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Autore: ringostarrismybeatle    25/11/2017    6 recensioni
Una mancata stretta di mano può davvero impedire ad un sentimento di rivelarsi?
Forse no.
Ci sono momenti in cui ci si convince che per nessun motivo al mondo avremmo bisogno di una persona. Ma la verità riesce sempre a vincere. In un modo o nell'altro. In momenti diversi. Può accadere nel giro di un minuto, o forse di anni. E in situazioni che mai avremmo potuto immaginare. Un duello. O una lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Ma, alla fine, accade.
E ci si può rendere conto di amare qualcuno nei modi più impensati. Accarezzando le sue debolezze. O scegliendo di allontanarsi, di abbandonarlo. E di restare soli. A costo della propria felicità.
Combattuto tra una relazione nascosta per anni ed il rispetto per un padre disposto a tutto per devozione, Draco è questo. E' timore. Timore di essere felice. Ma, allo stesso tempo, è forza. Forza di prendere decisioni difficili per salvare le persone che ama, forza di scegliere. Di crescere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Cap 8 Epilogo




Harry sollevò il calice di vino rosso. Un ampio sorriso sul suo volto. Ed occhi che sembravano brillare, per la felicità di quel momento.

Al centro della stanza, George e Angelina osservarono i loro amici. Subito dopo, si scambiarono un dolce sguardo, che inevitabilmente li portò ad avvicinarsi e ad unirsi in un bacio che tutti intorno a loro stavano chiedendo. La folla festante si levò in un grido di approvazione, facendo sorridere i due giovani promessi sposi.

Harry si unì all’applauso dei suoi compagni, cercando di fare attenzione al calice ancora nella sua mano. Aveva bisogno di quella serata. La festa di fidanzamento di George e Angelina era ciò che avrebbe desiderato, per poter tornare alla normalità. O almeno, per tentare di farlo.

Otto mesi erano trascorsi dalla Guerra di Hogwarts. Otto mesi in cui aveva cercato di comprendere che tutto fosse terminato, che ogni cosa si fosse risolta. Otto mesi in cui, a chiunque, aveva risposto che non c’era nulla che non andasse per il verso giusto.

Era la verità. Giusto?

Voldemort era stato sconfitto. Il Male era scomparso. Per sempre. Non ci sarebbero stati più pericoli nel mondo. Mai più. E tutto grazie a lui. Ma a quale prezzo?

Si guardò intorno. Ed il suo sorriso pian piano si spense.

George avvolse le spalle della sua compagna con un braccio, stringendola a sé e baciandole il capo. Sembrava così spensierato. Così libero. Così.. Felice. Harry si trovò, ancora una volta, a chiedersi come fosse possibile. George aveva perso amici. Persone a lui care. Aveva perso suo fratello. Ma nonostante tutto, trovava ancora la forza per andare avanti, per sorridere. Per vivere. E davanti agli altri, tutto sembrava essere nella normalità. Come se nulla fosse accaduto. Harry era certo che lui, come tutti gli altri, avesse sofferto. Ma come riusciva, in quei momenti, a far finta che tutto andasse per il meglio?

“Harry?”

Ron lo destò dai suoi pensieri. Lo stava osservando già da qualche istante, senza che lui se ne accorgesse. Seduto sul divano, con Hermione stretta al suo corpo, comoda sulle sue ginocchia, il ragazzo lo osservava ora dal basso, cercando di comprendere cosa lo stesse tormentando.

Harry si voltò verso di lui. Cercò di dimenticare quei pensieri. E sorrise.

“Tutto bene.”

Avvertì gli occhi di Hermione spostarsi su di sé. E prontamente, li evitò. Seppe perfettamente che lei avrebbe potuto comprendere più di Ron. E forse, lo aveva già compreso. E come avrebbe potuto non farlo? Lei sapeva. Ogni cosa. Da tempo. Aveva sospettato per molto, ma alla fine era stato Harry a confidarle ciò che ci sarebbe stato da sapere.

Le aveva confidato di lui e Draco. Lo aveva fatto nel corso del sesto anno, dopo la discussione che li aveva visti protagonisti. E in quel momento, si era sentito più libero, più leggero. Perché quel peso non attanagliava più il suo stomaco. Perché, finalmente, aveva avuto la possibilità di liberarsene.

Harry sollevò nuovamente lo sguardo, ma avrebbe preferito non farlo. Dall’altra parte della stanza, gli occhi di Ginny si trovarono immersi nei suoi. La ragazza si voltò, non appena notò che Harry aveva incrociato il suo sguardo. E riprese a parlare con gli altri, tra cui Dean Thomas, che sembrò particolarmente interessato ad avvicinarla a sé. Evidentemente, le voci sul loro rapporto, da poco rinato, erano vere. Harry sorrise. In fondo, non aveva alcun interesse in quella questione. Sapeva che Ginny, in realtà, non lo aveva dimenticato. E quegli sguardi continui lo avevano confermato. Come se ci fosse stato bisogno di una conferma. Ma, allo stesso tempo, sapeva che sarebbe stato meglio per entrambi andare avanti. O almeno, per lui sicuramente. Nulla di ciò che era accaduto tra di loro avrebbe avuto senso. E portarlo avanti ne avrebbe avuto ancora meno.

Ma quella sera non avrebbe voluto pensare a nessuno di quei problemi. Avrebbe solo desiderato tranquillità. Quella tranquillità che forse non aveva mai provato, e che in quel momento gli appariva ancora come un sogno. Una tranquillità a cui, forse, non si sarebbe mai abituato.

Prese un sorso di quel vino, cercando di svuotare la mente da tutti i pensieri che avrebbero potuto rovinare la sua serata. Ma, in realtà, qualcosa avrebbe cambiato la sua serata. Qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare.

Abbassò nuovamente il bicchiere, guardandolo per un istante e poi sollevando lo sguardo. Dinanzi a sé, a qualche metro di distanza, Neville fissava un punto della stanza, con uno sguardo decisamente stupito. Harry non comprese. Un istante più tardi, anche Luna, notando la meraviglia del compagno, si voltò. Ed i suoi occhi comunicarono lo stesso identico sentimento.

In pochi secondi, la stanza si ammutolì. Un silenzio surreale scese tra i presenti, che rapidamente spostarono lo sguardo, per osservare qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare. Qualcosa di troppo strano per essere vero.

Harry forse fu l’ultimo a decidere di voltarsi. Non seppe perché. Ma fu certo del fatto che, di qualsiasi cosa si fosse trattato, non sarebbe stato abbastanza importante da destare la sua attenzione. Eppure, quando guardò dietro di sé, fu costretto a ricredersi.

Il suo cuore perse un battito. E in quell’istante, credé che il tempo si fosse fermato.

Era lì.

Le sue labbra si dischiusero, vistosamente. Le sue forze vennero meno, ed il bicchiere nella sua mano rischiò di cadere a terra.

In molti si voltarono verso di lui, per poter osservare la sua reazione. E nonostante nessuno sapesse nulla di quella storia, chiunque all’interno di quella stanza volle vedere con i propri occhi quale sarebbe stato il primo sguardo che i due si sarebbero scambiati.

E lo videro. Ma, forse, senza comprenderlo.

Draco incontrò i suoi occhi. In un istante. Dopo essersi guardato intorno per cercare di capire quanti volti lo avrebbero maledetto in quella casa, non aveva atteso ancora. Perché, in fondo, nonostante Harry fosse rimasto voltato ancora per qualche istante dopo il suo arrivo, non aveva impiegato molto per riconoscerlo. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Tra milioni di persone.

Lo guardò. A lungo.

Riconobbe quegli occhi, come se non fosse trascorso neanche un giorno dall’ultima volta in cui aveva avuto la possibilità di osservarli. E invece, otto lunghi mesi erano trascorsi. Otto mesi dal giorno in cui Harry aveva avuto la meglio sul Male. Otto mesi dal giorno in cui tutto era finito. O, forse, iniziato.

Otto mesi in cui non aveva pensato ad altro che a lui.

Ed Harry rispose a quello sguardo. Mostrò tutto il proprio stupore, senza celarlo. E sarebbe stata la cosa migliore da fare. Pensare che Draco fosse lì era surreale. Nessuno avrebbe potuto attendere il suo arrivo. Soprattutto lui.

Il silenzio perdurò. E probabilmente, sarebbe durato per l’eternità, se George non fosse intervenuto.

“Draco!”

Sorrise ampiamente, dirigendosi verso di lui. Tese una mano verso il nuovo arrivato, che rispose prontamente e la strinse, nonostante il timore di essere lì fosse ancora troppo forte dentro di lui.

“Grazie per essere venuto.”

Probabilmente, tutti i presenti pensarono che George fosse impazzito. E, in realtà, il primo a pensarlo fu Harry.

In fondo, nessuno di loro sapeva cosa fosse accaduto. E nessuno di loro, probabilmente, lo avrebbe mai saputo. Nessuno sapeva che, il giorno del funerale di Fred, George avesse visto Draco recarsi sulla tomba di suo fratello, per poter piangere quella morte che lui stesso aveva contribuito a causare. Nessuno sapeva che, quel giorno, persino George avesse trovato la forza di perdonare qualcuno che, costretto a compiere il male, aveva dimostrato di non appartenere ad esso.

“Grazie a te per avermi invitato.”

Rispose cercando di mostrare tutta la propria sicurezza, ma nonostante quel suo sforzo apparve rigido a tutti. Ma, in fondo, nessuno di loro avrebbe atteso un atteggiamento diverso. Né tantomeno un sorriso.

Era sempre il Draco Malfoy che tutti conoscevano. Totalmente vestito di nero, con i capelli biondi voltati da un lato e quella pelle bianca che così tanto sembrava contrastare con le sue vesti, così scure e così serie. Draco era ancora dannatamente magro, come chiunque di loro lo ricordava ormai dal suo sesto anno ad Hogwarts. Quel volto scavato sembrava portare con sé i segni di tutto ciò che il ragazzo aveva passato. Di tutto ciò che lo aveva segnato.

Eppure, qualcosa in lui sembrava essere cambiato. Nessuno di loro seppe comprendere di cosa si trattasse. Ma tutti ne furono certi.

“Vieni. Prendi qualcosa da bere.”

George comprese che tutti quegli sguardi stavano divenendo fin troppo pesanti per lui. Cinse le sue spalle con un braccio, senza timore di una reazione da parte sua. E, senza aggiungere nulla, lo condusse fino al tavolo su cui alcune bottiglie di vino erano ancora colme. Ma in quel tragitto, Draco non poté non sollevare nuovamente gli occhi, quando passò accanto ad Harry. Incrociò il suo sguardo, e tutto ciò che si trovava intorno a loro perse importanza. Eppure, nessuno dei due riuscì a muoversi, per.. Già, per cosa? Per salutarsi? Per parlare? Per spostarsi da qualche altra parte? Non lo sapevano. In fondo, nessuno di loro sapeva come comportarsi. Ma entrambi seppero che quello non sarebbe stato il momento.

Ron ed Hermione seguirono quel lungo sguardo, e nonostante il ragazzo non sapesse nulla di quella storia, trovò conferma ai dubbi che ormai da anni colmavano la sua mente. Quelle fughe notturne, quei momenti in cui si allontanava dal dormitorio di Grifondoro senza dare spiegazioni. Per anni, Harry aveva evitato qualsiasi domanda, ma Ron aveva compreso più di quanto il suo amico potesse pensare. E aveva scelto di non chiedere nulla. Almeno fino a quando Harry non si fosse sentito pronto a parlarne con lui.

Harry seguì Draco con gli occhi, vedendolo allontanarsi con George fino a raggiungere il tavolo. Il ragazzo salutò Angelina sobriamente, con una stretta di mano, complimentandosi per l’avvenimento e cercando di apparire il più disinvolto possibile. In passato, non avrebbe mai scambiato neanche una parola con lei. Ma la ragazza tentò di farlo sentire a suo agio. E George la ringraziò per questo, sorridendo tra sé e sé.

Trascorse forse mezz’ora. O forse un’ora. O forse solo cinque minuti. Harry non fu in grado di dirlo. Cercò di pensare ad altro. Di spostare l’attenzione su qualsiasi cosa che non fosse lui. Ma in ogni istante, nei suoi pensieri, riuscì a comparire solo Draco. Lo vide parlare con alcuni compagni di Serpeverde, i pochi con cui George aveva intrattenuto un buon rapporto ad Hogwarts. Ma, molto spesso, aveva incontrato il suo sguardo. E dentro di sé, aveva sperato che anche lui avesse voglia di parlare.

Bevve l’ultimo sorso di vino, tutto d’un fiato. Abbassò nuovamente il bicchiere, riaprendo gli occhi e guardando di fronte a sé. Dalla parte opposta della stanza, lo sguardo di Draco lo catturò. Il ragazzo era solo. Lo guardò a lungo, ed Harry rispose ai suoi occhi. E capì.

Draco si voltò verso la propria sinistra, avviandosi verso l’ampia terrazza ed invitando il compagno a seguirlo, con uno sguardo che fece perdere un battito al suo cuore. Harry lasciò che l’altro si allontanasse, sotto gli occhi di tutti. Attese qualche istante, ma alla fine comprese che non sarebbe servito a nulla.

E lo seguì.

Avvertì i presenti osservare quella scena e porre domande, ma non gli interessò. Avvertì i bisbigli, le conferme sulle voci che da tempo circolavano all’interno di Hogwarts. Ma non ebbe importanza. Harry posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, e senza aspettare uscì sull’ampia terrazza. E lo vide.

Draco era di spalle. I gomiti poggiati con delicatezza sulla ringhiera, gli occhi persi in quella nottata, nel cielo illuminato da una forte luna piena e da una miriade di stelle. Nella mente di Harry, senza alcun preavviso, il volto di Remus Lupin comparve dal nulla. Ma egli scansò quel pensiero. Rimase fermo al proprio posto. Fu certo che il compagno lo avesse avvertito. Qualche istante dopo, riprese a camminare verso di lui. Lentamente, godendo di ogni istante di attesa. Draco mantenne gli occhi fissi dinanzi a sé. Tra le mani, il bicchiere ancora per metà colmo del vino rosso che George aveva versato per quel brindisi. Una leggera brezza soffiava sui loro volti. Il caldo dell’estate ormai era svanito, per lasciare il posto ad un fresco autunno che tutti loro avrebbero ricordato.

Lo raggiunse. Rimase in silenzio, sistemandosi accanto a lui ed osservando il paesaggio che si estendeva dinanzi ai loro occhi, nonostante il buio della notte fosse riuscito a prevalere sulla luce della luna, inghiottendo nell’oscurità tutto ciò che aveva trovato sul proprio cammino. Il vento avvolse le sue braccia, ed Harry si pentì di aver lasciato all’interno la propria giacca. Persino le maniche della sua camicia bianca, arrotolate fino al gomito, in un istante divennero fredde ed inutili a riscaldarlo. Ma un solo brivido lo scosse. Non avrebbe avuto spazio nella propria mente per pensare a qualcosa di diverso da lui.

“Bella serata, vero?”

Avrebbe dannatamente desiderato parlare. E disse la prima cosa che passò nella sua mente.

Che stronzata.

Già. Si maledisse per averlo detto. Possibile che non sapesse dire altro che stronzate?

Ma sul volto di Draco si dipinse un impercettibile sorriso. Un sorriso che solo Harry sarebbe stato in grado di vedere e di capire.

“Già.”

Il suo cuore si alleggerì. L’unica cosa che avrebbe avuto importanza era quella. Trovare il coraggio di parlare. Di iniziare il discorso, in qualsiasi modo. Probabilmente, dopo, sarebbe stato tutto più semplice. O, almeno, lo sperò.

Harry prese un profondo respiro, osservando il profilo perfetto del compagno, che continuò a perdersi con lo sguardo nell’oscurità.

“Come stai?”

Forse si trattava di una domanda sciocca. Forse avrebbe potuto chiedere altro. Ma era ciò che desiderava sapere davvero. L’unica cosa che gli interessava.

Draco rimase immobile. Ed Harry attese. Capì che avrebbe avuto bisogno di tempo. E glielo concesse, nel silenzio più totale di quella terrazza. Le voci che provenivano dall’interno della casa sembravano ancor più lontane. Ma, probabilmente, nessuno dei due pensò di essere ancora lì. Ad una festa di fidanzamento. Sembrarono quasi essersi materializzati in un altro luogo. Un luogo che non avrebbe potuto ospitare altri che loro.

“Non lo so.”

Era la verità. Ed Harry lo sapeva.

Prese un sorso di vino, per trovare la forza di continuare a parlare.

“Pensavo che alla fine di tutta questa storia sarei riuscito a sentirmi bene. Davvero bene. Finalmente. Ma gli ultimi due anni sono stati strazianti. E non riesco ancora a liberarmi del peso di quei momenti.”

Harry ascoltò ogni parola. E in quelle parole si ritrovò. Avevano passato momenti diversi, in quel periodo di tempo. Ma, in realtà, momenti che li avevano portati a soffrire allo stesso modo. Entrambi in solitudine. Perché, nonostante Harry avesse avuto accanto a sé i suoi amici, aveva sentito che al suo fianco mancava la persona più importante, quella che avrebbe desiderato a tutti i costi. L’unica che avrebbe potuto e saputo condividere con lui qualcosa di così forte.

Erano stati soli. Uno senza l’altro. E avevano rischiato di perdersi per sempre.

“Non so se riuscirò mai a liberarmene. Ma, in questi ultimi mesi, ho avuto poco tempo per pensare a me. Ci sono state cose più importanti di cui occuparmi. La mia casa, la mia famiglia.”

Già, Harry aveva sentito molte voci a riguardo. Villa Malfoy era ormai nelle mani di Draco. In fondo, era così già da due anni, da quando Lucius Malfoy era stato arrestato, all’inizio del loro sesto anno ad Hogwarts. Ma, dalla fine della guerra, il ragazzo aveva assunto maggiori responsabilità. Le voci, tra i dipendenti del Ministero, si erano rincorse per mesi interi, e non sarebbero potute non giungere alle orecchie di Harry. Voci che avevano riguardato anche i genitori di Draco. Ma preferì non chiedere. Seppe che sarebbe stato lui a parlargliene. E così fu.

“Mio padre si trova in una clinica. Una volta finita la guerra, non avrebbe mai potuto riprendere la sua vita normale. Era devastato. Dal momento del suo arresto, non è stato più lo stesso. Ha rischiato di impazzire. Lo hai visto anche tu. Senza contare ciò che gli altri avrebbero pensato di lui. Nessuno si sarebbe più avvicinato ad un uomo come lui. È stata la cosa migliore da fare.”

Parlò con un tono molto più autoritario rispetto a quello che negli anni precedenti aveva utilizzato, in riferimento a Lucius Malfoy.

“E mia madre.. Lei non avrebbe voluto distaccarsi da lui, ma sarebbe stato necessario. Avrebbe voluto seguirlo, ma non le è stato permesso. E non sarebbe stata la cosa migliore per lei. Ha bisogno di solitudine e di pace.”

Ed Harry comprese. Quella decisione era stata presa da lui. Da Draco.

Lui era andato avanti. Era cresciuto. E nonostante i ricordi di quei tremendi anni continuassero a tormentarlo, era riuscito a liberarsi dalle catene della sua vita.

“E tu? Come stai?”

Harry venne quasi colto alla sprovvista, quando il compagno tornò a parlare, voltandosi per la prima volta verso di lui. Forse perché aveva pensato che avesse altro da raccontare. Forse perché si era perso in quei pensieri. Forse perché, semplicemente, non pensava che Draco avrebbe posto delle domande. Nessuno, negli ultimi mesi, lo aveva fatto. Nessuno si era interessato alla sua situazione. Probabilmente, perché tutti avevano pensato che, in seguito alla fine della guerra e alla morte di Voldemort, tutto per lui si fosse risolto. E, ancora una volta, ebbe la conferma del fatto che solo lui sarebbe sempre stato in grado di capirlo.

Incontrò quegli occhi, rischiarati dalla luce della luna. Li sentì indagare dentro di sé, metterlo a nudo come sempre avrebbero fatto. E mantenere lo sguardo su di essi non fu semplice. Ma Harry rifletté su quella domanda che gli era stata posta. E solo un sorriso poté comparire sul suo volto, perché la risposta fu la stessa che Draco aveva dato in precedenza.

“Non lo so.”

E ancora una volta, fu la verità. Harry spostò lo sguardo a terra. Non avrebbe potuto portare avanti quel discorso, con quegli occhi di ghiaccio puntati su di sé.

“Sono stato solo, per un po’. Ne ho avuto bisogno. Mi serviva tempo per capire tutto ciò che era accaduto. E per accettarlo. E mi sono reso conto di molte cose. Di non aver mai avuto del tempo per capire ed accettare, ad esempio. È stata la prima volta. Di non aver mai conosciuto davvero il pericolo che stavo correndo. Di non aver mai saputo comprendere le persone, soprattutto.”

Il riferimento a lui fu chiaro. Le labbra di Draco si piegarono leggermente in un sorriso, perché Harry stava riconoscendo il suo errore. Ed egli lo capì, senza problemi. Abbassò lo sguardo per un istante, avvertendo le proprie guance tingersi di un delicato rosso. Anche se, con le luci fioche sistemate sulla terrazza, il compagno non sarebbe mai riuscito a vedere il suo volto colorirsi.

“Per qualche tempo, ho visto solo Hermione e Ron, di tanto in tanto. È stato difficile per loro accettarlo. Avevano paura che potesse succedermi qualcosa. Che la solitudine potesse farmi impazzire. Che i ricordi della guerra potessero distruggermi. Ma non avevano capito che essere solo era tutto ciò che avrei desiderato, in quel momento.”

Draco avvertì il dolore nelle sue parole. E lo riconobbe. Il dolore dei ricordi, il dolore di ciò che avevano trascorso. Un dolore a lui troppo familiare, che entrambi avrebbero potuto sanare solo con la solitudine. Eppure, domande continuarono a vorticare nella sua mente. Domande che avrebbero desiderato risposte. Ed ebbe il bisogno di porle.

“E Ginny Weasley?”

Harry venne colto di sorpresa, con quelle parole. Le sue sopracciglia si inarcarono, e per un istante ebbe il desiderio di far finta di nulla. Ma, in fondo, non sarebbe servito. Semplicemente, si chiese come il compagno fosse venuto a conoscenza di qualcosa a cui lui stesso non aveva dato la minima importanza. E Draco sembrò leggerlo nel pensiero. Ed anticipò la risposta a quella domanda posta solo con l’aiuto del proprio sguardo.

“Le voci su di te continuano a correre. E continueranno sempre a farlo. Si dice che abbiate una relazione. All’inizio, non avrei voluto credere a ciò che si diceva. Ma, con il passare del tempo, ho iniziato a pensare che non ci fosse nulla di strano, nel tuo bisogno di andare avanti.”

Si scambiarono uno sguardo profondo, ed Harry capì di non aver bisogno di prendere del tempo. Draco aveva atteso fin troppo per poter porre quella domanda.

“Non c’è stato nulla, Draco. Te lo assicuro. Ginny mi ha confessato di provare qualcosa per me, da molto tempo. E, in fondo, era qualcosa che dentro di me avevo già capito. Voglio essere sincero. Lei ha provato ad avvicinarsi a me. Ha provato a baciarmi. Ma.. Non avrei mai potuto farlo. Non era ciò che volevo.”

Non dubitò neanche per un secondo. Seppe che quella era la verità. Non c’era menzogna, nelle sue parole.

“È vero, avevo bisogno di andare avanti. Ma non in questo modo. C’è solo una persona con cui sono certo di poterlo fare. E sei tu.”

Draco non aveva pensato di sentirlo parlare in quel modo. Non quella sera. O, forse, mai più nella vita. Ma, ancora una volta, egli fu in grado di smentirlo. Eppure, ancora una domanda si celava in lui. E non ci sarebbe stato altro momento per cercare di rischiarare i suoi dubbi.

“Non hai mai pensato di cercarmi?”

Harry lo guardò, restando in silenzio per qualche istante. Era vero, aveva sempre cercato la solitudine. Ma in tutti quei mesi, aveva sempre atteso quel momento.

“Sì. L’ho pensato. Molte volte. Volevo scriverti. Ma non sapevo come avresti reagito. Ero certo che anche tu, in fondo, avessi voglia di rivedermi. Ma, da un lato, avevo paura che tu potessi avercela con me. Per come ti avevo allontanato dalla guerra, quel giorno.”
“E come avrei potuto? È vero, quel giorno non sarei mai andato via. Lo sai bene. Ma, poi, ho capito. Ho capito perché lo hai fatto. E io avrei fatto lo stesso.”

Harry sorrise tra sé e sé, ma un istante dopo portò di nuovo lo sguardo a terra.

“Già. Ma, se non ti ho scritto, non è stato solo per questo. Avevo paura della tua reazione, è vero. Ma avevo paura anche di me.”

Gli occhi di Draco si soffermarono a lungo su di lui. Non incrociò il suo sguardo, ma cercò di capire quelle parole. Ed Harry si spiegò.

“Non mi sentivo davvero bene. Non ero certo di essere capace di vivere le mie giornate come avrei voluto davvero. E, se in quel momento non ero in grado di occuparmi di me stesso, non avrei mai permesso di farti avvicinare a me. Questa potrebbe essere una nuova vita. Per entrambi. E vorrei essere certo di poterti dare tutto me stesso. Se tu ancora lo vorrai.”

Le labbra di Draco si dischiusero. Ed i suoi occhi sembrarono illuminarsi di una luce nuova. Nuova, come quella vita che si stava mostrando dinanzi a loro.

Era un sogno. Quel sogno che per anni avevano accarezzato, spesso pensando che mai sarebbe divenuto realtà. Ma, in quel momento, si trovarono a viverlo. E fu tutto come lo avevano immaginato.

“Sono stato uno stupido. Non sono stato in grado di capirti, quando avevi più bisogno di me. Ti ho lasciato da solo, credendo a ciò che tu hai detto per allontanarmi. Ma tu hai sempre fatto tutto questo per me. Mi hai salvato la vita in così tante occasioni. Tenendomi lontano da te, fingendo di non riconoscermi. Proteggendomi da quella Maledizione. Nessuno l’avrebbe fatto. Ma tu non hai avuto paura. Neanche per un istante.”

Harry inumidì le proprie labbra, divenute improvvisamente troppo asciutte per permettergli di parlare.

“E io ti ho detto cose terribili. Cose che non pensavo davvero. E non le meritavi. Tu non sei così. Non sei come io ti ho descritto. Non lo sei mai stato. E mai lo sarai.”

Aveva utilizzato parole tremende. Le ricordava perfettamente. E ognuna di quelle parole aveva ferito Draco nel profondo, facendolo sprofondare in un dolore che era apparso senza fine.

“Tu non sarai mai come tuo padre.”

Sorrise, nel pronunciare quelle parole. E fu un sorriso carico di dolcezza, di comprensione. E di amore. Un sorriso che riscaldò l’animo di Draco e, per la prima volta, lo fece sentire completo.

Al sicuro.

Quel sorriso fu contagioso. Le sue labbra si piegarono dolcemente. E nei suoi occhi, quelli del compagno si rispecchiarono e si immersero, come in un mare profondo da cui non sarebbero mai voluti riemergere. Harry si mosse, compiendo un passo verso di lui. Trovò la sua mano ancora posata sulla ringhiera, incrociando delicatamente le sue dita con le proprie. Una delle cose di cui maggiormente aveva sentito la mancanza, in quei due anni in cui non aveva avuto la possibilità di sfiorarlo.

“Ti chiedo scusa. Per tutto.”

Fu sincero, come avrebbe desiderato. E Draco apprezzò quelle parole e quella sincerità. Era tutto ciò che avrebbe chiesto. E volle ricambiare.

“No. Sono io che devo scusarmi con te.”

Strinse maggiormente le sue dita.

“Non avrei dovuto allontanarmi. Ho sbagliato. Ogni cosa. Pensavo che, in quel modo, sarebbe stato più difficile avvicinarsi a te. Se qualcuno avesse scoperto la nostra relazione, sarebbe stato semplicissimo prenderti. E non avrei potuto rischiare niente di simile. Solo dopo ho capito che, volendolo o meno, sarebbe arrivato il momento del confronto tra te e lui. E non avrei potuto fare nulla per evitarlo.”

Parlò con il cuore in mano, ricordando momenti che lo avevano coinvolto, straziandolo.

“Certo, non pensavo che tu potessi recarti da lui, di tua spontanea volontà. Sapevo bene degli horcrux. Ma neanche io potevo immaginare che dentro di te ci fosse una parte di Voldemort.”

Harry era certo che lui lo sapesse. Conosceva la storia degli horcrux, probabilmente era stato Voldemort stesso a parlarne ai suoi seguaci, per assicurarsi che tutti garantissero la sicurezza degli oggetti a lui più cari. Quelli che contenevano parte della sua anima. Altrimenti, come avrebbe potuto sapere del serpente, il giorno della guerra di Hogwarts?

“Mia madre mi ha raccontato tutto. Mi ha detto di come tu abbia deciso di consegnarti. Mi ha detto che è stata lei ad avvicinarsi, per assicurarsi che tutto fosse andato secondo i piani. E mi ha detto di averti chiesto di me.”

Lo ricordava perfettamente. Nella sua mente, Harry ripercorse quei momenti, e non poté ignorare il brivido che salì lungo la sua schiena. Un timore rinnovato, portato a galla dai ricordi, misto ad una folata di vento leggermente più freddo.

Draco lo notò. E in un istante, lasciando andare la sua mano, si tolse la giacca, posandola con cura sulle spalle del compagno. Harry la osservò, ed il suo naso si colmò di quel profumo che sembrava essere più familiare del proprio. Tornò a stringere la sua mano, dolcemente. E fu di nuovo pronto ad ascoltarlo.

“Probabilmente, aveva già capito cosa ci fosse tra di noi. Sono certo che lei sapesse che, in realtà, ti avevo riconosciuto, quel giorno a casa nostra. Mia madre sa tutto di me. È in grado di capirmi. E, in quel momento, non avrebbe potuto far altro che salvarti la vita. Sapeva che ci sarebbe stato ancora un modo per incontrarci. Sapeva che ci sarebbe stata concessa un’altra possibilità.”

Una possibilità.

Quella parola rimase impressa nella loro mente. Rifletterono su di essa, mentre le loro mani, tornate ad intrecciarsi, avevano iniziato a scambiarsi dolci carezze. Fu solo una questione di tempo. Entrambi avrebbero voluto porre quella domanda. Ma il primo di loro in grado di sciogliere il nodo creatosi in gola fu Draco.

“Questa possibilità ci è stata concessa, Potter. Ma tu desideri davvero averla?”

Per un istante, temette la risposta. Quello sarebbe stato il momento della verità. Quello decisivo. Quello che attendeva da una vita.

Per anni, Harry gli aveva promesso un futuro migliore. Un futuro in cui sarebbero stati liberi di vivere la loro vita, come l’avevano sognata. Liberi di amarsi, senza alcun ostacolo. Liberi di scegliere.

Il momento della scelta era arrivato. E avrebbe cambiato le loro vite per sempre.

Harry piegò dolcemente le proprie labbra in un sorriso. Si avvicinò a lui, raggiungendo la sua mano, ancora impegnata a sorreggere il calice di vino. Lo prese, facendo attenzione, e lo posò sul tavolo di legno che si trovava sulla terrazza, a pochi metri da loro. Incontrò la sua mano, ora libera, e la strinse come fino a quel momento aveva fatto con l’altra. E fu così vicino a lui da poter avvertire il suo respiro. Ed il battito del suo cuore.

“È l’unica cosa che chiedo.”

Risalì con la mano lungo il suo braccio, raggiungendo il suo collo e cingendolo, come Draco amava. Sfiorò il morbido e fresco tessuto della sua camicia bianca, riconoscendolo. Lo ricordava perfettamente. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

Un ultimo sguardo. E fu un istante.

Le loro labbra si incontrarono, come se non avessero atteso altro dall’inizio della serata. O, forse, da mesi interi, in cui entrambi avevano cercato la solitudine, ma sempre desiderando una possibilità per trovarsi di nuovo.

E fu un bacio casto, un bacio carico di dolcezza, che disse più di quanto avrebbero potuto fare con le parole. Qualsiasi frase, in quel momento, sarebbe apparsa fin troppo banale, fin troppo semplice, in confronto a quel bacio che riuscì a tradurre i loro sentimenti più nascosti ed i loro sogni più reconditi.

E fu un bacio di cui, per la prima volta, non furono costretti a vergognarsi. Un bacio per cui non dovettero temere nulla. Perché non avrebbero più avuto bisogno di nascondersi nei luoghi dimenticati di Hogwarts. Per esprimere i loro desideri, ma solo quando la notte scendeva sul Castello e l’oscurità avvolgeva ogni cosa. Per amarsi come chiunque altro avrebbe potuto fare, ma solo quando il mondo intero era immerso nel sonno.

E fu un bacio che non avrebbero mai dimenticato.

Si distaccarono con altrettanta dolcezza, aprendo gli occhi lentamente, come risvegliandosi da un bellissimo sogno. Ma quella era la realtà.

Era la loro vita. La vita che Harry e Draco avrebbero trascorso insieme.

Harry fece scivolare nuovamente la mano sinistra lungo il proprio fianco, mantenendo la destra ancora stretta a quella del compagno. E fu pronto per tornare all’interno della casa, lì dove una festa li stava attendendo. Una festa che, da quel momento, avrebbe avuto un sapore totalmente diverso. Ma Draco esitò.

“Aspetta.”

C’era un’ultima cosa che avrebbe voluto dirgli. O meglio, mostrargli.

Ed Harry attese. Vide il compagno estrarre la bacchetta dalla propria tasca, mantenendo sempre la propria mano stretta nella sua. E si chiese per cosa potesse servirgli. Eppure, dentro di sé, fu certo di conoscere la risposta. Non seppe il perché, ma capì di averlo saputo fin dal primo istante.

Draco puntò i propri occhi nei suoi. E parlò.

Expecto patronum.”

Fu un solo istante. E dalla punta della sua bacchetta, una luce azzurra si proiettò nell’aria. Sollevarono lo sguardo, e rapidamente quel raggio iniziò a prendere forma.

Due ali si spiegarono nel buio della notte, illuminando il cielo. Un becco affilato fendette l’aria fresca, puntando ad innalzarsi sempre di più, verso le stelle che, in quel momento, non sembrarono così lontane.

Un’aquila maestosa attraversò il cielo, compiendo più voli e poi avvicinandosi di nuovo a loro. Rimase sospesa nell’aria, battendo le ali in modo lento, ma con una forza capace di sorreggerla. Incrociò lo sguardo di Draco, come per rispetto nei confronti di colui che l’aveva evocata. Ma, un istante dopo, la sua attenzione si spostò sugli occhi di Harry. Il ragazzo la fissò a lungo. E capì.

Fiera. Forte. Orgogliosa. Ma, soprattutto, libera.

Proprio come Draco.

Fiero e orgoglioso. Come sempre era stato. Come la sua famiglia lo aveva cresciuto. Perché quello era il lascito di suo padre.

Forte. Come nel tempo si era dimostrato. Come la vita lo aveva reso. Perché quello era ciò che sarebbe appartenuto solo a lui.

Libero. Libero di vivere la propria vita come avrebbe desiderato. Libero di prendere decisioni, per se stesso e per gli altri. Libero di scegliere.

Harry non aveva mai visto nulla di così bello. Era il Patronus migliore che avesse mai avuto la possibilità di osservare. Non sapeva quando Draco avesse trovato la forza di evocarlo. Non sapeva quando fosse stato capace di tentare nuovamente di padroneggiare quell’incantesimo. Ma non sarebbe stato il momento giusto per chiedere.

Draco osservò l’aquila alzarsi nuovamente in volo. E ricordò ogni momento trascorso in sua compagnia. L’unica che nel corso di quei due anni aveva avuto. Nei momenti di solitudine trascorsi ad Hogwarts, tra un tentativo e l’altro di far funzionare l’Armadio Svanitore. Nelle terribili nottate passate nella sua Villa, chiuso nella sua stanza, in preda al terrore e alle lacrime. Negli ultimi otto mesi, in cui sarebbe stata l’unica consolazione in grado di dargli la forza di andare avanti.

Perché, in tutta la tristezza che aveva colmato la sua vita, un solo ricordo era riuscito ad accendere quel barlume di speranza che lo aveva spinto ad andare avanti. Un ricordo che da sempre era stato in grado di farlo sentire unico al mondo.

Erano state quelle parole. Quelle parole che, in quel freddo giorno ad Hogwarts, mentre tutti erano ad Hogsmeade, avevano riscaldato il suo cuore. Quelle parole che Harry aveva utilizzato per esprimere i propri sentimenti. Due semplici parole, che per lui avevano rappresentato ogni cosa.

Nessun ricordo sarebbe stato più intenso di quello, per lui. Nessuna sensazione sarebbe stata così forte, come il sentirsi amato. E fin dal suo primo istante di solitudine, aveva iniziato a provare. Ed aveva compreso che, sì, quello sarebbe stato l’unico momento in cui sarebbe riuscito a farlo. E così era stato. Perché, anche in un mare di oscurità, una semplice scintilla di luce sarebbe riuscita a prevalere.

E videro quella luce involarsi nuovamente verso il cielo. Le loro mani si strinsero ancor di più. Si voltarono uno verso l’altro, ed i loro occhi sorrisero ancor prima delle loro labbra. E mentre l’aquila si voltava, dopo l’ultimo volo nell’aria notturna, per tornare ad addormentarsi al loro cospetto, due sole parole provennero dal cuore di Draco.

Due parole che diedero inizio alla loro nuova vita.

“Sono pronto.”




Ciao a tutti :D Non ci posso credere, siamo già arrivati alla fine della raccolta :'( Piango tantissimo! Ma la consolazione per me è questo lieto fine <3 Lo sognavo da tanto tempo, non vedevo l'ora di scriverlo e soprattutto di pubblicarlo, sperando piaccia anche a voi :)

Che dire? Tutto è bene quel che finisce bene! E Draco che finalmente può mostrare ad Harry il proprio patronus chiude la raccolta che proprio da questo prende il titolo :)

Bene, come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno seguito la raccolta e chi ha trovato il tempo per recensire o per mandarmi un proprio pensiero <3 Grazie davvero! Ah, prima di salutarci.. Sto preparando una long :) Sono al capitolo 23, sicuramente finirò di scriverla prima di pubblicarla, ma spero di rifarmi viva il prima possibile :D

A presto!

ringostarrismybeatle
  
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