misurate queste braccia, queste gambe"
[Franz Kafka - Descrizione di una battaglia]
Oggi, la gioia
i tramonti sembrano
più luminosi
i sapori
più intensi di ieri
ogni pensiero sembra incarnarsi
nel suo stesso sussurro
Eppure ancora
perché i tramonti
perché i sapori?
Perchè Io?
Parlare? Come se servisse
con queste dita tozze
e rattrappite
con questo corpo incerto
insufficiente
stanco ma ancora
assettato di battaglie
queste ossa inferme
ferite di speranza
questo tremore, questa
tensione
questo pensiero rotto d'idee
come una noce troppo grande
per il guscio...
II.
Non so più esprimere niente
nemmeno la mia stessa
banalità
Ho fame. Ho voglia di aprire la finestra
allungare il collo e con gli occhi strabuzzati
respirare
dritto, impuntato
davanti all'orizzonte
Ho fame.
Ma non so più descrivere
la forma dei cibi
la consistenza della carne
la morbidezza di un dolce caldo.
Ho fame, ma ho perso il senso
della fame
Le coordinate per collocarla nel corpo
nel tempo
nella mia bocca semiaperta che chiede
nutrimento
Ho fame, come molti, come tutti
Allora perché nessun'altro
ha tanta fame quanto me?
III.
Hai lo sguardo triste
triste
di migliaia di anni
mentre le case sfumano
i palazzi
nella condensa
Vorrei gridare
sul serio gridare
urlare di rabbia e spezzare
il muro spinato che mi circonda
vorrei tremare per smuovere
il vuoto immobile di questa vita
Ma come fare, come?
Il mio sguardo è troppo,
troppo triste.
IV.