Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: mari05    30/11/2017    0 recensioni
Ed eccomi con un'altra storia a tema natalizio! sempre voluta dalla mia prof d'italiano, questo invece è un tema sul Natale in quanto bene materiale o spirituale. Non immaginatevi un tipico e noioso tema, perché non è così!
Ne approfitto per dire che le storie "io che volevo solo tornare a casa" e "tra insegnanti bellocci e studenti curiosoni" probabilmente non saranno più aggiornate, causa mancanza patologica d'ispirazione (ma può anche essere che un giorno mi svegli con la voglia di continuarle, per cui continuate a sperare!)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Chi un vestito, chi un telefono nuovo, chi un gioco da tavola, chi invece un profumo. E chi una playstation, chi un libro, chi un MP3 e chi invece un cd del suo cantante preferito. Ancora chi una libreria, chi un paio di jeans, chi il computer di ultima generazione e infine chi le scarpe più in voga del periodo.
Chiunque nel periodo natalizio si è ritrovato a pensare a cosa farsi regalare, donare o prestare da qualcuno, a dove farsi portare, da chi farsi baciare o abbracciare, giustificando i propri pensieri egoistici con la solita frase «è Natale, dopotutto».
Ma quel dopotutto, sì, quella parola così innocua, si rivela spesso la goccia che fa traboccare il vaso, già stracolmo di oggetti che possono esserci sembrati utili ma che in realtà non lo sono.
Ti ricordi quelle scarpe che sono costate l’ira di Dio che hai comprato solo perché la più carina della classe ne ha un paio identico? E quel libro che hai acquistato perché tutti dicevano che era bellissimo anche se nel profondo del tuo cuore sapevi già che non ti sarebbe piaciuto? E quella maglietta che ora è nei meandri del tuo armadio solamente perché da lontano ci sembrava meravigliosa, ma che da vicino si è rivelata una delusione totale?
Ci sei passato anche tu come ci sono passata anche io come ci sono passati tutti gli esseri viventi di questo mondo.
Natale non significa comprare. Ricevere non significa essere felici.
Perché sì, spesso la felicità può essere condizionata dall’avere, ma non c’è pensiero più sbagliato di questo.
Dopo che sei uscito dal negozio più alla moda della tua città sapendo di aver speso centinaia di euro in vestiti e cianfrusaglie che non fanno altro che renderti monotona, piatta, senza forma né ombra di personalità, dimmi, ti senti felice?
E tu, che stai entrando in quello stesso negozio perché hai appena visto che tutti ne stanno uscendo col sorriso e le buste piene, proprio tu, fammi sapere se sarai felice quando sarà il tuo turno.
E lei, signora, che sta comprando quel giocattolo a suo figlio, mi sa dire se lui sarà davvero felice quando lo riceverà? Pensa forse che tutti i balocchi che già gli appartengono non bastino? Pensa forse che suo figlio sorriderà per davvero quando spacchetterà il suo dono?
No, la risposta è no.
Perché, anche se pensiamo che così le persone care, amici, parenti, figli, saranno contenti quando riceveranno quella maglietta, quel libro o quel giocattolo, sappiate che non è così.
Al contrario, anziché renderli felici, li uccidiamo.
Gli riempiamo la bocca di cianfrusaglie sperando di allietarli fino a quando lo spazio si fa sempre più ristretto, fino a quando non si riduce ad un posticino piccolo e angusto...
Non appena mettiamo la mano dentro e depositeremo una collana, un vestito, degli stivali, un computer, secondo voi cosa succederà?
Il corpo esploderà. Scoppierà e da lì usciranno tutti i giochi, i balocchi, gli indumenti, le scarpe, gli oggetti che fino a qualche anno fa ci sarebbero sembrati utili, ma che adesso si riducono a plastica, ferro, argento, stoffa e carta.
Ma quando il corpo non ci sarà più, quando la persona sarà morta sepolta sotto la miriade di ambizioni svanite, penseremo di aver fatto del bene.
E così continueremo, riempiremo la bocca dei vicini, dei parenti, degli amici, dei nostri cari fino a quando non arriverà il nostro turno.
E lì cominciamo a imbottirci, ignari di qual è il nostro limite.
Ci riempiamo, ci colmiamo di tutto, anche se ci sembra inutile. Perché pensiamo che così otterremo quell’agognato sorriso, quella risata che non abbiamo mai visto davanti ad una barzelletta o ad una vecchia foto.
Ci uccidiamo, siamo gli assassini di noi stessi.
Crediamo in una felicità malvagia, triste, deprimente, che porta solo pile e pile di roba superflua e maligna.
Ma sappiate, ragazzi, che anche se è male, a noi parrà fare bene. Per noi è l’omicidio più bello di tutti.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: mari05