Sei la mia
città
“Ti ricordi che nebbia
Ci ha seppelliti una settimana
Ricordi che abbiamo sbagliato strada
E risalendo la valle
Abbiamo scoperto che il cielo era sgombro”
-Secondo te
queste le vanno bene?-
Damon fissa
enigmatico un paio di ciabatte buffe col pelo e la faccia di un orso in
rilievo, vuole comprare qualcosa a sua figlia si è convinto che le sue ciabatte
classiche con la parte posteriore aperta non siano stabili per farla camminare
con le stampelle e vuole prenderle un paio chiuse che la rendano sicura.
Attira lo
sguardo di Elena, intenta invece ad acquistare alcuni prodotti per la casa che
ha finito. Sono nel reparto casa del centro commerciale, lei sorride divertita.
-Beh se avesse
5 anni sicuramente….ma forse…-
Si allunga
davanti a lui per afferrarne un paio chiuse color cremisi dal taglio che
ricorda un paio di mocassini ed un fiocchetto panna a rifinirle, con la suola
in gomma anziché di stoffa.
-Queste che
hanno anche la gomma sotto le apprezzerà sicuramente-
Lui si rigira
tra le mani quelle con la faccia con gli orsi pelosi e poi porta lo sguardo
azzurro sulla donna.
-Mm...forse-
Le posa e mette
nel cestino che tiene Elena quelle da lei scelte. Proseguono il giro
dirigendosi alle casse.
-Allora...sai
che mi ha chiamato Enzo?-
-Davvero?-
-Sì...insomma
lui e Bonnie vogliono sposarsi il prima possibile-
-Sì vogliono
fare tutto per San Valentino...che romantici-
C’è una nota
stonata nella voce di Elena che non sfugge a Damon appena dietro di lei ora che
si apprestano a mettersi in fila alla cassa automatica.
-Esatto e
siccome la famiglia di lui praticamente non c’è più-
-Sì
poverino...me lo ha detto Bonnie-
-Mi ha chiesto
se posso fargli da testimone...sai insieme ad un suo caro amico che verrà giù
da Londra-
Bonnie ed Enzo sono tornati a Londra, dovranno decidere dove vivere, molto
probabilmente in Inghilterra visto che lavorano entrambi là, ma ci sono buone
speranze che restino in America. Il loro matrimonio sarà celebrato il 14
febbraio lì a New York dove c’è tutta la famiglia di lei. Verranno giù solo
alcuni amici stretti di lui.
-E’ una cosa
bellissima-
Elena reclina
il volto all’indietro per trovare gli occhi imbarazzati di Damon; arriva il
loro turno e cominciano a passare i prodotti sulla cassa mentre lei imbusta.
-Sì mi ha molto
sorpreso-
-Ci credo-
-Sai...ci siamo
trovati-
-Lo avevamo
notato-
Lui insiste per
pagare ed una volta fatto escono dal centro commerciale per dirigersi all’auto
di lui.
-E’ un bel
tipo-
-Avete molto in
comune...la stessa faccia a schiaffi sicuramente-
-Ehi!-
Salgono in auto
ed Elena ride mentre apre lo sportello.
-Guarda che era
un complimento-
-Da quale punto
di vista scusa?-
Mette in moto e
si volta verso di lei incerto sul da farsi.
-Ti scoccia se
mi fermo un attimo da Dean&DeLuca, prendo
qualcosa per cena per me e Nadia-
-Cosa? Cibo
pronto…??? Come ti salta in mente!-
-Ma hai
presente quanto costa quell’alimentari?? Non sono schifezze-
-Certo, ma mi
pare follia che tu voglia far mangiare così tua figlia-
-Non ho sempre
voglia di cucinare!!!!-
Elena rotea gli
occhi mentre lui si avvia verso Madison Avenue.
-No, mi rifiuto!
Piuttosto ti preparo io qualcosa...gira che andiamo da D’Agostino-
-Oh perché loro
sono notoriamente economici-
-E’ un
supermercato, hanno prezzi da supermercato!-
Si becchettano
sul da farsi ed Elena è così presa ad esporre le ragioni di una sana e corretta
alimentazione che nemmeno si accorge che lui ha già parcheggiato davanti al
supermercato. Continuano il loro siparietto per tutto il tempo in cui lei si
aggira tra le corsie e compra cose, fino al loro - di nuovo - ritorno in auto;
e d’improvviso scende uno strano silenzio.
-Lo sai vero
che adesso ti toccherà cucinare-
Lei socchiude
gli occhi visibilmente imbarazzata.
-Lo so, te l’ho
proposto io..-
-Mm e non devi
andare a casa?-
La gela un
istante, perché lui ha il cuore sufficientemente graffiato per subire un
ennesimo colpo, non ha voglia di vederla aggirarsi per casa sua, sentirne il
profumo, la presenza calda e accogliente per poi vederla ricordarsi che ha un
marito e lasciarlo lì con la carne sanguinante.
Ed Elena sembra
intuirlo quel disagio.
-Metterò su il
pollo, il resto puoi gestirlo-
Lui si perde
qualche istante nei suoi occhi troppo profondi e sa che quel calore
sprigionatosi nell’aria non dipende dal condizionatore della sua BMW ibrida, ma
dall’intensità del suo amore per lei e per quella tensione costante che li
lega.
Sono solo le
quattro del pomeriggio e Damon vorrebbe che quella giornata non finisse mai.
Rompe il contatto visivo con Elena per mettere in moto.
“Eppure nemmeno lì sotto
Neppure lo schifo d'inverno
Nemmeno l'inferno
Vorrei starti lontano
Te lo dico più piano
Lo penso ogni volta che devo partire”
-Non voglio
andare a casa ora-
Il tono di voce
titubante gli arriva quasi impercettibile, rendendolo incapace di muovere la
mano dalla chiave inserita nel quadro. Deglutisce e si volta in cerca di una
risposta ad una domanda non ancora formulata; non può giocare così con lui.
****
Elena infila
una mano infreddolita nel sacchetto di biscotti portole da Damon. Si rannicchia
nel piumino antracite, facendo scorrere il velluto nero degli occhi sul
giardinetto innevato davanti a loro.
Sono seduti sui
sassi grossi della corte interna del vecchio palazzo dove abitava Elena, lo
stesso dove il ciliegio che ci aveva fatto piantare - regalo di nozze di Damon
- campeggia spoglio nella vegetazione imbiancata dalla neve. A quell’ora non si
aggira nessuno per il palazzo, sono ancora tutti a lavoro o a scuola e lei ha
chiesto ad Earl, il suo amico portiere, di poter
sgattaiolare dentro, anche perché il cortile non è un punto di passaggio
dall’ingresso, c’è un corridoio da percorrere dopo gli ascensori.
-Bel
posto...caldo soprattutto-
-Sei tu che
volevi un luogo tranquillo-
-No io ti ho
chiesto dove volevi andare...tu hai proposto qui-
-D’accordo ma o
andavamo dall’altra parte della città…-
-Lo so…-
Lo sa, come lo
sa lei che non possono stare troppo in pubblico insieme. Già girare per
supermercati, con tutte le mamme dei compagni di classe dei suoi figli pericolosamente
in zona, non è stata una mossa saggia, figurarsi andare per caffetterie a
parlare teneramente. Che poi di tenero tra loro c’è ben poco, se non una strana
aria densa e carica di cose non dette a togliere ad entrambi quel fiato ora
congelato dal freddo di gennaio.
-Quindi se
proprio dobbiamo morire .. meglio congelati-
-Confortante,
davvero-
Damon le
sorride, leggermente divertito da quella bizzarra situazione: due adulti che
dividono biscotti, due tazze di caffè caldo e un sasso gelido come il marmo
come sedia.
Lei tiene
l’altra mano tra le cosce, avvolta nel guanto, le gambe allungate davanti e le
iridi scure perse nel cielo macchiato di viola che si intravede dalla corte del
palazzo. Sembra rilassata, quasi serena con le guance rosse e lo sguardo
languido.
E lui non può
che perdersi su di lei, Dio rimarrebbe a guardarla per tutta la vita.
Si volta
finalmente, affogando nel mare d’inverno così limpido e lucente quel
pomeriggio, come se il cielo vi si specchiasse esso stesso dentro, si domanda
da cosa sia dovuto.
Di nuovo,
ancora, quella corrente invisibile che conduce ogni fibra del suo essere a
lui, gli occhi che scendono dai suoi alle sue labbra, il respiro che si
addensa, il cuore che batte irregolare, lo stomaco che si chiude, il tempo che
si ferma.
Distanze
annullate, aria rarefatta a stringere i polmoni. Occhi troppo dentro all’altro,
fino all’osso, a corrodere tutto.
E’ come
ripercorrere ancora la strada di casa, fino a consumarsi le scarpe, la carne.
“È sempre bello tornare
Confuso, spaccato, fatto, sfatto
È bello percorrere i sensi vietati
guidando veloce con gli occhi bendati
raggiungerti e dirti mi piaci
Cazzo se mi piaci”
Damon non
resiste più e taglia gli spazi, divora centimetri, respiri, barriere e raggiunge
lei, raggiunge la sua bocca affogandoci dentro con disperazione in cerca di una
speranza inafferrabile, lei che continua a scivolargli via dalle mani, lei che
è ancora una volta il suo tutto.
La sua casa, la
sua città.
“Sei la mia città, fuori dal centro
Sei la mia città, è un complimento
Sei la mia città, ti sento dentro
E quando tornerò, qualcosa cambierà”
Lasciano che le
loro lingue lottino con accanita foga, fino ad arrossarsi le labbra e
consumarsi il fiato. Lascia che le scombini i capelli, che la stringa a se, che
le tolga l’anima e il cuore.
Un bacio durato
un minuto come una vita.
Le loro fronti
si trovano in cerca di un appiglio dove riposarsi dopo la lotta appena condotta
da cui nessuno è uscito vincitore né vinto. Permettono ai loro occhi di
incontrarsi ancora complici, alle labbra di incresparsi - riflesso di quello
strappo lì, alle fibre del cuore che si accavallano stringendo i petti - e la
testa di Elena scivola silenziosa sulla spalla di Damon che l’avvolge con un
braccio, tenendola a sé in attesa che il mondo fuori torni a disturbarli.
****
Dopo i mille
saluti tra Nadia ed Alec, lui ed Elena si sono finalmente diretti verso casa
non senza che lei prima preparasse del pollo al curry per Damon e la ragazzina.
La spesa andava utilizzata.
Ci sono stati
sguardi troppo intensi tra i due tanto che anche Alec stesso sembrava intontito
e confuso dalla situazione fin quando poi non sono andati via.
E ora Elena,
con quella sua faccia da adolescente innamorata, ingoia entusiasmo e farfalle
mentre si appresta ad aprire la porta di casa, seguita da suo figlio maggiore
che si precipita al piano di sopra per farsi la doccia.
James è in
salotto che guarda la televisione e saluta la madre per tornare con lo sguardo
al telefilm trasmesso da Disney Channel.
Si toglie il
piumino, posa la borsa, svuota la busta con i prodotti acquistati e poi torna
in corridoio direzionando lo sguardo verso James.
-Tuo padre
dov’è?-
-Di
sopra...stava cercando la scatola dei guanti da sci-
Elena cruccia
la fronte perplessa, quella scatola è nell’armadio in lavanderia.
Dopo essersi
tolta le scarpe afferra i prodotti da bagno da portare al piano superiore e si
avvia per le scale con una strana tensione tanto che muove leggermente le
spalle come a voler sciogliere i nervi accavallati tra le scapole. Ha bisogno
di un bagno caldo per togliersi l’umido dalle ossa, e non soltanto quello.
Se non la
smette la situazione con Damon degenererà ulteriormente e sarà un macello.
Quando arriva
in camera apre la porta leggermente schiusa trovando sul marito seduto sul
letto e non realizza subito l’accaduto tanto che le viene da salutarlo
neutrale.
-Ehi hai
trovato..-
Le parole le
strozzano il respiro quando i suoi occhi registrano cosa stia tenendo in mano. Lui
è impassibile con le mani poggiate sulle gambe che reggono una foto, lo sguardo
perso sulla parete davanti al letto e tutto
- sparpagliato - il contenuto della sua
scatola.
Quella scatola,
la scatola di Damon. Di quella vita che nega di aver vissuto.
Le tremano le
gambe e per poco non le scivola di mano la carta igienica che doveva mettere
nel loro bagno da cui si accede solo dalla loro camera.
Sbatte le folte
ciglia più volte sperando di inumidire le iridi fattesi secche, le labbra che
tirano macchiate di un peccato ora visibile, carnale, un senso di nausea le
afferra la bocca dello stomaco lì dove ancora si contorcono sentimenti
contrastanti - paura, senso di colpa, afflizione, vergogna - che urgono di
uscire, gridare, ferirla.
Ferire lui,
l’uomo che non ha colpe, se non quella di aver amato una ragazzina che non
aveva più il cuore nel petto.
Elena resta
immobile deglutendo la vergogna, scorre veloce le foto sparse sul piumone,
alcuni oggetti, la maglietta di Damon, audiocassette, il diario, il biglietto
del concerto di Madonna.
E altre cose
custodite gelosamente in un angolo cieco di quella casa che nulla diceva della
sua vita passata, se non per quel cubo di cartone blu polveroso.
Si rende
perfettamente conto che qualunque parola di scuse, di tentativo di spiegazioni,
ora come ora sarebbe totalmente futile.
Elena non lo
sa, non sa da quanto tempo sia lì a contemplare i pezzi della sua vita passata,
non sa cosa senta dentro, cosa gli stia agitando il petto ed il cervello.
Quanto si senta umiliato, sciocco, stupido, preso in giro, quanto sia avvilente
realizzare che le persone più importanti nella tua vita - sua moglie, uno dei
suoi migliori amici- gli abbiano nascosto una cosa tanto pesante.
Non perché uno
debba conoscere tutti i vecchi amori adolescenziali, non ne hanno mai davvero
parlato, non hai mai davvero scavato nei loro rispettivi passati. O meglio, lui
ha parlato di se, ma ora che ci pensa non ha mai chiesto niente a lei.
Non sa Elena
che sente di avere una percentuale di colpa, ma che il fatto che il fratello
del suo migliore amico sia stato il grande amore di sua moglie -perché
diciamocelo chi conserva con tanta cura una scatola piena di ricordi di un
vecchio amore, dopo tanto tempo – gli ha spaccato in due il cuore.
Sono quei
ricordi che si lasciano sepolti in soffitta o nell’armadio della propria
vecchia camera, insieme ai libri di scuola, ai primi disegni fatti all’asilo
conservati solo per volontà materna.
Non ci si
portano nella casa coniugale dove ci si appresta a costruire una nuova famiglia
con un altro uomo.
E d’improvviso,
mentre stringeva quelle foto, tutto gli è sembrato avere senso.
Tutte le
stranezze, gli atteggiamenti imbarazzati di tutti, le occhiate storte, il
disagio, la sensazione di qualcosa che non tornasse, di un pezzo mancante a
giustificare gli sguardi invadenti di Damon a sua moglie.
Si è domandato
se lei lo abbia tradito, se sia successo qualcosa da quando è tornato, se sia
mai davvero finita. Ma lui ignorava l’esistenza di Damon fino a pochi mesi fa,
o meglio, lo sapeva, ma non lo aveva mai visto di persona solo dai racconti di Stefan.
E sì la rabbia
è montata anche verso di lui, è stato trattato da fesso da tutti.
Ed il suo
orgoglio di uomo è stato disintegrato dall’umiliazione subita.
Non ha avuto
nemmeno la forza di reagire, aveva pensato di richiudere tutto e fingere, ma
non ce l’ha fatta.
Non è da lui.
Come ha potuto
non capire?
Non vedere?
-Aaron-
****
-E’ buonissimo-
Nadia inforca
un altro po’ di pollo e di riso preparato da Elena, dopo i pasti dell’ospedale
le uniche cose che deliziavano il suo stomaco erano i pranzi portati da zia
Care. E aveva un sacco di voglia di pollo al curry.
Oggi è il primo
giorno in cui ha convinto suo padre a farla mangiare a tavola con lui, seduta
sulla sedia a rotelle con la gamba distesa. Lo vede contento e sa di per certo
di poter attribuire il suo stato d’animo al pomeriggio con Elena.
Sospira
provando a celare la sua preoccupazione per quella situazione, se riescono ad
avere un pacifico rapporto da amici a lei non può che fare piacere, ma non è
stupida, gli occhi di suo padre non brillano certo di amicizia.
Lui le sorride,
alzandosi giusto per prendere altro pane quando suonano alla porta.
Si guardano
enigmatici, sono le otto e mezzo chi potrà mai essere?
Damon posa il
cestino del pane e si dirige alla porta. Hanno il palazzo con il portiere
quindi chi li cerca arriva diretto all’appartamento.
-Chi è?-
Esordisce
arrivando all’ingresso e una voce familiare raggiunge le sue orecchie, come una
sorta di velata illusione.
Gira la
maniglia, apre la porta e le iridi si allargano esterrefatte nel registrare
l’intera figura che gli si palesa davanti.
-Finalmente,
stavo congelando-
Damon rimane
interdetto sul posto prima di scuotersi.
-Allora? Mi fai
entrare?-
-Kathrine-
__________________________________
Salve eccomi di
nuovo! Sono stata più agile eh!
Allora intanto
fondamentale i miei sentiti ringraziamenti a tutte coloro che continuano
nonostante tutto a leggermi e recensirmi, come farei senza di voi!!!!
Alcune note a
margine:
Il capitolo
prende il titolo dalla canzone - citata nella storia - di Cosmo “Sei la mia
città” che spero conosciate, nel caso sentitevela perché merita.
Dean&DeLuca è un famosissimo alimentari/caffè decisamente caro, mentre D’Agostino è un
supermercato nei pressi del West Village dove vive
Elena.
L’albero di
ciliegio citato così come il cortile fanno riferimento a quanto ho raccontato
nel capitolo 5.
Venendo alla
storia…. Abbiamo avuto il momento cuore commissioni delena
(sì un po’ cioco93 l’ho fatto per te XD) e dopo abbiamo visto lei tornare a
casa e trovare Aaron in mezzo a tutte le sue cose, in stato quasi catatonico.
Poveraccio, non
lo ha trattato molto bene.
Di contro, come
se a rompere il loro idillio non bastasse la bufera pronta a scatenarsi in casa
Gilbert - Withmore, arriva a gran sorpresa Kathrine.
Non abbiamo
visto il momento della telefonata ma è chiaro che Damon l’abbia poi avvertita
(così ve l’avevo fatta dimenticare eh… per avere l’effetto - spero - sorpresa);
e lei naturalmente, sbrigate alcune cose di lavoro, ha preso l’aereo per andare
dalla figlia. E’ pur sempre sua madre e vive dall’altra parte del paese non
poteva non arrivare.
E inoltre
creare ancora più scompiglio.
Ne vedremo
delle belle insomma!!
Attendo
fiduciosa il vostro severo parere!
Vi abbraccio
Eli