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Autore: Old Fashioned    29/11/2017    17 recensioni
Quanto male si è disposti ad accettare di commettere per ottenere il bene? Il bene e il male sono assoluti, o quello che è il bene per uno è il male per un altro? Questi sono gli interrogativi che si pongono i protagonisti di questa vicenda, ovvero un ecoterrorista che combatte in nome dell'Ambiente e un agente dell'FBI chiamato a fermarlo. I due si incontreranno infine faccia a faccia a bordo di una piattaforma petrolifera, la Cormorant 6, e lì si deciderà il loro destino.
Prima classificata al contest "Of monsters and men" indetto da Haykaleen sul forum EFP.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CORMORANT 6





Cuffie da volo e giacca a vento arancione con strisce catarifrangenti, la donna sedeva sul sedile posteriore dell’elicottero. Accanto a lei, un uomo equipaggiato nello stesso modo si stava sistemando una videocamera in spalla.
Sbrigati,” gli disse la donna.
Faccio subito.”
L’altra si sporse in avanti, batté la mano sulla spalla del pilota e, alzando la voce per coprire il rumore delle pale, ordinò: “Più vicino, per favore.”
Ci provo.”
Il Bell 206 si piegò da una parte e scese di quota.
Dabbasso, in un ribollire di onde plumbee, la piattaforma petrolifera sembrava una specie di grosso crostaceo piantato a zampe larghe. Aguzzando la vista, si poteva vedere gente che correva sul ponte principale.
La donna afferrò un microfono e si schiarì la voce, quindi rivolse un’occhiata al cameraman, che le rispose con un cenno d’assenso.
Qui è Sandra Shears di Channel 23,” esordì allora la giornalista, “in questo momento ci stiamo avvicinando alla piattaforma Cormorant 6, dove, da circa due giorni, un gruppo di terroristi sta tenendo in ostaggio tutto il personale. Non sono ancora note le loro...”
In quel momento una scia di fuoco passò sibilando accanto all’elicottero.
Un missile terra-aria!” urlò il pilota. “Cazzo!”
Fece scartare bruscamente l’aeromobile, evitando di stretta misura un secondo missile. La scia di fuoco dell’ordigno passò così vicina da illuminare tutto l’abitacolo.
Hai visto?” gridò la donna concitata, aggrappandosi alle maniglie che si trovavano sul soffitto per mantenere l’equilibrio, “Stai riprendendo, Wes?”
L’elicottero invertì la rotta.
Aspetta!” disse la giornalista. Poi, rivolta al cameraman: “Wes, stai riprendendo? Hai filmato il missile?”
Il pilota diede tutta manetta.
Aspetta, maledizione!”
Col cazzo! Non ci tengo a saltare in aria!”
L’elicottero proseguì verso la costa.

A bordo del pattugliatore Sirius, aggrappato alla struttura del cannoncino prodiero per contrastare il moto vigoroso delle onde, Thomas Foreman, della polizia federale, stava fissando la Cormorant 6.
Alzò lo sguardo nell’udire le pale di un elicottero, constatò che si trattava del mezzo di un’emittente locale, e fra i denti ringhiò: “Quegli stronzi vanno a cercarsi dei guai.”
Tirò fuori dalla tasca della giacca a vento una radio, premette il PTT[1] e disse: “Fate tornare indietro quegli idioti.”
Dall’altoparlante giunse la risposta: “Hanno il permesso del commissariato locale, Tom.”
Possono avere anche quello del Presidente, non me ne frega un cazzo. Adesso girano il culo e tornano indietro, questa è un’operazione antiterrorismo.”
Ora li chiamo.”
In quel momento, sul ponte della piattaforma petrolifera ci fu un bagliore arancione, poi qualcosa che si lasciava dietro una scia di fuoco si staccò da essa e si diresse rapido verso l’elicottero in avvicinamento.
Figli di puttana,” sibilò Foreman. Vide l’aeromobile evitare il primo missile di stretta misura, scartare perdendo quota all’arrivo del secondo e successivamente dirigersi a tutta velocità verso la terraferma.
Rimase a seguirlo con lo sguardo per qualche secondo, poi si girò di nuovo verso la Cormorant 6, cui rivolse uno sguardo feroce. “Figlio di puttana,” ripeté, stringendo gli occhi. “Ma questa volta non la fai franca, pezzo di merda. Questa volta giuro che ti strappo il cuore con le mie mani e me lo mangio.”

Alphonse Joussineau, più noto negli ambienti dell’ecoterrorismo col nome di Alpha, si tirò indietro i capelli, che il vento gelido continuava a sbattergli in faccia. Si strinse addosso l’eskimo intriso di salsedine e fece scorrere lo sguardo tutt’intorno. Si fermò sui prigionieri: legati e ammucchiati da una parte, gli operatori della piattaforma petrolifera sembravano delle pecore spaventate. Ebbe un ghigno sprezzante: nessuno aveva avuto paura, però, quando si era trattato di cacciare via popolazioni che da secoli si sostentavano pescando in quelle coste, né aveva avuto espressioni terrorizzate, quando si era trattato di bruciare i villaggi e deportare quei disgraziati.
E nessuno era stato neppure lontanamente così preoccupato come erano ora quegli uomini, al pensiero che le scorie dell’estrazione avrebbero distrutto l’ecosistema della zona.
Non erano stati materialmente loro a fare quelle cose, chiaro, ma avevano scelto loro di lavorare per la Star Petrol, e quindi erano complici.
Nello sfacelo dell'ambiente che veniva con indifferenza portato avanti, nessuno era senza colpa.
Nessuno era innocente.
Nessuno ormai poteva più dire che non sapeva, che non voleva, che non immaginava.
Alzò la testa: un elicottero si stava avvicinando.
Fece un cenno ai suoi uomini, e subito un paio di essi imbracciarono degli RPG e li puntarono in direzione dell’aeromobile.
Sparate,” ordinò, “voglio che capiscano che facciamo sul serio.”
I razzi partirono sibilando.

Sempre con la giacca a vento addosso, i capelli scompigliati dal vento forte, Sandra Shears lottava per rimanere in equilibrio sul ponte di un’unità della marina. “Siamo giunti a una situazione di stallo,” disse nel microfono, “Nessuno riesce ad avvicinarsi alla piattaforma petrolifera. I terroristi hanno fatto sapere che cominceranno a uccidere gli ostaggi se le loro richieste non verranno ascoltate.”
In quel momento si vide qualcosa di arancione muoversi sul ponte principale della Cormorant 6. Wes si voltò immediatamente in quella direzione con la videocamera e zoomò il più possibile. “È un uomo!” esclamò, “Stanno trascinando un uomo!”
La figura si agitava come un verme infilato sull’amo. Ce n’erano altre intorno, ma i colori spenti degli abiti che indossavano facevano sì che si confondessero con la foschia. “Lo stanno trascinando,” ripeté il cameraman, che era l’unico che riusciva a seguire la scena.
Riprendi tutto, Wes!” disse Sandra alle sue spalle.
Ok.”
Il verme continuava ad agitarsi. Attraverso l'occhio della videocamera, Wes aveva anche l'impressione di sentirlo urlare.
Non distingueva la sua espressione, ma vedeva bene la voragine nera che gli si apriva nell'ovale bianco del viso ogni volta che chi lo stava trascinando lo spingeva più vicino al bordo della piattaforma.
In un silenzio irreale lo vide impuntarsi, divincolarsi e infine buttarsi per terra. I terroristi lo trascinarono per gli ultimi metri, poi lo issarono sopra la ringhiera di protezione. Rimasero immobili alcuni secondi, forse per lasciare il tempo a chi li stava osservando di realizzare la portata di quello che stava per succedere, quindi lo lasciarono cadere.
L'uomo, legato mani e piedi, piombò in acqua, andò sotto, riemerse per un istante e poi scomparve definitivamente.
Cazzo...” mormorò il cameraman.
Hai filmato tutto?” volle sapere la giornalista alle sue spalle.
Wes non rispose. Appoggiò la videocamera e si frugò in tasca alla ricerca di una sigaretta.
Hai filmato?”
Sandra, hanno appena ucciso un uomo.”
Sì, e tu l'hai filmato, vero?”
L'altro si infilò la sigaretta fra le labbra, l'accese con fatica a causa del vento, poi si girò aspirando il fumo. Vista a occhio nudo, la Cormorant 6 sembrava niente più di un grosso rottame fatto di tralicci grigi e gialli, solo a fatica si coglieva da una parte la massa arancione degli ostaggi.
Diede un altro lungo tiro alla sigaretta.

§

Ricordo questo posto,” disse Alphonse Joussineau con un sospiro. “Lo ricordo com'era, intendo.”
Fece qualche passo lungo la battigia. L'acqua era nerastra, coperta di uno strato di schiuma color caffellatte. Tronchi marci che spuntavano dall'acqua facevano capire che fino a pochi mesi prima la zona era stata una lussureggiante foresta di mangrovie.
Tolto il lieve sciabordio delle onde, c'era un silenzio raggelante. L'unica forma di vita visibile era una massa di larve che si agitava dentro la carcassa infangata di un trampoliere.
L'uomo si fermò e volse lo sguardo all'orizzonte, dove, sulla linea che separava acqua e cielo, spuntava la sagoma indistinta di una piattaforma petrolifera. “Che mondo lasciamo ai nostri figli?” sospirò.
La donna che camminava alle sue spalle lo raggiunse e si fermò al suo fianco. A sua volta emise un sospiro e disse: “Uno schifo.”
Alphonse annuì grave. Fece scorrere lo sguardo sulla devastazione della costa. Più oltre, dopo quello che rimaneva di un villaggio espropriato dal governo, sorgevano le costruzioni bianche di un resort. Certo la zona non era delle migliori – non era un resort da ricchi – ma tanto la gente non usciva quasi mai da quei posti. Si limitava perlopiù a starsene a mollo nella piscina e a prendere il sole in un'imitazione di giardino tropicale, un paradiso posticcio creato più per soddisfare l'immaginario collettivo di esotismo che per conservare le specie autoctone.
Se c'erano delle escursioni, a bordo di pulmini decorati con tucani e fiori di ibisco, erano solo verso negozi di souvenir o cene etniche con patetiche esibizioni di cosiddette danze locali.
Il turismo, che avrebbe potuto rappresentare un veicolo di conservazione dell'ecosistema, distruggeva al pari del resto.
L'uomo distruggeva.
L'uomo era come un virus per il pianeta, si insediava in un posto, si moltiplicava esaurendo ogni risorsa naturale, poi si spostava verso un'altra zona ricca, e la sfruttava fino a esaurire anche quella.
Fino a quando?
Non rimarrà più niente,” disse amareggiato.
La donna al suo fianco, occhi neri e zigomi alti da india, non disse nulla.
Egli si chinò, raccolse uno stecco infangato e con quello rivoltò la carcassa dell'uccello, sollevando una nube di lezzo di putrefazione. “Io credo che sia arrivato il momento,” disse grave.
Che momento?”
Quello in cui si è chiamati a decidere. Il momento in cui o li combatti o sei loro complice.” Inspirò volgendo di nuovo lo sguardo verso la piattaforma, poi proseguì: “Certo, abbiamo liberato qualche cucciolo di beagle, abbiamo tirato vernice rossa alle modelle impellicciate, ma a cosa è servito, veramente? Che cosa abbiamo ottenuto? Di arrecare dei fastidi, che alla fine hanno portato più vantaggi a loro che a noi, e ci hanno fatti passare per cretini esaltati buoni solo per le vignette satiriche.”
La donna si spostò fino a incontrare il suo sguardo. “E quindi cosa proponi di fare?”
Di fare sul serio. Di distruggere chi sta distruggendo il pianeta.”
Nel concreto?”
Alphonse si voltò verso la piattaforma petrolifera, che sorgeva sinistra dall'orizzonte caliginoso. “Guardati intorno: quella ha devastato ogni cosa. Ha corrotto, inquinato, ucciso, rovinato. Ha cancellato un intero ecosistema, e con esso tutte le forme di vita che lo abitavano. E come quella, ci sono migliaia di industrie che scaricano veleno nell'acqua, nell'aria e nella terra, e noi lo beviamo, lo respiriamo e lo mangiamo. I corpi non si decompongono più, pieni di antibiotici come sono. I bambini sono convinti che il latte nasca nei supermercati. Si fa la caccia di selezione, per abbattere animali che non trovano più sostentamento, perché noi abbiamo distrutto il loro ambiente, e abbattendo quelli si causa la proliferazione di altre specie, e l'equilibrio si altera ancora di più.” Fece una pausa, si passò una mano fra i capelli con fare sconsolato. “Fino a quando?” chiese poi, “Fino a che non saremo ridotti a mangiare soylent verde come nel film di Fleischer?[2]”

§

Non ci sono vittime,” fu la prima cosa che lo sceriffo del posto di polizia locale disse a Thomas Foreman.
Bloccata a nord e a sud, la strada era percorsa solo da sanitari, pompieri e poliziotti. La scientifica stava già procedendo ai rilevamenti assieme al nucleo antiterrorismo. Altri agenti tenevano lontani i giornalisti.
La carreggiata era ostruita da un trasporto speciale con le ruote all'aria. Poco lontano c'era quello che rimaneva di una trivella da pozzo petrolifero. Altri macchinari distrutti erano sparsi in giro.
Segni di esplosivo,” constatò Foreman.
Hanno fatto saltare tutto,” confermò lo sceriffo. “Hanno legato e bendato l'autista e quelli della scorta tecnica, li hanno mollati da una parte e poi hanno distrutto qualsiasi cosa.”
Si sa chi sono?”
L'altro alzò le spalle. “Terroristi del cazzo. Vogliono il mondo come pare a loro, e siccome non lo è, pensano bene di mettere le bombe.”
Foreman non rispose. “Sarà meglio che vada a parlare con quelli del trasporto,” disse semplicemente, quindi si diresse verso una delle ambulanze.
A bordo c'era un uomo corpulento, sulla quarantina, con una gran barba castana e i capelli rasati quasi a zero. Aveva una sigaretta spenta all'angolo della bocca, un cerotto nell'incavo del gomito e stava aspettando pazientemente che un'infermiera finisse di prendergli la pressione.
Foreman salutò, si qualificò, quindi gli disse: “Dovrei farle alcune domande.”
Si accomodi,” rispose l'altro. “Me le hanno già fatte in venti. Uno più uno meno, non cambierà molto.”
Sarà questione di poco.”
Dite tutti così. Intanto sono tre ore che sto qui a rispondere a domande e a farmi infilare aghi addosso. Quegli stronzi mi hanno fatto saltare il camion, e la prima cosa di cui voi sbirri vi preoccupate è che io non fossi ubriaco alla guida.”
Lo era?”
Cazzo, no. Alla patente ci tengo, è la stessa cosa che ho detto agli altri.”
Cosa può dirmi di quello che è successo?”
Era notte. A un certo punto un furgone si è messo di traverso, sono scesi dei tizi col passamontagna, mi hanno puntato in faccia una pistola, mi hanno legato e bendato. Poi mi hanno portato via e dopo un po' ho sentito le esplosioni.”
Quanti erano?”
Non lo so. Sembravano un bel po', comunque. C'erano anche delle donne.”
Non ricorda altro?”
Uno si faceva chiamare Alpha, o qualcosa del genere.”
Foreman annuì. “Altre cose?”
L’uomo scosse la testa. “No, mi spiace. Me la stavo facendo sotto, e in quei momenti non è che lo spirito di osservazione sia proprio al massimo, se capisce quello che intendo dire.”
Già, certo. Beh, grazie per la sua collaborazione.”

L’agente si allontanò di qualche passo, estrasse il cellulare e compose un numero.
Colby,” rispose una voce maschile dall’altra parte.
John, dà un’occhiata agli archivi,” disse Foreman sbrigativo, “vedi se c’è qualcuno nei gruppi di ecoterroristi che si fa chiamare Alpha.”
Dall’altra parte ci fu un silenzio, quindi giunse la risposta: “Mai sentito, farò qualche ricerca.”
Fa' un giro anche nel deep web.”
Era già in programma. Cosa puoi dirmi di questo tizio?”
Per ora, solo che ha fatto saltare materiale destinato a una piattaforma petrolifera.”
Messaggi? Rivendicazioni?”
Nonostante fosse una conversazione telefonica, Foreman scosse la testa. “Niente di tutto questo.”
Allora controllerò in giro se per caso ce ne sono.”
Ok, fammi sapere appena hai qualcosa.”

§

Foreman alzò gli occhi dai documenti che stava scorrendo. “John? Che ci fai fuori dal tuo antro dei computer?”
L’altro, un neanche trentenne che dimostrava diciotto anni, con la felpa di Star Wars, un cappello da baseball con la visiera girata sulla nuca e le mani ficcate nelle tasche dei pantaloni, rispose: “Se spero che vieni tu di là da me...”
Ho da fare, Johnny.”
Oh, ma pensa un po’. Io invece vengo qui in centrale per fare i videogames.”
Hai scoperto qualcosa?”
Il più giovane alzò le spalle. “C’è poco su quel tizio. Posto che sia un tizio, ovviamente. Sta ben attento a tenere un profilo basso.”
Perché, cosa dovrebbe essere, se non un tizio?”
Boh, una tizia, un’organizzazione, una scimmia ammaestrata...”
E dai, Johnny.”
Lo dicevo per sdrammatizzare. Allora, alzi il culo?”
Foreman si infilò nello stanzino di Colby, talmente pieno di monitor, cavi e materiale informatico che non sapeva dove girarsi per non rovesciare qualcosa.
La console principale era equipaggiata con un mouse a forma di maschera di Iron Man e una tastiera da gamer retroilluminata.
Non mi rovesciare la lampada,” gli raccomandò il giovanotto.
Su uno schedario, di fianco a un T-Rex di gomma con un boa di piume al collo, c’era una maschera di Darth Vader con gli occhi illuminati di rosso.
Sarebbe quella?”
Uh-huh.”
Tu sei malato.”
E tu invidioso.” Poi, cambiando bruscamente discorso: “Il tuo tizio – sempre ponendo che sia un tizio – pare molto attento a tenere un profilo basso, per ora.”
Per ora?”
All’inizio sono tutti cauti. Pian piano, quando comincerà a ottenere dei successi, diventerà più tracotante.”
Vuoi dire che per beccarlo devo aspettare che faccia altri attentati?”
Esatto.”
Ma intanto la gente muore, Johnny.”
Il più giovane si strinse nelle spalle. “Per ora non è morto nessuno.”
Foreman emise un ringhio di frustrazione. “Prova a cercare ancora.”
Te l’ho detto, Tom: deve insuperbirsi un po’, e poi come tutti comincerà a vantarsi.”
I due tacquero, e per un po’ non si udì altro che il ticchettio della tastiera.
Non ce la fanno: è più forte di loro,” soggiunse John. “Vogliono salvare il mondo, capirai. Hanno una missione.”
Per me sono solo dei figli di puttana che ammazzano innocenti.”

§

La donna diede un calcio a un rottame, che rotolò sul pavimento con un rumore metallico. Si tolse il passamontagna nero e scosse la testa. Illuminati dal bagliore delle fiamme, i suoi capelli corvini presero sinistri riflessi aranciati. “Non ci voleva,” disse.
Mi spiace, Soledad,” le rispose Alpha, “Non era previsto che morisse. Nessun essere umano doveva morire, in realtà, sebbene la maggior parte di essi lo meriti.” Si guardò intorno, facendo scorrere lo sguardo su quello che era rimasto dell’edificio dopo le esplosioni, poi aggiunse: “Però questo posto era un Lager per animali. Bovini costretti a passare la vita in uno spazio di un metro quadro, con le giunture inservibili per l’immobilità, pieni di ormoni e antibiotici, ingozzati di sfarinati proteici ottenuti da carcasse di altri animali. Come ti sentiresti tu, se ti facessero mangiare esseri umani liofilizzati? Solo l’idea è rivoltante.”
“Non ricominciare con il Soylent verde.”
L'altro scosse la testa, emise un sospiro e soggiunse: “Io non ho nulla contro l'allevamento di capi di bestiame, ma questa è barbarie. Non si possono sottoporre degli esseri viventi a un supplizio del genere dalla nascita alla morte. Noi ce li mangiamo, gli animali allevati in questo modo, e li diamo da mangiare ai nostri figli. E diamo loro anche tutto il dolore, la sofferenza e l’alienazione di queste povere creature. È follia, capisci?” Corrugò la fronte, si voltò verso un mucchio di stracci intriso di rosso, sotto il quale si allargava una pozza scura. “Io avevo detto a tutti di uscire,” ringhiò a denti stretti. “A tutti l’avevo detto, Cristo! Perché questo qua non ha voluto fare come gli altri?”
Soledad lo prese per un braccio. “Andiamocene, ora. Recriminare non serve a niente.”
Io l’avevo detto a tutti, di uscire...”
Andiamo.”
Gli altri si stavano già radunando per scappare.
Non volevo.”
Lo so. Ce lo siamo detti fin dall’inizio: niente omicidi. Distruggiamo le strutture, ma le persone non si toccano.” Lanciò un’occhiata al corpo dilaniato. “Questo è stato solo un incidente.”

§

Mi sa che qui c’è qualcosa,” disse Johnny.
Foreman gli si precipitò al fianco. “Dove?”
Come ti dicevo, il nostro comincia a vantarsi.” Fece scorrere il cursore del mouse sullo schermo ed evidenziò la parola Alpha in un testo. “Qui c'è qualcuno che ne parla.”
Riesci a capire chi è?”
Uno di quei soliti gruppetti di nazi-vegani che vorrebbero sottoporre i carnivori a corsi di rieducazione forzata. La sua ultima azione, quella dell'allevamento intensivo, è stata decisamente apprezzata.” Fece scorrere il testo, poi soggiunse: “Vedi? Tutti molto felici.”
Foreman scorse la pagina aggrottando di tanto in tanto le sopracciglia, quando si imbatteva in slogan particolarmente integralisti. Alla fine chiese: “Dove li trovo, questi?”
Che vuoi fare?”
C'è uno che lo chiama con un nome, Alphonse. Lo conoscono.”
Magari è stato il correttore automatico.”
No, lo conoscono. Riesci a scoprire da dove scrivono questi qui?”
Johnny emise un sospiro esasperato. “Certo che quando ti metti in testa qualcosa...”

Con un gesto deciso, il commissario inserì il caricatore nella pistola.
Il collega che lo accompagnava, Frank Everett, lo fissò stupito. “Che fai?”
Potrebbe servire.”
Stai scherzando? Già la polizia di qui ci ha dato il permesso di sentire questa gente solo perché siamo dei federali, se ti metti a fare Fort Apache ci manderanno a dirigere il traffico.”
Foreman alzò le spalle. “Che si fottano. Qui c'è un terrorista che compie attentati, e io devo fermarlo.”
Noi veramente dovremmo indagare. C'è l'antiterrorismo per quello che intendi fare tu.”
Sai anche tu come funziona. Questo tizio va fermato subito.”
Thomas...”
No, senti Frank, io non ho fatto lo sbirro per stare a guardare uno stronzo che mette bombe e ammazza gente. Io ho fatto lo sbirro per mandare questi stronzi dove devono stare, ovvero in galera.”
Senza aggiungere altro, Foreman scese dalla macchina e si addentrò in un bosco di conifere. L'altro alzò gli occhi al cielo, ma non ebbe altra scelta che tenergli dietro.
Dopo una buona mezz'ora di cammino, arrivarono a un nucleo di capanne di legno disposte a cerchio intorno a uno spiazzo. Da una parte c'era un palo sbozzato e pitturato come una specie di totem, dai tetti delle abitazioni pendevano sonagli e casette per uccelli.
Passò una tizia di età incerta a piedi nudi, rivolse loro un'occhiata e biascicò qualcosa di poco gentile, poi proseguì senza più degnarli di attenzione.
I due poliziotti si scambiarono un'occhiata perplessa.
Alla fine arrivò un uomo che poteva avere sui quarant'anni. Aveva la barba lunga, i dreadlock e qualche tatuaggio sbiadito. Aveva cerchi di legno inseriti nei lobi deformati. A differenza della donna, li fissò con sospetto e disse: “Non amiamo molto i poliziotti qui.”
Hai buon occhio,” ribatté Foreman. “Per caso hai già avuto a che fare con la legge?”
Chiunque non si sottometta al sistema prima o poi ha a che fare con la legge.”
E abbiamo proferito la massima delle dieci di mattina. C'è un posto dove possiamo parlare?”
L'altro lo fissò imperturbabile. “Vediamo il mandato, prima di tutto.”
Da quando in qua è necessario un mandato per fare un po' di amabile conversazione?”
In quel momento, l'altro agente disse: “Tom, guarda qua.”
All'interno di una capanna c'erano un computer, un generatore e un'antenna satellitare.
Ma guarda un po',” commentò Foreman ostentando un'aria stupita.
È il nostro contatto col mondo,” disse l'uomo con i dreadlock.
E con Alpha, magari?”
Con chi?”

Non c'era bisogno di infilargli la pistola in bocca,” brontolò Frank risalendo in macchina.
Sì, invece. Quello stronzo stava coprendo un terrorista.”
Gesù, Tom, delle volte vorrei che tu fossi un po' più diplomatico.”
Se in Iraq fossi stato diplomatico, adesso non saremmo qui a parlare.”
Sì, ma adesso non siamo...”
Si udì uno squillo. Tom trasse di tasca il cellulare. “Foreman,” disse nel microfono. Mise in viva voce.
Sono John,” si sentì dall’altra parte. La voce era velata di una strana nota di apprensione. “Forse è meglio che rientri subito.”
È successo qualcosa?”
Ascolta il notiziario.”

Qui è Luis Gutierrez di Gold News, vi sto parlando dall’impianto petrolifero di Blue Cod Bay. Le fiamme sono ancora molto alte, e i vigili del fuoco dubitano di riuscire a domarle prima di sera. I primi rilevamenti hanno escluso che nella struttura si siano verificati incidenti, mentre è probabile che si tratti di un’azione di matrice terroristica. La polizia ha fatto sapere di aver ricevuto uno stralcio di filmato che contiene rivendicazioni e richieste da parte di un gruppo eversivo comandato da un uomo che si fa chiamare Alpha.

Figlio di puttana!” sbottò Foreman. “Muoviamoci. Voglio vedere il filmato.” Mise in moto e partì sgommando alla volta della centrale.

§

Soledad si avvicinò ad Alphonse e gli porse una tazza dalla quale si levava un’esile nuvola di vapore. “Ho trovato un microonde e delle bustine,” gli disse, “Ho pensato che un po’ di tè ti avrebbe fatto piacere.”
Alpha prese la tazza e la strinse fra le mani come per assorbirne il calore. Si guardò intorno: la stanza aveva i mobili di formica la tappezzeria macchiata. Una tapparella pendeva di traverso, l’altra mancava del tutto. L'unico pregio di quel motel era che non erano stati troppo pignoli con i documenti quando avevano dato loro la camera. “Perché combattiamo, Sole?” le chiese senza neppure voltarsi.
La donna gli si avvicinò. “Per la Terra,” rispose pronta.
Non esattamente.” L’altro emise un sospiro. “Le azioni sono comunicazioni, e più sono spettacolari, più è potente il messaggio che veicolano. Tu sei mai stata picchiata da bambina?”
Due o tre volte.”
E quante volte ti hanno sgridata?”
Soledad sorrise. “Alcuni milioni, credo.”
Eppure quelle che ti ricordi meglio sono le volte che i tuoi te le hanno date, giusto?”
Ci fu qualche secondo di silenzio. Il motel era fuori dal centro abitato, e le finestre davano su una pianura che si perdeva all’orizzonte, coperta di erbe ondeggianti.
Cosa vuoi dire con questo?” chiese la donna.
Che le nostre azioni non contano in sé, ma per il messaggio e l’esempio che veicolano. Non dobbiamo sperare di proteggere l’ambiente facendo saltare una raffineria, ma spingendo altre cento, mille persone a fare la stessa cosa, facendo capire a tutti che si può reagire, che si può combattere per un mondo migliore.”
La donna rimase in silenzio. “L’accordo era di non uccidere nessuno,” disse dopo un po’.
Lui emise un sospiro, bevve un lungo sorso di tè. “Un accordo ingenuo,” disse poi. “Ora me ne rendo conto Non si può aver la pretesa di fare la rivoluzione senza sporcarsi le mani.”
Alphonse, l’impianto era a pieno regime quando...”
Lo so, Sole, lo so,” la interruppe lui, prendendole le mani e stringendole fra le sue, “ma dobbiamo distogliere l’attenzione dal nostro vero obiettivo, dobbiamo far sì che la gente pensi che colpiremo da tutt’altra parte. Visto che abbiamo fatto saltare la raffineria a terra, chi penserà mai che vogliamo occuparci anche dell’impianto di estrazione offshore?”
Soledad non rispose.
Non sei convinta?” la incalzò lui. “C’è qualcosa che non ti torna nel mio ragionamento? Eppure ne abbiamo parlato, ed eravate tutti d’accordo.”
Lei si morse il labbro inferiore. “Non è stato bello veder bruciare viva la gente.”
Lui le rivolse uno sguardo duro. “Beh, non è bello nemmeno veder avvelenare il mare col petrolio, vedere gli animali soffocare lentamente nell’acqua ridotta a una poltiglia nera, non è bello vedere delle popolazioni antichissime e cariche di dignità ridursi a una massa di alcolizzati e drogati devastati dalle malattie veneree perché non hanno più un mondo in cui vivere. Nemmeno questo è bello.”
No, certo che no.”
E allora, questo è il prezzo da pagare per ottenere un mondo migliore. Hai presente il discorso di Kurtz sull’orrore, in Apocalypse Now? L’orrore bisogna farselo amico, è nostro alleato nel combattimento.” Fece una lunga pausa, tanto che alla fine Soledad si girò per andare nella stanza attigua. “Ma se l’orrore ci è nemico,” concluse Alpha in tono sinistro, continuando a guardare fuori dalla finestra, “Allora ci distruggerà.”

§

Tom Foreman entrò nel parlatorio della prigione come un toro nell’arena.
Vedi di stare calmo,” lo ammonì il collega al suo fianco.
Stare calmo un cazzo. Sarà meglio che questo tizio mi dica quello che sa con le buone, oppure...”
Non fece in tempo a finire la frase, perché la porta che dava sulle celle si aprì con uno scatto metallico, e due guardie accompagnarono verso di lui un uomo con l’uniforme grigia dei detenuti.
Foreman cominciò a osservarlo da lontano, facendosene man mano un’idea: aveva l’aria di uno studentello di buona famiglia, capelli corti, niente tatuaggi, faccia pulita da bravo ragazzo. Il classico stronzetto che siccome aveva fatto l’Università si sentiva al di sopra della cultura mainstream e credeva di avere un messaggio da comunicare al mondo.
Gli si avvicinò.
Non parlo se non in presenza del mio avvocato,” lo prevenne il tizio.
L’agente ghignò. “Ah, davvero? Frank, senti, ti spiace fare la parte dell’avvocato? A quanto pare il nostro amico è un po’ timido.”
Everett si fece avanti e si posizionò accanto al collega. Gli lanciò uno sguardo velato di vaga apprensione.
Foreman lo ignorò. Si rivolse anzi alle guardie e disse: “Scommetto che avete un sacco di cose da fare, voi due.
Ci fu un gioco di sguardi, dapprima titubante, poi sempre più consapevole. Infine, il più anziano dei due disse: “Hai dieci minuti.”
Uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Parlami di nuovo del tuo avvocato, stronzetto,” disse Foreman quando furono soli.
Il ragazzo, già meno baldanzoso, scosse la testa. “Ho detto che non parlo con lei se non in presenza di un avvocato.” Poi, dopo una pausa soggiunse: “Mi dispiace, ma questa è la procedura. La conosco bene.”
Per tutta risposta, l’agente lo afferrò per il bavero. Lo spinse brutalmente all’indietro finché non arrivò a sbatterlo contro il muro, e poi lo sollevò di peso. “Io credo di non aver capito bene,” ringhiò.
Il ragazzo si divincolò. “Ma cosa sta facendo? Io la denuncio!”
Sì, dopo mi denunci, certo. Ma intanto io ti ho già gonfiato come una zampogna.”
Mi lasci andare! Aiuto! Aiuto!” Le urla si spensero contro le pareti insonorizzate. Il ragazzo si girò anche verso Frank, che però rimase impassibile.
Aiuto!” urlò di nuovo.
Abbiamo dieci minuti,” gli disse Foreman con glaciale calma, sempre continuando a tenerlo sollevato. “E in dieci minuti si possono fare un sacco di cose. Lo sai cosa facevo io, in Iraq, in dieci minuti?”
Il ragazzo si limitò a deglutire.
Prendevo uno di quei pezzi di merda di terroristi, e gli insegnavo che far scoppiare le bombe in mezzo ai civili è sbagliato.” Lo fissò negli occhi con uno sguardo che sembrava volerlo incenerire. “Vuoi che lo insegni anche a te, stronzetto? Poi, se ti resta qualche osso intero, puoi sempre andare a frignare col tuo avvocato.”
Di nuovo, il ragazzo non aprì bocca.
Bene, lo prendo come un sì. Allora parlami un po’ dell’attentato alla raffineria di Blue Cod Bay, vuoi?”
Il ragazzo guardò verso la porta, probabilmente nella speranza di veder rientrare le guardie.
Non ti distrarre,” lo richiamò Foreman.
Il ragazzo ebbe un sussulto di baldanza. “Io voglio il mio avvocato!” strillò. “Io vi denuncio tutti, ci sono telecamere ovunque, vi stanno filmando.”
Sì, e tra un po’ filmeranno te che ti caghi e ti pisci addosso mentre io ti prendo a calci nella pancia.”
Lo strappò brutalmente dal muro, lo sollevò di peso e lo buttò con le spalle sul tavolo. “Adesso parla, figlio di puttana, o comincio a farti male!”

Tom, basta! Basta!” Frank aveva afferrato a mezzo corpo il suo collega, ma quasi non riusciva a staccarlo dal detenuto.
Il ragazzo si era come previsto cagato e pisciato addosso, e stava singhiozzando senza ritegno. Probabilmente aveva il setto nasale rotto e qualche costola incrinata.
Hai visto quante cose si possono fare in dieci minuti, pezzo di merda?” inveì Foreman.
E dai, Tom. Ti ha già detto quello che volevi sapere, no?”
Foreman si fermò ansante. Si guardò le nocche schizzate di rosso e ringhiò: “Terroristi fottuti. Siete solo dei vigliacchi bastardi, mettete le bombe perché non avete il coraggio di combattere a viso aperto. Tu ci sei stato in Iraq, eh, stronzetto? No di certo, scommetto che mentre io mi facevo il culo laggiù, tu eri a scrivere slogan pacifisti di merda su Facebook...”
E dai, Tom,” ripeté Frank. “Ora basta.” Lo prese per un braccio incontrando già minore resistenza. Lo spinse verso la porta.

§

Il cielo era così basso che la sommità della torre di raffreddamento della centrale termoelettrica si perdeva tra le nebbie, dando l’impressione di un’immensa montagna dalle pareti lisce e grigie. L’aria era immobile, fredda e gravata del tanfo acre dei residui di combustione.
Tutt’intorno l’erba era giallastra, malsana. Qualche albero scheletrito tendeva verso l’alto i rami spogli.
Foreman ringhiò un'imprecazione, poi spostò lo sguardo verso i punti in cui si erano nascosti gli altri agenti. “Quel figlio di puttana ci ha detto una balla,” ringhiò.
Non credo proprio,” rispose Frank al suo fianco. “Non ho mai visto uno così terrorizzato. A momenti si prendeva anche la colpa dell’estinzione dei dinosauri.”
Faceva la commedia.”
Hai mai visto uno che per fare la commedia si caga addosso?”
Hm.”
Passò un’altra mezz’ora. Tutt’intorno il silenzio era raggelante, sembrava che ogni forma di vita a parte loro fosse scomparsa.
Poi Foreman si tese, rialzò la testa e si guardò intorno mentre il cuore gli accelerava i battiti. Notò un movimento più avanti, vicino all’edificio che si trovava alla base della torre.
Attraverso la finestra, vide la porta socchiudersi.
Saltò in piedi e cominciò a correre in quella direzione.
Qualcosa partì verso di lui sibilando e lasciandosi dietro una scia di fumo giallastro. L’agente si buttò a terra e subito dopo a pochi metri di distanza una delle macchine esplose con un boato che gli risucchiò l’aria dai polmoni.
Si rialzò, si scrollò via i detriti che gli erano caduti addosso. Frank alle sue spalle stava gridando qualcosa, ma tra gli effetti dell’esplosione e la frenesia che l’aveva pervaso, non capì neppure cosa stesse dicendo.
FBI!!” urlò correndo verso l'edificio, “Siete tutti in arresto!”
Qualcuno gli sparò addosso, lui si mise in copertura, identificò una sagoma scura e rispose al fuoco.
La sagoma cadde.
Avanzò. Oltrepassò l’angolo della costruzione si appiattì accanto alla porta. Rimase immobile per qualche secondo, cercando di capire se all’interno ci fosse qualcuno, ma non sentì alcun rumore. Si affacciò: nessuno.
Entrò in una specie di ufficio. C’erano schedari rovesciati, carte sparse ovunque. Macchie di sangue facevano supporre che qualcuno fosse rimasto ferito.
Da quella stanza si passava alla sala operativa vera e propria, con tutte le strumentazioni per regolare i bruciatori e l’afflusso di combustibile. Alcune persone con il passamontagna addosso stavano legando pacchi di plastico alle tubature col nastro adesivo.
Fermi, FBI!” urlò. Sparò due colpi, e il più vicino dei terroristi si accasciò facendo cadere l’esplosivo, che rimase a penzolare dal nastro col quale lo stava fissando.
Qualcuno rispose al fuoco, Foreman si buttò dietro uno dei serbatoi, e da lì cercò di farsi un’idea più precisa della situazione. I suoi di sicuro stavano arrivando, ma se non si muoveva in fretta, rischiava di farsi scappare i terroristi.
Vide che si stavano dirigendo verso un’uscita che si trovava dalla parte opposta della sala. Si trascinavano dietro anche degli ostaggi.
Foreman balzò in avanti, sparò, l’ultimo dei terroristi rotolò per terra e rimase immobile. Un altro si affacciò alla porta e gli sparò contro, l’agente sentì le pallottole fischiargli vicino alle orecchie. Si buttò da una parte, gli altri corsero via. Si rialzò, li inseguì.
Fermo!” esclamò una voce, vagamente velata dal passamontagna di lana.
Uno dei terroristi teneva un operaio della centrale per il collo e intanto gli puntava la pistola alla testa.
Foreman si immobilizzò.
Calò un silenzio teso, rotto solo da vaghi piagnucolii del prigioniero.
Butta la pistola,” disse il terrorista.
L’agente non si mosse. “No.”
Guarda che lo ammazzo!”
Fanculo.” Foreman fece un passo avanti.
L’altro arretrò tirandosi dietro l’uomo piangente. “Guarda che lo ammazzo!” lo minacciò ancora una volta. Il suo tono vagamente stridulo suggeriva che fosse prossimo a perdere il controllo.
La cosa non fece esitare l'agente nemmeno per un attimo. “Tu ammazzalo,” gli disse, “e subito dopo io ti sparo in faccia.”
Di nuovo ci furono lunghi secondi di immobilità cristallizzata. Anche i lamenti dell’uomo si erano affievoliti.
Il terrorista cominciò lentamente a rinculare.
Ti ammazzo,” lo ammonì l’agente. “Se non stai fermo, giuro che ti ammazzo.”
E io ammazzo lui.” Il terrorista spostò l'uomo in modo che si trovasse sulla linea di tiro dell'agente.
Foreman balzò in avanti, premette il grilletto, ma in quello stesso istante qualcosa gli spostò il braccio, lo spinse violentemente da una parte e lo fece crollare a terra. “Ma sei impazzito?” urlò la voce di Frank. “Cristo di Dio, stavi per far secco un ostaggio!”
Thomas alzò gli occhi, constatò che i terroristi non c’erano più. “Cazzo,” ringhiò, rivolgendo al collega un’occhiata di fuoco, “Stavo per beccarlo.”
Tu sei fuori di testa, stavi per ammazzare uno che non c'entrava un cazzo.”
Avevo tutto sotto controllo.”
L’altro lo fece alzare in piedi con malagrazia, lo trascinò fuori. “Andiamo a fumarci una sigaretta,” gli disse brusco, “hai bisogno di schiarirti le idee.”

§

Seduto su una cassa, lo sguardo perso sulla landa coperta d’erba secca, Thomas Foreman fumava in silenzio, e ad ogni tiro di sigaretta aveva l’impressione che la mente gli si schiarisse, come se il fumo che espirava man mano provenisse direttamente dal suo cervello.
Seduto accanto a lui, Frank Everett fumava a sua volta, apparentemente assorto nei suoi pensieri.
Dietro di loro sostavano soli o a gruppetti gli altri agenti che avevano partecipato all’operazione. Gli unici due terroristi catturati erano già stati portati via.
Stai meglio ora?” s'informò Everett.
Hm.”
Vedi di ripigliarti, Tom. Oggi mi hai fatto preoccupare.”
Passarono altri minuti di silenzio. Infine Foreman emise un sospiro, poi, come parlando a sé stesso, disse: “In Iraq avevo un sergente che alle volte diceva una frase strana: chi lotta con i mostri, deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te. Diceva che era di un grande filosofo.” Diede un tiro alla sigaretta. “Non l’avevo mai capita, fino ad oggi,” soggiunse.
Frank si piegò a per cercare di intercettare il suo sguardo, in quel momento rivolto al suolo. “Che intendi dire?” gli chiese.
Oggi stavo per ammazzarlo, quel tizio. Ti giuro che pur di mettere le mani addosso a quel figlio di puttana di terrorista l’avrei fatto.” Fece un’altra lunga pausa, finì la sigaretta, buttò per terra il mozzicone e lo schiacciò sotto il tacco. Terminata l’operazione, si voltò verso il collega, e lo fissò come se gli stesse chiedendo aiuto. “Per fermare chi fa del male, rischi di fare a tua volta lo stesso male. E allora, chi ha ragione e chi ha torto? È questo che significa, secondo te, quella frase?”

§

Nel retro di un furgone che stava percorrendo a tutta velocità la statale, Alpha sedeva con la schiena poggiata alla parete. Teneva gli occhi chiusi, ma i fremiti delle palpebre facevano capire che non stava dormendo.
Ti ricordi quando insegnavo ancora all’Università?” chiese a un tratto.
Soledad, che si stava legando i capelli in una treccia, si voltò verso di lui. “Sì, mi ricordo, ma che c’entra?”
Ti ricordi le mie lezioni?”
Lei sorrise. “Certo.”
Allora ti ricorderai anche questo: chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.” Si passò una mano sugli occhi come per cancellare qualche visione particolarmente spaventosa. “Stavo per ammazzare un uomo a sangue freddo. Quel poveretto piangeva come un bambino, tremava, eppure gli avrei sparato in testa. Ero deciso a farlo.”
Soledad annuì grave. “Io te l’avevo detto, Alphonse, che la situazione prima o poi ci sarebbe sfuggita di mano. La citazione di Nietzsche mi sembra adeguata: abbiamo voluto guardare dentro l’abisso, ma anche l’abisso ha scrutato dentro di noi, ha riconosciuto se stesso nella nostra parte più profonda, ed è diventato sì nostro alleato, ma ha esatto un prezzo di sangue. Ci ha chiesto in cambio l’umanità. Certo, daremo un mondo nuovo e migliore ai nostri figli, ma con che mezzi? E cos’altro, o chi altro dovremo sacrificare?”
Alpha emise un lungo sospiro, protese le mani a cercare quelle della compagna come alla ricerca di calore e rassicurazione. “Abbiamo un’ultima missione da compiere,” sospirò, “un ultimo drago da combattere, e poi le mangrovie torneranno a crescere, più belle di prima.”

§

Il pattugliatore Sirius saltava sulle onde, spruzzi di spuma bianca inondavano la coperta. “Siamo pronti,” disse Everett, controllando le cinghie del proprio giubbotto antiproiettile.
Foreman fissò la Cormorant 6 stringendo gli occhi. “Da lì non possono scappare,” disse soltanto.
Ci sono anche venti civili,” gli ricordò il collega, “e le strutture sono piene di esplosivo. Vedi di non fare cazzate.”
Io non faccio cazzate.”
Te la stai prendendo un po' troppo sul personale, rischi di fare come alla centrale termoelettrica: non sei lucido quando devi esserlo.”
Foreman ripensò all'episodio. Era come quando uno si prendeva una sbronza e il mattino dopo giurava di non toccare mai più una goccia di alcol, cosa che poi non succedeva praticamente mai.
Ricordò quello che erano soliti ripetergli al corso di addestramento dei Seals: la violenza può non essere l'opzione migliore, ma è comunque un'opzione. Ovvero, fuor di metafora e con buona pace del sergente che aveva in Iraq, alle volte era necessario venire a patti col male, per combattere altro male.
Andiamo,” disse.
Muta e bombole già addosso, scesero su un mezzo da sbarco leggero, che immediatamente partì sotto costa percorrendo tutta la lunghezza della baia. La piattaforma intanto cambiava aspetto a seconda del variare della prospettiva, mostrando di volta in volta tralicci di un colore o di un altro, bracci di carico, paranchi e infine l'edificio degli alloggi. La massa arancione degli ostaggi era scomparsa alla vista, così come il gruppo di terroristi.
L'uomo che portava la scialuppa tirò fuori un binocolo e scrutò a lungo la struttura. “Nessuno,” concluse infine. “Potete andare.”
Si assicurarono in cintura i sacchi a tenuta stagna con le armi, si calarono la maschera sugli occhi e si buttarono.

Alpha scrutò per l'ennesima volta verso la costa. Fin da quella distanza si vedeva il brulichio di lampeggianti rossi e blu delle varie unità di crisi giunte sul posto. Intorno alla piattaforma, a rispettosa distanza, incrociavano unità della marina. Si voltò verso l'edificio degli alloggi, dal quale uno dei suoi stava continuando a mandare proclami via web. Quella era la finalità di tutto, in ultima analisi: far capire, scuotere le coscienze. Far cadere il velo di Maya.
Aveva guardato nell'abisso, certo, e l'abisso aveva guardato in lui, ma anche quello era un servizio che stava facendo a chi sarebbe venuto dopo, ai meritevoli: prendere su di sé il peso del male che sarebbe stato necessario perpetrare affinché un altro e peggiore male cessasse di esistere. Similia similibus curantur[3], del resto, e in effetti, rispetto a quello che le compagnie petrolifere stavano facendo all'ambiente, ciò che stava facendo lui poteva senza dubbio definirsi omeopatico.
Trasse di tasca una ricetrasmittente. “Ancora niente?” chiese.
No,” giunse la risposta.
Alpha si voltò verso il gruppo dei prigionieri. “Buttatene giù un altro,” ordinò.

Foreman emerse al di sotto della piattaforma, nel groviglio di tralicci ricoperti da cirripedi, e la prima cosa che vide fu una specie di sacco arancione che piombava in acqua con un tonfo.
Si voltò verso Everett, che si stava già muovendo verso il punto in cui l'ostaggio era caduto, e in tono ruvido gli disse: “Andiamo.”
Ma quel tizio sta annegando.”
Ne annegheranno altri, se non interveniamo.”
Thomas...”
No, Thomas un cazzo. Diamoci una mossa, prima che quel figlio di puttana lo rifaccia.” Si liberò di pinne e bombole, estrasse le armi e cominciò a salire sulle strutture della piattaforma.
Persino nel contesto dell'HRT[4], alle volte era necessario prendere la decisione di lasciar morire uno per salvare altri cento.
Non perse tempo a controllare se gli altri lo stavano seguendo.
Arrivò al ponte più basso, si guardò intorno. Nessuno in giro. Il volto gli si contrasse in una smorfia di disprezzo: dilettanti. E come tutti i dilettanti, pressapochisti, stupidi e con una pericolosa tendenza alla violenza inutile.
Salì di un altro livello. Ancora nessuno.
Il vento fischiava fra le strutture di metallo, l'acqua scura ribolliva sempre più in basso. Attese che gli altri lo raggiungessero, quindi indicò con un gesto due scale che andavano verso l'alto. Sopra si vedeva il cielo grigio.
Gli uomini, armi alla mano, si prepararono a salire.

Qui è Sandra Shears di Channel 23 che vi parla da un'unità costiera della marina. Ci hanno ordinato di spostarci indietro, perché i terroristi minacciano di continuare a uccidere gli ostaggi uno dopo l'altro se non sarà rispettata la loro richiesta che i mezzi di informazione mantengano le distanze dalla piattaforma. Le squadre HRT dell'FBI sono già sul posto, ma la situazione resta comunque molto tesa, il minimo errore potrebbe scatenare un disastro ecologico senza precedenti, dal momento che in un recente comunicato i terroristi hanno fatto sapere che tutto l'impianto di estrazione è stato minato.”

Foreman si affacciò sul ponte principale della Cormorant 6. C’erano degli uomini armati che giravano su e giù, ma principalmente guardavano verso il mare. Un paio, fucili mitragliatori imbracciati, controllavano il gruppo ammucchiato e tremante degli ostaggi.
Tutti facevano riferimento a un uomo alto, magro, con il volto incorniciato da una barba biondastra e i capelli costantemente agitati dal vento. Portava un eskimo semiaperto e sembrava insensibile alle raffiche di vento gelido che spazzavano la piattaforma. Sembrava una di quelle immagini di Gesù Cristo che ogni tanto si vedevano nelle chiese.
L’agente scambio un’occhiata con il collega dell’HRT che comandava la squadra: non si poteva mai sapere, con i dilettanti, perché di solito tendevano a comportarsi in modo imprevedibile.
Simultaneamente tolsero la sicura a due granate flashbang[5] e le buttarono in coperta, quindi tornarono al ponte inferiore coprendosi le orecchie.
Non appena gli ordigni deflagrarono, approfittando del disorientamento dei terroristi, gli uomini dell’HRT salirono sul ponte principale.
Foreman scattò su per la scala. Si trovò davanti un uomo, sparò, buttandolo a diversi metri di distanza, tutt’intorno crepitavano le raffiche dei mitra, l’aria si stava facendo caliginosa per i fumi degli spari.
Uno dei terroristi imbracciò un RPG e lo puntò contro un gruppetto di federali.
L’idiota fa saltare noi e loro!” urlò Everett.
Foreman balzò estraendo la pistola, sparò due colpi in rapida successione. Il terrorista cadde con un urlo e rotolò lasciando andare il lanciarazzi, che venne raccolto da un altro.
L’agente si rialzò rapido, sparò di nuovo, l’uomo cadde all’indietro e non si mosse più. Un altro federale spinse l’RPG in acqua.
Lo scontro sembrava già vinto, i tizi con l’eskimo cominciavano a capire che forse era meglio buttare le armi e alzare le braccia, ma a un tratto quello con la faccia da Cristo afferrò una specie di scatoletta nera che teneva in tasca, la sollevò in alto e arretrando disse: “Lo sapete cos’è questo?”
Alla domanda seguì un silenzio teso. Tutti sapevano cosa fosse.
Questo è un detonatore!” esclamò comunque l’uomo. “Mi basta premere il bottone e qui salta tutto.”
Rimase immobile contro la scala che conduceva alla piattaforma per l’elicottero, col vento che gli scompigliava i capelli e gli faceva sbattere le falde della giacca.
Nessuno si mosse.
Sta bluffando,” disse fra i denti Everett, “Questo è un fottuto amante della natura, non rischierà mai un disastro ecologico.”
Col cazzo,” replicò Foreman. “Sai quanti sono quelli che al momento di salvare la buccia mandano nel cesso tutti gli ideali?”
Voglio un elicottero per me e i miei uomini!” urlò Alpha, “Oppure salta tutto!”
Tom si fece avanti. “Ma così salti anche tu!” disse.
L’altro ghignò. “Pensi che me ne freghi? Io sono un batterio nell’universo, un insieme di composti chimici. Il mio corpo servirà a nutrire i pesci e gli uccelli, e io rinascerò nel grande ciclo della vita.”
E allora perché vuoi un elicottero?”
Per combattere ancora, per distruggere altre Cormorant 6, per offrire un mondo migliore ai nostri figli, più rispettoso dell’ambiente in cui viviamo, libero dai veleni.”
Foreman fece un passo avanti. “E per ottenere questo ammazzi gente a sangue freddo?”
L’altro annuì, sul volto sembrò passargli un’ombra di tristezza. “È necessario, purtroppo, amico mio.”
Io non sono tuo amico, figlio di puttana, e ora metti giù quel detonatore o ti faccio saltare la testa.” Puntò la pistola.
Tom, lascialo andare,” gli sussurrò Frank all’orecchio.
Col cazzo,” ringhiò Foreman.
Tom, è deciso, vuole farla saltare. Lascialo andare, lo prenderemo dopo con calma.”
L’altro scosse la testa. “La farà saltare comunque, con noi sopra, appena è su quel cazzo di elicottero. Tanto vale che almeno lo ammazzi.”
No, lascialo andare. Cristo, lo sai anche tu cosa può fare un uomo disperato e fuori di testa, se si sente all’angolo.”
Lo ammazzo prima.”
Tom!”
La scena si svolse come al rallentatore. La nocca del pollice destro di Alpha si fece bianca, mentre il polpastrello aumentava gradualmente la sua pressione sul pulsante. Nello stesso momento, Foreman balzò in avanti, sparando contro il terrorista.
L’uomo sussultò sotto l’impatto dei colpì, cadde all’indietro, e mentre descriveva la sua parabola verso il suolo, il polpastrello arrivò a fine corsa.

Qui è Sandra Shears di Channel 23 che vi parla da un elicottero in volo intorno al relitto della Cormorant 6. Per ragioni di sicurezza non possiamo avvicinarci troppo al rogo della piattaforma: le squadre dei vigili del fuoco stanno ancora cercando di domare le fiamme, ma nonostante le dieci ore di lavoro ininterrotto rimane concreto il rischio che prenda fuoco il pozzo di petrolio. Le perdite di greggio sono state enormi, il disastro ecologico è senza precedenti, e secondo le prime valutazioni supera come gravità anche quello della Exxon Valdez e della Deepwater Horizon. Sulla piattaforma non ci sono purtroppo superstiti: i terroristi, gli ostaggi e tutti gli uomini dell’HRT sono morti nell’esplosione.”









[1] PTT: Push to talk. È il pulsante che si preme nelle radio ricetrasmittenti per parlare.
[2] Il film a cui si fa riferimento è “2022: i sopravvissuti”.
[3] Principio attribuito a Samuel Hanemann, che ne fece il fondamento dell’omeopatia.
[4] Hostage Rescue Team, una branca dell’FBI specializzata nel recupero di ostaggi.
[5] Anche dette granate stordenti. Armi non letali usate nelle operazioni di recupero ostaggi.
   
 
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