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Autore: Nocturnia    27/11/2017    2 recensioni
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Withering bones'
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Withering bones Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.





Si siede, il Cane a tre teste: aspetta.
Fedele, incrollabile, coraggioso: il Cane fissa la serpe e la sua lingua biforcuta - i suoi occhi vitrei e immobili.
Dondola sopra le loro teste la Libellula, le leggerezza della crudeltà.
Lo Scorpione flette la cuspide dall'angolo in cui si è rifugiato - affamato.
Qualcosa interrompe il silenzio, e tutti si voltano - osservano l'Orso e il Cavallo a sei zampe, il Leone e il Corvo.
Spettatori muti, relegati ai bordi della sceneggiata - s'intreccia alla Serpe un suo pari, bianco e gelido, una femmina.
Il Cane a tre teste abbaia allo Scorpione, lo spinge ancora più a fondo - ringhia quando è il Ragno a farsi avanti, pungente, velenoso.
La Serpe si alza su se stessa, la imita la sua compagna - dietro di loro un Falco attento e fidato.
"Signori." irrompe una voce, e porta una Rosa tra le mani, bellissima e giovane "Signori, sono forse questi i modi?"
Si girano tutti, ascoltano quella voce senza suono.
Fluttua verso di loro la Rosa, cade vicino al Serpente - la stritola il Serpente, si accanisce sui petali, distrugge il gineceo.
Sembra sorridere la Serpe bianca, la piccola lingua lambire la corolla ormai morta - bagnarla d'un veleno che l'annerisce all'istante.
La Voce li guarda - tutti.
Si alza dalla polvere un regno diviso, spezzato.
Lo fissano - lo studiano - e si fanno attenti tutti questi animaletti curiosi, preoccupati.
Si deposita una Farfalla vicino alla Volpe, timida: calcola il Lupo orbo dalle pieghe della guerra - valuta a quale belva prestare la propria ferocia.
La Voce sbatte le mani, li riporta alla realtà - fredda, crudele.
"Signori." esordisce, una voce grassa, tonante "È ora di andare in scena: l'ultimo atto vi aspetta e il pubblico è impaziente."
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.





"Look like the innocent flower,
but be the serpent under it."
- William Shakespeare -





Withering bones




Capitolo 1 - Status quo.

"Capitano della Guardia Reale."
Chris annuisce, si sistema il simbolo del Serpente sul pettorale destro - vicino a quello della propria casata.
Claire è un profilo sorridente alle sue spalle, rossa nei capelli, sulle guance - una linea leggera d'efelidi che le decorano gli zigomi.
"È un grande onore, Chris."
"Lo so." e freme la sua voce, contiene una gioia che gli brucia gli occhi.
"Il re in persona ti ha scelto."
Claire nota una formica correrle sul braccio, la sbatte via con un movimento brusco del polso.
"Era anche ora." puntualizza "Tutti quegli anni passati nella sua guardia personale, a incassare insulti, peraltro: ti sei meritato questo titolo solo per la pazienza, Chris."
Redfield aggrotta le sopracciglia, si allaccia gli alamari del mantello bianco.
"È il re, Claire." dice, unisce il pollice con l'indice, sottolineando l'ovvio.
"Lo so." e alza gli occhi al cielo, sospirando "Ma è anche un uomo estremamente..."
"Difficile?" l'anticipa Chris.
"No." e sorride Claire, incrociando le braccia al petto "Stavo per dire sgradevole, quando vuole, ma immagino che la tua definizione sia più accettabile."
Chris le rivolge un'occhiata per nulla amichevole, si volta - fuori, le campane cominciano a suonare, aprendo la cerimonia.
"Vestiti." le dice, oltrepassandola e cercando di colpirla su di una spalla "Non puoi certo venire a palazzo con l'abbigliamento da caccia addosso."
"No?" lo prende in giro, mettendosi in posa "Ma come? Pensavo che il bustino in cuoio risaltasse i miei fianchi." e ruota su stessa, facendogli l'occhiolino.
Chris avvampa e marcia fuori dalla stanza inseguito dalla sua risata.


Uno strappo; fili di seta e oro che scivolano a terra, tra le sue dita.
"L'hai rovinato." gli dice, e geme quando la rovescia sotto di lui -  mani che si aggrappano al bordo della scrivania e una bocca umida, che mormora il suo nome.
"Potrai averne altri." replica, il re, e le morde la nuca, blandisce in punta di lingua la curva delle vertebre - ammira il modo in cui Alex si flette per lui, sotto di lui.
Alex soffoca una risata a metà, ascolta il suo respiro tra i capelli - le sue spinte lente, languide.
Bruciano le sue dita tra le cosce - e Alex sa che se spostasse lo sguardo verso il basso le vedrebbe bagnate dal suo stesso desiderio.
Alex è un arco di pelle e seta che si piega a lui, inarcandosi contro i suoi fianchi - accogliendolo come se fosse fatta per lui.
Ansima, Alex, i capelli biondi che sfuggono all'elaborata acconciatura in cui erano stati raccolti - nastri che Wesker si arrotola attorno al polso e tira.
S'inarca all'indietro, socchiude gli occhi - la pesante porta in ebano e argento l'unica cosa che li divide dal fuori; da una sala piena di ambasciatori e dignitari.
Intreccia le proprie dita alle sue, percepisce sotto i polpastrelli la sua erezione spingersi sempre più a fondo - le ginocchia cederle e solo il suo braccio intorno alla vita le impedisce di cadere.
Viene, Alex - si morde l'interno della guancia fino a farlo sanguinare.
Wesker si chiude attorno al suo corpo - snuda i denti e affonda nell'incavo della sua spalla, sbavature rossastre che scendono lungo la clavicola, sul seno.
Si rompe, Wesker: un orgasmo mormorato sulle sue labbra.
Alex libera una risata leggera, silenziosa.
"Devo cambiarmi."
Albert continua ad accarezzarle la gola, su e giù, su e giù, nel punto più tenero - palpebre socchiuse e un'espressione soddisfatta sul viso spigoloso.
Alex gli sfiora una coscia, risale verso i fianchi - lascia che la sostenga e si distende nel suo calore.
È Wesker il primo a staccarsi, un movimento pigro, rilassato.
Sfrega con l'indice una macchia traslucida sul legno della scrivania, abbozza un sorriso insolente.
"Non essere così contento di te stesso." lo apostrofa Alex, girandosi e abbassandosi la gonna.
"Uhm." le dice, e si sistema la camicia, controlla che l'emblema del Serpente sia ancora al suo posto - vicino al cuore.
"Uhm." gli fa il verso Alex, portandosi le dita nei capelli e raccogliendoli di nuovo - irrigidendosi leggermente quando qualcosa le cola tra le gambe.
Le campane cominciano a suonare, indicando l'apertura della cerimonia di proclamazione.
"Chris Redfield, dunque." ripete, e Albert annuisce, nascondendo un rigo di sangue con il mantello.
"Il Cane a tre teste."
"È un impavido idealista." si giustifica, e Alex ride - liberamente, questa volta.
"Un eroe, insomma."
Albert si stringe nelle spalle, si volta, porgendole la mano.
Alex è bella con le guance leggermente rosse, le labbra piene - una scintilla divertita sul fondo dell'iride.
Accetta la sua mano, lo segue fuori dallo studio che fu di Spencer - mai padre, sempre tiranno.
"Andiamo, fratello?" e quella risata è ancora lì, in fondo alla sua gola, tra le sue parole.
Wesker s'inclina verso di lei, una mano già sulla porta, l'altra che stringe - rivendica.
"Sempre, sorella."
La navata si stende davanti a loro come un tappeto di sangue e rose.


"C'è un sacco di gente."
Chris raddrizza le spalle, la corazza da parata che brilla - un guerriero di bronzo e neve.
Claire è al suo fianco, stretta in un vestito verde e bianco - impacciata nella sua stessa pelle.
"È una proclamazione ufficiale." s'intromette Sheva, a cingerle il capo le fauci spalancate del Leone, il simbolo della casata Alomar "Tutti i membri delle casate più importanti sono stati convocati per assistere."
Chris deglutisce, una ruga di preoccupazione che gli attraversa la fronte.
"Non essere teso." gli suggerisce Sheva, e Claire nota la splendida picca che porta legata alla schiena "È il tuo giorno, Chris: goditelo."
E Claire si sente improvvisamente piccola - la sorellina di Chris Redfield.
Ha ventiquattro anni, Claire, mani ruvide - allenate alla caccia e all'arco.
Scivola con lo sguardo sulla corte che rumoreggia intorno a lei, donne bellissime ed eleganti - alcune.
Chris le tocca il gomito, indica alla sua destra - ride quando una delle accompagnatrici di Sergei esibisce troppo trucco e troppi gioielli.
"Non è niente." le dice.
"Sei una Redfield." la rassicura.
"Non ci pieghiamo, non ci spezziamo." e Claire non sa con quanta forza dovrà aggrapparsi a quella frase nei mesi successivi.
La folla si ammutolisce all'improvviso, Chris irrigidisce la schiena - talloni uniti, il mantello bianco che ondeggia pigramente attorno alle caviglie.
Il re gli tende la mano e sorride.


"Ti si è rotto un laccio del corpetto."
Silenzio.
"Dovresti tagliarlo."
Ostinato silenzio.
Annette si umetta le labbra, trattiene una risata.
"Taci." le intima Alex, ma una mano è già corsa dietro la schiena, alla ricerca dell'oggetto incriminato.
"Ci penso io." interviene William, recidendolo con un colpo secco "Ecco, come nuovo."
Alex gli rivolge un'occhiata torva, Will abbozza - si illumina di un divertimento sfrontato.
"La prossima volta di’ ad Al che..."
Alex soffoca un insulto a mezza bocca e dà loro le spalle.


Sergei è alto: forse più di Barry.
Sono vicini il Lupo orbo e l'Orso, ma si ignorano.
Protegge il confine tra il Nord e Raccoon il primo, una barriera costruita dal tempo e dalla pietra - vive in un rifugio di legno e sole il secondo, al sud.
Non potrebbero essere più diversi: più distanti, eppure guardano il re con lo stesso sguardo di disapprovazione.
È un uomo di quarant'anni il re, senza moglie.
È salito al trono giovane - vent'anni o poco più.
È stato in parte un liberatore, in parte un tiranno - una volontà d'acciaio, implacabile.
La sua ascesa alla corona ha scontentato la parte più conservatrice del regno, relegando la casata di Simmons e Lansdale a un protettorato al Nord - terre brulle e aspre, che induriscono gli uomini e le speranze.
Albert Wesker ricerca la perfezione: crede che la differenza la faccia il talento, non il nome - l'eredità che ci portiamo dietro come un peso.
Alomar, Luciani, Birkin, Redfield: casate che erano fiorite sotto la sua egemonia, libere d'esprimersi e parlare - donne, uomini, non c'era alcuna differenza.
"Glielo chiederà nuovamente." intercala Kennedy, un belloccio sposato con la figlia della casata Wong "Lansdale, intendo."
Barry alza un sopracciglio, scivola con lo sguardo sulla sorella del re.
"Sarebbe la decima volta."
"Undicesima." lo corregge Ada, il corvo tra i capelli, lungo le maniche del vestito.
"La risposta non cambierà." mastica Sergei, un vago lezzo d'olio per spade e cuoio "Alexandra Wesker è una vergine di ferro in tal senso."
Ada coglie l'allusione - un'arma, una trappola spietata - Leon no, e lo fissa interdetto.
"Non ha eredi." sottolinea Luciani, trattenendo contro il fianco i suoi tre figli.
"Un uomo fa sempre in tempo." la replica asciutta di Sergei.
"Uhm, forse; ma dovrebbe assicurare un futuro alla corona." continua, lasciandosi scappare uno scappellotto sulla nuca del figlio maggiore.
"Ho sentito che i Gionne sarebbero interessati a concedergli la figlia."
Sheva scorre con lo sguardo la corte, individua Marius e Lyas Gionne - vicino a loro una ragazzina di diciassette anni, forse diciotto, capelli nerissimi e occhi luminosi.
"È giovane. Più piccola di Claire."
"Lombi fertili." asserisce Sergei, spostando il peso da un piede all'altro.
Jill storce la bocca in una smorfia, una di quelle donne il cui regno di Wesker aveva spinto ai vertici della propria casata.
"Potrebbe non interessargli."
Barry spalanca gli occhi, s'inclina appena verso Luciani.
"Ha frequentato il bordello di corte, lo ricordo bene. Per gli dèi, aveva quindici anni."
Luciani non distoglie lo sguardo dal trono, lo posa alla destra del re, dove Alexandra siede come se quello fosse il suo posto - regina invisibile e ieratica.
"Non intendevo quello."
"Voci di corte, pettegolezzi: nulla più." s'intromette Birkin, la testa del falco che svetta sull'elsa della spada corta.
"Forse." gli concede Ada, ma non c'è convinzione nella sua voce "Per la legge dei Cinque Dèi sarebbe un peccato mortale."
Alexandra accavalla le lunghe gambe, una tempesta d'oro e rosso che le scivola fino alle caviglie - al collo un serpente che intreccia le sue spire attorno alla pulsazione della carotide.
"Sciocchezze." persevera Will, e osserva Chris avanzare lungo la navata del palazzo, inchinarsi.
"Dubiterei di più degli eredi degli Ashford." insinua, gettando loro un'occhiata in tralice "Nessuno ha mai visto Alfred in un bordello di Raccoon, o di Rockfort, se è per questo."
Sheva studia i gemelli di Alexander, pallidi e diafani - eterei nella loro immobilità.
"Quello è più donna di me." ribatte Ingrid, e bruciano sulla sua pelle i tatuaggi tipici della gente dell'ovest "È Alexia a portare i pantaloni in quella casata."
Sergei libera una risata aspra tra i denti, tace quando il re si alza - un profilo spigoloso e che la luce che filtra dalla bifora indurisce ulteriormente.
"Christopher Redfield, della casata del Cane a tre teste." e tuona la sua voce, un'inflessione profonda e monocorde "Conscio della vostra prodezza e del vostro coraggio siete stato eletto capitano della Guardia Reale. Sappiate che per indossare la cintura e la catena di tale carica bisogna osservare una sacra rivelazione: che gli obblighi verso il vostro re chiederanno il vostro impegno in ogni momento della vostra vita."
Silenzio.
"Avete ben compreso lo scopo dell'ordine, e cosa vi viene quindi richiesto?"
L'assenso di Chris è il primo capitolo di una tragedia annunciata.


Alex studia il nuovo capitano della Guardia Reale con un misto di curiosità e diffidenza.
Redfield appartiene a una casata giovane, di cui lui e sua sorella sono gli unici eredi.
Claire è una ragazza guerriera, una cacciatrice abbastanza rinomata nel regno dell'Umbrella - unghie sporche di terra e foglie intrecciate tra i capelli fulvi.
Alex inclina il mento verso di lui, assottiglia gli occhi.
C'è una strana simmetria tra la sua casata e quella dei Redfield, un parallelismo che non sfugge alla sua attenzione - a una sensazione che si agita tra le viscere, nella mente.
"Aderite a continuare di perseguire il comportamento esemplare che ha suscitato l'interesse e l'apprezzamento dei vostri compagni d'arme e del vostro re?"
"Sì." ribatte Chris, il capo chino, gli occhi spalancati che fissano il pavimento.
"È vostra intenzione accettare l’appartenenza alla Guardia Reale del regno dell'Umbrella?”
"Sì." e si consegna al Serpente il Cane, accetta il suo destino.
"Dunque giurate fedeltà e rendete omaggio alla corona del nostro regno."
"Senza alcun ripensamento."
Il re estrae la spada, una lama su cui il serpente striscia e mormora - brucia.
"In rimembranza del giuramento fatto e ricevuto..."
Gli tocca la spalla destra, e Chris trattiene un brivido.
"In rimembranza del vostro lignaggio e dei vostri impegni..."
Scivola sulla spalla sinistra, preme.
"Vi nomino capitano della Guardia Reale."
Gli stringe la mano, il re, e lo invita ad alzarsi, spingendolo poi a girarsi verso la corte - a presentarsi.
Sul petto di Chris il simbolo dell'Uroboro si arrotola e sembra quasi vibrare.


"Mio re." lo ferma una voce, e Wesker si volta - nasconde l'irritazione dietro un cipiglio annoiato.
"Morgan." lo apostrofa, e aspetta che il signore di Terragrigia lo raggiunga; passi claudicanti, affaticati.
Lansdale si appoggia al suo bastone, lo affianca - il ragno d'argento, lo chiamano.
"Ho una proposta da farle."
Wesker trattiene un sospiro, ricomincia a camminare.
"Sua sorella."
"Uhm." è tutto quello che gli dice, la punta della spada che gli urta il polpaccio a ogni passo.
"La sua mano."
Wesker osserva le nervature della pietra, le colonne che sostengono la volta.
"Vorrei sposarla."
"Per quanto andremo avanti con questa recita, Morgan?" gli chiede, e si accosta alla balconata che si affaccia sul cortile interno.
"È vecchia, sua sorella, mio re."
Silenzio.
"Ha già trentasette anni."
"E io quaranta." ribatte, spazzando l'orizzonte con lo sguardo.
"Non è la stessa cosa, sire. Sua sorella non troverà più marito a questa età."
"Non vedo il problema."
Morgan digrigna i denti, e Wesker può sentirli sfregare tra loro - marci.
"La corona non ha eredi."
"Li avrà."
"Lo promettete da quando vostro padre è morto, ma ogni battaglia a cui prendete parte potrebbe essere l'ultima."
Albert inspira, sulla bocca ancora il sapore di Alex.
"Non sono questioni di cui dovreste preoccuparvi, Morgan." dice, e gli appoggia una mano sulla spalla, invitandolo a seguirlo.
"Il regno è al sicuro, così come Terragrigia, o sbaglio? Simmons non è forse un buon vicino?"
Lansdale si umetta le labbra, annuisce bruscamente.
"Bene." e la questione è chiusa "Confido che questa sia l'ultima volta che sento questa richiesta da voi, Morgan."
"Sì, mio re."
Albert gli concede un sorriso sottile, da predatore - per nulla rassicurante.
"Mia sorella ha scelto la via più retta, Morgan; si è votata ai Cinque Dèi, e ha fatto del suo corpo un tempio. Spero possiate comprendere le mie motivazioni."
"Avreste potuto costringerla."
Albert sgrana gli occhi, si porta una mano al petto - falso.
"Mio padre ci ha provato molto prima di me, Morgan, ma sapete bene quanto può rivelarsi testarda Alexandra."

Come vi abbia rispedito a Terragrigia con la coda tra le gambe più di una volta.

"Sì, lo so." sibila Lansdale, contrito.
"E poi, che re sarei che usassi violenza sulla mia stessa sorella?"
Morgan socchiude gli occhi, piega le labbra in una smorfia sotto la barba grigia e ben curata.
"Pessimo, sire."
Albert amplia il sorriso, una tagliola che brilla nell'erba alta.
"Godetevi il banchetto, Morgan; e portate i miei saluti a Neil quando rientrate a Terragrigia."
Lansdale osserva il re allontanarsi - passi sicuri, arroganti: tutta la forza e la superbia di un uomo guerriero abituato a ottenere quello che voleva quando e come voleva - e stritola il ragno che sovrasta il suo bastone fino a far sbiancare le nocche.


Claire non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Si sistema meglio i lacci del corpetto, dà uno strattone secco verso destra.
Non è abituata a portare abiti di tale fattura, e la gonna la fa sentire impacciata - goffa.
Fissa la volta a ventaglio del palazzo con sguardo curioso, attento.
Nero e oro, il palazzo reale artiglia il cielo con le sue verticalità pungenti e dure, lame che a Claire hanno subito trasmesso un senso di minaccia.
Si erge al centro della navata principale il simbolo della casata Wesker, un serpente dalle fauci spalancate e le spire arrotolate nell'atto di attaccare.
Brucia quel simbolo, e Claire l'ha studiato a lungo - fino a quando Chris non l'ha colpita con un gomito tra le costole, intimandole di smettere.
È stato scelto per essere a capo della Guardia Reale, suo fratello.
È stato scelto dal re in persona, un uomo spietato, che a Claire ha ricordato una statua di marmo.
È stato scelto, e questo l'ha reso ridicolmente felice.

Orgoglioso.

Claire si stropiccia l'orlo della manica tra le dita, sospira.
"Ho incontrato Lansdale questa mattina."
Sobbalza, Claire, si nasconde - lei non dovrebbe essere qui.
"Lo so."
Si sporge oltre il bordo della colonna, intravede due figure - il re e sua sorella.
"Chiede ancora la tua mano."
Una risata; femminile, gelida.
"Immagino non in questi termini."
Un rumore metallico; lo scricchiolio delle cinghie in cuoio, il pigro ondeggiare di un mantello rosso e nero.
"No, non in questi termini."
"Cosa gli hai risposto?"
Claire assottiglia gli occhi, trattiene il respiro - si raccoglie la gonna attorno alle gambe.
"Cos'altro avrei potuto rispondergli se non no, sorella adorata."
E c'è qualcosa che stona.
C'è una sensazione che vibra sotto la pelle, che la rende umida e appiccicosa - increspata.
C'è qualcosa che non va bene nel modo in cui il re si china sul volto di sua sorella - nella stretta in cui le chiude il mento, con cui la porta a sé, troppo vicino.
C'è qualcosa di sbagliato nella mimica di sua sorella - nel modo in cui il suo corpo si arcua contro quello del re e si apre a lui.
Claire li osserva - non dovrebbe.
Claire li studia - si scopre incapace di fare altro.

"Che tipo è il re, Chris?"
"È un uomo... duro. Solitario."
"E sua sorella?"
Silenzio.
"Chris?"
Un movimento brusco del capo - contrito.
"È... è una donna particolare, Claire."
"Antipatica, vuoi forse dire? Volubile? Stupida?"
Chris si era morso un labbro, tornando a fissare la lama che stava affilando.
"No."
Claire aveva alzato un sopracciglio, esortandolo a continuare.
"Ma è una donna pericolosa, Claire. Una di quelle che è meglio evitare."
"Non crederai mica alle voci che corrono tra la servitù, vero, Chris?"
Un'incertezza nei movimenti regolari; un gesto che inciampa in se stesso.
Claire si era scoperta asciutta di risponde e piena di domande.

Il re infrange il respiro di sua sorella, affonda - le artiglia la nuca e tira, la conduce contro il suo petto, tra le sue gambe.
Claire si porta una mano alla bocca e soffoca un'esclamazione sorpresa - attonita.
Sua sorella geme, ed è un suono osceno - lascia che la baci senza pudore e scivoli con le mani sotto la gonna, sulla pelle nuda delle cosce.
Claire si volta di scatto, le dita contratte, i polmoni che bruciano dallo sforzo di non respirare - di non emettere nemmeno il più piccolo rumore.
"Sire." chiama qualcuno, e Claire scivola lungo la colonna in una pozza verde e bianca - si toglie le scarpe e comincia a cercare una via di fuga.
Si sposta verso sinistra, nascondendosi dietro una nicchia coperta - vede il re allontanarsi da sua sorella, mormorarle qualcosa all'orecchio a cui lei risponde ridendo.
Claire espira tra i denti serrati, deglutisce.

C'è troppo silenzio.

Si arrischia a buttare lo sguardo oltre l'angolo, si ritrae subito non appena scorge la figura di Alex immobile al centro del corridoio che fissa lei - nella sua direzione.
Claire chiude gli occhi, mastica una bestemmia.

"È una donna pericolosa, Claire; una di quelle che è meglio evitare."

Un fruscio di stoffe, vicino - troppo; passi decisi, che poi si allontanano.
Sulle spalle di Claire un segreto che li distruggerà tutti.


Alex ride quando vede il pulcino dei Redfield sgusciare via da dietro una delle colonne della navata - si passa le dita sulle labbra, assaggia.
Non dirà nulla, la piccola di casa Redfield, perché suo fratello è appena stato nominato capitano della Guardia Reale.
Non dirà nulla Claire, perché il futuro della sua casata dipende dal suo silenzio.
Non dirà nulla, ed eviterà il suo sguardo - chinerà il capo dinnanzi la Serpe bianca, imbarazzata.
Alex fissa il ritratto di suo fratello, sorride.
Il potere è un orgasmo che brucia quanto quello della carne.

   
 
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