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Autore: Axel Knaves    06/12/2017    1 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[0]» Facciamo un raduno cantato in latino «[0]


Voi direte: "Essendo che ha vent'anni, Eva Rossi passerà i suoi venerdì sera in discoteca".
Ecco… Lì fareste il primo errore.
Perché, di fatti, il mio venerdì sera stava iniziando a tendere a qualcosa di strano, quando una sensazione di cupo e insensato terrore mi chiuse lo stomaco.
Non ero mai stata molto sociale durante la mia adolescenza e quando, pochi mesi prima, avevo conosciuto Sonia, Claudia e Vittorio in biblioteca, che sembravano condividere la mia strana e sarcastica visione del mondo (non contando la malattia mentale), mi ero gettata in questa amicizia ad occhi chiusi.
Piccolo consiglio personale: non fate mai amicizia con tre studenti di Storia Medievale, vi trovereste come me a guardare le vostre due migliori amiche riarredarvi il salotto, facendo spazio per poter tracciare dei simboli pentaformi sul parquet.
E non volevo neanche pensare a quanto lavoro avrei dovuto fare il giorno dopo per pulirlo!
Ovviamente, essendo l'unica fuori sede dei quattro, il mio appartamento in affitto era stata la prima scelta – di un elenco composto da una sola voce – per il rituale che i tre avevano trovato in un vecchio libro.
Infognato in una claustrofobica biblioteca; nell’angolo più remoto di un angusto monastero dove stavano facendo delle ricerche per la loro tesi di laurea.
E certamente non poteva mancare la ciliegina sulla torta: dovevo offrire il mio sangue in usufrutto per il rituale di evocazione, essendo l'ultima "donna intatta" del gruppo...
A volte essere asociali per diciannove anni faceva proprio cagare...
«No, Sonia!» Esclamò irritata Claudia. «La candela nera è sulla punta a sinistra, sulla destra c'è quella rossa! È semplice, e che cazzo! Non ci vuole mica un ingegnere aerospaziale per la miseria!»
«Claudia, lo Xanax è in bagno se lo cerchi». La prese in giro Vittorio, bellamente sdraiato sul divano che poco prima aveva trovato una nuova casa contro la parete. «Nessuno sta prendendo il rituale seriamente! Quei monaci erano semplicemente pazzi!»
Anche se non potevo dargli torto sul “non prendere seriamente il rituale”, ero comunque quella che avrebbe dovuto offrire un braccio a Claudia per essere tagliato; perciò mi girai di scatto verso di lui – se ve lo stavate chiedendo: sì, eravamo entrambi a cazzeggiare mentre Sonia e Claudia stavano allestendo l'argenteria per invitare a cena il dio capro – e lo guardai malissimo: «Stai parlando del mio sangue 'Torio! Offri il tuo dannatissimo sangue, e poi dimmi se non lo prenderesti seriamente!»
«Non può essere lui a sacrificare il sangue», si intromise Sonia, dopo aver posizionato correttamente le due candele e una ciotola della MARVEL al centro della stella.
Perché dovevamo usare la ciotola della MARVEL? Perché ero squattrinata e non ne avevo altre. Ugh, non ci sarei più riuscita a mangiarci dentro, pensandoci bene.
«Sì!» Esclamai, esasperata. «Solo sangue di vergine! Quello che mi scoccia di più è che non avete pensato, neanche per un secondo, che potessi aver avuto già rapporti intimi con qualcuno!»
I tre si bloccarono a metà di quello che stavano facendo per fissarmi.  Alzai un sopracciglio, preoccupata di essere finita in una Mannequin Challenge per sbaglio. Poi Vittorio scoppiò in fragorosa risata.
«Cara», mi disse, cercando di ricomporsi, «neanche un orbo crederebbe che tu possa aver già fatto sesso; hai l'aura della verginella che ti volteggia attorno».
Arricciai le labbra stizzita.
«Iniziamo». Dissi con tono acido.
Sonia ridacchiò e si avvicinò appoggiandomi una mano sulla spalla. I suoi occhi blu mi guardavano con l'affetto sincero che di solito trovi nei tuoi fratelli o sorelle.
«Dopo tutto quello che ti è successo sappiamo quanto ti è difficile fidarti di qualcuno che non è la tua famiglia», mi disse con il suo tono sempre dolce e cristallino. Sempre. Anche alle otto e mezza del mattino! Con che miracolo ci riuscisse non lo sapevo. «Ma sono sicura che prima o poi troverai qualcuno di cui fidarti».
Le sorrisi.
Okay… Forse essere diventata amica di questo trio non era stata una così cattiva idea. Mi avevano mostrato un lato che non conoscevo nelle persone al di fuori della mia famiglia: amicizia, fiducia e preoccupazione. Dopo anni a combattere il bullismo psicologico, a cui ero stata soggetta durante le scuole medie e superiori, era una bocca di aria fresca che mi serviva. Ma la parola principale di tutto era: forse
«Grazie Sonia», la ringraziai, «speriamo, comunque, prima che poi».
«Ecco così ti vogliamo!» Esclamò Claudia e strinse me e Sonia in un abbraccio rompi costole.
Dispetto il fisico mingherlino e molto curvilineo, Claudia nascondeva muscoli tonificati con anni di pratica in Kick Boxing e Karate; e ve lo posso garantire: i suoi abbracci toglievano il respiro, letteralmente.
«Volete passare tutta la sera a fare l'Orso Abbraccia Tutti  oppure a vedere che evoca questo incantesimo?» Chiese Vittorio, ovviamente geloso che Claudia stesse abbracciando noi e non lui.
Di Vittorio c'era da ammettere una cosa: era un ottimo attore. Era anni che provava intensi sentimenti per Claudia ma, per non rovinare un'amicizia che durava dall'infanzia, stava facendo finta che non esistessero. Io e Sonia eravamo certe –anche se la bruna non lo aveva confessato ancora apertamente – che anche Claudia aveva iniziato a provare qualcosa per il ragazzo.
«Ah, quindi ora ti interessa?» Chiese seccata Sonia. Poco prima aveva urlato contro a Vittorio perché non stava facendo nulla per aiutarle.
«Sono la pecora nera di una famiglia composta di cattolici fervente: ovvio che sono interessato!» Esclamò lui, sarcastico, alzando gli occhi al cielo.
«Allora non hai problemi se ti utilizziamo come sacrificio, vero?» Chiese scherzosamente Claudia, lasciandoci e andando a spegnere le luce.
Ora la stanza era illuminata solo dal lume delle candele a terra. Dei brividi di paura mi percorsero la schiena e dovetti deglutire, perché mi iniziavo a sentire come in un film horror?
«Nah, se provassimo a sacrificare lui ce lo sputerebbero indietro da quanto rompe le palle». Sonia diede man forte a Claudia. Vittorio roteò di nuovo gli occhi al celo e mugugnò un "grazie tante” irritato. Claudia si voltò verso di me e mi studiò con cipiglio preoccupato. «Eva, tutto okay?».
Mi resi conto solo allora che mi ero tutta fatta su e che avevo le braccia incrociate, le mani strette attorno ai miei bicipiti.  Anche gli occhi di Sonia e Vittorio si fermarono su di me.
Feci il mio migliore sorriso finto: «Si, ho solo avuto dei brividi di freddo».
I tre mi guardarono ancora un attimo e poi riportarono l'attenzione sul pentacolo gigante a terra.
Che mi stava succedendo? Perché d'improvviso ero così impaurita? Forse era un segno che stavamo giocando con qualcosa molto più grande di noi? Forse era meglio che fermassi il tutto? Sì, era meglio fermarci. Aprii la bocca per dire che non volevo più provare il rituale, quando una voce in testa mi bloccò le corde vocali.
È per il bene di tutti.
Mi sentii impallidire. Di chi era quella voce? Avevo avuto così tante conversazioni con me stessa che sapevo benissimo che quella non era la mia voce. Per Anubis! Cosa mi stava succedendo?
«Eva, vergine cara, vuoi venire qua così la finiamo?» Mi chiese Vittorio che con le altre era seduto a uno dei quattro punti cardinali della circonferenza che univa le cinque punte della stella.
«Si, ci sono». Dissi prima di sedermi al mio posto a Nord.
Per il bene di tutti, pensai mentre Sonia prendeva fuori il testo latino.
Sonia, essendo quella con la migliore pronuncia aveva il compito di recitare la formula, che alle mie orecchie iniziava a sembrare un canto latino, molto simile a quello dei monaci nei film storici; Claudia aveva i compito di farmi il taglio sul braccio; e Vittorio... In realtà lui non doveva fare nulla, era solo lì per completare i quattro punti cardinali.
Iniziai a sudare freddo a ogni parola in più che Sonia leggeva. Lo stomaco mi si chiuse e di nuovo dei brividi di paura mi percorsero la schiena.
O per Iside, Horus e Set! Perché avevo accettato?! E se avessimo davvero invocato qualcosa di terribile?! Forse era così che era stata evocata la pesta nel 1300 e noi lo stavamo per rifare!
«Eva», mi richiamò Claudia che era davanti a me nel cerchio, «il braccio». E porse la mano così che le avrei offerto il braccio.
Il bene di tutti, pensai ancora una volta per farmi coraggio.
Mentre poggiavo l'avambraccio nelle mani di Claudia mi chiesi perché continuavo a ripetermi "per il bene di tutti" nei miei pensieri. Tutti chi?
Il taglio avvenne velocemente, non troppo profondo, ma bruciava come non so ché.
«Ahi!» Mi lamentai mentre il mio sangue cadeva nella mia scodella preferita, al centro per pentacolo.
E lì iniziarono le mie sfortune…

 

»Angolo Autrice«

Ed eccoci a fine primo capitolo... Lo so non è molto lungo e non lascia molto che dire sulla storia; ma beh... Quello era l'intento! XD
All'inizio non volevo neanche pubblicare la storia visto che parla di alcuni tematiche che ritengo sensibile e avevo paure della risposta negativa che poteva avere, solo per le tematiche da me scelte...
Fortuna ho delle amiche fantastiche che mi hanno spinto a calci in culo, quasi a pubblicarla; ma ha dispetto di questo vorrei fare alcuni chiarimenti:
1) Questa storia non è scritta con l'intento di offendere nessuna fede religosa, qualsiasi voi abbiate. La scelta dei personaggi è basata molto sul mio amore per la narrativa sopranaturale e per via di alcune immagini di pintarest. E soprattutto basata sul mio sarcasmo nero e non che ha superato i limiti della decenza.
2) Il trattamento di argomenti delicati come bullismo, depressione e asocialità in base sarcastica non vuole deridere nessuno. Mi sono trovata a subirli e so quanto sia difficile riuscirli a sconfiggerli, la mia salvezza è stata l'auto-ironia e il scherzarci sopra, e questa storia ne sarà piena. 
E se vi trovate in una situazione simile a quella che andrò a narrare, sappiate: c'è sempre una via d'uscita. Anche nei posti inaspettati a volte.
3) Linguaggio da scaricatore di porto. Ovviamente il fatto che io abbia un linguaggio colorito come un quadro Roccocò va a influenzare molto il linguaggio dei miei personaggi; ovviamente cercherò di trattenermi, ma a volte mi scapperanno un paio di parolacce a destra e a manca, con citazioni colte di dei Greci, Celtici ed Egizi.

Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto! Lasciate pure recensioni (quelle costruttive sono sempre ben accette) su quel che ne pensate e seguite la storia se in uno stano modo vi ha preso!
Give it a shot, please!

Axel Knaves

   
 
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