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Autore: SellyLuna    01/12/2017    4 recensioni
«Alya, mi devi aiutare!»
Una ragazza dai codini blu notte teneva in mano il telefono con un’ aria disperata, mentre davanti a lei si stagliava un’ ampia scelta di abiti: aveva svuotato letteralmente l’ armadio.
«Fammi indovinare: non sai cosa metterti per il tuo appuntamento con Adrien, vero?» l’ altra ragazza le disse dall’altra parte della videochiamata.
«Si vede così tanto?»
Alya fece un rumore d’assenso, mentre annuiva un paio di volte con il capo. Ormai era diventata un’esperta a decifrare i comportamenti dell’amica e a intuire cosa le passasse per la testa.
«Solo non capisco perché chiedi consiglio a me, se sei tu la specialista di moda.»
Una giusta osservazione. D’altronde Alya aveva altri talenti – uno su tutti quello di mettersi in costante pericolo per documentare le imprese degli eroi parigini per il suo blog.
«Che posso dirti? L’ansia mi fa sragionare» sorrise imbarazzata.
[Adrinette ♥]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appuntamento

 

 

 

 

 

 

«Alya, mi devi aiutare!»

Una ragazza dai codini blu notte teneva in mano il telefono con un’ aria disperata, mentre davanti a lei si stagliava un’ ampia scelta di abiti: aveva svuotato letteralmente l’ armadio.

«Fammi indovinare: non sai cosa metterti per il tuo appuntamento con Adrien, vero?» l’ altra ragazza le disse dall’altra parte della videochiamata.

«Si vede così tanto?»

Alya fece un rumore d’assenso, mentre annuiva un paio di volte con il capo. Ormai era diventata un’esperta a decifrare i comportamenti dell’amica e a intuire cosa le passasse per la testa.

«Solo non capisco perché chiedi consiglio a me, se sei tu la specialista di moda.»

Una giusta osservazione. D’altronde Alya aveva altri talenti – uno su tutti quello di mettersi in costante pericolo per documentare le imprese degli eroi parigini per il suo blog.

«Che posso dirti? L’ansia mi fa sragionare» sorrise imbarazzata.

Quante volte sotto pressione si era trovata in un primo momento a corto di idee e di soluzioni, non perché fosse priva di inventiva, ma spesso si lasciava andare in panico; per fortuna ciò non accadeva quando vestiva i panni di Ladybug.

E se si parlava di Adrien, le era impossibile restare calma e raccolta: iniziava a farsi dei filmini mentali che la vedevano sempre – in un modo o nell’altro – separata dall’amore della sua vita.

«Non dovresti sentirti così. Non è il vostro primo appuntamento» considerò la sua migliore amica. Pensava che, a forza di uscire con il ragazzo dei suoi sogni, si fosse abituata all’idea e fosse più tranquilla.

Erano pur sempre all’inizio della loro relazione, ma dopo dieci appuntamenti Marinette doveva aver capito che non aveva senso sclerare così tanto.

«Non puoi fare così ogni volta!» la sgridò bonariamente Alya.

«Sì, lo so» convenne Marinette. Era consapevole che fosse stupido, ma nonostante se lo ripetesse un miliardo di volte e si imponesse di comportarsi diversamente era come se quel concetto non passasse.

«Devo essere perfetta, capisci? E se Adrien si stuferà di me? Magari proprio oggi mi vuole dire che non sono abbastanza per lui, così mi lascerà sempre con la gentilezza che lo contraddistingue. E io avrò il cuore spezzato. Come farò?»

«Marinette, Marinette» scosse la testa la sua compagna di banco, esasperata dal suo modo di fare «Non dire sciocchezze! Adrien che si stuferà di te? Impossibile. Lui ti adora.»

Forse aveva ragione Alya. In effetti non aveva notato segnali che la portassero a sostenere un mancato coinvolgimento da parte sua: le sembrava sempre interessato a conoscerla meglio. Dopotutto quello non sarebbe stato il giorno della loro rottura.

Marinette prese un respiro profondo e sorrise all’amica, grata per la sua comprensione e per l’aiuto. Era un angelo custode, sempre pronta a elargire consigli e a ridimensionare le sue paure, la maggior parte delle volte infondate.

«Ora  scegliamo l’abito adatto.»

 

 

 

***

 

 

 

Un giovane ragazzo dai capelli biondo oro pagò il suo acquisto alla cassa.

«Immagino che questi siano per la tua ragazza, eh figliolo?»

Adrien non rispose all’anziano commesso, ma la sua espressione imbarazzata lo aveva fatto al posto suo. Il signore gli rivolse un caloroso sorriso, mentre gli porgeva il suo mazzo di fiori.

Lasciato il negozio, Plagg uscì dal suo nascondiglio per ritrovarsi a volare all’altezza del viso del ragazzo.

«Fiori? Non era meglio una forma di Camembert?» il piccolo kwami sembrava oltraggiato dalla scelta del suo protetto.

«Uff, quante volte ti devo dire che il Camembert non è la risposta a tutto? Sai, non a tutti piace.»

Plagg spalancò gli occhi, incredulo. Chi era quel miscredente che non comprendeva la bontà di quel prodotto sublime?

«E sei sicuro che alla tua bella piacerà il tuo omaggio?»

«Me lo auguro, sì» perché non si sentiva del tutto sicuro, e se avesse toppato? Certo Marinette non glielo avrebbe fatto pesare, ma se avesse fallito anche in una cosa così semplice, voleva dire che non conosceva ancora i suoi gusti.

«E Ladybug?» se ne uscì, di punto in bianco, il gatto nero.

Adrien gli rivolse uno sguardo confuso: cosa c’entrava adesso la sua partner?

«Non ti struggi più per lei?» gli venne in soccorso il kwami della distruzione.

«Ma se sei stato tu a dirmi di essere realista! E Ladybug è inarrivabile» Plagg lo osservò non del tutto convinto.

«Tengo molto a Marinette. Voglio che funzioni tra noi» Adrien ci aveva messo un po’ a capire che aveva una cotta per la sua dolce compagna di scuola e forse non se n’era mai accorto prima, perché era stato accecato dall’amore – che credeva di provare – per Ladybug.

Voleva bene alla sua collega, ma come a una cara amica; si fidava di lei ciecamente, le avrebbe affidato la sua stessa vita e sapeva che lei avrebbe fatto lo stesso con lui; erano un’ ottima squadra. Infine Adrien aveva appreso che aveva idealizzato l’eroina, l’aveva posta su un piedistallo, così in alto da diventare irraggiungibile.

Quello che aveva con Marinette era reale, dolce, a volte insicuro e impacciato, lo poteva sentire e toccare; adorava stare in sua compagnia, era una ragazza molto carina, gentile, altruista e talentuosa, quello che più apprezzava erano la sua risata tenera e i suoi profondi occhi blu, si era spesso incantato a osservarli e si era spesso riscoperto risucchiato in un mondo incantevole e perfetto.

Vide in lontananza la sua meta e convinse Plagg a tornare al riparo da occhi indiscreti.

Trasse un lungo sospiro per darsi forza e, cercando di apparire sicuro, si incamminò verso la pasticceria Dupain-Cheng.

Entrò dalla porta, il suo arrivo fu segnalato dal campanello e subito due paia di occhi si posarono su di lui, amichevoli.

«Buon pomeriggio, signora Cheng e signor Dupain

«Benvenuto Adrien. È sempre un piacere vederti» lo salutò la madre di Marinette. Al fianco della moglie, Tom Dupain gli rivolse un largo sorriso.

Sabine si scusò, lasciò il negoziò per andare a chiamare la figlia.

Sebbene non fosse la prima volta che si ritrovava da solo con i genitori della sua ragazza, non sapeva cosa fare e cosa dire; si sentiva uno sciocco, lì impalato in mezzo al vano, in attesa.

Si sentiva giudicato, nonostante ormai conoscesse la bontà e l’accoglienza dei coniugi Dupain-Cheng. In casa di Marinette si respirava un clima di famiglia, caldo e sentito, totalmente diverso dall’atmosfera fredda che viveva da lui: Marinette era proprio fortunata ad avere quel calore – che a lui mancava così tanto, che si era volatilizzato insieme a sua madre; era lei la luce e il collante che dava gioia e riusciva a far sorridere anche suo padre.

Non era certo se il suo volto lo avesse tradito, rivelando al mondo i suoi cupi pensieri, ma poi vide il suo raggio di sole, il più bello che avesse mai visto. E tornò a sorridere.

Marinette, seguita dalla madre, apparve in un bel vestito bianco, abbinato all’immancabile borsettina rosa, ai piedi calzava un paio di ballerine bianche, i capelli erano raccolti nelle inconfondibili codine: una visione celestiale.

«Ciao» lo salutò titubante, con un lieve rossore sulle guance, che la rendeva ancora più irresistibile.

«C-ciao a te» rispose con la stessa incertezza.

«Quelli sono per me?» si sentì chiedere e vide la ragazza indicare il mazzo di fiori che teneva tra le mani. Era rimasto così folgorato da dimenticarsi del suo piccolo dono.

Ottimo Adrien. Hai iniziato alla grande.   

«Sì, sono tutti tuoi» e così dicendo, glieli allungò. Lei li prese, se li strinse al petto e li annusò.

«Grazie. Sono davvero bellissimi» gli sorrise di cuore e lui si ritrovò a contraccambiare, perso nella delicatezza delle sue fattezze.

«È meglio che andiate, ora» la voce della madre della ragazza li riportò alla realtà «Cara, penso io ai fiori. Divertitevi!»

Marinette lasciò i fiori alle cura di Sabine e, prima di uscire, donò un affettuoso bacio sulla guancia a entrambi i genitori, poi i due giovani si incamminarono mano nella mano in direzione del cinema.

Era dal sesto appuntamento che Adrien si era preso la confidenza di prenderle la mano mentre passeggiavano e per lei era sempre una grande emozione, come se fosse la prima volta.

Optarono per una commedia romantica: lui per accontentare la ragazza e lei perché non era sicura di poter seguire una trama più complessa. Nonostante ciò, i due ragazzi non riuscirono ad afferrare ogni singolo dettaglio della storia, consapevoli della loro vicinanza: Adrien voleva allungare il braccio in modo naturale lungo lo schienale della sedia della ragazza per avvolgerla in un abbraccio; lei con la coda dell’occhio controllava ogni suo movimento, con il forte desiderio di poterlo ammirare apertamente, senza che sembrasse inappropriato.

Se mettevano insieme gli spezzoni che avevano visto, avrebbero potuto ricostruire il film.

«Allora, ti è piaciuto?» si premurò di informarsi Adrien, mentre uscivano dalla sala.

«Sì, sì… è stato bello. Grazie» rispose Marinette, sorridendo imbarazzata. Temeva che lui potesse accorgersi che non sapeva di cosa trattava.

«Mi fa piacere sentirlo»le disse, sorridendo a sua volta.

Si era chiesto più e più volte se Marinette si stava divertendo, aveva cercato di intuire cosa pensasse di quel loro appuntamento, ma non era stato facile raccogliere indizi; non voleva che lo reputasse un fiasco.

Una volta sotto il sole pomeridiano di Parigi, Adrien avvistò un piccolo bar e decise di invitare la sua bella.

«Ti va se prendiamo qualcosa?» le suggerì, facendo un cenno con la testa in direzione del locale.

«Certo. Mi sembra un’ ottima idea!»

Era una così bella giornata che la coppietta preferì accomodarsi a un tavolino all’esterno, riparati dal sole cocente, mentre potevano osservare il fervore cittadino.

In poco tempo furono raggiunti dal cameriere e, prima che questi potesse esprimere la fatidica domanda, Adrien lo precedette.

«Cosa ordina, la mia donzella?» le chiese con aria giocosa, regalandole un occhiolino.

Marinette si trattenne a stento dal ridacchiare; le veniva naturale quando Adrien mostrava quel lato sbarazzino e inedito, così diverso dal suo portamento distinto e educato, le ricordava molto Chat Noir e, non sapeva dire come mai, ma aveva la certezza che se si fossero trovati in un altro contesto avrebbe accompagnato la sua domanda con un inchino elegante.

 

 

 

***

 

  

 

Amélie decise di prendersi una pausa dallo studio e uscì  di casa per fare due passi. Sarebbe andata al bar giù all’angolo a prendersi un gelato; ci stava proprio in una giornata come quella e poi se lo meritava, se ne convinse.

Con la coppetta fra le mani, camminava per la sua amata Parigi. Passò davanti a un cartellone pubblicitario, che mostrava il giovane e famoso modello Adrien Agreste posare per il marchio di famiglia. Si fermò ad ammirare quella perfezione, che non aveva visto in nessun altro; ah quanto avrebbe voluto avere l’opportunità di parlarci. Sarebbero andati d’accordo e forse sarebbero diventati qualcosa di più di amici. Non faticava a immaginarsi al suo fianco, sarebbero stati splendidi insieme, poiché anche lei era stata graziata da Madre Natura di una bellezza esotica.

Non credeva alle dicerie che vedevano il ragazzo dei suoi sogni già impegnato con un’altra ragazza; aveva letto la stessa informazione sulle riviste di moda, ma non veniva accennato il nome della presunta fiamma, né era stata postata una sua foto, ragion per cui era portata a credere che fosse solo una strategia di marketing.

Appena si fossero incontrati, Adrien si sarebbe innamorato di lei all’istante, come se fosse stato colpito da un incantesimo.

Perciò quando riconobbe Adrien in compagnia di una ragazza comune, priva di alcun fascino, seduti a un bar in un’atmosfera inequivocabile di un appuntamento, le crollò il mondo addosso.

Non è possibile. Non può essere…

Come osava, lui, stare con quella lì e non con lei, che era cento volte meglio? E lei, come si permetteva di guardarlo con quegli occhioni da cerbiatta, ridere e scherzare insieme a lui?

Si meritavano entrambi una lezione.

Queste forti emozioni negative raggiunsero un uomo nelle tenebre del suo covo.

«Spezzacuori, io sono Papillon. Ti do il potere di vendicarti dell’affronto subito, ma tu in cambio devi fare qualcosa per me.»

La giovane non si interrogò su come fosse possibile che sentisse quella voce e che questa conoscesse i suoi pensieri, accettò volentieri la proposta di Papillon.

«Se io non posso essere felicemente innamorata, allora nessuno lo sarà» con queste parole si lasciò avvolgere da un’ aurea malvagia.

 

 

 

***

 

 

 

Dimentichi delle loro ordinazioni, i due giovani si persero l’uno nello sguardo dell’altra.

«Marinette…» si lasciò sfuggire il suo nome dalle labbra, mentre con dolcezza le coprì la mano con la propria.

«Adrien

Marinette, seppur confusa, era incapace di distogliere gli occhi da quelli magnetici e verdissimi del ragazzo.

Inconsapevolmente, spinti da una forza misteriosa, avvicinarono lentamente i loro visi; quando erano a un soffio dal baciarsi, entrambi abbassarono le palpebre per gustarsi meglio quell’istante. Mancava pochissimo perché le loro labbra si potessero unire in un dolce bacio…

Un boato tremendo riportò i due giovani alla realtà; spalancarono gli occhi e ritrovarono, rispecchiate nello sguardo dell’altro, perplessità e confusione.

Cosa è successo?

Udirono urla di cittadini in fuga che attivarono il loro senso da eroe.

«Ehm…credo che userò il bagno» si scusò la ragazza. Non le importava, in quel momento, se Adrien potesse pensare che fosse una fifona e che andasse a nascondersi; la priorità era trovare un luogo sicuro per trasformarsi.

Prima di riuscire a correre via, Adrien la chiamò, le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandole le nocche. A Marinette mancò un battito, perché aveva intuito dallo sguardo profondo che Adrien volesse dirle qualcosa in più e non poté fare a meno di associare quel gesto al suo partner, che presto avrebbe raggiunto sul campo di battaglia.

 

 

 

***

 

 

 

Dall’alto della sua postazione, scandagliò le vie cittadine per trovare la causa di quel recente scompiglio.

Occhi puntati sulla strada, avvertì l’arrivo di Chat, che salutò con un lieve cenno del capo.

Riuscì a individuare l’akumatizzata del giorno; la videro sferrare il suo attacco a una coppia ignara con lo scopo di dividere i due innamorati. Non fu difficile capire che la nuova vittima di Papillon avesse vissuto una delusione d’amore.

E da come combatteva, presupposero di non impiegare troppo tempo a sconfiggerla.

«Facciamo presto» il tono serio con cui Chat si era espresso sorprese Marinette, di solito aveva sempre una battuta pronta all’occorrenza.

«Interrotto qualcosa?» lo stuzzicò lei, sebbene fosse in realtà curiosa.

«Un momento speciale con la mia ragazza» le rispose solamente.

Aveva intuito già da un po’ che Chat aveva una relazione, poiché non flirtava più con lei, ma sentirlo dire a chiare lettere dalla sua bocca ebbe un certo effetto su di lei; rendeva quella possibilità, a cui non credeva nemmeno fino in fondo, reale e tangibile.

Percepì una morsa allo stomaco, non se lo spiegava: in fondo lei non provava nulla per Chat Noir. Perché ora si sentiva così?

A se stessa poteva ammettere che avvertiva la mancanza delle sue attenzioni, che la facevano sentire speciale, non che avesse smesso di essere educato; le rivolgeva sempre un sorriso e Marinette si chiese se avesse conquistato così la sua fidanzata segreta.

Non capì perché si era inoltrata in pensieri simili, lei aveva Adrien che amava con tutto il cuore e finalmente stavano assieme.  

Ripensando al bacio mancato, percepì salirle la stizza e capì come doveva sentirsi il suo partner: era d’accordo con lui, il loro nemico andava battuto subito.

Con agilità saltarono giù dal tetto e atterrarono davanti al loro avversario, con sguardi decisi.

«Oh guarda chi si è unito alla festa! Ladybug e Chat Noir, vi stavo aspettando» li accolse Spezzacuori.

«Iniziamo subito: perché ti sei fatta convincere da Papillon?» domandò Chat, schivando un colpo nemico.

«Voi non capite: Adrien è mio!»

«Chissà che piacere, se lo sentisse la sua ragazza» commentò, sarcasticamente, il giovane.

Ladybug alzò gli occhi al cielo «Farebbe di sicuro dei salti di gioia…» rispose con lo stesso tono.

Entrambi i paladini di Parigi compresero la situazione: si trattava di una fan di Adrien, che gli professava amore eterno, e era rimasta delusa dalla notizia che il giovane non era più single.

In quell’ultimo periodo si erano scontrati con tantissime ammiratrici del giovane Agreste e la storia era sempre la stessa. Si domandarono se Papillon mancasse di originalità nel creare i suoi campioni.

«Quella ragazzatta così scialba non lo merita. Io invece sì!» continuava, intanto, Spezzacuori a riversare il suo disprezzo in quelle parole.

Marinette si sentì offesa, serrò le mascelle per non risponderle a tono. Con la cosa dell’occhio notò che anche Chat si era irrigidito all’esclamazione convinta della loro avversaria, come se gli avesse dato fastidio; forse se lo era immaginato, perché non avrebbe avuto nessun senso.

«Non credi che forse lui sia convinto della sua scelta, di stare con quella ragazza?»

Marinette non ne capiva il motivo, ma Chat sembrava aver preso a cuore quella faccenda: era interdetta.

«Davvero?» fece capolino la sua insicurezza e il suo partner le lanciò una fugace occhiata perplessa; non si aspettava una risposta da parte sua.

Si maledì mentalmente per quell’ammissione di incertezza, aveva permesso alle proprie emozioni  di avere la meglio e di interferire nella sua missione; sicuramente Tikki l’avrebbe redarguita in seguito.

«Il tuo non è vero amore»riprese Chat «È una semplice infatuazione. Ti posso assicurare che l’amore è tutta un’ altra cosa.»

Era strano sentire parlare così Chat: sapeva cosa stava dicendo e non era difficile credergli; doveva proprio venerare la sua compagna.

Che fortunata.  

 

 

 

***

 

 

Erano riusciti a individuare in poco tempo l’oggetto che imprigionava l’akuma e con un piano geniale di Ladybug erano riusciti a romperlo, liberare la piccola farfalla nera e a purificarla.

Il potere del Miraculous aveva risistemato i danni e ridato le reali sembianze a una ragazza confusa.

I due eroi si salutarono e presero direzioni differenti; entrambi dovevano trovarsi in un luogo preciso.

Durante la corsa che l’avrebbe riportato da Marinette, Adrien considerò che ormai quella situazione era insostenibile; non sapeva per quanto sarebbe durata.

«Plagg?» lo spiritello sbucò dalla sua giacca, in ascolto «Credo che voglio dirlo a Marinette

Per la divinità millenaria non fu complicato intuire a cosa si riferisse il suo giovane protetto.

«Oggi?» dal suo tono trasparì come non credesse fosse una buona idea.

«No, non oggi. Però presto. È giusto che sappia» affermò, deciso.

Non aveva idea di quale sarebbe stata la sua reazione, ma non si sarebbe fatto fermare da ciò: doveva rivelarle il suo piccolo segreto, ne avrebbe giovato la loro relazione.

Anche Marinette, mentre raggiungeva il bar in cui aveva passato il pomeriggio con Adrien, stava prendendo una decisione importante.

«Tikki, e se dicessi a Adrien che io sono Ladybug?» chiese al suo kwami.

La divinità della creazione scrutò un paio di minuti la sua protetta dalla borsetta che portava sempre con sé.

«Ti senti pronta?»

«Non ne sono sicura, ma sta diventando sempre più difficile sgattaiolare via per trasformarmi in Ladybug. E poi» considerò la ragazza «in una relazione non ci devono essere segreti.»

Tikki comprese il suo punto di vista, ma la decisione finale spettava solamente a lei.

«Fa’ quello che ti senti» le consigliò.

«Allora, direi che arriverà presto il giorno della rivelazione. Ma non oggi. Ora voglio pensare solo a passare del tempo con Adrien» concluse la giovane.

 

 

 

***

 

 

 

«Marinette

Appena era arrivata a destinazione, si sentì chiamare da una voce preoccupata.

Adrien la raggiunse e l’afferrò per le braccia, come se volesse sincerarsi che stesse bene.

«Tutto ok?»

«Sì, sto bene. Grazie» lo rassicurò lei. La ragazza non ebbe tempo di dire altro, perché si trovò stretta in un abbraccio sentito.

Con le guance imporporate, Marinette si riscoprì ad ammettere che si stava davvero bene tra le braccia del ragazzo, si sentiva al sicuro.

Adrien non aveva riflettuto, ma aveva agito d’istinto; aveva il bisogno di sentirla contro di sé, solo così era certo che fosse protetta. Non seppe quantificare quanto tempo rimasero così, stretti e immobili l’uno nelle braccia dell’altra, ma Adrien se lo prese tutto, perché era una necessità.

Quando si staccarono, Adrien cercò gli occhi di Marinette. Aveva deciso di mostrarle quanto teneva a lei, perché durante il combattimento, quando Ladybug aveva espresso quella perplessità, si era chiesto se forse anche la sua ragazza potesse provarla, se non era stato in grado di trasmetterle il sentimento profondo – che sapeva poteva ancora maturare – che nutriva per lei.

«Marinette, volevo che tu sapessi che io tengo moltissimo a te. Sei la cosa migliore che mi potesse capitare.»

La ragazza rimase incantata da quei magnifici occhi verdi, dalla loro profondità e dalla serietà delle sue parole. A una dichiarazione così vera che cosa poteva rispondere?

Nessuno mai le aveva rivolto parole più belle di quelle.

Si sarebbe lasciata andare alla commozione, se il suo corpo non avesse deciso di accumulare tutto il calore sulle sue gote e renderla inabile ad articolare un suono.

Sono proprio un caso perso.

Adrien era proprio un santo a sopportare queste sue strambe reazioni, si disse la ragazza.

«Sai, avevo paura che non si fosse capito…» sussurrò abbassando la testa, incerto.

E ancora non le tornò la facoltà di rispondergli.

«Dobbiamo fare qualcosa per il tuo arrossire…» commentò dopo un po’ Adrien.

Cosa?

Il cervello della ragazza aveva smesso di funzionare propriamente già da un po’. Lo vide portarsi un dito al mento, rivolgendo gli occhi al cielo con fare da pensatore, finché fu colpito dalla soluzione – e lei aveva un certo timore a scoprire quale fosse.

«Che dici se riprendiamo da dove avevamo lasciato?» e ammiccò.

Voleva farla svenire, doveva essere questo il suo intento; non c’erano altre ragioni o forse era Marinette a non trovarne.

Ancora una volta, il viso del giovane si avvicinò al suo e questa volta si appropriò delle sue labbra e, finalmente, poté darle quell’agognato bacio, dolce e tanto desiderato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! ^^

Finalmente posto qualcosa che non è strettamente legato agli episodi. Evvai! o/ Forse così si vede se ho almeno un po’ di fantasia. ;)

Probabilmente non è nulla di particolarmente originale. Ero partita dal fatto che Adrien e Marinette si metteranno insieme come ci è stato rivelato, ma noi non sappiamo quando e come avverrà la cosa. Quindi mi sono detta: e se i due sono fidanzati, ma non sanno l’identità dell’altro?

In questo senso si spiega il fatto che Chat non flirti più con Ladybug, dato che il suo cuore appartiene a Marinette. Di conseguenza lei nota questo suo cambiamento e ne sentirà la mancanza.

Ovviamente non possono resistere troppo, senza per sbaglio rivelarsi all’altro, quindi arriverà il giorno in cui entrambi confesseranno il loro segreto. ;)

Ammetto che il nome dell’akumatizzata non è originale e nemmeno il motivo, ma mi serviva ai fini della trama. XD Insomma, per questa storiella.

Non credo di aver null’altro da dire.

Consigli, suggerimenti, opinioni e critiche costruttive sono sempre ben accetti. C:

Grazie per l’attenzione.

Alla prossima! ;)

Selly

 

 

   
 
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