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Autore: Najara    01/12/2017    7 recensioni
Lena ruotò nel letto, osservando la schiena nuda della donna stesa accanto a lei. Allungò la mano, poi si fermò.
“Sei sveglia.” Affermò, piano. I biondi capelli che cadevano sul cuscino erano una tentazione, così come la morbida pelle esposta, ma Lena trattenne le sue dita e il desiderio di toccarla.
Storia che colma qualche punto oscuro del crossover "Crisis on earth X".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un mondo diverso

 

Lena ruotò nel letto, osservando la schiena nuda della donna stesa accanto a lei. Allungò la mano, poi si fermò.

“Sei sveglia.” Affermò, piano. I biondi capelli che cadevano sul cuscino erano una tentazione, così come la morbida pelle esposta, ma Lena trattenne le sue dita e il desiderio di toccarla.

La risposta arrivò sotto forma di un movimento. La donna si tirò a sedere, continuando a non guardarla.

“Non succederà più.” Disse, con quel tono duro e freddo che usava per dare ordini ai suoi soldati.

Lena, di nuovo, non disse nulla, allora la donna si voltò a guardarla, per un attimo il suo viso si addolcì nell’incrociare i suoi occhi, poi tornò a chiudersi.

“Questa era l’ultima volta.”

“L’ultima volta di cosa?” Sbottò Lena, senza riuscire a trattenersi oltre.

“Lo sai.” Rispose lei. Alzandosi e allontanandosi.

Lena sollevò il viso verso il soffitto, con rabbia.

“Lena.” La voce della donna la sorprese, era vicina, adesso.

Ruotò la testa e incontrò i suoi occhi.

“Mi ha chiesto di sposarlo.” Le disse.

Per un lungo istante Lena rimase in silenzio, il cuore che sprofondava in qualche oscura stanza della sua anima.

“Lo amo.” Aggiunse la donna, gli occhi sempre fissi su di lei. “E lo sposerò, insieme siamo il perfetto esempio della…”

Lena non la ascoltava più, scivolò fuori dalle lenzuola e si alzò davanti a lei, nuda. Il corpo ancora marchiato dalla passione della notte precedente, quando la donna era arrivata da lei, famelica e piena di bisogno.

Gli occhi della giovane scivolarono sul suo viso, lungo il suo collo, sulle spalle, poi si interruppe, come se improvvisamente fosse conscia della piega sbagliata che avevano preso i suoi pensieri. La sua testa si raddrizzò, così come la sua schiena.

“Questo è immondo, sbagliato e finisce adesso.”

“Questo è sbagliato?” Lena fece un passo avanti, ma la donna fu più veloce, sottraendosi alle sue mani.

“Non lo fare.” La sua voce era bassa, tesa.

“Non fare cosa?” Ora Lena era davvero furiosa. “Quello che ho fatto ieri sera? Accoglierti tra le mie braccia? Amarti?” La donna fece un passo indietro, il viso sempre più scuro, ma Lena era stanca. “Sono anni che vieni da me, nel cuore della notte, e pretendi di entrare nel mio letto!”

“Non ho mai preteso nulla! Avrei potuto, ma non l’ho mai fatto.” Ora il tono della ragazza era alterato a sua volta. Fece un passo verso di lei. “Tu mi volevi.” La afferrò stringendole il collo tra le mani. Ma non vi era nulla di violento nel suo gesto, i suoi occhi erano burrascosi e le sue labbra strette nel disappunto, ma le sue dita erano una leggera carezza sulla sua pelle.

“Io ti voglio.” Mormorò Lena, ammettendo la verità. L’aveva sempre voluta, l’aveva sempre amata.

“Anche io…” Ammise a sua volta, la ragazza, stringendo le labbra all’ammissione che era sfuggita dalla sua bocca.

“Allora non sposarlo.” Lena bisbigliò quelle tre parole incapace di dirle ad alta voce, il cuore che batteva veloce nel suo petto. Sapeva che lei lo sentiva, sapeva che lo aveva sempre sentito.

La ragazza accarezzò il suo viso, con deliberata delicatezza.

“Questo non è reale. Questo è solo un sogno.” Le mormorò. Il suo tono era dolce, adesso. Con le dita accarezzò le sue labbra, gli occhi che tradivano il desiderio di baciarle.

Lena si spinse avanti e, questa volta, la donna non la respinse, lasciando che lei si appoggiasse alla sua uniforme che ne accarezzasse il tessuto con i polpastrelli, disegnando su di essa forme immaginarie, mentre si baciavano con una dolcezza libera dalla brusca necessità della sera prima.

“Potremmo…” Pronunciando quel verbo sentì il dito della giovane posarsi con più fermezza contro la sua bocca, bloccando parole che non potevano essere dette e scuotendo la testa.

“No.” L’avvisò, seria.

Lena non disse più nulla, neppure quando la donna, dopo un lungo momento, la lasciò andare, separando i loro corpi e lasciando un vuoto tra di loro. Non disse nulla, mentre rifiutava alla sua mente l’immagine di un futuro diverso, di un passato diverso.

La distanza tra di loro, improvvisamente, fu incolmabile e Lena vide il viso della giovane cambiare, diventare freddo, distaccato, indifferente.

Incarnava la perfezione, incarnava la forza, l’intelligenza, la bellezza.

Eppure… eppure era molto di più di quello. Tra le sue braccia aveva saputo essere molto di più. Le aveva mostrato le sue debolezze, le aveva mostrato la sua dolcezza, le aveva mostrato la sua passione. Tutto così distante dalla fredda e inflessibile donna che mostrava al mondo.

La gelida e impassibile donna che il Fuhrer vedeva, che conosceva, che… amava.

La donna si diresse alla finestra, il mantello nero che ondeggiava sulle sue spalle, mostrando l’interno rosso.

“Ehi…” La richiamò lei, per un’istante pensò che non si sarebbe voltata, ma lo fece e Lena poté specchiarsi di nuovo nei suoi occhi. “Non esporti a quel trattamento.” Disse tutto d’un fiato.

“Mi renderà più forte.”

“Non ne hai bisogno. Tu sei la persona più forte che il mondo abbia mai visto.” Cercò di controllare il suo tono, ma fu difficile. Era nuda, esposta al suo sguardo, non solo fisicamente, ma anche emotivamente.

“Oliver ha bisogno che io lo sia di più.” Un lampo passò nei suoi occhi, forse un barlume di dubbio, ma fu così velocemente nascosto che Lena dubitò di averlo visto.

“Non…” Si strinse le braccia attorno al corpo, come se improvvisamente avesse freddo, eppure la stanza era calda e confortevole esattamente come l’istante precedente.

“Hai costruito tu quella macchina, tuo è il piano. Sei la mente più brillante della Patria. Mi fido di te.”

Lena non rispose. La donna esitò ancora un istante, come se volesse aggiungere qualcosa, ma non lo fece, invece, ruotò su se stessa e volò via.

“Non lo fare…” Mormorò allora Lena. “Non lo fare, Kara.”

Immobile aspettò che tornasse, che le chiedesse spiegazioni per le sue parole, per il suo cuore che ora batteva veloce. Ma Kara non tornò, non la stava ascoltando.

Lena raccolse gli abiti dimenticati per terra la notte prima, quando Kara aveva spalancato la porta e l’aveva afferrata sollevandola tra le braccia, le labbra già premute contro le sue, le mani che rapide la liberavano dell’elegante uniforme, aprì l’acqua e si preparò un bagno.

Un’ora dopo, severa nell’uniforme nera e grigia, uscì dal suo appartamento, il cappotto appoggiato sulle spalle, i guanti neri stretti in un pugno, il cappello calcato in testa a nascondere l’alto chignon.

Entrò nell’auto e lasciò che il conducente partisse. Dieci minuti e si ritrovò sotto il palazzo del ministero della scienza. L’autista accostò la vettura e poi lanciò uno sguardo nello specchietto retrovisore, incrociando i suoi occhi.

“Lo farai?” Le chiese la donna.

Lena esitò. Gli occhi della donna erano vuoti, aveva perso tutto: la donna che amava e la sorella che aveva sempre difeso e protetto. In un solo colpo Alex Danvers si era vista portare via Sara e, a strapparla dalle sue braccia, era stata Kara.

“Lena, lo farai?” Un solo istante di più e la copertura offerta dall’aggiornamento dei sistemi ci spionaggio programmata per quel giorno sarebbe finita, il soldato che stava scendendo la scalinata avrebbe aperto la porta, togliendole la possibilità di rispondere. Un solo istante d’esitazione e il piano che ormai preparavano da anni sarebbe andato in fumo. Un istante e Kara sarebbe vissuta.

Lena pensò alle spalle della ragazza che si ammorbidivano sotto il suo tocco, ai suoi occhi farsi dolci e gentili, al suo modo di baciarla, dopo che il bisogno era stato attenuato.

Per un attimo non vide gli occhi di Alex nello specchietto, ma i suoi. Vuoti e freddi tanto quanto quelli della giovane donna che stava guidando la sua auto.

“Sì.” Rispose soltanto.

La portiera fu aperta, il soldato scattò sull’attenti e lei scese, elegante e severa come sempre, immagine di forza e sicurezza. L’auto si allontanò, portando Alex chissà dove.

Non avevano voluto entrare in contatto con la resistenza, quello che chiamavano generale era solo uno sciocco e il loro miglior combattente era un pagliaccio con uno scudo, non avevano bisogno di loro per quel piano. Alex aveva attaccato Kara mettendo in evidenza una sua possibile debolezza e, come previsto, Oliver aveva chiesto a lei di ideare un piano per renderla più forte. Anni di preparazione ed ora era giunto il momento… e sarebbe stato così facile.

Lena entrò nell’imponente edificio con il cuore calmo. Poco distante, Overgirl, stava parlando con alcuni scienziati. Gli occhi di Lena non la cercarono, il suo cuore non ebbe neppure un fremito.

Eppure sentì che la donna alzava lo sguardo su di lei e seppe che era perplessa, perché, fin dal primo giorno in cui l’aveva vista, il suo cuore non aveva potuto fare a meno di reagire alla sua presenza.

Ma non più, perché oggi avrebbe ucciso la donna che amava, perché, per quanto battesse regolare, il suo cuore era morto quando lei aveva guardato i suoi occhi vuoti e aveva visto il riflesso di una vita al servizio della Patria, al servizio di un regime che trucidava coloro che erano diversi.

Lena era stata cieca fino a quando non avevano preso Sara e, anche allora, aveva tentato di giustificare le scelte fatte da colei che amava, ma quando aveva trovato Alex, distrutta, vuota, persa. Quando la ragazza le aveva chiesto di aiutarla, perché la sorella la braccava per consegnarla alle SS e ai campi di prigionia... non aveva più potuto fingere.

Aveva tentato di non vedere più Kara, ma era stato impossibile.

Come poteva essere l’amore così crudele? Perché doveva amarla anche se ormai aveva capito che era un mostro?

Lena era morta ogni volta che non aveva saputo impedirsi di stringerla tra le braccia e ogni volta che non era riuscita a trattenerla dall’andare via.

Seduta alla sua scrivania osservò l’apparecchiatura che lei aveva progettato e costruito, irradiare Kara con una dose di radiazioni che l’avrebbe portata in pochi mesi alla morte. Osservò Oliver urlare ordini, mentre Kara sveniva sul lettino ed estrasse dal cassetto una piccola scatola in piombo. La aprì e ne osservò il contenuto per alcuni istanti.

Ora sarebbe morta per davvero.

Inviò un messaggio ad Alex, sicura che lo avrebbero intercettato, ma anche sicura che non aveva più nessuna importanza. Alex aveva una scatolina identica a quella e in quel momento la stava aprendo.

Lena si rilassò sulla sedia, poi ingoiò la piccola pillola di veleno.

Non provò dolore, un’ultima concessione che si era fatta, chiuse le palpebre e un sorriso comparve sulle sue labbra.

Due dolci occhi azzurri e un pensiero fugace riempirono la sua mente: forse, in un mondo diverso, avrebbe potuto guardarli e vedere in essi solo bellezza.

 

 

 

Note: Come tutte voi che siete arrivate qua, volevo Lena nel crossover e, visto che non c’era, l’ho aggiunta, colmando un po’ di punti lasciati nell’ombra. ;-)

La storia è cupa, lo so, ma mi sembrava il tono giusto per Terra-X.

Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.

 

Per il momento non riesco a scrivervi storie più lunghe perché sono impegnata, ma spero di tornare presto con qualche long!

Ciao ciao

  
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