Rimpiangevo
amaramente di aver rifiutato
l'offerta di mio fratello, quasi desideravo la compagnia della sua
mogliettina
gravida in preda agli ormoni. Avrei passato 7 ore in viaggio in
macchina con
solo la compagnia della voce metallica del navigatore. Sbattei la testa
sul
volante azionando il clacson che mi fece scattare subito in alto. Dopo
un
secondo mia madre si era materializzata al finestrino, che abbassai con
un’espressione
imbarazzata in viso.
"Tesoro,
tutto bene?" Annui sorridendo,
mia madre aveva l'assurda capacità di calmarmi all'istante,
era come iniettarsi
la camomilla endovena.
"Si
mamma, mi è solo scivolata la mano, vai
pure da papà in macchina, prima partiamo e meglio
è"
"Certo
tesoro, ma avrei una cosa da
chiederti"
"Dimmi
pure" le sorrisi incoraggiandola
a parlare, in realtà avevo paura, era risaputo che il viso
angelico di mia
madre nascondesse la sua natura subdola e pianificatrice, quella donna
adorava
pianificare la vita degli altri ed era tremendamente brava a farlo,
l’unica con
cui aveva fallito ero io.
"Beh
tesoro, ci sarebbe un passeggero
rimasto a piedi, dato che sei l'unica ad avere posto, ti dispiacerebbe
portarlo
con te?".
Ed
ecco che il sorriso spariva dalla mia faccia,
lo sapevo, volevano appiopparmi di nuovo la zia Gertrude, un nome una
garanzia.
"Chi
è questo passeggero, mamma?" non
potei fare a meno di risultare irritata.
"Beh,
sai che vengono anche degli amici di
tuo fratello quest'anno e purtroppo la macchina di quello che doveva
portare
loro tre si è rotta e non sarà pronta prima della
prossima settimana, nella
macchina di tuo fratello ci sono due posti, quindi il terzo
è rimasto a
piedi" mia madre fece un sorrisino imbarazzato e mi guardò
in attesa.
Si!
Niente zia Gertrude! Aspetta, tutti gli amici
di mio fratello fanno parte di quella categoria di uomini che ci
provano anche
con i sassi e io avrei dovuto passare un viaggio di ben sette ore con
uno che
avrebbe sicuramente cercato di abbordarmi? Non se ne parlava.
"Ma
mamma non potete portarlo voi, se non
erro c'è un posto libero" la guardai implorante, sperando
che dietro
questo imprevisto non ci fosse un piano dei suoi.
"Tesoro
vorresti davvero lasciare quel
povero ragazzo in balia della zia Gertrude e della zia Ofelia?" Sbuffai
sonoramente, al diavolo la dignità le avrei detto tutto
ciò che pensavo, in
fondo era pur sempre mia madre.
"
Mamma non voglio passare tutto il viaggio
a subire i tentativi di abbordaggio di un ventisettenne arrapato e da
quel che
ricordo degli amici del mio adorato fratellino è quello che
succederebbe"
"Tesoro,
non vedi gli amici di tuo fratello
da quando avevi diciannove anni ed ora ne hai venticinque, direi che
sono tutti
cambiati, beh non proprio tutti..." fece una smorfia inorridita
fissando
uno degli amici di mio fratello che faceva un gesto piuttosto esplicito
nei
confronti di una passante.
"Spero
non sia lui il mio passeggero"
dissi sospirando e accettando la richiesta di mia madre, non mi piaceva
deluderla e non avevo più scuse da usare.
"No
no, il tuo passeggero è quello lì --
indicò
un ragazzo dai capelli rossi tendenti all'arancione che stava
appoggiato con
aria imbarazzata alla sua valigia -- si chiama Federico ed è
un medico" a
quell’affermazione strabuzzai gli occhi, l'aveva fatto a
posta o cosa?
Mia
madre sorrise ammiccante e si diresse verso
il ragazzo, mentre io rimanevo lì a bocca aperta. Da piccola
avevo un’insana
passione per i medici, mi ero perfino invaghita del mio pediatra,
facevo di
tutto per andarci. Di sicuro la donna che si spacciava per mia madre
gli
avrebbe raccontato quel dettaglio, sempre che non l'avesse
già fatto.
Sospirai
e scesi dalla macchina per aprire il
bagagliaio e far depositare la valigia al mio nuovo ospite. Dentro
c'erano le
mie valigie e alcuni scatoloni contenenti i prodotti che mia madre
riteneva strettamente
necessari per la sopravvivenza, come se in Svizzera non avessero i
detersivi e
i bagnoschiuma. Una voce maschile ed imbarazzata mi riscosse dai miei
pensieri.
"Ciao,
io sono Federico, scusa è che quello
stupido di Dario non sa tenere una macchina per due settimane di fila
senza
romperla, se ti dà fastidio la mia compagnia, torno a casa o
prendo il
treno"
Sorrisi
istintivamente vedendolo così imbarazzato
con la mano sulla nuca e lo sguardo puntato sulle scarpe nere
"Non
preoccuparti, sono abituata a viaggiare
con la zia Gertrude, sei peggio della zia Gertrude?"
Rise
apertamente e distolse lo sguardo dalle
scarpe per posarlo nei miei occhi. Ma perché tutti quelli
con i capelli rossi
hanno gli occhi azzurri?
"Non
credo di essere peggio di una signora
che nonostante la sua età piuttosto avanzata ci
provò con me quando avevo
sedici anni" lo disse ridacchiando ma la mano dietro alla nuca e il suo
sguardo tradivano l'imbarazzo che stava provando. Quel tipo mi stava
già
simpatico, non mi aveva ancora guardato il seno e non aveva fatto
apprezzamenti
sul mio sedere, mio fratello aveva finalmente trovato un amico normale.
"Come
fai a conoscere la zia Gertrude da
quando avevi sedici anni?" avevo parlato senza neanche accorgermene, ma
ora che ci pensavo quel dubbio era piuttosto fondato
"Davvero
non ti ricordi di me? Io e tuo
fratello abbiamo fatto insieme tutte le scuole, ci siamo separati solo
all'università, rimanendo comunque in contatto. E poi stavo
a casa tua notte e
giorno..." riportò la mano dietro la nuca e fece vagare lo
sguardo alle
mie spalle. Io, dal canto mio, aggrottai le sopracciglia, cercando di
capire
chi fosse il bel ragazzo che avevo davanti, quando un lampo di
consapevolezza
mi colse facendomi spalancare la bocca.
"Tu
sei quel Federico!? Quello di cui tutte
le mie amiche erano innamorate pazze!? Sei cambiato tanto" non potei
fare
a meno di far trasparire il mio stupore, insomma era bello
già da adolescente,
però ora era di gran lunga migliorato.
"In
meglio o in peggio?" il suo sguardo
si fece ammiccante mentre l'angolo destro della bocca schizzava verso
l'alto.
Dal mio canto sentivo le guance bruciare ed iniziai a mordermi
violentemente il
labbro inferiore.
"In
meglio, i brufoli non ti donavano ed i
tuoi capelli sono più belli ora, più chiari
rispetto al rosso che
ricordavo" si prese una ciocca in mano facendo una smorfia che mi fece
capire che quei capelli non gli piacevano per niente.
"Beh,
sono arancioni e i brufoli donavano
solo a te e senza stai ancora meglio" la sua voce si era abbassata di
tono
diventando sempre più roca e un ghigno gli si era stampato
sul volto. Non
sapevo come uscire da quella situazione al quanto imbarazzante
così chinai il
capo e vidi la mia unica fonte di salvezza: la sua valigia, la presi
sorridendo, ma non riuscii ad alzarla. Ritentai, ma niente.
"Ma
che ci hai messo!? Dei mattoni?" la
mia voce era a metà fra lo stupito e l’irritato,
ceravo di uscire da una
situazione imbarazzante e quel piccolo inconveniente mi rendeva
impossibile
realizzare i piani. Lui si passò la mano dietro la nuca
guardandomi, quel gesto
doveva essere un suo vizio, lo conoscevo da dieci minuti e l'aveva
già fatto
almeno sette volte.
"Ehm...io...lascia,
la metto dentro il
bagagliaio" afferrò la maniglia scostandomi con dolcezza la
mano e
sollevando quel blocco di cemento per riporlo all’ interno
della macchina.
"Non
vuoi dirmi cosa c'è dentro?" La
curiosità regnava sovrana in me, comandava sul mio cervello
con scettro e
corona e mi faceva dimenticare che, alzando con facilità la
valigia aveva
sminuito il mio ego da femminista incallita.
"Ehm,
prometti di non dirlo agli altri? Li
brucerebbero tutti o peggio mi picchierebbero per averli portati e mi
darebbero
del secchione" mentre parlava apriva la zip della valigia e mi guardava
intensamente. Lo guardai in attesa e lui sorrise alzando il coperchio.
Libri,
almeno dieci, seminascosti tra i pochi vestiti. Da nerd incallita qual
ero
quella era una manna dal cielo, un essere con cui parlare di libri per
due
intere settimane, cosa potevo mai volere di più dalla vita?
Mentre Federico stava
per richiudere la valigia adocchiai un titolo che avevo letto pochi
giorni fa
su internet e di cui attendevo con trepidante attesa l’
uscita. Quella copia
doveva essere mia. Allungai la mano e bloccai Federico, così
presi in fretta il
libro tanto agognato scostando incurante un paio di boxer a righe e dei
calzini
neri. Accarezzai la copertina e avvicinai il libro al naso per sentirne
l’
odore, se spacciassero essenza di libro sarei senza dubbio una drogata.
Smisi
di pensare al libro e rivolsi lo sguardo al mio passeggero che mi
guardava
sorridendo, felice che non lo avessi preso per pazzo ad aver portato
tutti quei
libri. Intanto la curiosità aveva agitato lo scettro ed io
non potevo aspettare
ancora per soddisfare i miei dubbi
"Come
fai ad averlo? È uscito solo in Inghilterra
ed è introvabile qui!" lui in risposta prese il libro dalle
mie mani per
riporlo accuratamente in valigia e chiudere la zip.
"Beh
ho i miei segreti" mi fece
l'occhiolino e chiuse il cofano. Sbuffai, la mia curiosità era insoddisfatta, insomma
che diamine gli
costava rivelarmi dove l’aveva, volevo leggerlo
anch’ io e non potevo aspettare
tre mesi.
"Beh
sappi che potrei per caso prendere uno
dei tuoi libri in questi giorni, o anche tutti"
"Se
devo prestarti i miei libri per vederti
considerali tuoi" fece un sorriso smagliante e mi guardò,
mentre
l’imbarazzo si faceva strada nei sui occhi
Rimasi
per un attimo basita a fissarlo mentre lui
abbassava la testa facendosi cadere i capelli sugli occhi
"D-dai
andiamo, altrimenti arriviamo tardi e
mia madre chiama la polizia" perfetto ora balbettavo anche, brava
Giada,
complimenti. Iniziai a dirigermi a testa bassa verso il posto del
guidatore e
lui mi seguì ridendo.
*****
Eravamo
in macchina da ben venti minuti e nessuno
aveva aperto bocca, si sentiva solo la voce metallica del navigatore
che ci
aiutava ad uscire dalla città.
"Davvero
tutte le tue amiche avevano una
cotta per me?” L'arrivo della sua voce fu talmente improvviso
che sobbalzai.
"Scusa,
ti ho spaventata?"
"No,
è che regnava il silenzio da ben venti
minuti, credevo fossi morto o che avessi perso la lingua in un
incidente con un
gatto" oh sarcasmo, mio caro amico, ti aspettavo, era da tanto che non
ti
facevi vivo. Lui in risposta si girò verso di me e
cacciò la lingua.
“Eccola
qui in tutto il suo roseo splendore. Non
hai risposto alla mia domanda, io credevo che le tue amiche avessero
una cotta
per tuo fratello, ce le trovavamo sempre lì di fronte alla
stanza con qualche
scusa, mentre tu sbuffavi e alzavi gli occhi al cielo da dietro le loro
schiene" sorrisi consapevole, aveva descritto una mia giornata tipo da
quattordicenne.
"Non
sapevo fossi così modesto, l'unica
innamorata di mio fratello era l'arpia che si spacciava per mia amica.
Ti
ricordi la tipa con cui ti fidanzasti alla tenera età di
diciotto anni? Ecco,
non so se mio fratello te l’abbia raccontato, ma si
è fatta trovare nuda nella
sua stanza un pomeriggio, pochi giorni prima di mettersi con te e lui
l’ha
rifutata, perché era invaghito di un’ altra. Si
fidanzò con te per
ripicca" Federico sgranò gli occhi a quella mia
afffermazione e mio
temetti di essere stata un’insensibile. Per quanto ne sapevo
poteva anche
essere ancora la sua fidanzata, o anche sua moglie.
"Ecco
perché insisteva tanto per farmela
lasciare! Grazie al cielo gli ho dato retta! Tu invece di chi eri
invaghita?"
Mi stupii di come fosse passato dallo stupore alla curiosità
in un nanosecondo
"Beh
io... ecco... ehm..." ero
consapevole di essere arrossita violentemente e questo mi faceva
vergognare
ancora di più.
"Se
eri innamorata di Dario ti giustifico,
tutti fanno errori una volta nella vita" finsi un conato di vomito e
scoppiammo a ridere tutti e due. Quel ragazzo era un pervertito
già a 7 anni,
mi faceva morire d’ imbarazzo ogni volta.
"Dai
non può essere così imbarazzante da non
potermelo dire, è una cotta adolescenziale" una scusa Giada,
inventati
qualcosa prima che capisca
"Io...non
ero innamorata di nessuno...non
riesco ad innamorarmi di una persona a caso solo per l'aspetto, devo
conoscerla
e nell'adolescenza non avevo fatto amicizia con molti ragazzi. Avevo
solo due
amici maschi e stavano insieme, in realtà ci stanno anche
ora, abitano in
svizzera, fra due giorni celebreranno il loro matrimonio in comune,
sono uno
dei principali motivi per cui ho accettato di venire a questa vacanza
di
famiglia" sorrisi al pensiero di quei due matti, gli volevo
così bene e
avevo contribuito a farli mettere insieme, durante
l’adolescenza ero stata un
po’ il cupido di tutti ed in fondo ciò che avevo
detto a Federico era quasi la
verità, ecco appunto, quasi… e va bene per un
breve, anzi molto breve, periodo
avevo avuto una lievissima cotta per Federico, però mi era
passata non appena
si era messo con quella.
"Sai
innamorarsi di una persona a poco a
poco non è una cosa di cui vergognarsi, dimostra la tua
prudenza e
intelligenza. In effetti l'anno scorso non c' eri in Spagna, mossa
molto
intelligente, che con la mia stupidità non ho imitato"
ridacchiai, felice
di poter cambiare argomento.
"Sono
riusciti a trascinarti in
Spagna?" lui annuì vigorosamente cercando il mio sguardo.
"Beh,
tuo fratello diceva di aver bisogno di
sostegno, l'anno scorso c'erano le tue cugine e a suo parere sono
estremamente
irritanti e insistenti. In pratica sono stato per due settimane chiuso
in
camera ad evitare le due arpie che cercavano in tutti i modi di
abbordarmi"
"Mi
dispiace, Lia e Mia sanno essere
insopportabili, fanno a gara su ogni cosa, mi sa che ti hanno
considerato come
un premio" mi girai verso di lui e subito dopo avergli fatto un sorriso
tornai con lo sguardo sulla strada.
"Per
fortuna quest'anno non ci sono, ma tuo
fratello sta volta ha voluto tutti i suoi amici a raccolta, ha detto
che
rischiava di impazzire da solo con sua moglie tutto questo tempo"
"Ehi!
Ci sono io, non sarebbe stato
solo" mi guardò come se lui sapesse qualcosa a me
sconosciuto e questo mi
diede particolarmente ai nervi
"Ma
tu sei sua sorella Jen, e per di più sei
femmina, ci sono cose di cui non ti può parlare" lo guardai
con fare
interrogativo, la mia attenzione si era focalizzata su quel nomignolo e
aveva
ignorato “l’insulto” che mi aveva rivolto.
"Jen?
Solo mio fratello mi chiama così,
incredibile che ti abbia permesso di farlo" lui in risposta
abbassò lo
sguardo e si passò la mano dietro la nuca, in effetti non lo
faceva da tanto,
ben 20 minuti.
"Beh
in effetti non l'ha fatto, ma il tuo
nome stonava in quella frase, l'avrebbe resa troppo seria e formale"
"Ma
se è un nome cortissimo! Secondo me non
te lo ricordi"
"Non
c'entra la lunghezza" lo guardai
interdetta ridendo sotto i baffi, la tentazione di fare una battuta era
troppa.
Lui alzò gli occhi al cielo capendo ciò che stavo
pensando "
“Sei
una pervertita, quasi peggio di Dario”
“Ehi!
Non è vero, volevo solo fare una battutina
innocente” lui mi guardò scuotendo la testa.
“Ah
sì? E sentiamola questa battutina innocente”
sull’ ultima parola fece le virgolette con le mani. Non
sapevo cosa dire, mi
aveva messo all’ angola e dal suo sorrisino soddisfatto
deducevo che ne fosse
consapevole. Cercai disperatamente una via di fuga e per grazia divina
la
trovai.
“Beh
volevo solo citare Troisi”
“Ah
si?” lui mi guardò scettico, consapevole del
fatto che gli avessi propinato una balla
“
Beh si” guardai la strada e strinsi forte il
volante, sapendo bene che non se la sarebbe mai bevuta e che ora per
lui ero la
versione ingiovanita della zia Gertrude.
"Va
bene" si girò verso il finestrino
per ammirare il panorama ricco di fabbriche, ma io avevo bisogno di
parlare con
lui e sapere che non mi considerava una ninfomane.
"Ma
esattamente tu e i tuoi amici dove
starete? Mia madre ha affittato una casa per sette persone, con te ed i
tuoi
amici diventiamo dieci" brava curiosità, parla pure senza
essere
interpellata, ecco perfetto ora parlavo anche con il mio cervello.
"Beh
a quanto ho capito le camere sono tutte
doppie, tua madre ha detto che uno di noi dormirà in una
delle camere, e altri
due sul divano letto a due piazze" strinsi le mani sul volante fino a
farmi sbiancare le nocche, sapevo che c’ era qualcosa sotto,
quella donna che
si spacciava per mia madre mi avrebbe sentito, aveva pianificato tutto
come al
solito, voleva trovarmi un fidanzato e infilarmi in un pomposo abito da
sposa
bianco disegnato dal suo caro amico stilista di abiti da sposa.
"Indovina
chi è l'unica che non ha un
compagno nella sua doppia? Ma io ovviamente, per la fortuna che ho mi
toccherà
stare con Dario e non potrò neanche dormire con la maglia
che uso per pigiama e
i pantaloncini corti, dovrò comprarmi una tuta da
palombaro” brava Giada,
essere sarcastica sarà di sicuro la soluzione. Sbattei la
testa sul volante,
per poi ritornare prontamente con gli occhi sulla strada.
"Terrò
Dario lontano da te, tranquilla e lo
farà anche tuo fratello, darà di matto quando
saprà che uno di noi deve dormire
con te" sorrisi alla faccia che sapevo mio fratello avrebbe fatto,
almeno
avrei riso di qualcosa.
"Beh
credo che finirà per scegliere lui con
chi devo dormire" sospirai pensando a quanto mio fratello fosse fin
troppo
iperprotettivo nei miei confronti.
"E
sarò io" Federico mi distolse dai
miei pensieri e mi guardò alzando il mento.
"Perché?"
lo guardai stranita, era
sicuro al cento per cento che sarebbe stato così, ma come
poteva esserlo?
"Beh
Serafino è quasi peggio di Dario, lo
abbiamo soprannominato la piovra e credo basti questo perché
tu possa capire.
Dario guarda, Serafino agisce"
"E
tu?" ero curiosa di sapere quale
fosse il suo soprannome, anche se sicuramente lui si sarebbe fatto
più bello di
quanto in realtà era, aveva troppa
autostima per sminuirsi.
"Io
sono il meno peggio, come direbbe tuo
fratello" sorrise, era bello vedere che il solo pensiero di mio
fratello
lo rallegrasse.
"Siete
davvero legati voi due" non
potei fare a meno di farlo notare, quei due, anzi tre contando Dario,
si
conoscevano da una vita e non si erano mai persi di vista, io
l’ avevo fatto
con la maggior parte delle mie amiche, solo la mia Amelia era rimasta
al mio
fianco.
Il
suo sorriso si fece più largo di quanto già
non fosse.
“Beh
si, ci conosciamo da tanto e ne abbiamo
passate tante insieme, ero così felice quando ha trovato una
persona che lo
supporta, anzi sopporta come fa Mariagrazia” sorrise credendo
di aver fatto la
battuta del secolo. Alzai gli occhi al cielo e tornai a sorridere
pensando alla
mia adorata cognata.
“Anch’io
sono stata felicissima quando l’ha
spostata e nonostante sia dominata dagli ormoni le voglio un gran bene
anche ora”
il mio sorriso si allargò, avevo gioito quasi quanto lei
quando aveva scoperto
di essere incinta e non vedevo l’ora che quel periodo fatto
di voglie assurde e
chiamate in preda a pianti incondizionati finisse presto per poter
abbracciare
la mia nipotina.
“Non
preoccuparti, tutto il periodo della
gravidanza e il peso che porta con se sparirà non appena
poserai gli occhi
sulla nuova arrivata, a me è successo così con la
mia nipotina, la mia
sorellona era davvero insopportabile, ma dopo era come se niente fosse
successo, la piccolina di zio ha annullato tutto con i suoi occhioni
felici”
era così tenero che mi si sciolse il cuore e riuscii a
stento a trattenere le
lacrime cercando disperatamente qualcos’altro di cui parlare
e l’ auto di mio
fratello me lo servì su un piatto d’ argento
“Guarda,
parli del diavolo e spuntano le corna!”
indicai la macchina grigia davanti alla nostra e Federico in risposta
mi
sorrise, ormai fuori dal mondo della sua nipotina. Accelerai e
affiancai la
vettura grigia per suonare il clacson e salutare il mio fratellone.
Peccato che
lui sgranò gli occhi e mi fece cenno di uscire
all’ autogrill a pochi metri da
noi. Non avevo la più pallida idea di cosa volesse e
Federico sembrava della
stessa opinione. Sbuffai e mi spostai sulla corsia a destra dopo aver
acceso
l’indicatore di direzione.
“Perfetto
così posso darti anche il cambio” mi
girai verso Federico e il suo sguardo non mi diede scampo, dovevo
accettare e
basta, non potevo ribattere.
Parcheggiai
e attesi che mio fratello facesse lo
stesso. Non appena lo vidi scendere dalla macchina feci lo stesso e
Federico mi
seguì a ruota. Non feci a tempo a salutare che Fabio si
tuffò sul mio compagno
di viaggio, gli afferrò il collo della maglietta e strinse
il più possibile.
“Che
cazzo ci fai nella macchina di mia sorella?
E perché sta guidando lei? Ti fanno male le
manine?” Federico fece per
rispondere, ma io lo battei sul tempo.
“Fabio,
allontanati, ora.” Il
mio tono non gli lasciò scampo, si girò a
guardarmi con un’espressione sofferente e lasciò
la presa.
“Si
può sapere che diamine ti è preso!?”
iniziai
a gesticolare e feci di tutto per non tirare un pugno a
quell’ imbecille che mi
ero ritrovata per fratello. Quello scimpanzé
indietreggiò impaurito e mise le
mani davanti tendando di difendersi dalla furia che ero diventata.
Sentii una
mano sulla spalla e mi voltai all’ istante, per poco non
ringhiavo addosso a
colui o colei che aveva osato toccarmi.
Regola
numero uno del manuale per non morire di una morte brutale commessa da
Giada Rubicondi:
mai toccarla quando è arrabbiata, per nessuna ragione al
mondo, almeno che non
vogliate suicidarvi.
“Ehi
Giada, calma, va tutto bene, respira”
“Respira
un corno e leva quella mano dalla mia
spalla prima che te la tranci. E tu, sottospecie di essere
sottosviluppato levati
quel sorrisetto dalla faccia, a meno che non voglia che te lo tolga a
pugni” mi
girai prima verso il cretino che cercava di calmarmi e subito dopo
verso quello
che mi aveva urtato il sistema nervoso.
“Ehi
tesoro, va tutto bene, mio marito è un
idiota lo sappiamo tutti, ma se lo uccidi la mia povera bambina
rimarrà orfana
e tu non vuoi questo, perché se lo vuoi io uccido te
piccolina” la mia adorata
cognata mi sorrise amorevolmente, ma con una scintilla di pazzia negli
occhi.
La guardai e sorrisi, adoravo alla follia quella donna e la sua pazzia
aveva lo
stesso effetto del sorriso rassicurante di mia madre, sentii i muscoli
rilassarsi e la rabbia scomparire per lasciare il posto ad un debole
sorriso.
“Sai
Mary se non ti avesse spostato mio fratello
l’avrei fatto io” lei scoppiò a ridere
“Ne
sono lusingata tesoro, semmai mi dovesse
lasciare verrò da te e ci innamoreremo follemente”
la guardai sorridendo piena
di gratitudine, se non fosse per lei ora avrei squartato mio fratello e
seppellito vivo il suo amico. Sospirai per poi voltarmi verso i due che
stavano
discutendo a bassa voce
“Veniamo
a noi. Fabio, Federico sta in macchina
con me perché nostra madre non sapeva dove metterlo, quindi
preferisci sapere che
il tuo migliore amico stia legato al paraurti della tua auto o con me
dentro la
mia macchina? Ah ah, non fiatare. In secondo luogo, io sono
perfettamente in
grado di guidare e comunque Federico si è offerto di darmi
il cambio. Per terza
cosa, Fede mi dispiace per averti risposto male e per aver pensato a
come
sarebbe stata la tua morte. Non toccarmi mai più quando sono
arrabbiata, okay?
Perfetto, possiamo andare. Ah e tanto per la cronaca, uno dei tuoi cari
amici
dovrà dormire con me, perché la tua adorata mamma
ha preso una casa troppo
piccola. A te la scelta” ignorai completamente le reazioni
scioccate dei due e presi
Federico per trascinarmelo dietro e arrivare il più in
fretta possibile alla
macchina
“Fermati!”
vidi Fabio correre verso di me
agitando le braccia, i suoi amici arrivarono a ruota dietro di lui,
mentre sua
moglie se ne stava appoggiata all’auto a godersi lo
spettacolo. Mi girai
annoiata verso lo scimpanzé affannato dietro di me
“Che
c'è?”
“Federico
dormirà con te” il diretto interessato
mi guardò con un’aria alla te l’avevo
detto, mentre io scuotevo la testa
divertita
“Sei
così prevedibile fratellone”
“Perché?”
“Federico
aveva già capito che avresti scelto lui
e mi ha propinato la sua teoria” sorrisi sfacciata in attesa
che uno dei tre mi
domandasse spiegazione. Vidi uno delle due spalle di mio fratello farsi
avanti,
oh quanto mi ricordavano Tiger e Goyle quei due, però quei
due erano più carini
e con più muscoli, quanto a cervello il livello era lo
stesso.
“E
quale sarebbe la sua teoria? Ah piacere,
Serafino” quello che mi ricordava Goyle aveva parlato e
guardava storto
Federico, pensava gli avesse rovinato la conquista, povero bimbo, io
non sono
la conquista di nessuno. Mi girai verso il mio compagno di viaggio che
se ne
stava lì a rispondere alle occhiatacce di Serafino.
“Che
dici Fè sono degni di sentirla o ce la
teniamo per noi?” lui distolse finalmente lo sguardo da
quell’altro e si voltò
a guardarmi sorridendo.
“Oh
per me è indifferente, tanto credo ne siano
consapevoli e poi è quello che pensa Fabio”
“Oh
beh, allora dobbiamo dirlo. Aspetta com’era”
finsi di pensarci su mettendomi un dito sulle labbra, mentre tutti mi
guardavano
pieni di aspettative.
“Dario
guarda, Serafino agisce e io sono il meno
peggio” Federico, stufo della tensione formatasi
nell’ aria aveva parlato
rubandomi tutta la scena.
“Uffa
Fe’, volevo dirlo io!” pestai i piedi a
terra come una bambina e gli diedi uno schiaffo sulla spalla con tutta
la forza
che avevo, lui in risposta mi guardò per nulla scalfito dal
mio tentativo di
ferirlo. Maledetti ragazzi con l’ossessione del fisico
scolpito.
“Ci
mettevi troppo” ignorai la sua mera
giustificazione e mi girai verso i tre trovando mio fratello piegato in
due
dalle risate, mentre quello che credevo fosse Dario gli batteva piano
una mano
sulla schiena e Serafino stava lì, immobile, a guardare male
Federico.
“Ma
mi hai dipinto come un maniaco!” Goyle
imbellito si avvicinò pericolosamente al rosso di fianco a
me e con fare
minaccioso gli puntò un dito sul petto. Federico, dal canto
suo lo fissava con
un sopracciglio alzato in attesa che dicesse qualcos’altro e
lo lasciasse
andare via.
“Tu
non sei certo un santo Fe’, come non lo sono
neanche io, vedi non siamo così diversi” mio
fratello al sentir quella frase
era tornato subito serio e Dario aveva sul volto un’
espressione preoccupata,
non capivo il perché di tutta quella preoccupazione, in
fondo non l’ aveva
insultato pesantemente, o almeno così credevo prima di
girarmi verso Federico e
di vedere i suoi occhi infiammati dalla rabbia e le mani che si
serravano
attorno al polso di quello che credevo essere uno dei suoi
più cari amici.
“Io
come te?” la sua risata fredda e priva di
ilarità riecheggiò nel parcheggio ed
un’ espressione di paura si dipinse sul
volto di Serafino, ma prima che chiunque di noi potesse anche solo
respirare
riprese a parlare “Io non c’ho provato con la
sorella di uno dei miei migliori
amici per poi scoparmela e spezzarle il cuore, io non ho mentito ad uno
dei
miei migliori amici giurando di non aver fatto mai neanche un pensiero
su
quella stessa sorella, io non ho pensato di scoparmi la sorella
dell’ altro mio
migliore amico, io non scopo giusto per soddisfare il mio
cazzo” la mia bocca
si era spalancata e un senso di disgusto mi aveva preso lo stomaco
quando avevo
capito che quella che desiderava scoparsi ero io. Mio fratello si
avvicinò a
Federico e gli mise una mano sulla spalla, mentre Dario liberava i
polsi di
Serafino dalla presa serrata dell’altro e lo portava via.
Mi
avvicinai lentamente a Federico e lo
abbracciai capendo che quella col cuore spezzato era una delle sue
sorelle. E
mentre mio fratello si avvinghiava a noi come un koala io sospirai
pensando che
quello era solo il primo giorno di due lunghe settimane.
Regola
numero due del manuale per non morire di una morte brutale commessa da
Giada
Rubicondi: le sue vacanze devono essere rilassanti, lo stress la rende
nervosa
e un Giada rubicondi nervosa può rivelarsi pericolosa, molto
pericolosa.