Prefazione
Erano
passati ormai molti anni dal nostro
matrimonio, ma il tempo iniziava a non avere più importanza
per me, il suo
trascorrere mi lasciava indifferente.
I giorni, i mesi,
gli anni, mi scivolavano addosso senza lasciare alcuna traccia,
paralizzata nel
mio involucro immortale, potevo finalmente assaporare la poesia di un
fiore che
sboccia o di una foglia che si stacca dal ramo che l'ha nutrita, fino a
finire
al suolo senza linfa.
Non avrei mai fatto
la fine di quella foglia, e me ne compiacevo, aliena a quel mondo in
trasformazione.
Ed Edward insieme a
me, per sempre. Soltanto di una data ricordo con precisione.
Tutti
gli istanti, i silenzi, i minimi
dettagli sono impressi nella mia mente. Era il ventottesimo giorno del
mese di
settembre.
Carlisle
chiamò al
mio cellulare, il tono era serio, urgente, mi chiedeva di raggiungerlo
all'ospedale, tentennava a dirmi quel che era successo, voleva che io
vedessi
con i miei occhi, o semplicemente stava ancora cercando le parole
adatte.
Allora non avevo
ancora abbandonato la mia natura umana, non mi sentivo ancora pronta ad
abbandonare senza un buon pretesto i miei amici, la mia famiglia, e
specialmente Charlie.
Ma mi fu strappato
via prima di potergli dire addio.
Mi precipitai mossa
da un inspiegabile presentimento, Edward accanto a me cercava di
tranquillizzarmi, eravamo insieme quando ci avvicinò un
agente di polizia,
balbettò un "mi dispiace" sommesso, ma non gli diedi conto,
non avevo
ancora intuito la gravità della situazione quando sentii
l'abbraccio di Edward
farsi più forte, come se volesse trattenermi, o magari
proteggermi.
Soltanto
quando incrociai lo sguardo di
Carlisle mi si velarono gli occhi di lacrime.
Una rapina in
banca.
Charlie
era stato chiamato in soccorso, non
ebbe neppure il tempo di prendere le dovute precauzioni che il suono di
un
proiettile sferzò l'aria mettendo tutti a tacere.
Fu subito portato
al pronto soccorso, ma le tempestive cure di Carlisle non servirono a
niente.
Lo riconobbe appena
e prima di spirare riuscì soltanto a sussurrare il mio nome.
Fui il suo ultimo
pensiero, e lui è ricorrente nei miei.
Non ricordo molto
delle settimane seguenti, tra un immagine e l'altra le sole lacrime
scandivano
i miei giorni.
Edward
mi stette vicino, non mi abbandonava
mai, se non per andare a caccia quando la fame gli diventava
insopportabile, e
a lui si sostituiva Alice.
Mi
lavavano, mi vestivano e mi nutrivano,
l'unica cosa che mi limitavo a fare autonomamente era piangere.
Il giorno del
funerale non solo dissi addio alla salma di mio padre, ma decisi di
mettere
fine alla mia vita umana.
Non c'era
più nulla
che mi legasse all'esistenza che avevo vissuto. Non avrei avuto
rimpianti
adesso, ma avevo bisogno di voltare pagine.
Tutto
di Forks mi
ricordava lui, negli sguardi dei suoi abitanti vedevo la sua immagine,
non
riuscivo più a sopportarlo. Non avrei mai potuto chieder ai
Cullen di
trasferirci e di ricominciare la loro vita in un altro posto, ma furono
loro ad
avanzare questa proposta e gliene fui grata.