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Autore: Dreamer In Love    29/11/2017    2 recensioni
Un trono esurpato da un crudele tiranno.
Una principessa dal cuore di ghiaccio a cui la vita a riservato solo dolore e falsità
Un ragazzo temerario che sogna la libertà, per se e per il suo popolo.
Ma ne vale davvero la pena di rischiare la propria vita?
La vendetta non porta mai a nulla di buono e Shade lo sa ma come potrà perdonare l'uomo che gli ha reso la vita impossibile?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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38. Intenti
 
La stanza principale della locanda Leone era affollata da una decina tra uomini e donne che, seduti attorno a un tavolo, discutevano sul destino della guerra. Erano le principali autorità nell’organizzazione della resistenza e venivano da ogni parte del regno, riuniti ora sotto la stessa bandiera. Le finestre erano sbarrate, la porta sigillata e fuori dall’ingresso e a ogni anfratto ribelli tra i più fidati di Eclipse si assicuravano che nessuno si avvicinasse, vedesse e sentisse nulla. L’incontro era segreto, urgente e fondamentale e, da ore ormai, non si riusciva a trovare un accordo tra le parti. In particolare, erano due le voci che si distinguevano nel coro e non avevano toni molto amichevoli.
- Arrivati a questo punto, la nostra vittoria è assicurata. Devo dare delle garanzie al mio popolo e tu, Eclipse, non hai mantenuto la parola. Ti è stato facile promettere di diventare re e sostenere la causa della mia città, ma come possiamo fidarci ora che sappiamo che sei soggiogato da questa donna. –
Roman indicò stizzito la Principessa Fine che sedeva accanto a Shade. Il cobalto si alzò dalla sedia battendo la mano destra sul legno, pronto a ribattere per l’ennesima volta quell’invettiva. Se prima il capo dei ribelli di Riardo lo aveva accusato senza alcuna prova, ora era certo che tra i due ci fosse una relazione – molti dei suoi avevano visto il bacio che si erano scambiati qualche giorno prima sul campo di battaglia – si sentiva tradito e preso in giro da un uomo a cui aveva giurato fedeltà e rispetto. Certo, non poteva lamentarsi del suo comportamento in battaglia, considerando che Eclipse era stato in prima linea a lottare insieme a tutti gli altri, ma era succube della futura regina e Roman non sosteneva la monarchia. L’impressione che aveva avuto della principessa al loro primo incontro non era ancora stata smentita: gli avevano parlato di una guerriera e si ritrovava una ragazzina spaurita.
In attesa di sentire l’ennesima scusa da parte di Eclipse, storse il naso stupito quando notò che Fine gli aveva appoggiato una mano sull’avambraccio per fermarlo. Poi, prese lei la parola.
- Sai bene che la nostra priorità è la sconfitta di mio zio. Anche se ora siamo in vantaggio, non vuol dire che avremo vita facile per entrare a Lilian. Comunque, Roman capisco il timore che provi nei confronti delle promesse fatte da Eclipse. Garantirti e spergiurarti che, finita la guerra, penseremo a una situazione più che adatta per il tuo popolo non servirà a nulla se non ti fidi di noi e, d’altra parte, capisci che nemmeno io posso avere fiducia in un uomo che per ora non ha fatto altro che attaccarmi. Se dobbiamo patteggiare, sbrigati a mostrare le tue carte e a dirmi cosa vuoi e forse riusciremo ad arrivare a un compromesso. Ma se il tuo esercito dovesse ritirarsi e non partecipare più a questa guerra, sappi che quando arriverà davvero il momento di parlare di politica, avrete perso il vostro prestigio. Io non ho intenzione di supplicare nessuno. La libertà interessa a te come a me e a come singolo abitante di questo regno. Mio zio ha esagerato e ne pagherà le conseguenze. Non prometto miracoli ma quando salirò io al potere le cose saranno diverse. –
- E mi dica, Mia Signora, come ha intenzione di agire? -, domandò sprezzante il baffuto. – I suoi parenti si sono predicati buoni e giusti ma quasi nessuno ha saputo amministrare a dovere queste terre. Sono sicuro che una ragazzina rinchiusa in una torre e che si nasconde dietro i meriti di altri -, e fece cenno a Eclipse, che muoveva la gamba spazientito per quelle parole. – non sia in grado di governare. –
- Infatti, non sarò da sola. -, rivelò la rossa rizzando le spalle, fiera.
- Eclipse ha perso credibilità tra i suoi uomini con quella dimostrazione d’affetto pubblica, ragazzina. Non ti basterà essere affiancata dall’eroe per essere una regina. -, puntualizzò ancora Roman, sicuro di farle saltare i nervi.
- Eclipse avrà un ruolo fondamentale ma ho bisogno di circondarmi di persone che non abbiano paura di dire quello che pensano e che combattano per il bene della propria gente. Ho bisogno di persone come te, Roman. Spero di averti al mio fianco come rappresentante della tua città, quando finalmente sarò sul trono. E’ tutto quello che posso prometterti: il rispetto per te, il tuo popolo e le tue idee. –
L’intera tavolata era fissa a guardare sbigottita la futura regina che, finalmente, si sbilanciava nel rivelare i suoi progetti futuri: propositi in cui i contestatori non sarebbero stati rinchiusi in una lurida cella ma ammessi a corte come consiglieri. L’espressione di Roman, poi, rasentava il comico: incredulo, aveva metà faccia contratta in un sorriso stranito e l’altra in un ghigno disgustato. Shade, invece, cercò di intercettare lo sguardo della rossa in una tacita domanda di spiegazioni ma le iridi cremisi erano fisse sull’abitante di Riardo, fiere e in un chiaro monito di sfida. Era sicura che l’uomo non si aspettasse una posizione simile da parte sua. Approfitto di quel silenzio per proseguire.
- I ribelli incaricati di liberare le altre città della prateria e di reclutare altri uomini stanno ormai tornando. Dopodomani organizzeremo i reparti e marceremo su Lilian per sconfiggere il Tiranno. Mi aspetto di avere te e i tuoi uomini in prima linea, come avete sempre fatto, dimostrandovi coraggiosi, forti, caparbi e ben allenati. Non combatteremo in nome della monarchia ma della libertà. –
Roman rimase paralizzato per qualche minuto. Nessuno osava spezzare il silenzio carico di parole e pensieri che si era creato, men che meno la sfida di sguardi che era in atto tra i due protagonisti. Fu il baffuto a cedere sotto le iridi cremisi, limpide e determinate e, con un imprecazione e un gesto di stizza, uscì dalla stanza.
Fine tirò un sospiro di sollievo mentre i rimanenti ospiti si rilassavano, finalmente, sulle sedie. La futura regina, comunque, riprese in mano la situazione.
- Dobbiamo pensare a un piano d’azione che preveda sia la presenza dei ribelli di Riardo sia no. Mi atterrei all’idea iniziale ma dividerei le forze su più fronti… -, disse allungando il braccio sugli schemi che erano stati disegnati in quella lunga serata.
Shade, intanto, guardava di sottecchi la sua amata. Era veramente fiero di lei: sapeva bene anche lui come Fine potesse sembrare fragile e vulnerabile, ma quella sera aveva dimostrato tutto il suo potere e le sue abilità. Era una donna determinata e giusta, gentile ed empatica. Era la regina che il regno meritava.
 
 
Auler alzò per l’ennesima volta quella sera gli occhi al cielo. La donna che si portava a braccetto per le vie di Mari alternava momenti di riso a sguardi persi nel vuoto. Certo, sua sorella non era cambiata poi molto dall’ultima volta che l’aveva vista, se non per quell’aria da assoluta svampita che si era accentuata con il trascorrere degli anni. In passato, l’aveva invidiata per le sue capacità mistiche, che le avevano permesso di entrare in contatto con i veri sovrani dei Tanin, i draghi, ma, ora, era convinto che fosse stato meglio andarsene. Aveva lasciato che il proprio buon senso – e l'inadeguatezza che lo perseguitava – lo consigliasse nel lasciare il villaggio e nel cercare il proprio posto del mondo. Ed era stato fortunato: quella scelta avventata l’aveva condotto, non senza qualche intoppo, al fianco di un uomo coraggioso e tra le braccia di una donna stupenda. Non avrebbe potuto chiedere di meglio ai Guardiani.
Comunque, Sophie continuava a blaterare delle sue visioni ma sapevano entrambi che il futuro era incerto e la storia si stava scrivendo proprio in quelle ore tra le mani di Shade e Fine. Quando aveva scorto sui loro volti, alla fine della riunione su cui aveva diligentemente sorvegliato, un sorriso, aveva capito che tutto stava andando nella giusta direzione. La principessa e sua sorella si erano fermate qualche minuto a discorrere tra loro, poi, Sophie lo aveva preso a braccetto pregandola di accompagnarla alla sua tenda.
- Che cosa è successo con Altezza, alla fine? –
L’azzurro guardò di sbieco Sophie.
- Cosa te lo dico a fare se lo sai già? –
- Lo sai che i draghi non si perdono troppo nei dettagli. -, protestò l'altra con il sorriso ebete sulle labbra e una supplica tra le iridi chiare.
Il ragazzo sospirò.
- Lei ha pianto, io ho pianto, mi ha insultato e ho incassato, mi sono incazzato e alla fine abbiamo fatto l’amore. Comunque, lei non metterà più piede su un campo di battaglia. –
- Altezza non mi risultava molto convinta di questa decisione. –
- Se ne dovrà fare una ragione. Nostro figlio è più importante di una rivoluzione. Deve rimanere al sicuro e non fare la stupida. Posso lottare per entrambi. –
- Ma non sei lei. -
Auler sbuffò contrariato. Più delle visioni di sua sorella non sopportava sua sorella quando aveva ragione.
Il confronto con la sua amata non era stato semplice ma si era subito reso conto che era la stessa Altezza a essere confusa dalla situazione - cosa che si manifestava, come sempre, in un'ira ingiustificata nei suoi confronti -. Anche lei voleva il bene della vita che portava in grembo ed era grata di quel dono. Si rendeva conto che essere coinvolta in un combattimento sarebbe stato rischioso ma aveva dedicato tutta la sua vita alla rivoluzione e a riscattare la fama di suo padre. Avrebbe dovuto tirarsi indietro proprio al momento della battaglia finale e, stizzita e frustrata, era scoppiata in lacrime. A quel punto, Auler, si era limitato a stringerla tra le sue braccia facendo pendere la scelta di lei verso la speranza di un futuro e di una famiglia insieme.
- Sarà il primo bambino nato libero. -, le aveva sussurrato in un orecchio scostandole dolcemente le ciocche bionde e ricce. Lei aveva ridachiato sul suo torace per poi baciarlo e sigillare con quel gesto la loro ritrovata armonia, anche se Auler sapeva che il tumulto interiore della giovane non era ancora cessato.
L'azzurro sospirò sotto lo sguardo liquido di affetto e di rimprovero della sorella. Le rivolse un sorriso timido.
- Non sono tipo da chiedere queste cose, ma se dovessi scorgere da qualche parte nei tuoi sogni Altezza in pericolo, me lo dirai? -
Sophie annui librando nell'aria il tintinnare leggero di gioielli da cui non si separava mai.
- Domani andremo a parlare con la Principessa Fine, allora. -
Il fratello la squadrò stralunato.
- Che cosa centra Fine? -
Un vociare distinto proveniente da una casa aperta - messe a disposizione momentaneamente per i soldati - lo obbligò, però, a desistere dall'indagare.
Si avvicinó cauto alla porta da dove proveniva un fetore di alcool e sudore. Roman, in piedi su un traballante tavolo di legno e con una pinta traboccante in mano, sbraitava e sbiascicava.
- Avete visto tutti come il nostro futuro re amoreggia con l'erede della vecchia monarchia! -
I ribelli di Riardo assorbivano ogni sua parola come la birra che sorseggiavano avidi.
- Che cosa dobbiamo aspettarci dalla Principessa? Ha assoldato un nuovo gruppo di mercenari provenienti da chissà dove, con draghi e strane armi per "sconfiggere suo zio", dice. Ma chi ci garantisce che non si comporterà allo stesso modo, una volta che il Tiranno sarà ammazzato? -
Nella stanza un fremito percorse la folla, una nuova paura invadeva gli spiriti.
- Perché continuare a lottare con loro, allora? Eclipse ci ha tradito. -, cominciò qualcuno.
- Aaron è il nostro nemico comune. -, continuò Roman, zittendo i presenti. - Abbiamo bisogno di loro come loro di noi, in questo momento. Ma ció non vuol dire che non possiamo fare qualcosa, fare le cose a modo nostro. -
Il vociare di assenso si fece più alto fino a sfociare in canti di gioia e scoppi d’ilarità.
Auler, accostato all'ingresso, guardò Sophie con un cipiglio preoccupato.
- Dobbiamo subito avvisare Fine e Shade. -
La ragazza si strinse nelle spalle, indifferente a quello che lei stessa aveva sentito. Suo fratello avrebbe voluto prenderla per le spalle e squoterla con violenza per farla rinsavire.
- Stanotte un altro pezzo dell'arazzo della storia sarà completato. I nostri due attori non devono essere disturbati. Tutto deve essere rimandato a domani. -
- Smettila di fare l'oracolo e sii chiara. -, sbottò esasperato Auler.
L'azzurra gli accarezzò docile un avambraccio.
- Per ora vai da Altezza e goditi una notte di riposo. Domani penseremo a cosa fare. -
Il braccio destro di Eclipse sospirò e ingoiò l'amaro della bile che gli era salita in gola per il nervoso. Inquieto, scosse la testa e si diresse verso il suo temporaneo alloggio.
Per quanto era scettico sulla natura delle previsioni di sua sorella, era pur sempre un Tanin e la superstizione faceva parte del suo credo. La regina aveva un legame particolare con i draghi e vedeva più in profondità i fatti. Per ora sarebbe rimasto al suo posto ma si ripromise che l'indomani avrebbe fatto ciò che era suo dovere: servire la persona a cui aveva deciso di dedicare la sua vita, Shade.
 
 
La chiave, arrugginita dal tempo, entrò nella toppa solo dopo alcuni sforzi.
Quella parte della città era stata razziata dalle guardie del re ed era diventato un ricettacolo d’immondizia, di tutti i tipi, tra cui lei non aveva fatto fatica a destreggiarsi. Si aggiravano ancora alcuni ribelli e qualche abitante di Mari scontento: essere invasi dai buoni o dai cattivi non faceva poi tanta differenza, si era comunque invasi.
Lione era stranita, però, dal fatto che nessuno avesse provato a forzare quella porta. Giró il ferro per far scattare la serratura che rimbombo tra le pareti sudice del corridoio. L'interno era buio e polveroso, intriso di un intenso profumo di marcio. Storse il naso, infastidita, e, improvvisamente, inquieta. Si richiuse la porta alle spalle, assicurandosi di sigillarla e si destreggiò nel buio, conoscendo a menadito l'appartamento. Incontrò il tavolo, si allungò verso il focolare, dove sulla mensola sapeva esserci una lampada. L'accese con mani tremolanti per l'ansia e soffiò sullo stoppino che timidamente prendeva fuoco.
Finalmente, la luce illuminò il profilo dei mobili. Il respiro della ragazza divenne meno regolare; si velocizzò, fino a farle mancare l'aria. Gli occhi scuri guizzavano avidi sui piccoli dettagli che la lasciavano man mano sbigottita: il letto sfatto, la sedia spostata di sbieco come di chi appoggia i piedi sul tavolo, le stoviglie lasciate nel lavandino invece che nella credenza, le ceneri del fuoco che, si ricordava, alla sua partenza erano state pulite e un mazzo di fiori, ormai appassiti e causa di quel fetore, lasciati nel vaso al centro della stanza. Lui era stato lì, aveva vissuto lì, senza il suo permesso. Certo, tante volte si era intrufolato dalla finestra per fare l'amore con lei e, a volte, Lione gli aveva pure offerto da mangiare ma ora si sentiva violata, offesa, dopo essere già stata sbeffeggiata finendo in gabbia per amore. Una folata di vento fresco le investì il volto e si accorse che una delle imposte era spalancata sul cielo notturno dipinto di stelle. Con passo veloce si avvicinò e la serrò con gesti secchi, per sancire una chiusura definitiva tra di loro, nel tacito messaggio di non avvicinarsi. Sapeva che lui, probabilmente era lontano miglia e miglia, magari in compagnia proprio del suo nemico, ma aveva bisogno di quel gesto concreto per sancire quello che lei sentiva: la più totale avversione; non voleva più vederlo.
Poi, il fiato cominciò a mancarle: l’odore dei fiori le riempiva le narici, nauseante, e dovette riaprire le imposte per affacciarsi e tornare a respirare aria pulita. Cercò di regolarizzare il fiato che, ora, era anche ostacolato da singhiozzi strozzati. Le lacrime le annebbiarono velocemente la vista mentre le cedevano le gambe e, lentamente, si accucciava a terra.
La consapevolezza fugace che le era balenata in mente le fece invidiare la tacita indifferenza dei cittadini di Mari che, seppur conquistati da genti diverse, mantenevano la loro identità. Per Lione la situazione era più devastante: poteva cercare di escluderlo dalla sua vita ma lui non se ne sarebbe mai andato, faceva parte di ogni sua singola cellula, aveva invaso la sua anima, ingombrante e sfacciato.
Alzò il volto rigato da acqua salata, prima nascosto tra le braccia, per lasciare che lo sguardo vagasse per la stanza. Quello era stato il suo rifugio per molti anni - il loro rifugio dagli sguardi indiscreti di chi non voleva capire la loro relazione -; e, poi, c’era il letto in cui si era accoccolata, stanca dalle dure ore di lavoro e investigazione - il loro letto in cui avevano consumato notte dopo notte la loro disarmante e straziante passione, disperati ed estasiati dell'amore che provavano.
Si rese conto che una Lione come entità indipendente non era mai esistita, se non prima di conoscerlo, perché dal giorno in cui si erano incontrati erano diventati, inesorabilmente e inconsciamente, un noi indissolubile: odiarlo voleva dire odiarsi, accusarlo significava accusarsi, e la ragazza lo sapeva fin troppo bene, non poteva fare a meno di lui.
 
 
Due voci distinte che parlavano concitate suggerirono alla ragazza che si trovava all’interno della camera che i suoi due ospiti erano arrivati. La porta fu spalancata, e nonostante il preavviso, Rein sussultò. Shade e Fine si bloccarono sull’ingresso, la seconda tenendo ancora in mano la maniglia, e la guardarono straniti.
- Che cosa ci fai qui? -, chiese la rossa, riscuotendosi.
L’azzurra si prodigò in un elegante inchino.
- Le ho preparato il bagno Mia Signora. Pensavo potesse esserle gradito dopo una lunga giornata. -, spiegò titubante, mostrando con un gesto la tinozza fumante dietro di lei.
Non era stato semplice convincere Auler e Altezza a lasciarle le chiavi della stanza della futura regina e a raccomandarla alla scorta di soldati che doveva proteggerla. Fine non si era dimostrata entusiasta a quella premura ma aveva ingoiato l’amaro sapendo di non essere gradita a tutti i presenti in città.
La principessa si voltò confusa verso il suo compagno che con un’alzata di spalle entrò nella stanza e si avvicinò al tavolo su cui era stata riposta dell’uva. Fine intuì che anche quella era stata una premura della serva.
- Grazie, Rein. Ora, puoi andare. -, la congedò sbrigativa e infastidita.
Non poteva negare che fosse stata gentile e, dopotutto, era stata proprio Fine ad acconsentire ai suoi servigi, ma in quel momento aveva cose più urgenti a cui pensare che non a una traditrice in cerca di riscatto.
L’azzurra assunse un’espressione delusa.
- Non le serve un aiuto per lavarsi? -, insistette.
Fine scosse la testa in una negazione, ora, spazientita ma cercò di essere gentile. Si avvicinò all’amica d’infanzia e le prese teneramente le mani.
- Hai avuto un’ottima idea, Rein, ma io e Shade dobbiamo discutere di molte cose, per cui, per favore, lasciaci soli. Porgi i miei saluti a Bright. –
La serva tergiversò qualche secondo per, infine, sorridere dolcemente.
- Certo, Mia Signora. Buonanotte. –
Lasciò le chiavi della camera in mano alla loro proprietaria e si allontanò con passo svelto, chiudendo poi in un inchino la porta dietro di sé.
Nemmeno il tempo di accertarsi che Rein avesse richiuso, che Fine si ritrovò le labbra di Shade sulle sue e la lingua che cercava di invadere la sua bocca. Le mani erano agganciate al suo viso per tenerla vicina. La ragazza riuscì ad allontanarsi a fatica.
- Dobbiamo parlare, prima. –, protestò.
- C’è tutto il tempo che vuoi, dopo. -, puntualizzò lui e, di nuovo, cercò di farsi vicino.
Fine si scansò appena in tempo e, appoggiandosi al legno del letto, cominciò a slacciarsi le scarpe. Aveva vagato tutto il giorno per la città parlando con soldati e abitanti, discutendo con nobili e ribelli provenienti da altre città. Inoltre, il battibecco con Roman era stato più acceso del solito poichè, finalmente, aveva rivelato tutto il suo astio. E il motivo era più che lecito.
- Tu e Lione avete avuto proprio un’idea geniale. -, cominciò sarcastica mentre i calzari venivano sfilati con le dita dei piedi e buttati in un angolo della stanza.
Poi, la giovane si accasciò sul letto con un sospiro rumoroso.
- Disse quella che è partita senza rivelare dove andava. -, la rimbeccò Shade sedendole accanto, mentre anche lui compiva quell’operazione.
La ragazza si rifece in piedi per piazzarsi di fronte a lui.
- Ammetto che avrei dovuto essere più chiara nelle mie intenzioni, ma il passato è passato. –, e accompagnò quelle parole con un gesto d’impazienza.
Il cobalto, ancora impegnato con i lacci, la guardava di sottecchi.
- Avete pensato alla promessa più plausibile da fare. Effettivamente, le possibilità che tu mi sieda accanto su quel dannato trono sono alte ma, Shade…-, le dita piccole di Fine alzarono il viso virile del ragazzo per obbligarlo a incontrare i suoi occhi.
Con un passo, s’insinuò in mezzo alle sue gambe per rendere i loro corpi più vicini. Lui la guardava dal basso verso l’alto, con la testa all’altezza dei seni, e, istintivamente, le mani si agganciarono ai fianchi della principessa.
- Ti sei compromesso troppo con quel bacio. La tua immagine come rappresentante della giustizia sulla monarchia è svilita. Dobbiamo smetterla di andare in giro insieme, altrimenti le persone non si fideranno più di te, perderai credibilità. -, finì in un sussurro tormentato.
Se razionalmente Fine riusciva a pronunciare quelle parole, ogni anfratto del suo corpo e soprattutto del suo cuore si ribellava a quella possibile soluzione.
- Non hai detto poco fa che non è ancora giunto il momento di parlare di politica? -, pronunziò lieve il suo compagno che, ora, avvolgeva le braccia attorno alla vita di Fine per farla aderire ancora di più al suo petto.
Le mani della principessa, invece, si posarono sulle sue spalle e cominciarono a giocare con i capelli della nuca.
- Siamo prima di tutto la regina e l’eroe. Ci sarà tempo per noi dopo. -, e quanto le costava pronunciare quelle parole.
- No, siamo Fine e Shade, prima di qualsiasi cosa. Non m’interessa quel che pensa la gente. Ti amo, Fine e non ho intenzione di rinunciare a te per un altro singolo istante della mia vita; siamo rimasti separati fin troppo. –
Fine trattenne il fiato, emozionata da quella dichiarazione che sapeva essere sincera e veritiera: Shade avrebbe sempre seguito il suo cuore che, prima, lo aveva convertito alla ricerca della libertà, e, adesso, lo legava a lei. Si chinò su di lui per lasciargli un dolce bacio sulle labbra umide. Quando tornò a incrociare il suo sguardo, vi scorse un barlume di malizia che l’allarmò.
- E’ giunto il momento di fare il bagno, Mia Signora. -, cominciò, infatti, il cobalto obbligandola a dargli le spalle mentre con mani veloci slacciava il corpetto.
La giovane sbuffò.
- Sei il solito maniaco. Non pensi ad altro. -, protestò con poca convinzione quando le mani di Shade afferrarono il bordo della gonna per sfilarle il vestito dalla testa.
Fine rimase nuda davanti a lui; sul viso un’espressione fintamente scocciata. Non poteva negare di provare ancora un certo imbarazzo in quelle situazioni ma Shade, da quando era tornata, non le aveva dato tregua: ogni notte avevano suggellato la loro unione facendo l’amore più e più volte. E, poi, i suoi occhi, che assumevano un intenso color cobalto, la osservavano famelici e innamorati. Si sentiva bellissima e non si sarebbe mai stancata di essere guardata così. Lasciò per qualche secondo che ammirasse e indagasse ogni angolo del suo corpo. Poi, gli rivolse una linguaccia e si avvicinò alla vasca. Saggiò con le dita il profilo dell’acqua, constatando che aveva la temperatura ideale. Rimase incantata nel seguire il riflesso delle fiamme del camino sulla superficie e, intanto, allentò le forcine sulla nuca per lasciare ricadere sulle spalle i capelli. S’immerse lentamente e appoggiò la testa al bordo di legno, chiudendo gli occhi per assaporare quel calore e il profumo degli oli essenziali che Rein aveva aggiunto.
Non ci volle molto prima che sentisse il rumore di altri vestiti che cadevano sul pavimento. Fine aprì piano le palpebre per ammirare Shade che, nella sua nudità, si sedeva di fronte a lei nell’acqua, alzandone il livello. Le sfiorò una mano e la tirò appena, per invitarla a cambiare posizione: accolse la schiena della ragazza contro il suo petto e la strinse a sè. Il respiro caldo di Shade stuzzicava il collo umido di Fine in un piacevole tepore, mentre le mani accarezzavano piano i gomiti, gli avambracci e il profilo dei suoi seni. L’erezione dell’uomo, poi, strusciava insistente contro il suo sedere.
- Rilassati, Fine. -, soffiò contro i capelli rossi e, sentendola irrigidita, fermò le carezze.
La ragazza, allora, appoggio la testa all’indietro nell’incavo tra la spalla e il mento di Shade che, ora, la circondava teneramente con le braccia.
Rimasero in silenzio per diversi minuti: il crepitare del fuoco accompagnava i loro respiri regolari donando a entrambi una piacevole sensazione.
- Quando hai detto che Roman sarà al tuo fianco nel governare il regno, cosa intendevi? –, domandò infine il cobalto, non trattenendo più la curiosità che lo stava divorando dalla riunione.
- In questi sette anni, la mia unica consolazione alla solitudine, a parte la compagnia di Rein, era la lettura. Certo, mio zio si è preoccupato di cancellare ogni prova della sua colpevolezza ma mi sono capitati sotto mano i diari amministrativi di mia nonna e mia mamma. Nonna Grace era una donna buona e con un forte senso della giustizia. Per questo, era molto amata dal popolo; ma non teneva in considerazione la nobiltà e, anzi, non perdeva occasione per screditarla e diminuire i suoi poteri. Instaurare il Consiglio dei nobili era l’unico modo che aveva per cercare di chetare i loro malumori e sappiamo entrambi come è andata a finire. Mia mamma aveva individuato il problema della nobiltà ma l’esercito le era sfuggito di mano per colpa di Aaron e il popolo non si sentiva rappresentato. Ovviamente, ho avuto modo di riflettere su questo solo negli ultimi tempi, quando mi sono resa conto che cambiare le cose era un mio compito. Riconosco di non avere la benché minima preparazione su come si governa: essere buona e giusta sono requisiti necessari ma non sufficienti per essere una regina. Insomma, l’insegnamento che mi hanno lasciato in eredita le precedenti regnanti è che cercare di guidare un regno da sola è difficile. –
- E delegare è ancora più complesso. -, concluse il ragazzo dietro di lei. – Quindi, come fare? -
Fine si allontanò per riuscire a vederlo in volto.
- In realtà, credo che le cose non cambieranno poi molto da come sono ora. –
Alla faccia stranita di Shade, la giovane scoppiò a ridere.
- Non intendo fare come mio zio. -, spiegò. – Dico che un’organizzazione del regno esiste già, anche se non ufficiale. Il Tiranno ha cercato di concentrare tutto il potere su di sé ma gli ordini e le disposizioni arrivavano tardi nelle città; certo, i soldati mantenevano l’ordine e riscuotevano le tasse ma per il resto vigeva l’anarchia. Quindi, si sono creati dei gruppi: persone degne di fiducia e di rispetto hanno deciso di assumersi il comando, come Roman. Il malcontento, poi, è degenerato nella ribellione, ma, di fatto, le città hanno trovato il modo per amministrarsi da sole, trovandosi abbandonate a loro stesse. –
- Non riesco a capire quale sia il punto. -, ammise Shade sotto lo sguardo concentrato di Fine.
- Il popolo mi riconosce come rappresentante del regno ma è ben lungi da accettarmi come governante. Devo sfruttare quelli che loro considerano davvero delle guide, coloro che sono stati incaricati nel perseguire il bene della città. Voglio creare un consiglio tra nobili e popolani, che mi aiutino a mantenere l’ordine e l’armonia, a individuare i veri bisogni della gente e che collaborino nel fare giustizia. –
Il ribelle guardò incerto la sua amata.
- E’ un progetto ambizioso. Approfitteranno delle tue debolezze per spodestarti Fine. –, rivelò sincero i suoi dubbi.
La rossa scosse le spalle.
- Credo non ci sia nulla di più soddisfacente per un regnante vedere che il proprio popolo impara a governarsi da solo. Nei primi tempi non mi tirerò certo indietro e darò il meglio di me nel mediare tra le parti e ottenere giustizia per tutti. Se qualcosa andasse storto, sono sicura che tu mi difenderai. –
Shade annuì, ammirato dalla fiducia che Fine riponeva nel suo popolo e dai suoi ideali. Poi, le prese una mano e se la portò alle labbra. Con un morso leggero, azzannò la pelle profumata della principessa che inveì infastidita e ritirò la mano.
- Ma che fai? -, lo rimbeccò, rivolgendo un broncio offeso al ribelle.
Lo trovò con un sorriso sghembo da togliere il fiato e le pupille dilatate. Fine tremò sotto quello sguardo e un prurito nel basso ventre le suggerì che Shade era di nuovo a caccia e che il suo corpo non aspettava altro che averlo di nuovo dentro di sé.
- Io ti difenderò da chiunque, ma chi ti proteggerà da me? -, sussurrò languido l’uomo mentre l’afferrava per costringerla di nuovo contro il suo petto e cominciare a baciarla e vezzeggiarla.
 
 
L’uomo alto e dai baffi ispidi attendeva paziente la sua preda nascosto nell’ombra del corridoio. Sapeva che non avrebbe dovuto attendere troppo e, infatti, la ragazza svoltò l’angolo con passo veloce, impaziente di raggiungere la sua camera. I lungi capelli azzurri ricadevano intrecciati sulle spalle e un leggero sorriso le abbelliva le labbra, impaziente di raggiungere il suo amato. Gli passò accanto senza accorgersi della sua presenza e, di scatto, l’uomo l’afferrò per un avambraccio. La giovane lanciò un urlo ma l’ombra le fece cenno di calmarsi: con un passo avanti entrò in un angolo di luce e si fece riconoscere.
- Buonasera, carissima. Devo parlare con te e Bright. Abbiamo molto di cui discutere. -, le spiegò sornione mentre, sempre tenendola sotto braccia, proseguivano insieme per il corridoio.




Angolo dell'autrice.
Inaspettatamente, aggiorno con estremo anticipo rispetto ai miei piani. Come ho già detto a qualcuna, questo è un periodo di tranquillità, in attesa di raggiungere finalmente un importante traguardo come la laurea. Mi era mancato scrivere capitoli corali, in qui ogni personaggio ha qualche paragrafo di gloria.
Faccio un'analisi veloce che sono di fretta: Roman ha rotto il ca*** ma è un personaggio che mette in dubbio tutto quello che stanno cercando di costruire i nostri due protagonisti. Come avrete intuito leggendo l'ultimo pezzo, ha in mente qualcosa che comporta l'aiuto di Rein e Bright. Rein è un po' insistente con la nostra principessa ma credo che la voglia di riscattarsi sia davvero tanta. Non può fare gesti eclatanti ma nel suo piccolo vuole dare una mano. Altezza è la grande assente del capitolo che, comunque, viene sempre citata. Dopo la batosta della scoperta di essere incinta meritava una piccola pausa dalla scena per capire da che parte rigirarsi. Auler, intanto, è un vero gentiluomo e so che lo amate per questo. Ho anche deciso di lasciarvi con una piccola scena hot dei nostri due amati protagonisti che hanno raggiungo un ottimo livello di intimità. Sono belli, punto, e innamorati. Poi, ci sono tutta una serie di problemi che li affliggono ma per ora vogliono godersi il momento. Fine ha molte idee su come rivoluzionare, davvero, il suo regno e non sarà semplice realizzarlo.
Fatemi sapere cosa ne pensate e portate pazienza. La storia sarà finita a tutti i costi ma le mie tempistiche sono, come sempre, lunghe. Spero comunque di lasciarvi soddisfatte, visto la lunghezza dei capitoli e la quantità di avvenimenti.
Un bacio e un abbraccio,
Ele
  
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