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Autore: phantophobia    05/12/2017    1 recensioni
"Stai dicendo che farai l'università?"
"è quello che ho appena detto"
"ma, Matte... cioè, tu fai schifo in tutto. Non solo a scuola. Lo dico in amicizia ovviamente!"
"fottiti Lucre. Sarò uno studente universitario pieno di figa"
Ovviamente nulla di tutto ciò si è avverato... o quasi.
Mi chiamo Matteo, ho 23 anni e sfogo le mie giornate in questo sito. perché non può essere che solo a me capitino certe cose. condivido la mia vita da nerd perdente. since 1993
Genere: Comico, Satirico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che serata del cazzo.
Dico sul serio, non credo di aver mai partecipato ad una festa tanto noiosa. E ho sborsato pure 40 euro per l’entrata e una pizza surgelata.
E quando ho chiesto una birra?!? 15 euro di una Corona che sapeva di urina bollente.

Poi, sinceramente, di ciò che è successo non ricordo nulla. O quasi.


Ad una prima lettura questa sembrerebbe la valutazione post-fine-settimana di una tredicenne con problemi di alcolismo, ma purtroppo sono sempre io, Matteo, reduce da un disastroso week-end.
Ma andiamo per ordine.

Ho recentemente contattato la trasmissione “Chi l’ha visto?” perché temevo avessero rapito il mio migliore amico. Di questi tempi si fa sempre presto a pensare il peggio. Una ragazza non è mai troppo al sicuro. E invece no, Giulio non è stato rapito, e lo so grazie all’interminabile messaggio vocale che mi ha lasciato sabato notte, in cui racconta dettagliatamente gli inning battuti con Alice. Davvero interessante, sono colpito.

La verità è che l’invidia mi lacera le budella. E vi spiegherò anche il perché: a quanto pare, dopo l’innumerevole sfilza di pretendenti che Cristina si è lasciata alle spalle, tra storie serie e meno, pare che “l’avermi incontrato le abbia ricordato quanto è piacevole l’attesa”. Per dirla come lei stessa ha dannatamente affermato: “Matte, spero sarai d’accordo con la mia decisione di aspettare per la nostra prima volta. Sto praticando il sesso tantrico così quando il mio chakra sarà puro e abbondante potrò donarti la mia purezza e farti provare enorme piacere”.
Al che, molto scettico, ho risposto che nemmeno un intervento di chirurgia plastica della durata di dieci ore le avrebbe potuto restituire l’agognata verginità e che, quindi, mi sembrava alquanto inutile aspettare per qualcosa che inevitabilmente sarebbe capitato…

Dopo avermi dato del maschilista bastardo ed avermi schiaffeggiato, “Due meloni” è sparita imprecando e maledicendo il giorno in cui mi ha conosciuto.

Che poi, io dico, ma perché bisogna ampliare il piacere con l’attesa se questo si può soddisfare con un’azione tempestiva, premeditata e formidabilmente breve? Scusate, sono un po' horny.

In ogni caso, come capita spesso nella vita, quando una cosa va male, solitamente anche il resto tende ad andare irrimediabilmente di merda. L’università, per esempio.
Ho già accennato al fatto che per poter frequentare la facoltà di filosofia, oltre ad una buona dose di “controcoglioni”, serve anche un’iniezione di coraggio? Dopo la bellezza di 5 anni trascorsi a cazzeggiare, a volte studiare e per lo più tentare di rimorchiare tipe strane e tatuate, ho capito che la filosofia non fa per me. Come non fa per me la matematica, la storia, la letteratura… sono un cazzone, è la sola cosa che mi riesce bene, peccato non sia ancora retribuibile. Probabilmente sarei miliardario.
Comunque, dicevo che la scuola procede difficoltosamente: nello specifico, giovedì ho tentato di sconfiggere l’esame più tosto del mio corso. Una bestia nera che al confronto i boss fight di Dark souls sono uno schiuma-party ad Ibiza.
Il problema era che credevo di essere veramente preparato stavolta. Dopo una settimana di studio, 2 ore al giorno (record personale), mi sono presentato all’appello spavaldo come un pavone che fa la ruota. Schifavo gli idioti che ripassavano compulsivamente all’ultimo momento, camminando 10 metri sopra a tutti e deliziandomi con l’aspettativa della serata alcolica che mi aspettava.

E ho continuato a crederci per almeno altre 2 ore.

Poi è arrivato il mio turno. Ed è stata la fine.
Innanzitutto perché avevo preparato il programma di tre anni prima, secondo perché, alla gentile concessione del professore di interrogarmi ugualmente su un programma non stabilito, mi ero dimostrato un decerebrato a cui hanno fatto la grazia. Non meritavo pietà. E così fu.
Dopo una bella sgridata, in cui venivano elencate le mie infinite manchevolezze accademiche, accettai il mio “torni al prossimo appello, preparato e sul programma dell’anno corrente” e me ne andai, camminando quindici metri sotto terra, invidiando quei cervelloni che ripassavano all’ultimo momento.

In ogni caso, nonostante non ci fosse nulla da festeggiare, mi diressi ad una festa, solo e ubriaco, sperando di dimenticare tutte le disavventure che mi ritraevano più come un Leopardi che come un fiero D’Annunzio.
 
Mi sono svegliato seminudo in una stanza dell’alloggio universitario. Cinque ragazzi di varie età ed etnie dormivano accalcati sul pavimento che riportava gli evidenti segni di una notte trascorsa a far bisboccia. Io mi ero ritrovato disteso sul letto con il braccio di uno sconosciuto avvinghiato alle spalle. Il tizio, sudato e molto poco profumato, aveva l’aria di essere abituato a questi ritmi frenetici, al punto che dormiva beatamente tra vomito e lenzuola.
Ancora intontito cercai di divincolarmi dalla sua olimpionica presa e di destreggiarmi tra i cadaveri che tappezzavano il pavimento, con tutta l’intenzione di lavarmi la faccia, trovare i miei vestiti, andarmene e dimenticare tutto quello che poteva essere capitato la sera prima. Per fortuna le mutande erano al loro posto. La stessa cosa non si poteva dire di t-shirt e scarpe, nelle quali stagnavano dei cereali inzuppati nel latte. “Qualcuno aveva voglia di fare colazione ma non trovava una tazza…”
Afferrai tutto l’indispensabile e me ne andai correndo (senza una scarpa), nascondendomi alla vista altrui come un vampiro al sole, temendo di essere preso per un maniaco alcolizzato.

Come in tutti i drammi adolescenziali succede (e come avete potuto scoprire, a me capita spesso), la realtà di quanto accaduto mi ha colpito come un calcio sulle palle molto ben assestato: per tutto il campus, ma che dico?! per tutta l’università, nessuna facoltà esclusa, circolavano le foto di una serata brava in cui cinque ragazzi ignoti (i volti erano stati diligentemente nascosti) si divertivano come dei maledetti pazzi. E non ho la pretesa di essere improvvisamente colpito dalla Sindrome di Korsakoff tale da dimenticare pure come mi chiamo, indi per cui mi fu facile riconoscermi nelle foto come l’idiota che cavalcava un cavallo a dondolo senza maglietta, folgorato da un impeto da rodeo texano.

E la cosa peggiore è sicuramente il fatto che, inspiegabilmente, dei cinque imbecilli, io sono l’unico a cui la censura non ha sortito effetti. Tutti sembrano riconoscermi, mi additano, ridono di me (nemmeno troppo alle spalle) e mi giudicano per il pagliaccio che sono. Motivo per cui rinuncerò alla mia patetica carriera universitaria per ritirarmi in qualche isola sperduta in cui mi circonderò solamente di noci di cocco o palle insanguinate di nome Wilson.

Patetico, sfigato, esibizionista, stupido, asociale, figa-sprovvisto, imbarazzante, fenomeno ignorante di internet e con alle porte una cirrosi epatica… credo di aver toccato il fondo.

O così almeno credevo.

Perché al peggio non c’è mai fine.
 
 
 
Eccoci con il terzo capitolo…stavolta sono stata attenta e ho cercato di seguire i vostri consigli e di evitare errori che potevo aver già commesso (non vi preoccupate, sono certa che un decinaio di errori saranno sempre e comunque presenti).
Come sempre spero che vi piaccia e vi invito a darmi dei feedback su come procede la storia o come vorreste che andasse, perché comunque i capitoli derivano da improvvisazioni momentanee e racconti di vita realmenti accaduti, se avete esperienze imbarazzanti che vorreste vedere compiute dal nostro buon Matteo, fatemelo sapere e vedremo come organizzarci… grazie a chiunque leggerà questa storia, sappiate che mi fa molto piacere J
A presto
Phanto
   
 
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