Albus è morto, non rimane che Silente
Il vento ti strazia
il viso, eppure non lo senti più. Guardi oltre e non vedi che lui. Le sue
spalle seguono i movimenti del suo corpo mentre si allontana da te, in fretta e
senza mai voltarsi.
L’hai combattuto, esiliato.
Non avresti mai pensato di farlo. Gli unici scontri sono stati quelli fra le
vostre bocche, fra mani che bloccavano i polsi dell’altro e le sue gambe
strette attorno ai tuoi fianchi che si dimenavano, ma non per liberarsi. Avevi
immaginato di restarci per sempre fra quelle cosce tese, a riempirti le
orecchie dei suoi ansiti osceni.
Ma lei non c’è più
ormai, per colpa tua, per colpa sua. Una follia densa e inesorabile come la
morte, che ti ha trascinato nell’inferno dei tuoi tormenti.
Sai che avresti
dovuto ucciderlo, lui non si fermerà alla ricerca eterna del Bene Superiore, ma non ne hai avuto il
coraggio. Per questo resti fermo lì e lo guardi andar via. Senza di lui avrai
un’esistenza infelice e atroce, come lo sarebbe stata al suo fianco, del resto.
Ti sei macchiato di quel sangue puro, e dovunque andrai, dovunque sarai, quella
colpa non potrai cancellarla.
Ora ti resta solo
questo: le braccia vuote e una macchia indelebile nell’anima.
Albus è morto, non
rimane che Silente.