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Autore: 9Pepe4    23/06/2009    4 recensioni
«Sarah, sono a casa» affermò allora, ad un tono più alto.
Il cuore iniziò a batterle davvero troppo forte, quando solo il silenzio le rispose, ancora una volta. Percorse in fretta il corridoio. Non poteva essere successo! Non con Sarah.
Chiamò ancora, incerta, con voce prossima a tremare e a spezzarsi: «Sarah?»
Spoiler "It Happened One Night"
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jessi XX
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Oscurità

Jessi infilò la chiave nella serratura. Si sentiva ancora un po’ scossa per la faccenda dei Latnok, ma le piacque il pensiero di poter raccontare ogni cosa a Sarah. Le dispiaceva di aver lasciato sua madre così, senza una valida spiegazione, ma ora le avrebbe raccontato ogni cosa e Sarah avrebbe capito.
E poi sarebbero partite. Insieme.
La porta si aprì e Jessi entrò. La luce era spenta e la ragazza premette la mano sull’interruttore, chiudendo la porta alle proprie spalle. Improvvisamente avvertì una fitta d’inquietudine che cercò di ignorare. Infondo non aveva senso il nodo allo stomaco che sentì di colpo, no?
Probabilmente Sarah, non vedendola tornare, era salita nella stanza e si era messa a letto. Jessi ricordò che la donna le aveva raccontato che non amava molto andare a dormire tardi.
Eppure, ogni brandello di logica non riuscì a placare minimamente il panico improvviso che le invase il petto. Avanzò rapidamente, mentre il cuore le batteva più forte.
«Sarah?» chiamò, timida.
Non udì nessuna risposta e la sua certezza che la madre fosse là, nella stanza accanto, iniziò a farsi più incerta. Mosse ancora qualche passo, timorosa.
«Sarah, sono a casa» affermò allora, ad un tono più alto.
Il cuore iniziò a batterle davvero troppo forte, quando solo il silenzio le rispose, ancora una volta. Percorse in fretta il corridoio. Non poteva essere successo! Non con Sarah.
Chiamò ancora, incerta, con voce prossima a tremare e a spezzarsi: «Sarah?»
Si affacciò nella propria stanza. Sarah non c’era. Ma una sagoma, scura e inquietante agli occhi di Jessi, attirò lo sguardo della giovane. La sua valigia. La ragazza si avvicinò e notò un foglio incastrato tra le maniglie del bagaglio. La prese sperando con tutte le proprie forze di leggere un messaggio in cui Sarah diceva di essere uscita per qualche istante a comprare qualcosa. Qualunque cosa.
Si rese conto che le mani le tremavano mentre apriva il foglio.
Quando lo ebbe davanti, per un momento provò un’orribile paura. Si sentì schiacciata dalla pressante sensazione di stare per mettersi in trappola da sola. Si aggrappò alla propria parte razionale: non si poteva avere paura di un pezzo di carta.
Inghiottendo per farsi coraggio, iniziò a leggere.
Fu come staccarsi dalla realtà, così bruscamente da sentirsi dolorante. Jessi seguì con gli occhi e con la mente quelle frasi vergate in inchiostro. Leggeva, ma la sua mente pareva non recepire il messaggio che ogni logica le indirizzava. Significava quello, ma lei non riusciva a crederci.
Quando ebbe finito, si sentiva intontita. Le sue dita intorpidite lasciarono la presa su quella lettera maledetta. Quando la carta scivolò leggera sul pavimento, lo stordimento scomparve, lasciando Jessi nello sconforto più assoluto. Stava così male da non avere nemmeno la forza di piangere.
Non riusciva a crederci. Non voleva crederci, con tutta se stessa. Eppure la lettera, caduta con la parte scritta rivolta verso l’alto, le urlava il contrario. E quell’intrico di lettere nere all’improvviso le pareva una ragnatela d’oscurità, pronta ad appiccicarsi a lei, per trascinarla nell’abisso più cupo.
Ancora una volta. Era successo ancora. Perché nessuno la teneva con sé? Era così sbagliata? La testa le rintronava di un dolore sordo. Avrebbe voluto semplicemente accartocciarsi come una foglia secca, dimenticata da tutti e da tutto.
Era stata abbandonata ancora. Da Sarah. Perché? Perché deludeva sempre gli altri? Doveva essere davvero una persona orrenda, se nemmeno sua madre la voleva.
Ai tempi della Madacorp, Jessi aveva paura dell’oscurità, quando essa la ghermiva ed inghiottiva qualsiasi cosa le potesse impedire di fare azioni che non voleva compiere.
In quel momento, invece, se solo avesse avuto la forza di premere sull’interruttore, lo avrebbe fatto. Avrebbe accolto a braccia aperte l’oscurità, per farsi avvolgere da essa in modo da dimenticare di essere stata abbandonata di nuovo.





Ciao a tutti! So di essere stata un po’ assente, ma assicuro che è principalmente colpa di Internet che era andato a farsi benedire. E un poco di me, che sono andata ad Asiago.
Comunque, ora sono tornata.
Ho visto l’episodio in cui Jessi torna a casa e non trova più Sarah (che tristezza!) e mi è frullata in testa l’idea di scrivere questa One-Shot.
Saluti,
Pepe
  
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