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Autore: YasumiNasai    30/11/2017    0 recensioni
Dopo anni di inattività letteraria generale, ho deciso di pubblicare qualcosa su una piattaforma web che non sia un blog personale. La seguente raccolta costituisce semplicemente una manciata di poesie da me scritte nel corso di questi ultimi anni, a seguito di un periodo difficile in cui ho dovuto rivedere molte delle mie certezze, prorità ed idee.
Sono resoconti, letteralmente, frammenti registrati dei miei sussulti.
Qualcosa a cui ho cercato di dare forma, non so con quanta efficacia...
Buona lettura.
P.s Non so quanto il format da me scelto rispetti le norme di EFP. Vi prego, nel caso in cui abbia commesso qualche errore, di correggermi.
Genere: Malinconico, Poesia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Per piacere, voi che passate, abbiate la bontà di dirmi quanto sono grande
misurate queste braccia, queste gambe"

[Franz Kafka - Descrizione di una battaglia]
 
I.

Oggi, la gioia
i tramonti sembrano
più luminosi
i sapori
più intensi di ieri
ogni pensiero sembra incarnarsi
nel suo stesso sussurro

Eppure ancora
perché i tramonti
perché i sapori?
Perchè Io?
Parlare? Come se servisse
con queste dita tozze
e rattrappite
con questo corpo incerto
insufficiente
stanco ma ancora
assettato di battaglie
queste ossa inferme
ferite di speranza
questo tremore, questa
tensione
questo pensiero rotto d'idee
come una noce troppo grande
per il guscio...

II.

Non so più esprimere niente
nemmeno la mia stessa
banalità

Ho fame. Ho voglia di aprire la finestra
allungare il collo e con gli occhi strabuzzati
respirare
dritto, impuntato

davanti all'orizzonte

Ho fame.
Ma non so più descrivere
la forma dei cibi
la consistenza della carne
la morbidezza di un dolce caldo.
Ho fame, ma ho perso il senso
della fame

Le coordinate per collocarla nel corpo
nel tempo
nella mia bocca semiaperta che chiede
nutrimento

Ho fame, come molti, come tutti
Allora perché nessun'altro
ha tanta fame quanto me?

III.

Hai lo sguardo triste
triste
di migliaia di anni
mentre le case sfumano
i palazzi
nella condensa

Vorrei gridare
sul serio gridare
urlare di rabbia e spezzare
il muro spinato che mi circonda
vorrei tremare per smuovere
il vuoto immobile di questa vita
Ma come fare, come?
Il mio sguardo è troppo,
                           troppo triste.

IV.

"Che il verso sia come una chiave
che apre mille porte"
[Vicente Huidboro]
Così forte così 
            sensibile
Cuore, cuore, cuore
Un cuore triste di lucida bile
 
Queste mie occhiaie profonde.
   
 
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