso dolce o no, non lo farei mai entrare volontariamente in camera mia, poco ma sicuro.
Kisshu per tutta risposta fa un fintissimo broncio di offesa, quindi sbuffa e si passa la mano tra i capelli.
Lo guardo sorpresa, davvero ha rinunciato?
Basta un secondo per rendermi conto di quanto mi sbaglio.
Kisshu solleva il palmo teso e la sua mano si illumina di una luce gialla che ho visto troppe volte per non preoccuparmene...
Con un tuffo al cuore mi butto ad aprire la finestra, salvandola dall’essere frantumata in un modo che sarebbe stato sicuramente molto rumoroso e difficilmente giustificabile ai miei genitori.
Inspiro profondamente l’aria della notte e chiudo gli occhi dalla vergogna di incontrare quelli di Kisshu. Maledetto, maledetto alieno!
Kisshu socchiude gli occhi con falsa sorpresa e ritira l’energia luminosa dalla mano.
Lo guardo risentita fissando direttamente il suo solito ghigno arrogante. Sbuffo e mi stropiccio gli occhi. Vorrà combattere? Vorrà rapirmi?
Passano i secondi, ma lui non dice né fa niente. Solo… fa sparire il ghigno e distende il sorriso e di nuovo mi mostra quella dolcezza che non mi aspettavo.
Sorride. E basta.
Mi guarda così, senza parlare, tantomeno attaccarmi o muoversi. Il viso affilato che ho sempre visto duro nel minacciare, sadicamente divertito, o fuori controllo dalla rabbia, ora è rilassato, sorride!
Assurdo. Eppure era pronto a spaccarmi la finestra un momento fa!
Cosa vuole da me?
Soprattutto, perché mi guarda così, senza fare nulla?
Non si muove e i secondi passano.
Fuori tira vento, il cielo di Tokyo è limpido, si vede perfino qualche stella.
Gli occhi fosforescenti di Kisshu brillano al buio.
Sbuffo di nuovo.
Avanti, che vuoi, perché non parli? Dovrei forse farlo io? È lui che è venuto qui!
Però è tutta la sera che io non riesco a levarmelo dalla testa e questo suo strano atteggiamento mi incuriosisce molto. Magari è la cosa migliore da fare. Però si tratta pur sempre di Kisshu, il mio nemico numero uno e so bene di cosa può essere capace e che non è neanche tanto a posto… Ma se avesse voluto attaccarmi sarei già Mew Ichigo, che voglia portarmi via? Kami-sama, che situazione
Faccio un respiro profondo.
Avanti, Ichigo, sei la leader delle Mew Mew, coraggio.
«Che cosa vuoi, Kisshu?»
Lui non risponde, ma allarga lo sguardo e il sorriso compiaciuto. Non promette niente di buono.
Come se la mia domanda gli avesse dato il permesso di farlo, afferra il davanzale della finestra e ci si siede sopra in un salto, mentre io mi ritraggo di scatto sussultando.
Dannazione, che spavento.
Ma come mi è venuto in mente di aprirgli la finestra?
Kisshu ridacchia alla mia reazione, quindi come se fosse del tutto normale, allunga una mano pallida verso di me.
«Vieni con me».
Fossi matta.
«Te l’ho detto mille volte, Kisshu, non mi porterai via, non ci verrò mai!»
Kisshu alza gli occhi al cielo.
«Sei proprio difficile, eh?»
«Ma che cavolo dici?!»
«Mi ascolti per una volta? Ti ho detto che devi venire con me!»
«Non ci penso nemmeno, tu sei pazzo!»
E mi fai paura.
Sei in casa mia, potresti attaccarmi o attaccare la mia famiglia.
Ho paura di te.
Ho paura… eppure mi chiedo perché sei venuto, come mai hai sorriso in quel modo. Mi chiedo chi sei davvero, cosa vuoi, da dove vieni…
Chissà dove mi porteresti se davvero una volta venissi con te.
«Va bene, mettiamola così» si alza in piedi e io faccio un altro passo indietro, andando a finire a ridosso del letto. Kisshu alza una sopracciglio, ma poi il suo volto diventa serio, senza più alcuna traccia di malizia o pazzia. Mi sembra impossibile.
«Ti prometto che stanotte non ti porterò via con me».
Apro la bocca stralunata. Ha detto ‘ti prometto’. Lo ha detto davvero, tutto serio!
Rimane fermo, non cambia espressione: non ghigna, non socchiude lo sguardo, non è viscido né arrogante come sempre. È serio e dolce, solo questo. La mano tesa verso di me, aspettando, senza fretta.
La ragione non fa in tempo a fermarmi.
 
Nel momento in cui la mia mano prende quella di Kisshu, un vento fortissimo e freddo invade la stanza e il pavimento scompare da sotto i miei piedi, lasciandomi l’orribile sensazione di cadere nel vuoto. Grido forte, ma il rumore del vento è ancora più forte e nemmeno io sento la mia stessa voce.
Cadiamo risucchiati per quello che mi sembra tantissimo tempo, non capisco cosa succede e non ho il coraggio di guardare, l’unica cosa certa e ferma è la mano di Kisshu che stringe la mia.
Meglio non pensare troppo a questo.
Finalmente il vento si calma e poso le pantofole su un pavimento freddo.
Ho il cuore che batte fortissimo e tutto il corpo in tensione, gli occhi strizzati.
«È meglio se guardi, gattina» ride Kisshu dopo qualche secondo in cui io continuo a tremare senza muovermi, la mano sempre stretta nella sua.
Con un respiro profondo mi rilasso un poco e decido di fare come dice lui.
Davanti ai miei occhi si apre la vista di tutta la città notturna dall’alto.
Siamo in cima ad un palazzo altissimo, intorno a noi tutto splende di luci e suoni e non si vede la fine di tutti quei palazzi.
«Wow…» sussurro a bocca aperta. Il vento forte mi scompiglia i capelli in tutte le direzioni, una leggera vertigine mi prende lo stomaco.
Anche Kisshu guarda la città in silenzio. I suoi occhi alieni riflettono e catturano tutte le luci, ferme e in movimento, creando un singolare effetto. Mi perdo un attimo a fissarli ipnotizzata fino a quando lui se ne accorge e ride di scherno, facendomi arrossire verso il pavimento.
«Ti piace?»
«S-sì, ecco, io… Non ero mai stata così in alto. È molto bello» cerco di sembrare meno impacciata e impaurita possibile. È tutto così strano.
«Già… Più o meno».
Kisshu continua a guardare pensieroso l’orizzonte. Non sorride, non dice nulla, quindi decido di chiedergli spiegazioni.
«Allora… perché siamo quassù?»
Lui si volta appena.
«Ti ringrazio per esserti fidata di me, non lo avevi mai fatto» osserva con un tono che non riesco a decifrare. «Voglio farti vedere una cosa».
Trascinandomi per la mano ci spostiamo lontano dal bordo, verso il centro del tetto del grattacielo e ci sediamo contro una porta chiusa, che suppongo conduca dentro. Kisshu incrocia le gambe ed estrae dalla tasca una sfera di vetro non più grande di una pallina da ping-pong.
«E questa cos’è?»
«Aspetta».
Kisshu lancia in aria la sfera, che si ferma a mezz’aria poco sopra le nostre teste. Quindi, ridacchiando per la mia bocca spalancata dallo stupore, schiocca le dita e la sfera si illumina di verde, iniziando a girare vorticosamente su se stessa.
… Finché all’improvviso esplode sparando in tutte le direzioni raggi di luce di ogni colore.
Nascondo istintivamente la testa tra le braccia per proteggermi – so bene quanto possa fare male un attacco di energia degli alieni – ma non arriva niente a colpirmi e quando alzo lo sguardo la piccola sfera è sparita, mentre una sfera molto più grande e luminosa circonda completamente me e Kisshu seduti per terra.
«Ma ti vuoi calmare?» mi prende in giro Kisshu alludendo alle mie reazioni ansiose.
«Cos’è?» chiedo.
L’interno della sfera risplende di una luce liquida e opaca, in continuo movimento. In trasparenza si vede ancora l’esterno, con il cielo e i palazzi di Tokyo, ma non si sente un filo di vento.
«Ho detto aspetta».
Kisshu tocca con le dita la parete della sfera alla sua sinistra e i movimenti della luce si fanno di colpo più veloci e frenetici, fino a che il paesaggio dietro non si distingue più e appare… lo spazio.
Nero e infinito, pieno di migliaia di stelle lontane, come nei film, ma qui è come stare in un cinema rotondo.
Mi sporgo in avanti per guardare meglio: è bellissimo.
Le stelle si muovono veloci, come se noi fossimo l’astronave che si muove in mezzo a tutte loro, fino a che in lontananza appare un pianeta.
Apro la bocca in un sussurrato ‘wow’.
Il pianeta si avvicina e si ingrandisce, è grigio e azzurro, sembra fatto di nuvole. E ha anche delle lune!
Ci avviciniamo sempre di più, finche l’immagine non occupa tutta la sfera e ci tuffiamo in mezzo alla nebbia.
Sotto quella il paesaggio è spoglio. Non ci sono alberi né palazzi, non ci sono mari… solo sabbia, come nel deserto. Un vento forte che non sento sulla pelle la spazza via in ogni direzione, contro le pareti di roccia di gigantesche montagne, senza verde e senza neve. Solo sabbia grigia ovunque.
In effetti preferivo lo spazio.
«Che posto è questo…?» chiedo a Kisshu.
Una violenta frana crolla rumorosa da una montagna, sovrastando la mia voce e mi copro la testa con le mani vedendo enormi massi e cascate di fango che rovinano velocissimi fino a valle spazzando via tutto. L’immagine li segue correndo e io ritraggo la schiena contro il muro.
Kisshu mi lancia un’occhiata veloce, quindi fa passare un braccio intorno alle mie spalle, senza però stringermi.
Mi irrigidisco subito di imbarazzo e tensione.
Mi sta toccando. È così vicino
Kisshu, il mio nemico, è pericoloso, ha sempre voluto rapirmi… Kami-sama
Trattengo i brividi e sbircio dal suo lato. Ma lui non mi guarda, non si muove, né dice nulla. Tiene semplicemente il braccio sulle mie spalle, così, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Guardo le immagini che esplorano quel paesaggio spoglio. Sono curiosa di vedere questo strano film, forse posso… posso sopportare Kisshu e il suo braccio per un po’.
L’immagine vola avanti per quelli che sembrano chilometri, percorrendo quella terra arida e martoriata dalle intemperie e rivela altre colline e montagne grigie. Ancora nessuna città, né un bosco. Ma ci saranno delle persone qui?
Ci avviciniamo veloce a un nuovo gruppo di colline con delle ripide pareti rocciose, che però hanno qualcosa di diverso... Molte piccole fessure strette e nere si aprono in un lato più riparato dal vento. E finalmente si vedono: gli abitanti di quel posto fanno capolino dalle aperture. Sono pallidi e hanno grandi orecchie a punta
Solo adesso capisco.
Spalanco gli occhi e mi metto le mani sulla bocca. Come ho fatto a non arrivarci prima? Mi giro di scatto verso Kisshu, ma allo stesso tempo arrossisco dall’imbarazzo perché non so cosa dirgli. Per fortuna lui non se ne accorge, ha lo sguardo fisso in avanti, incredibilmente serio. Non mi resta che rimandare le domande e continuare a guardare.
Ci avviciniamo così tanto da poterli vedere tutti in faccia. Uno dopo l’altro, visi magri e scavati, uomini, donne, ragazzi, adulti, anziani… bambini. Sono così tanti. Dentro quella montagna, in lunghi corridoi bui, tutti in piedi o seduti, allineati in silenzio. Molti portano nastri e turbanti nei capelli lunghi, strani vestiti fin troppo leggeri per un posto come quello. Grandi occhi dai colori innaturali, che brillano nel buio, con le pupille verticali da felini.
Alieni.
Sono tutti alieni, come Kisshu, Pai e Taruto. Tutti, dal primo all’ultimo. E sono tantissimi.
Altri gruppi, altre schiere, altri seduti da soli, altri ancora lavorano, costruiscono, riparano oggetti…
La scena successiva ne mostra altri in fila, con lo sguardo basso e delle ciotole in mano. Ai primi viene riempita la ciotola di qualcosa di simile a minestra. Ma qualcos’altro mi fa sobbalzare.
Tra loro c’è un piccolo alieno, un bambino, l’immagine si ferma su di lui. È da solo e ha due grandi occhi giallo-oro, sotto una frangia verde scuro. Guarda in alto fiero, dritto verso di me.
Inconfondibile.
Spero che solo questo Kisshu-bambino noti le mie lacrime silenziose, non quello vero di fianco a me.
E dopo aver percorso altri corridoi e stanze con le più diverse scene di vita quotidiana di tutti quegli alieni, arriviamo a una grandissima stanza illuminata da luci fredde. L’immagine si ferma a guardare dall’alto un manipolo di giovani alieni schierati su varie file sull’attenti.
«Ikisatashi Kisshu!» tuona una voce. E un soldato esile, meno alto degli altri, che subito riconosco, fa un passo avanti, ricevendo gli applausi dei suoi compagni. Raggiunge l’ufficiale e gli stringe la mano inchinandosi.
«Non deluderò il mio popolo, signore».
Di nuovo la scena cambia, un’astronave si alza in volo e esce dalle nuvole, verso lo spazio, lasciandosi il pianeta grigio alle spalle...
La bolla attorno a noi si fa lentamente bianca e inizia a ritirarsi, fino a tornare alle dimensioni di una pallina da golf e atterrare nel palmo sinistro aperto di Kisshu.
I rumori del traffico notturno di Tokyo mi ricordano in poco tempo dove ci troviamo. Rabbrividisco per il vento che si infila facilmente sotto il mio pigiama, ma la sensazione peggiore è un grosso e continuo nodo alla gola di angoscia e tristezza.
«Era il tuo pianeta, vero?» dico piano dopo una pausa di silenzio.
Domanda banale, comunque.
«Si chiama Tarsonis» risponde Kisshu in tono neutro. «La nostra salvezza».
Sento il sarcasmo nella sua voce, ma non ho idea del perché.
«E… perché mi hai mostrato il tuo pianeta?»
Lui non risponde subito. Sbuffa piano guardando il cielo rossastro per tutte le luci della città. Quindi si alza e si stiracchia con comodo.
Alzo un sopracciglio risentita. Lui lo nota e fa una risata.
«Non è divertente. Perché l’hai fatto?»
«Ehi, ti ha proprio lasciato il segno eh?»
«Rispondimi».
«Va bene… allora, mettila così: volevo vedere se riuscivo a parlarti e se c’era un modo di farmi ascoltare da te e a quanto pare un po’ ha funzionato» ammicca.
«Ma che dici, io…»
«Ne riparleremo, ok? Andiamo, ti riporto indietro».
Allunga una mano verso di me per farmi alzare.
Sono ancora perplessa, ma sento ormai un certo sonno. Meglio andare.
 
 
 
 




 
 


Avevo pensato di pubblicare questa storia 2.0 senza scrivere mai nda, perché questa è soprattutto una nuova chance per me, per come io vivo la pubblicazione di una storia qui. Quindi tutte le volte che facevo le nda poi rileggendole mi sembravano sempre esagerate o stonate come mi sembrava stonato il resto, quindi appunto ho provato la strada di una maggior “freddezza”.
Però ora sto scrivendo ehehe, quindi mi contraddico. Scrivo ora innanzitutto per scusarmi per il paio di mesi in cui ho di nuovo lasciato ferma la storia, più che altro per spiegare che ferma non lo è affatto, solo che devo sempre cambiare pezzi, aggiungere e togliere, perché sto cambiando molto dei punti salienti della trama, sia nell’atteggiamento di Ichigo (che sara meno profonda, cercherà di evitare di pensare troppo, che non le si addice), sia anche se meno, in quello di Kisshu.
Questo capitolo è molto simile a come era prima, anzi in  realtà racchiude perfettamente l’inizio vecchio (infatti si interrompe proprio nello stesso punto), cambia nel fatto di riallacciarsi all’inizio nuovo.
Chi sa riconoscere l’origine del nome del pianeta alieno questa volta?
Tutto molto bello insomma, ma adesso cosa succede??
Endorphin <3
   
 
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