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Autore: AleDic    02/12/2017    2 recensioni
[Clara!Centric per lo più ⎸Clara & Ellie Oswald ⎸accenni Clara/Doctor ⎸pre-7x06 e 7x13 ⎸1.362 parole]
«Allora, mamma?»
Sua madre la raggiunge sul letto e le si mette accanto, ma ancora non accenna a risponderle e Clara la sprona con un’altra domanda. In quello ha preso da lei: non rinuncia mai a una risposta.
(È una cosa di cui va fiera, a onor del vero).
«Questa è una mappa delle stelle.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 11
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi Fest” a cura di Torre di CartaFanwriter.it!
 Numero Parole: 1.362 parole
 Prompt/Traccia: 13. Mappa del cielo
 Note autore: è una vita che non mi faccio viva in questo fandom, spero ci sia ancora qualcuno in giro a leggere questo delirio che l’event di Fanwriter.it e Torre di Carta mi hanno fatto produrre.
Sarei felicissima se mi lasciaste un commento per farmi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima,

Ale

P.S.: il titolo e il sottotitolo della fic sono presi dalla canzone “A Sky Full Of Stars” dei Coldplay.

 

 

 

 

 

 

 

 

‘Cause you’re a sky full of stars

 

~ ‘cause you’re light up the path ~

 

{ 1.362 parole }







«Mamma, cos’è questa?»

Clara ha otto anni e un libro d’astronomia in mano.
È un fatto del tutto insolito dato che gli unici libri che possiede in genere sono quelli che sua madre le legge, prima di andare a letto o nei momenti in cui ha del tempo libero e possono stare insieme, loro due sole – un’ingiusta alleanza tra ragazze, la definisce suo padre.
In effetti, Clara ha trovato quell’atlante nella stanza dei suoi genitori. Sua madre stava sistemando la cabina armadio quel pomeriggio e lei aveva già terminato i compiti e si annoiava particolarmente, così era andata a cercarla per chiederle se potesse leggerle qualcosa. L’aveva trovata intenta a tirare fuori vecchi vestiti e scatole dal contenuto più disparato, decisa a scegliere cosa tenere e cosa portare via – nel fine settimana ci sarebbe stata la raccolta annuale per i senzatetto organizzata dalla signora Wiggins, una simpatica donna di mezza età che da anni mobilitava il quartiere con idee e iniziative più disparate. In una fila ammucchiata in un angolo ai piedi del letto, si affacciava per metà, in bilico tra una vecchia Bibbia e quella che sembrava essere una copia originale di Orgoglio e Pregiudizio, un libro con dimensioni e spessori molto diversi da quelli a cui Clara era abituata. Incuriosita, la bambina aveva sfilato l’oggetto dalla pila, con molta attenzione a non far cadere nulla, e si era seduta sul letto a sfogliarlo. Era uno strano libro: parlava di pianeti e galassie, sistemi solari e comete, un mondo diverso – un mondo nuovo, di cui Clara fino ad allora ignorava l’esistenza.

«Mamma, cos’è questa?»

Ellie Oswald sta riponendo dei vecchi cardigan in una grande busta quando sente la domanda di sua figlia. Raddrizza la schiena e la lunga coda di cavallo le ricade su una spalla. La rimette a posto con una mano mentre posa lo sguardo su Clara. È seduta a gambe incrociate sul letto matrimoniale e sta guardando le pagine di un libro con un misto di eccitazione e confusione. Ellie sorride tra sé quando riconosce il libro che sua figlia tiene in grembo: è un vecchio atlante d’astronomia che Dave le ha regalato per il suo primo compleanno festeggiato insieme. Disse che l’aveva fatto perché era l’unico libro di cui era certo lei non avesse ancora letto: non aveva visto nessuno copia in casa sua e aveva controllato – Ellie gli aveva risparmiato di chiedere come - non ne avesse preso una in biblioteca.
Raggiunge Clara in pochi passi e le si siede accanto sul materasso, poi china un po’ la testa per vedere cosa sua figlia stesse osservando così ammaliata.

«Allora, mamma?»
Sua madre la raggiunge sul letto e le si mette accanto, ma ancora non accenna a risponderle e Clara la sprona con un’altra domanda. In quello ha preso da lei: non rinuncia mai a una risposta.
(È una cosa di cui va fiera, a onor del vero).
«Questa è una mappa delle stelle.»
Solo allora Clara distoglie lo sguardo dalle pagine del libro. Volta la testa e la alza leggermente per poter guardare il viso di sua madre quando le porge la domanda successiva.
«Una mappa delle stelle? Ma le mappe non servono per trovare un tesoro?»
Sì, ne ha fatte due, di domande, ma la curiosità che l’avvolge è troppa per potersi contenere – e poi lo sa: alla mamma le sue domande non dispiacciono mai.
«Sì, certo. Ma ci sono anche mappe che servono per orientarsi. Ti mostrano dove ti trovi e dove potresti andare, rendendo chiaro cosa c’è intorno a te. Sono come una guida.»

«Come quelle che usa papà quando andiamo in campeggio?»
Ellie si lascia sfuggire una risata prima di risponderle.
«Esatto. Come quelle che usa papà.»
Clara le sorride complice, poi riporta lo sguardo sull’immensa distesa blu-argentea delle pagine del libro.
Ellie osserva sua figlia e i suoi occhi che brillano più di qualsiasi stella che abbia mai visto, e riprende a parlare.
«Però, chissà...»
Porta una mano sul capo di Clara; l’accarezza dolcemente, mentre il volto si distende in un’espressione birichina - quelle che sua madre usa quando vuole condividere un segreto con lei.
«… magari questa mappa porta anche a un tesoro.»

 

 

La TARDIS è ferma nello spazio aperto.
Una stella nana li distanzia non abbastanza da non doversi preoccupare e, più a sinistra, una scia di comete sta passando incurante di qualsiasi altra cosa.
Clara è seduta sul bordo della porta spalancata, le gambe lasciate penzoloni nel nulla abissale che si staglia ovunque intorno a lei. La bolla d’aria creata della macchina del tempo rende quell’esperienza fattibile, talmente facile da sembrare completamente normale - quasi Clara fosse seduta sul bordo della finestra della sua casa di campagna, intenta a guardare il mondo che si estende al di fuori.
Le stelle che può osservare da quella posizione le ricordano qualcosa. È un ricordo lontano, tanto che la sua mente sta facendo molta fatica a ritrovarlo. Sembra come se avesse uno scavino nel cervello che cercasse di disseppellire fantasmi sbiaditi ma mai andati via.
È seduta lì ormai da ore quando sente una voce alle spalle.
«Non ci credo, sei ancora qui?»
Il Dottore spunta nel suo campo visivo al contrario, il ciuffo castano che pende all’ingiù e il cravattino che gli bacia il mento. Il volto a pochi centimetri da quello di Clara e lei non sa se vorrebbe ridere o prenderlo a schiaffi – oppure baciar--, no, non di certo (che cosa ti salta in mente, Clara?)

«Va  bene contemplare l’immensità dello spazio, ma non esageriamo.»
Il Dottore si rialza con uno scatto improvviso e in un attimo è già vicino alla consolle della TARDIS, mentre continua a parlare muovendosi in tutte le direzioni – Clara si è sempre chiesta a cosa sia dovuta tutta quell’esuberanza (se mai sia dovuta a qualcosa), come riesca a bilanciare tutti quegli arti troppo lunghi e secchi e non finire a terra a ogni passo.  
«Ho la sensazione che se continuassi a fissare una sola di quelle stelle, finirebbero per esplodere e trasformarsi in supernove che ci spazzerebbero via in un millisecondo.»
Clara alza gli occhi al cielo a quell’affermazione. Ha il busto voltato verso l’interno e le mani sul pavimento per reggersi, cercando di seguire i movimenti folli di lui.
«Come se fosse possibile. Perché è impossibile, vero?» Un dubbio rivestito di curiosità l’assale, mentre le sopracciglia s’inarcano disegnandole una piccola ruga sulla fronte.
«Oh, non è ho idea. Ma non credo sia saggio provare.»
Clara lancia uno sguardo preoccupato all’esterno, poi scuote la testa lasciando perde le assurde ipotesi del Dottore e tornando a riflettere su quello che stava pensando prima che lui la interrompesse.

«E che mi ricordano qualcosa.»
«Qualcosa?»
«Già.»
«Intendi come quando ci si sfida a chi trova la forma più originale nelle nuvole?»
«No.»
«Perché sono un mago in quel gioco.»

«Non intendevo quello, Dottore.»
«Una volta ne ho trovata una che assomigliava a un Dalek!»
«Dottore...»
«Be’, alla fine era davvero un Dalek, ma io l’ho riconosciuto prima di chiunque altro!»
Clara si lascia sfuggire un sospiro e smette di assecondarlo. Alle volte le sembra di avere a che fare con un bambino invece che un Signore del Tempo. Si rimette in piedi facendo leva su una mano e si volta con aria decisa.
«Adesso smettila di blaterare e portami da qualche parte.»
Il Dottore si ferma e la guarda, un sorriso birichino gli si forma sul viso smilzo.
«E dove vorrebbe andare, signorina?»
«Uhm...»
Clara inizia a camminare lentamente intorno alla consolle della TARDIS mentre riflette.
«Non saprei. Da qualche parte lontano.»
«Lasciamo che siano le stelle che stavi ammirando lì fuori a guidarci?»
Clara si blocca al suono di quella domanda, il ricordo che l’esplode in mente come un tuono e la lascia per un attimo disorientata.
È una questioni di pochi secondi, poi sbatte le palpebre e risponde con lo stesso tono allegro usato fino a quel momento.
«Perché no?»
Il Dottore non ha bisogno di sentire altro: riprende a muoversi dappertutto intorno alla consolle in quel modo assurdo ed entusiasta, premendo e sollevando con gesti veloci e decisi pulsati e leve.
Clara lo lascia fare e si avvicina al limite della cabina per richiuderla. Mentre tira la porta verso di sé, lancia un ultimo sguardo alla distesa di stelle immerse nell’orizzonte che  le si estende davanti agli occhi. Un sorriso dolce velato di una leggera tristezza le si forma sulle labbra.
«Alla fine c’era davvero un tesoro nascosto.»
La porta della TARDIS si richiude, svanendo nella mappa del cielo.

   
 
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