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Autore: sangueoro    25/11/2017    3 recensioni
Le vicende si svolgono dopo il finale di The Vampire Diaries.
Nella scuola che Caroline decide di aprire, arriva una bambina speciale… che ha bisogno di “protezione e preparazione“…
Ma chi proteggerà e preparerà Caroline al ritorno di Klaus nella sua vita?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonnie bussò alla porta e attese che Eric aprisse.

«La cena…» giustificò inutilmente visto che teneva in mano un vassoio stracolmo di cibo.

«Avete intenzione di imprigionare qualcun’altro in questa stanza? O ancor meglio… hai deciso di farmi compagnia?» chiese l’uomo stupito.

«Né l’una né l’altra» replicò la strega entrando e mettendo il vassoio sulla scrivania.

«Un vero peccato! Forse dovrei essere meno docile ed accondiscende… così la mia sexy carceriera potrebbe decidere di rimanere a controllarmi!» valutò il licantropo con uno sguardo malizioso.

Bonnie lo guardò glaciale.

«Stavo scherzando!» chiarì l’uomo alzando le mani «Reagisci così quando un uomo ti fa un complimento?» chiese.

«Dire ad una donna che hai conosciuto solo da qualche ora che è sexy… non mi sembra questo gran complimento!» ribatté la strega.

«Permettimi di dissentire!» rispose Eric «Quello è proprio quello che si dice ad una ragazza che ti ha colpito alla prima occhiata! Sexy è qualcosa di indefinito… è una sensazione! Un insieme di cose che vanno oltre il “Ma lo sai che hai degli splenditi occhi?“ se vuoi essere galante o “Ma lo sai che hai proprio un bel culo!“ che è un po’ più greve… ma sincero!» spiegò l’uomo con un sorrisetto ironico.

Bonnie lo guardava a bocca aperta, poi si girò per uscire dalla stanza «Buon appetito!» esclamò con un sospiro.

«Un notevole lato b…» commentò Eric ridendo.

 

Emma stava ridendo davanti ai monitor, anche le sorelle avevano assistito allo scambio tra Eric e Bonnie.

«Ti rendi conto cosa ci perdiamo?» commentò stizzita Donna «Dovremo insistere per mettere i microfoni ovunque!»

 

Quella sera Klaus si stava svestendo in camera di Caroline, a malincuore avevano deciso di non usare la casetta sull’albero fino a che la situazione non fosse tornata tranquilla.

Quando la vampira uscì da bagno lo trovò sotto le coperte, era appoggiato ai cuscini con un braccio dietro la testa e guardava davanti a sé.

«Mi sono sempre dimenticato di chiederti una spiegazione… per quello!» esclamò l’Ibrido indicando il quadro sulla parete.

«La mattina che sono arrivato qui, siamo venuti nella tua stanza per cercare qualcosa di utile per l’incantesimo di localizzazione… quando l’ho visto, beh… credevo di avere le allucinazioni»

Caroline con un sorrisetto imbarazzato scostò le coperte e si sdraiò appoggiandosi a lui «Potrei aver convinto chi lo aveva acquistato a quell’asta di beneficenza a rivedermelo…» confessò.

«Sono lusingato! Io di norma quando voglio un quadro, come ben sai… soggiogo il curatore del Louvre… »

Care scosse la testa sorridendo.

«In ogni caso non è questa la spiegazione che volevo» continuò l’uomo guardandola di sottecchi.

«Vuoi sapere il perché l’ho comprato…» commentò la ragazza con un sospiro.

«No… voglio sapere da quanto tempo è appeso lì…» replicò Klaus fissandola intensamente.

Caroline rimase per qualche secondo interdetta davanti ad una domanda così diretta, poi abbassò lo sguardo.

«Dopo la morte di Stefan non ho dormito per settimane, questa stanza era rimasta intatta e appena chiudevo gli occhi potevo vederlo seduto alla scrivania intento a scrivere il suo diario… » Care deglutì «quando abbiamo tramutato la casa in una scuola, ho fatto rimodernare la stanza… mi era stato promesso un autentico cassettone Luigi XV» disse con una smorfia «e quando ho scelto il nuovo mobilio, ho optato per qualcosa che fosse in stile…»

Klaus sorrise «Vedrò di mantenere la mia promessa…» rispose.

«Il quadro lo avevo già acquistato anni prima» confessò Care «ed era insieme a tutte le altre cose» 

La donna continuava a tenere lo sguardo basso mentre parlava «In quel momento una parte di me era rotta… spezzata… avevo bisogno di…» Caroline guardò l’uomo «far riemergere l’altra me… quella istintiva, non controllata… quella che mettevo sempre in un angolo, quella che mi spaventava… Ho appeso il quadro alla parete perché avevo bisogno di vederlo la mattina appena sveglia, per ricordarmi che ero ancora viva, che la mia vita non era finita…»

L’uomo la guardava con una strana espressione sul viso, un misto di felicità e stupore.

«… e che fosse anche l’ultima cosa che guardavo la sera prima di dormire… per poi… sognare piume che diventavano stormi di uccelli che volavano liberi…» confessò tutto d’un fiato, nascondendosi il volto tra le mani.

«Ohhh… » sospirò Klaus «Questo è ancora più lusinghiero… » tentava di fare dell’ironia, ma il suo sguardo diceva altro…

«E anche di conforto… l’idea che il mio dipinto era lì quando avevi ospiti maschili… e ti ricordava che nessuno può reggere il confronto… mi dà sollievo!» continuò l’Ibrido.

«Non ci sono stati ospiti maschili in questa stanza! Neanche altrove… a dirla tutta!» replicò Caroline piccata, per poi sgranare gli occhi rendendosi conto di quello che aveva detto a voce alta.

L’uomo infatti la guardava con un sopracciglio alzato «Non c’è stato nessun altro… dopo Stefan?» chiese in un sussurro «Dei due Stefan, quello vero e quello falso… ovviamente» chiarì infastidito.

«No… anche se le mie amiche mi hanno spinto più volte ad accettare appuntamenti… ma non mi andava, stavo bene così, ho un immaginazione molto fervida… » spiegò terminando con un tono di voce suadente.

«Beh… se mi dai qualche indizio… potrei dimostrarti che la realtà supera di gran lunga ogni fantasia…» replicò l’uomo intrappolandola sotto di sé.

Care rideva, era imbarazzata ma sosteneva lo sguardo dell’uomo che continuava a fissarla con un sorrisino malizioso.

«Non mi guardare così! Non ti racconterò quello su cui fantasticavo! E poi… voglio dire… hai 1000 anni, non credo che esista una cosa che tu non abbia sperimentato a letto! Io sono una giovane e inesperta vampira… sei tu che dovresti insegnarmi qualcosa» Caroline parlava con voce carezzevole e seducente.

«Non te la caverai così… voglio che mi guidi, che mi dica esattamente quello che vuoi… Ci sarà stato un sogno ricorrente!» Klaus era sdraiato sopra di lei, ma non si muoveva di un millimetro, continuando a guardala.

Care chiuse gli occhi e fece un sospiro.

«Non può essere così imbarazzante!» le sussurrò l’uomo a fior di labbra.

«Si che lo è… » mormorò Care «più incredibile che imbarazzante… »

«Ora oltre che eccitato sono anche curioso… guarda che ti posso soggiogare e fartelo confessare!»

«Non oseresti!»

«Ti mordo e non ti curo finche non me lo dici…»

Care deglutì «Non lo faresti mai…» sussurrò provocante.

«Non mi sfidare…» ribatté roco l’uomo.

Caroline girò la testa, per dargli libero acceso al suo collo «Fammi vedere cosa sai fare» bisbigliò sensuale.

«Rischio di perdere il controllo» l’avvisò l’Ibrido leccandole la vena.

«E’ quello che voglio…»

Klaus affondò le sue zanne, cercando di trattenersi il più possibile.

«Noooooo…» biascicò Caroline «di più… divorami…»

L’uomo con un ringhio animalesco l’afferrò e la attirò a sé, per poi accanirsi sul suo collo candido.

«Così… » mormorò infiammata la donna «Prendimi… » lo incitò.

Caroline gridò sommessamente quando lui affondò dentro di lei.

«Più forte… di più…»

La voce della donna era poco più di un bisbiglio, le forze le stavano venendo meno, mentre il suo corpo si muoveva assecondando le spinte dell’uomo.

«Tua…» gemette scossa da un intenso orgasmo «Mio… » mormorò poi prendendo il polso di Klaus e portandoselo alla bocca.

Il sangue denso dell’Ibrido le colava sul mento, sul collo… fino ai seni, mentre lei succhiava avida.

L’uomo la guardava ammaliato, poi le allargò le gambe e chinandosi affondò le sue zanne nella vena iliaca.

Caroline spalancò gli occhi, lasciando andare il polso dell’uomo.

«No… Love… continua a bere» la incitò l’Ibrido, per poi ricominciare a leccarla e morderla.

«Così… Love, vieni di nuovo per me…» sussurrò con voce arrochita Klaus.

L’uomo era inebriato dal suo odore, dal sapore del suo sangue e la guardava mentre con delicatezza succhiava da quella vena così vicina al punto che sentiva pulsare contro il suo dito.

Caroline era ad occhi chiusi e teneva il suo polso con entrambe le mani, le sue labbra gonfie e rosse… le zanne nella sua carne.

Raggiunto il culmine, la vampira si abbandonò continuando a gemere sommessamente. Klaus baciava la ferita che lentamente si stava richiudendo, leccando e assaporando le gocce di sangue che si erano fatte strada nell’interno coscia.

«Non lo avevo mai fatto…» mormorò Care restando ad occhi chiusi.

L’Ibrido si fermò guardandola interrogativo «Di che parli?»

«Blood sharing… »

«Sei una vampira, Love…» Klaus era ancora scosso da quello che avevano condiviso, per dissimulare il suo stupore.

Caroline aprì gli occhi sorridendo «Te lo avevo detto che era incredibile… ma se ci rifletti…»

La donna lo prese per le spalle attirandolo su di sé.

«Da quando mi sono trasformata ho avuto un ragazzo licantropo… che tu hai trasformato in un ibrido… non era il caso di farmi mordere da lui, sarei dovuta venire da te per farmi curare… avrei avuto qualche difficoltà a spiegarti il perché mi serviva il tuo sangue»

«Ti avrei lasciato morire!» le sussurrò Klaus a fior di labbra «E poi sarei andato a sbranare lui!»

Caroline sghignazzò divertita «Poi c’è stato un vampiro che non beveva sangue umano… e io non sono uno scoiattolo» continuò la spiegazione continuando a guardarlo negli occhi «Il tuo è stato l’unico sangue di vampiro che ho bevuto in vita mia, a parte quello di Damon che è servito per trasformarmi…ma me lo hanno iniettato con una siringa!» Care rise «E anche quando ho bevuto il tuo… non erano propriamente momenti intimi!» spiegò.

«Parla per te… io mi sono goduto ogni singola sorsata…»

Klaus la guardava intensamente «Fammi vedere le tue zanne, Love…» chiese, per poi passarci la lingua sopra. «Morditi…» bisbigliò, mordendosi a sua volta «Il mio resterà l’unico sangue che berrai in vita tua» ringhiò possessivo iniziando a baciarla. Il loro sangue si mischiava nelle loro bocche, sospiravano e si assaggiavano, mordendosi reciprocamente le labbra.

Klaus tenendola stretta a sé, si mise seduto mettendosela a cavalcioni «Mordimi» ordinò piegando leggermente la testa, poi scostando i suoi capelli fece altrettanto.

Si muovevano lentamente, tenendosi stretti… sollevandola entrò dentro di lei, Caroline lo accolse con un sospiro compiaciuto.

Era una danza lenta… uno tra le braccia dell’altra, con i loro canini conficcati l’una nella carne dell’altro, il ritmo aumentava progressivamente, senza accelerate improvvise.

Non avrebbero mai saputo dire quanto erano rimasti così… minuti?… Ore? Completamente persi l’una nell’altro arrivarono insieme al culmine… per poi guardarsi senza riuscire a dire una parola.

 

Bonnie constatò con sollievo che Eric fosse adeguatamente vestito prima di entrare e appoggiare il vassoio con la colazione, accanto a quello della cena.

«Buongiorno, dolcezza» la salutò il licantropo.

La strega scosse la testa «Vedo che l’appetito non ti manca» commentò prendendo il vassoio vuoto. 

«Il cibo è uno dei piaceri della vita… non quello che preferisco, ma credimi… stanotte…» stava ribattendo Eric prima di venire interrotti da un lieve bussare.

Si girarono per guardare Alaric e Oliver che erano sulla soglia della porta, con un movimento del braccio Bonnie fece in modo di farli entrare, insieme a Klaus che era alle loro spalle.

«Voi tre potete entrare ed uscire a vostro piacimento» comunicò salutandoli con cenno del capo, prima di lasciare la stanza.

Ric con in mano una cartellina si avvicinò alla scrivania, poi aprendola cominciò a disporre ordinatamente delle fotografie.

Eric prese la sua tazza di caffè e addentò uno dei muffin «Zucca e cioccolato!… » valutò deliziato.

«La nostra cuoca sa il fatto suo…» commentò Klaus.

Il licantropo lo guardava con un sorriso beffardo «Come sta la nostra direttrice stamani?» domandò, con falsa noncuranza.

L’Ibrido che stava osservando l’operato di Alaric, alzò lo sguardo infastidito.

Oliver li guardava interrogativo.

«Diciamo che stanotte non ho sentito la mancanza della tv via cavo…» spiegò il licantropo sghignazzando.

Oliver non sapeva bene se ridere o tentare di calmare l’Ibrido che stava per assalire il licantropo.

«Ti garantisco amico che il mio era un attestato di stima! Non sono riuscito ad astenermi dal complimentarmi!» Eric si teneva a debita distanza mettendo le mani avanti «Quando ho cominciato a sentire… dei rumori inequivocabili, ho messo gli auricolari e ho fatto partire la mia playlist! Che è di tutto rispetto!» tenne a precisare «Ma a quanto pare non abbastanza lunga…» ammise scuotendo la testa.

Alaric si mise una mano sul viso cercando di contenersi, mentre continuava a tenere lo sguardo sulla scrivania.

Oliver sghignazzava apertamente.

«Il che fa di te il mio nuovo idolo…» continuò Eric «ma mi infastidisce anche! Ho sempre amato pensare che un certo tipo di resistenza fosse una prerogativa di noi licantropi…»

«Allora ti farà piacere sapere che sono sia un vampiro che un lupo…» commentò Klaus inarcando un sopracciglio.

«Si! Mi è di gran conforto…» esclamò Eric stupito «Sei uno di quelli che non è riuscito a scappare dall’Ibrido Originale?» chiese «Anni fa, mi trovavo in Tennessee, sulle Smoky Mountains…si era sparsa la voce che uno della famiglia originale dei vampiri stava cercando dei licantropi per trasformarli in questo mix letale, ma che non ci riusciva! Aveva sterminato più di branco tentando… sono riuscito a sfuggirli per il rotto della cuffia»

«Quando è arrivato a me… aveva affinato la sua tecnica» chiosò Klaus.

 

«Ditemi che quell’arrogante almeno ci è utile!» esclamò Bonnie entrando nel cottage delle vigilanti insieme a Caroline.

Le quattro vampire si girarono a guardarle con un sorrisino ironico.

«Come ti senti stamattina tesoro?» chiese Donna rivolta a Care «Hai fatto colazione? Ti sei nutrita?»

Caroline la guardò sospettosa «Sto bene grazie» rispose.

«Un po' di AB positivo?» chiese Emma.

«No grazie… sono a posto così» replicò Care con un sorriso.

«Ci credo…» commentò Cristina, lasciando Caroline ancora più basita.

Donna mise un braccio intorno alle spalle di Bonnie «Guarda la tua amica che bella cera ha questa mattina, dovresti ammorbidirti un po’… Eric forse è un tantino irriverente ma l’hai guardato bene?»

«Ha degli occhi stupendi… » sghignazzò Emma.

«No no… ha proprio un culo da urlo!» sbottò a ridere Donna.

Bonnie e Caroline si guardavano a bocca aperta.

«Abbiamo… solo qualche minuto prima dell’inizio delle lezioni» cominciò a dire Caroline titubante «lo zio di Damien ha detto qualcosa di utile?»

«Sta confermando i nomi che Maze e Martha Corey ci hanno mandato» riferì Lucy che seduta davanti ai monitor aveva tra le mani le stesse foto che Ric stava mostrando ad Eric.

 

«Ma che gli è preso alle Angel’s oggi? Erano più pazze del solito» stava commentando Bonnie mentre percorreva il passaggio sotterraneo con Caroline.

«Non ne ho idea…» rispose sincera la vampira.

«Vado in aula…» la informò la strega.

«E io finisco di addobbare…» replicò Care.

 

La direttrice Forbes, con uno smagliante sorriso e il suo impeccabile tailleur, era sulla porta d’ingresso del convitto per accogliere i genitori dei suoi alunni ricevendo molti complimenti per il gusto squisito delle decorazioni per la Festa del Ringraziamento.

L’obiettivo dell’evento era quello di non perdere di vista nessuna delle tre famiglie che avevano un legame con Salem, oltre a lei e a Bonnie, anche Ric e Jeremy avevano il ruolo di chaperon.

«Alla tua destra, tesoro…» la voce di Lucy le arrivava chiara attraverso l’auricolare «la signora in blu, lui cappotto grigio e cappello»

Caroline annuì impercettibilmente, poi facendo un cenno a Bonnie andò a salutare la coppia.

Erano i genitori di Holly Hobbs, compagna di classe di Hope e le gemelle. Gli Hobbs erano una famiglia molto legata ai Corey, il nonno paterno di Holly era stato l’ultimo reggente della congrega prima di Giles, questo faceva di loro i sorvegliati speciali. 

Era stato preparato un piccolo rinfresco e il clima sembrava sereno e tranquillo ma erano tutti vigili e attenti. I tre istruttori vigilanti erano ai lati della stanza pronti ad intervenire, Kol e Rebekah con un bicchiere i mano erano appostati davanti l’entrata del corridoio che portava ai dormitori e Mrs Byrne aveva l’ordine di seguire chiunque volesse avventurarsi a curiosare nelle stanze dei figli.

Klaus invece era appoggiato alla porta a vetri che conduceva al corpo centrale e bastava la sua presenza e il suo sguardo a non far avvicinare nessuno.

Hope, con Felicity, le gemelle e Damien erano nella stanza del piano superiore, la camera che le ragazze condividevano quando la scuola era chiusa per le vacanze o qualche festività.

Con loro c’erano anche Vincent, Oliver, Damon ed Elena.

«Ma di là c’è una festa!» si lamentò Josie.

«Perché dobbiamo restare chiusi qui?» chiese anche Lizzie.

«Le persone che hanno rapito me e vostra madre… forse sono tornate» spiegò Elena «non ne siamo sicuri, ma meglio essere prudenti…»

«Ma io ho fame! E la cuoca aveva preparato tante cose buone da mangiare…» commentò con una smorfia Josie.

La sorella la guardò contrariata.

 

Jeremy stava chiacchierando di sport con il papà di Peter Lewis, un ragazzo di 13 anni che era nella classe di Damien e Felicity. La sua famiglia era originaria di Amesbury,una cittadina del Massachusetts e a quanto gli risultava erano anni che cercava di avere un ruolo importante nella congrega.

«Peter! Sono curioso di conoscere quel tuo compagno francese» esclamò l’uomo al figlio «quello che mi hai detto che è un asso a soccer»

«A calcio…» lo corresse Jeremy facendo un cenno a Klaus che si mise ad ascoltare la loro conversazione «se la sente chiamarlo soccer si arrabbia!»

«Non lo vedo…» rispose il ragazzo guardandosi intorno.

«Sua zia è venuta a prenderlo appena finite le lezioni» spiegò il cacciatore «non si sono potuti fermare per il rinfresco, avevano un impegno familiare a Boston»

L’uomo lo guardò in un primo momento perplesso, poi fece un sorriso «E’ un vero peccato, magari la prossima volta che organizzate una partita ci inviterete… così che possiamo ammirarlo in azione» commentò.

«Dateci il tempo di terminare il campo da gioco… e di allenarli un po’! Le garantisco che ne hanno bisogno!» replicò Jeremy sorridendo di rimando.

 

Non hanno avuto modo invece di interagire con Aliyu Indians lei e sua figlia Lami si erano fermate solo il tempo necessario ai convenevoli e poi erano partite per la Florida. 

Subito dopo il processo del 1692, Tituba Indians, una delle primissime ad essere stata accusata di stregoneria, aveva fatto perdere le sue tracce. Nonostante avesse confessato di essere una strega, pur essendo solo una schiava di origini caraibiche, lei e suo marito scamparono alla pena capitale.

Aliyu era una sua diretta discendente e la sua famiglia aveva preso le distanze da Salem, una sorte del tutto simile a quella delle Bennet.

Klaus una sera ci aveva scherzato su, ricordando a tutti come anche Bonnie discendesse da una delle streghe di Salem, la ragazza lo aveva fulminato con lo sguardo.

 

Una Caroline affabile stava salutando l’ultima coppia di genitori che con il loro figlio stavano salendo in macchina per lasciare la scuola, poi si girò e sbuffò esausta.

Nel convitto lavoravano tre inservienti più la cuoca, la direttrice con sollievo vide che stavano già rimettendo tutto in ordine sotto lo sguardo attento di Mrs Byrne.

«Emily…» si avvicinò Care «Puoi cominciare ad andare altrimenti rischi di perdere l’aereo per New Orleans»

La governante guardò l’orologio «Si forse è il caso» concordò annuendo.

«Ci vediamo tra una settimana… riposati! Ne avrai bisogno…» esclamò Caroline abbracciandola.

«Invece non vedrò l’ora di tornare a lavoro…» replicò la donna sorridente.«State attenti…» aggiunse poi seria.

Con le vigilanti avevano deciso di non dire a Mrs Byrne cosa stesse accadendo.

La strega di contro, benché avesse capito che stava succedendo qualcosa, non aveva fatto domande, limitandosi a seguire le direttive.

Caroline aveva apprezzato molto la discrezione della donna ed era certa che in un futuro non troppo remoto avrebbero potuta considerarla parte del team di sicurezza.

 

Klaus non si era lasciato distrarre dalle occhiatine maliziose delle vigilanti, presiedendo la riunione con il suo solito piglio.

Si era deciso di non togliere completamente Aliyu Indians dalla loro lista nera, continuando a tenerla sottocchio, ma di focalizzarsi su Mr Hobbs e Mr Lewis, erano più che certi che entrambi si sarebbero recati a fare rapporto al consiglio.

I due si erano ignorati durante tutto il pomeriggio, ma Lucy li aveva visti parlare prima di salire in auto.

Ora che la scuola era vuota, avevano concordato di liberare Eric dalla sua prigionia «Visto che non può più parlare con nessuno degli studenti, farlo interagire con il nipote potrebbe darci la possibilità di capire meglio che tipo di persona abbiamo di fronte» spiegò Klaus.

Gli altri annuirono concordando con lui.

Soltanto al momento di lasciare il cottage, l’Ibrido sorrise scuotendo il capo guardando le quattro anziane vampire «Quanto vi siete divertite?» chiese.

«Non hai idea!» rispose Donna 

Caroline aveva ascoltato il breve scambio di battute con aria interrogativa.

«Niente di importante, love…» le disse Klaus allacciando un braccio alla sua vita guidandola con gentilezza verso le scale che scendevano nel seminterrato. Nel sottopassaggio l’Ibrido si fermò aspettando che gli altri si allontanassero, poi divertito riferì a Care quanto successo la mattina… i commenti di Eric che le Angel’s avevano sentito tramite i microfoni piazzati nella stanza.

L’uomo le aveva parlato in un orecchio, la donna si era immobilizzata e poi sgranando gli occhi era arrossita violentemente.

«Easy, Love… abbiamo fatto un figurone!» sghignazzò divertito prendendogli il viso e chinandosi a baciarla.

«Chi altro ha sentito?» mormorò Caroline imbarazzata.

«Alaric e Oliver erano con me…» rispose Klaus con una smorfia, sforzandosi di non ridere, vedendo l’espressione della donna.

 

Damon e Alaric entrarono nella stanza dove Elena stava facendo compagnia ai ragazzi.

«Poi venire tesoro?» le si rivolse il marito «Vieni anche tu Damien» sorrise poi al ragazzo.

Lo stregone che stava leggendo un libro lo chiuse e si alzò, ma prima di uscire guardò Felicity.

La ragazza che era sdraiata sul letto a leggere una rivista ricambiò lo sguardo, il ragazzo non si muoveva «E lei?» domandò girandosi verso Damon.

«Certo… » rispose l’uomo «Vieni Felicity»

«Ripassiamo un po' di storia?» chiese allegro Ric spostandosi per far uscire gli altri dalla camera.

«Papà!» esclamarono in coro le gemelle che stavano disegnando con Hope.

Damon fece strada fino al salottino del club delle donne, Bonnie e Rebekah che li stavano attendendo sulla porta li fecero passare e si allontanarono.

 

«E’ l’ora della merenda?» domandò Eric vedendole.

«Puoi seguirci?» chiese a sua volta Bonnie.

«Ovunque bellezze!» rispose il licantropo.

 

Damien era agitato, gli avevano spiegato cosa stava per succedere, era rimasto in piedi tra Elena e Damon e quando vide la porta aprirsi fece un profondo sospiro.

Eric, che stava ancora ridendo per l’atteggiamento di Bonnie, entrò… e appena vide il nipote rimase a bocca aperta.

«Damien?» chiese sbalordito «Quanto sei cresciuto…» sussurrò.

«Non ci vediamo da quattro anni!» rispose un po' piccato il ragazzo «e da due… non ti fai vivo neanche per telefono…» aggiunse con un sospiro.

L’uomo un po' frastornato stava per rispondere, ma poi tacque.

Il licantropo e lo stregone si guardavano, non sapendo che cosa dire.

«Ma ora è qui…» intervenne Damon «e potete recuperare un po' del tempo perduto» continuò mettendo le mani sulle spalle del ragazzo, dandogli una piccola spinta di incoraggiamento.

Damien titubante si avvicinò allo zio che lo abbracciò «Mi dispiace… per tutto, avrei dovuto esserci» sussurrò Eric.

Il ragazzo annuì e lo strinse più forte «Non li ho neanche salutati, quando mi sono svegliato non c’erano più…» mormorò.

Felicity che era seduta sul divanetto, stava cercando di trattenere le lacrime, ma con scarsi risultati.

«Chi è questa bella ragazza una tua amica?» chiese Eric.

«Si…» rispose Damien.

«Sono una sua compagna di classe» rispose nello stesso momento la giovane vampira.

Rebekah che era rimasta sulla porta sorrise.

«Vogliamo mostrare a tuo zio la scuola prima di cena?» domandò Elena, era più un consiglio che una richiesta.

Damien annuì.

 

La cuoca aveva preparato un enorme tacchino ripieno pronto per essere infornato, il clima nella cucina era sereno e tranquillo, tutti si stavano dando da fare per allestire il pranzo per la festa del Ringraziamento.

Quando Freya con Elijah e Hayley arrivarono da New Orleans il tavolo era imbandito di ogni ben di Dio, c’erano tutti i piatti che tradizionalmente si preparavano per festeggiare quella giornata così importante per ogni famiglia americana.

Caroline guardava soddisfatta e sorridente il risultato dei loro sforzi e osservava Klaus che chiacchierava con i suoi fratelli e i loro amici, l’uomo se ne accorse e ricambiando il sorriso invitò tutti a sedersi a tavola.

Per un giorno misero da parte le minacce che dovevano affrontare e tutti i problemi, godendosi il momento.

«Era giusto festeggiarlo, avevate ragione…» sussurrò Elena alle sue amiche.

«E’ strabiliante… assurdo…» replicò Bonnie «e meraviglioso…» aggiunse.

La famiglia Originale al gran completo, la stramba famiglia di Mystic Falls, due fratelli irlandesi che avevano perso i loro genitori e uno zio ed un nipote che non si vedevano da anni… erano seduti tutti mischiati tra di loro… l’atmosfera era calda e intima, un gioviale vocio inondava il salone.

Ognuno in quella stanza avrebbe avuto più di una ragione per rattristarsi, ma il loro cuore era colmo solo dei motivi per cui essere grati.

Caroline si era seduta vicino a Klaus e gli prese una mano «Ti amo» gli mormorò a fior di labbra prima di sfiorarle con un lieve bacio.

«Ti amo anche io» rispose l’Ibrido «Always and forever, Love» aggiunse.

 

Anche le Angel’s erano sedute a tavola e stavano per iniziare il loro pranzo, i monitor erano accesi e controllavano quello che stava succedendo nel salone di casa Salvatore.

Avrebbero preferito essere lì con loro, ma sapevano perfettamente che non era possibile, forse un giorno le cose sarebbero cambiate.

In ogni caso erano felici di essere lì e ringraziavano per aver finalmente trovato un posto dove si sentivano a casa, circondate da persone alle quali volevano bene.

Tutti quelli che erano a conoscenza della loro esistenza quella mattina avevano trovato un momento per fargli visita, tutti…eccetto uno.

Quando il fattorino di Mr Castle aveva bussato alla loro porta con una spettacolare composizione di dalie, Donna avevano preso il bigliettino che l’accompagnava emozionata, le sorelle le stavano addosso curiose.

«Quattro veri angeli» recitava il biglietto scritto a mano «tanto forti da tenerci al sicuro, tanto amorevoli da coprirci di affetto, tanto generose da donarci tutte loro stesse e tanto altruiste da non aspettarsi nulla in cambio.

Con profonda gratitudine.

Klaus»

Le quattro vampire colsero il momento di tenerezza tra Klaus e Caroline, con un sorriso osservavano quell’uomo così forte, così temerario mentre guardava la donna che amava.

Videro i suoi occhi sempre vigili e attenti, abituati a cogliere ogni minima minaccia, mentre scrutavano gli altri commensali e cosa ancora più incredibile ammirarono il bellissimo volto del vampiro disteso in un espressione rilassata, sembrava felice… 

 

Alaric, incoraggiato da un tifo da stadio, era pronto a tagliare l’enorme tacchino «Forse è meglio che lo faccia tu!» esclamò rivolto ad Elena.

«E’ facile!» rispose la donna «Incidi dal mediastino in su!»

«Mi ecciti quando usi questi paroloni medici!» commentò Damon baciandola.

Bonnie rise guardando il suo amico, era seduta tra Vincent ed Eric che si era affrettato a prendere posto accanto a lei «Non posso stare troppo lontano dalla mia carceriera» si giustificò ironico.
Damien era accanto allo zio e davanti aveva Felicity che sedeva tra Hope ed Oliver, per entrambi era la prima vera festa del Ringraziamento.
La ragazza era già a Mystic Falls l’anno prima, ma non era riuscita a cogliere il significato della festa, era una ragazza appena arrivata dall’Irlanda che aveva perso tutto… pensava che non ci fosse nulla per essere grata.

Il ragazzo aveva sempre festeggiato con i suoi genitori, ma come tutti gli americani che vivevano all’estero, la difficoltà di reperire alcuni degli ingredienti per i piatti tipici, aggiunta alla totale mancanza dell’atmosfera che si creava in quei giorni negli Stati Uniti, avevano inevitabilmente contaminato le loro tradizioni

Damien assaggiò il tacchino che aveva nel piatto e sorrise ripensando al petto ripieno di brie accompagnato dalla salsa di mirtilli, che la madre era solita preparare quel giorno «E’ buonissimo» commentò, nonostante la rivisitazione in chiave francese fosse uno dei suoi piatti preferiti.

Alla fine del pranzo, tutti erano sazi e soddisfatti, gli umani anche un po' brilli e i vampiri si stavano divertendo un mondo ad osservarli.

Felicity un po' timorosa si alzò dal tavolo, poi dopo essere andata in cucina, ritornò con un vassoio in mano che mise davanti ad Oliver «Mi ha aiutato… la cuoca» si riprese all’ultimo ricordandosi della presenza di Hope e delle gemelle.

Il fratello guardò commosso la Christmas Cake, un tipico dolce irlandese, la loro nonna e la loro mamma avevano sempre battagliato su chi la sapesse preparare meglio.

Lucy dal cottage delle vigilanti sorrideva orgogliosa, era stata una preparazione lunga e laboriosa, era un dolce che si preparava con diversi giorni in anticipo per far esaltare correttamente tutti i sapori.

Felicity era stata bravissima, attenta e precisa aveva dimostrato di conoscere perfettamente tutti i passaggi della realizzazione, l’anziana vampira si era limitata ad aiutarla nelle fasi preliminari, era stata la ragazza ad assemblare tutti gli ingredienti.

Oliver assaggiò il dolce sotto lo sguardo ansioso della sorella, poi chiuse gli occhi… quando li riaprì guardò Felicity «Sembra quello della nonna… e anche se non glielo abbiamo mai confessato, io e te sappiamo che quello della mamma non era mai stato all’altezza»

La ragazza abbracciò il fratello mentre Rebekah, intenerita, cominciava a fare le porzioni.

«Voi due solo un pezzetto…» si raccomandò Felicity rivolta alle gemelle «C’è molto rum e brandy… anche se ho rischiato di non averne abbastanza» aggiunse lanciando un’occhiataccia a Damien.

Il giovane stregone sghignazzò, poi sentendo su di sé lo sguardo accusatorio di Elena fece una smorfia contrita «Mi sono tenuto uno spazio proprio per questo momento!» esclamò poi «Voglio proprio vedere come ti è venuta!» aggiunse provocatorio sfidando la ragazza.

«Becca, anche per lui solo un piccolo assaggio… non ci sono cremine, tantomeno meringhe o qualsiasi altra sofisticheria che possa risultare gradevole ad un delicatissimo palato francese» ribatté la ragazza sollevando un sopracciglio.

Tutti scoppiarono a ridere «Ragazzo mio… ti serve urgentemente qualche lezione su come trattare le donne» commentò Damon scuotendo il capo.

«Puoi contare anche su di me!» esclamò Eric.

«Dalla padella alla brace!» commentò stizzita Bonnie «Se vogliamo dargli una qualche possibilità di diventare un gentiluomo, dobbiamo tenerlo lontano da tutte e due!… anche da te!» aggiunse bloccando Kol che stava per intervenire.

«Solo Elijah potrebbe compiere il miracolo» valutò Elena, facendo alzare gli occhi al cielo al marito che sbuffò.

L’Originale sorrise all’amica, a testimonianza della profonda stima che avevano l’uno per l’altra.

«Loro due hanno sempre avuto una connessione» rigirò il coltello nella piaga Klaus.

«Ti ricordi quando gli ha tolto il pugnale…» fece Alaric.

«E sono spariti per un giorno intero? Come dimenticarlo!» ribatté stizzito Damon.

«Perché Elena era più intelligente di voi!» spiegò Elijah «Lei aveva capito che io ero l’unica possibilità che avevate per cercare di ammazzarlo!» continuò facendo un cenno verso il fratello che sghignazzò.

Le ragazzine chiesero il permesso di andare a vedere la parata in tv e quando si furono allontanate, gli adulti si lasciarono andare nel viale dei ricordi.

Complici qualche bicchiere di troppo e l’atmosfera rilassata, si rinfacciarono le peggiori atrocità che avevano perpetuato gli uni contro gli altri, ma con un tono allegro e scherzoso, che stava lasciando senza parole Eric e Damien e che faceva divertire Felicity e Oliver che ormai erano abituati a quei racconti.

«Ti dico che gli facevamo un favore!» stava ribadendo Bonnie ad un certo punto «Gli organizzavamo incontri galanti!» spiegò ancora a Damon che la guarda a bocca aperta.

«A lui!» valutò l’ex vampiro.

«No! A tutte e due!» chiarì BonBon.

Damon guardava Caroline che si nascondeva il volto tra le mani, mentre l’Ibrido se la sghignazzava divertito «Senza contare che ogni volta che la vedevo arrivare con una maglia più attillata o una camicetta un po' sbottonata… non potevo far a meno di chiedermi “E ora che hanno in mente quei dementi?“» Klaus alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.

Caroline gli diede una spallata «Eri adorabile, Love» le sorrise l’uomo.

Sotto lo sguardo sbalordito di Elijah, l’Ibrido si lasciò prendere in giro da Damon e Bonnie, ricordando momenti e situazioni. Klaus con estrema tranquillità aggiungeva particolari intimi che loro non potevano conoscere e Caroline, per quanto imbarazzata, lo guardava teneramente.

«Fammi capire… Silas ti aveva fatto credere di stare per morire… e tu invece di chiamare me o Rebekah, hai chiamato Caroline?» chiese ad un certo punto l’Originale.

Klaus annuì con la sua solita espressione divertita.

«Silas continuava a presentarsi a te con le sembianze di Caroline… e tu hai continuato a chiamare lei?» continuò a chiedere Elijah, sempre più stupido «Era l’ultima persona che avresti dovuto chiamare!» spiegò il fratello «Come facevi ad essere sicuro di quando arrivava la vera Caroline?»

«Fidati… l’ho riconosciuta al primo istante, la sua Caroline era… come dire? Un po' troppo affettuosa nei primi momenti…» Klaus ammiccò «La mia Caroline aveva uno sguardo sinceramente preoccupato ma rimaneva a debita distanza»

«Non ti avevo mai visto così…» si giustificò Care.

«Si fa un po' impressione vedere lui in difficoltà… quando abbiamo dovuto simulare la sua morte…» stava dicendo Bonnie, ma si interruppe notando la faccia di Klaus.

«Intendevo… mezzo nudo» chiarì infatti Caroline scoppiando a ridere.

Tutti ridevano, ma Elijah guardava il fratello, non gli era sfuggito l’uso dell’aggettivo possessivo e neanche la naturalezza con la quale lo aveva usato.

Per la prima volta in mille anni aveva la sensazione di poter smettere di preoccuparsi per Klaus, lui che per tutta la vita si era occupato di tenerlo sotto controllo, sempre pronto ad intervenire per calmarlo e supportarlo, stava percependo che era arrivato il momento di passare la mano a quella giovane vampira bionda.

Nessuno aveva voglia di alzarsi da quel tavolo, continuarono a chiacchierare tranquillamente passando da un discorso ad un altro, senza fare il minimo accenno a problemi legati a congreghe, minacce, strategie… si erano presi una giornata di pausa e avevano tutte le intenzioni di godersela fino alla fine.

Felicity prese un piccolo vassoio e dopo averci messo quattro pezzi della sua torta, si incamminò verso i sotterranei,. Le gemelle e Hope erano ancora davanti alla tv, poteva andare tranquillamente senza il rischio di farle insospettire.

Questa volta non reagì male sentendo dei passi dietro di sé, aveva visto con la coda dell’occhio che anche Damien si era alzato e l’aveva seguita.

«Era molto buona…» confessò il ragazzo «Con un gusto deciso… che mi è piaciuto molto» aggiunse ironico.

La ragazza annuì guardandolo di sottecchi ridendo «Allora sei meno “delicato“ di quel che pensassi» ribatté.

Dieci minuti dopo erano di nuovo nel sottopassaggio per tornare nella scuola, si erano trattenuti poco con le Angel’s, non volendo rischiare che Hope o peggio ancora Eric, si chiedessero dove fossero finiti.

«Ti va una partita a Fifa?» chiese Damien.

«Certo!» rispose Felicity.

Quando arrivarono in salotto videro che sia Hope che le gemelle erano profondamente addormentate ed occupavano tutto il divano, la ragazza prese tre plaid e le coprì, poi con un sorriso rammaricato, face un’alzata di spalle.

«Possiamo sempre andare nel convitto» suggerì Damien.

«Ok…» rispose la giovane vampira.

Rebekah li vide passare e dirigersi verso la porta a vetri, sorridendo compiaciuta incontrò lo sguardo di Eric che aveva guardato il nipote allontanarsi con Felicity, ammiccarono complici.

 

Damien aveva acceso la playstation e stava aprendo la custodia del gioco.

«E se invece ci guardassimo l’ottavo episodio di Outlander?» chiese.

«Non vuoi aspettare gli altri?»

«Loro la prima stagione l’hanno vista! Anche la seconda a dirla tutta!»

«Lo so… io sto cercando di mettermi in pari… qualche giorno fa sono dovuta fuggire perché Laurel e Zoe stavano commentando l’ultimo episodio andato in onda! Quello della terza stagione.»

«Una ragione in più per darci una mossa!» esclamò Damien spegnendo la console.

«Io l’ho già visto questo episodio!» ribatté Felicity.

«Ho avuto un po' da fare nell’ultimo periodo… devi essere paziente e farti raggiungere! Che gusto c’è a vedere una cosa da sola… e non avere nessuno con cui commentarla» spiegò il ragazzo allargando le braccia.

La ragazza sospirò «Va bene!» concesse sedendosi sul divano.

«No… ma siediti più lontano! Così per parlarci dobbiamo prendere un megafono!» la rimproverò Damien vedendo dove si era accomodata «Guarda che io non temo che mi mordi!» aggiunse malizioso.

Felicity in un primo momento rimase a bocca aperta, poi scoppiò a ridere ricordandosi cosa aveva detto a Wade su quel divano qualche giorno prima, a quanto pare anche Damien aveva sentito il loro scambio di battute.

Con un sospiro si avvicinò allo stregone che alzando gli occhi al cielo aveva premuto il tasto del telecomando per far partire il dvd.

Felicity diede un buffetto sul braccio del ragazzo che aveva appena dato del cornuto al povero marito di Claire che era rimasto nel presente e la stava cercando smuovendo mari e monti.

«Pensi che Claire abbia ragione?» sussurrò Damien dopo qualche altro minuto di visione.

«Non saprei… non ho “una vasta conoscenza degli uomini“» rispose Felicity citando la frase del protagonista.

I due personaggi del telefilm si stavano confrontando cercando di capire se il legame che avevano, le sensazioni che provavano stando vicini, era una cosa comune o se fosse speciale e la donna le stava spiegando che no… loro due erano diversi.

Damien prese il telecomando e mise in pausa.

«Hai ascoltato la storia di Caroline e Klaus?» chiese poi alla ragazza.

Felicity annuì.

«In mille anni… quante donne avrà incontrato? Perché Caroline? Hai sentito cosa faceva? Come si comportava… a conoscerlo ora, ti sembra quel tipo di persona?»

«Beh… no…»

«E’ quello che prova per Caroline che l’ha cambiato?»

«Beh… Care è una donna fantastica, è gentile… premurosa, ovviamente bellissima… » stava rispondendo Felicity «è una vampira…»

«NO!» la interruppe bruscamente Damien «Questo discorso non lo voglio sentire! Io non sono uno stregone e neanche un licantropo… sono una persona!»

«Stavo solo dicendo che l’essere entrambi dei vampiri è un punto che hanno in comune» spiegò conciliante la ragazza.

«Mia madre era una strega, mio padre un licantropo… e si amavano al punto di abbandonare tutti e tutto per stare insieme, non può essere quello… anche perché io allora non mi innamorerò mai! Dove la trovo una strega con il gene della licantropia? A quanto pare sono una specie rara.»

«C’è Hope!» esclamò divertita Felicity «Mio fratello è umano… e Rebekah è una dei vampiri originali, hai ragione… non può essere quello, ma siamo giovani… avremo tempo per capirle certe cose» aggiunse prendendo il telecomando per riavviare il programma.

Damien glielo tolse dalle mani prima che ci riuscisse «Tu non ti sei mai innamorata?»

«No…» rispose la ragazza «Mi ero presa una cotta per il mio allenatore… credo»

«Fa tanto “Sognando Beckham“» la prese in giro il ragazzo.

«In effetti assomigliava pure a Jonathan Rhys-Meyers» rise la vampira «E tu?»

Damien sospirò «Io avevo una ragazza in Francia, ci siamo lasciati… e lei non l’ha presa molto bene, mi ha spaventato la sua reazione» spiegò con una strana smorfia.

«L’hai tradita?»

«No!»

«Non sei stato del tutto sincero sui motivi per cui la volevi lasciare?»

«Questo si… ma ho una valida scusa, non potevo esserlo!»

«Perché?»

Damien la guardò titubante «Avevo il timore di ucciderla…» confessò arricciando il naso in una smorfia buffa.

«Cosa?« scoppiò a ridere Felicity, poi cercando di tornare seria «Perché?» richiese.

«Una volta al mese mio padre scendeva prima del tramonto nella nostra cantina… e ci passava tutta la notte» iniziò a raccontare «Da quando ero piccolino mi hanno sempre detto che mai per nessuna ragione sarei dovuto scendere a disturbarlo… così quando avevo all’incirca otto anni…»

«Sei sceso… » lo interruppe Felicity.

«Già…»

«Non avevo dubbi… è come dire a Lizzie e Josie di non fare qualcosa!»

«Ho visto mia mamma fare un incantesimo, noi non facevamo mai incantesimi in casa!» continuò a spiegare Damien «e così sono scappato, poi dopo qualche ora… quando mamma dormiva, sono risceso, la porta non si apriva… mio padre non mi rispondeva, ma sentivo dei rumori lontani…

A parte quell’unica notte ogni 30 giorni, la nostra era una vita normale… tranquilla… poi circa un anno fa, una sera mia madre e mio padre mi hanno spiegato tutto.

Lui si trasformava in un lupo ogni luna piena… era bravo il mio papà, si sapeva controllare… non rischiava davvero di fare del male a noi o a qualcun altro, c’erano voluti anni per imparare a farlo ma continuavamo a rinchiuderlo per non correre nessun rischio e avevamo insonorizzato la cantina per non attirare l’attenzione dei vicini.

Mi avevano spiegato che anche io… un giorno… avrei potuto cominciare a trasformarmi ogni luna piena…» il ragazzo guardava Felicity di sottecchi, un po' imbarazzato.

La ragazza con le mani nelle mani lo stava ascoltando attenta.

«Se avessi provocato… in modo consapevole, ma anche per un incidente… che non volevo… la morte di una persona» spiegò guardandosi le scarpe.

«Beh… è una cosa che fa paura» commentò Felicity «Ma non credo che volessi uccidere la tua ragazza…»

«Sono andato in paranoia, non la volevo portare sul motorino, neanche con il casco! Niente parchi giochi con giostre pericolose… non gli offrivo neanche una caramella per paura che soffocasse»

Felicity soffocò in gola una risata.

Damien la guardò stizzito.

«Scusa…» mormorò la ragazza.

Il ragazzo sbuffò ma poi cominciò a ridacchiare anche lui «Hai ragione… detta così è assurdo, ma ti giuro che avevo paura anche a toccarla! A baciarla… la nostra prima… » Damien si bloccò a guardare Felicity, rendendosi conto di quello che stava confessando preso dall’impeto «Beh… è stata un disastro!» decise di essere sincero.

La giovane vampira tossicchiò un po' imbarazzata «Ammetto che era una situazione difficile… e che non potevi confessargliela…» valutò.

«Qui… non so… mi sento più tranquillo! Questo posto è pieno di creature soprannaturali, abituate alle cose più assurde, posso essere me stesso… i miei amici sono dei stregoni! E da stasera so che… anche se dovessi provocare la morte di Hope o di Lizzie… o di Josie, non mi dovrei preoccupare della luna piena, perché Klaus non mi ci fa arrivare a vederla!»

Felicity scoppiò a ridere.

«E poi ci sei tu…» fece il ragazzo fissandola «con te non mi devo proprio preoccupare di nulla! Non ti posso proprio uccidere!» allargò le braccia.

«Che fortuna! E’ per quello che con me sei uno stronzo!»

«Già!» rispose con un enorme sorriso il ragazzo prendendo il telecomando.

Terminarono di guardare la puntata commentando di tanto in tanto.

Alcune scene erano un po' imbarazzanti da guardare da soli in una stanza… praticamente al buio, inoltre si erano svelati un po' quella sera…

“Lui lo ha già fatto…” non poteva fare a meno di pensare Felicity.

Che mi è saltato in mente di dirle che non sono riuscito ad arrivare fino in fondo con Amelie! Già pensa che sono una mezza cartuccia!“ stava pensando Damien.

«Sai…» mormorò lo stregone guardando i titoli di coda «quando mi sono risvegliato in ospedale… e ho saputo quello che era successo… io e papà stavano discutendo quel giorno, in macchina… non ero vestito in modo adeguato secondo lui…ho atteso la prima luna piena con tanta paura, pensavo che fosse stata colpa mia…»

«Beh… non sei un lupo, quindi mi pare evidente che già prima di scoprire i veri responsabili, già sapessi che ti sbagliavi…
Quando succede una cosa del genere, hai bisogno di dare la colpa a qualcuno… nel mio caso è del camionista che non ci ha proprio visto… e ci ha travolti in pieno.

Anche io non ho potuto salutare il mio papà e la mia mamma… non c’erano più neanche loro, quando mi sono risvegliata»

I due ragazzi si abbracciarono, poi un po' imbarazzati fecero per allontanarsi… Damien però la trattenne e chinandosi appoggiò le sue labbra su quelle di Felicity.


























 

   
 
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