Ringo-chan
and Aoi-chan with the Shining Treasure Hunt
PRIMO
CAPITOLO (Antefatti)
La
stanza di
Tsukimiya Ringo era avvolta dalla penombra delle prime ore del mattino, solo una
luce soffusa penetrava dalle persiane socchiuse, eppure non era difficile
scorgervi l’eccentricità della persona che l’occupava. Visitare quella
particolare camera era come cercare conferma della doppia identità del suo
famoso proprietario:
dalle
pareti intonacate di azzurro confetto, alla tendina glitterata che bisognava
scostare per inoltrarsi all’interno; dalla parete costellata di fogli a sfondo
bianco con sopra disegni abbozzati, modelli e vestiti che lui cuciva e
confezionava da sé – lo scialle che,
aprendosi, svelava delle luccicanti ali di farfalla, per esempio –,
all’angolino dedicato ai costumi dei concerti live per i suoi ex
studenti.
Poi
vi erano scaffali pieni di libri, di riviste varie, di premi e targhette vinte
in passato, alcune foto incorniciate, la custodia del clarinetto, una stufetta
per i giorni più freddi e un divanetto a forma di cuore, più un cuscino
puntellato di stelline finte sopra.
E
infine il semplice letto, costituito da materasso e trapunta, con comodino
accanto, sul quale dormiva l’idol e
sensei.
In
realtà, Ringo non stava affatto riposando, infatti si era già destato da un bel
pezzo e sedeva in pigiama alla sua scrivania, davanti a un portatile acceso che
rischiarava il suo fine viso intento a leggere una finestra aperta sullo
schermo.
Dopo
aver contattato privatamente un net
idol abbastanza popolare sul web, con una bella galleria settimanalmente
aggiornata e accessibile a tutti, dopo essere entrati in confidenza e dopo
avergli proposto una collaborazione vantaggiosa per entrambi, con la promessa di
una co-conduzione in un nuovo programma televisivo, il ventiseienne attendeva
giusto una risposta affermativa per mettere in moto i primi ingranaggi di un
periodo fruttuoso che l’avrebbe finalmente visto protagonista. Il giovane sensei non poteva negare di provare una
certa ansia a riguardo, ma grazie al suo lavoro costante sul campo poteva vantarsi di
aver accumulato una buona dose di fortuna, ottimismo e altri requisiti necessari
al successo del progetto. Non appena la risposta che attendeva con trepidazione
comparve davanti a lui, Ringo si sciolse in un sorriso fiducioso e digitò
velocemente i tasti per dei saluti e qualche smile, prima di chiudere tutto e correre
a prepararsi, prima per le lezioni da tenere all’Accademia, poi per
l’appuntamento con Aoi-chan.
“The
show must start on!”.
La stanza di
Hyoudou Aoi non era la solita cameretta quadrata ed essenziale che uno poteva
immaginare per uno studente maschio delle scuole medie. Non era così, poiché Aoi
amava le cose carine e graziose fin da piccolo, perciò la stanzetta doveva
rispecchiare esattamente la sua essenza adorabile, a dispetto del padre che
invece disapprovava.
Il quattordicenne
dai tratti femminei nel volto giovanissimo teneva sempre in bella vista tutte le
sue bambole e i suoi pupazzetti kawaii con i quali giocava da bambino, tutti
ordinatamente disposti sulle mensole saldate alle pareti. Vi era sempre
l’occorrente per il taglio e per il cucito sopra la scrivania disordinata,
insieme ai testi scolastici e alle riviste di moda, nonché all’armadio pieno
zeppo di vestiti smessi della zia Satsuki, abiti che lui si prodigava a
modificare e a sistemare secondo le proprie misure.
Vestirsi da donna
non era un semplice hobby per Aoi, ma si trattava di una vera e propria
passione, mescolata al desiderio di riscatto che lui provava quando i bulletti
che lo prendevano in giro, i compagni che lo additavano mormorando malignità
alle sue spalle, andavano subito in visibilio per i suoi travestimenti
impeccabili e perfetti. Aoi ci prese gusto e iniziò a ricercare la popolarità
anche su internet; difatti fu così che divenne net idol. La sua pagina infatti era
costantemente visualizzata da un numero spropositato di suoi fan. E non
immaginava lontanamente che quella cosa sarebbe successa tanto presto, ma una
celebrità, ultimamente, lo aveva veramente contattato e lo aveva fatto spesso,
per conoscerlo e per fargli delle proposte interessanti ed
elettrizzanti.
Appena sveglio, Aoi
controllò la posta elettronica e rispose positivamente all’ultima richiesta del
personaggio famoso, così entrambi si misero d’accordo per luogo e orario
dell’appuntamento.
«Zia
Satsuki, zia Satsuki, porto grandi novità!» esclamò Aoi Hyoudou, entrando come
uno sgargiante fulmine dai colori vivaci nel Maid Latte e intrufolandosi nelle
stanze del retro locale. Il sorriso gioioso che il nipote mostrava in quel
momento era così luminoso che la donnina dai capelli viola si meravigliò a tal
punto da far oscillare pericolosamente un vassoio con sopra piatti e tazzine. Se
non ci fosse stata Misaki Ayuzawa ad aiutarla, probabilmente tutti gli oggetti
di vetro sarebbero caduti a terra, frantumandosi in mille
pezzi.
«Cosa
ti è successo di bello? Hai finalmente rinunciato all’idea di confezionare dei
vestiti per me?» ironizzò la cameriera part-time, mettendo il vassoio al sicuro.
Tutte le altre giovani dipendenti presenti nella stanza si avvicinarono, curiose
di sentire la replica del nipote della proprietaria.
«No,
no, no. È una notizia ancora più eccitante, non so da dove cominciare… In poche
parole, in un futuro prossimo potrebbe iniziare la vera scalata al successo di
Aoi-chan! Ho attirato l’attenzione di una celebrità del mondo dello spettacolo
che potrebbe spianarmi la strada, pensate!» rispose tutto d’un fiato, facendo
una giravolta infantile nel suo grazioso vestito rosso e nero da
lolita.
«Davvero?!»
dissero tutte in coro.
«Ed
è rimasto talmente colpito dalle bellissime foto nella galleria del mio sito
web, dai fantastici video che ho girato, da avermi proposto la co-conduzione in
un programma televisivo! Non riesco più a trattenermi, non mi sembra vero! Oh,
un’altra cosa: ci siamo dati appuntamento qui, sta per
arrivare».
«Cooosa?!»
trasecolarono le donne, nuovamente in coro.
«Cercate
di non farmi fare brutta figura, mi raccomando», concluse gioviale Aoi, dandosi
delle arie e scuotendo la parrucca bionda straripante di boccoli. «Adesso vado a
sedermi al nostro tavolo».
«Eh?!
Come? Di già?» si stupì Erika.
«U-una… celebrità?!» mormorò
Satsuki.
«Quindi
è tutto vero!» esclamò Honoka.
«Ma
questo contatto sarà affidabile?» si chiese Subaru.
«Quando
arriverà, dobbiamo tenerli d’occhio, ragazze!» affermò Misaki, stringendo i
pugni.
«Una celebrità… nel mio locale…» mormorò
ancora in trance la zia di Aoi, fissando un punto imprecisato della parete
frontale, finché Honoka non la scosse un poco e Misaki prese il comando, dando
le prime direttive alle altre cameriere prima dell’arrivo del noto ospite, in
attesa che il capo riprendesse la sua lucidità mentale.
Si
aspettavano chissà chi, invece colui che Aoi attendeva con ansia era un cross-dresser, proprio come lui.
Entrambi vestiti da donna, superata la ritrosia iniziale e la formalità tipica
di un primo incontro dal vivo, avevano trovato la giusta sintonia e al momento
sedevano a un tavolino, persi in una concitata chiacchierata sui loro interessi
in comune, soprattutto sulla moda giovanile e sulle tecniche più svariate per
attirare gli sguardi dei ragazzi.
Quando
Misaki si staccò dal gruppetto di maid appostate dietro una tenda per
spiare entrambi, lo fece con un sospiro sollevato, perché il tipo sembrava
apparentemente una brava persona. L’uomo con la parrucca rosa confetto,
decisamente più lunga e vaporosa rispetto a quella di Aoi, aveva uno sguardo
limpido e sincero, che non lasciava affatto presagire cattivi intenti. La
ragazza volle comunque assicurarsene facendosi più vicina, con la scusa di
togliere le tazze vuote dal tavolino, ai due travestiti. Fu allora che Ringo si
sentì incoraggiato a entrare nel vivo della conversazione.
«Caro
Aoi-chan, dunque, come ti dicevo prima, abbiamo l’approvazione del mio capo, il
presidente Shining Saotome. Però, il vero motivo che mi ha spinto a incontrarti
al più presto è che lui ha posto una precisa condizione. E se non la
rispettiamo, potrebbe cambiare idea», prospettò Ringo, incrociando le mani in
grembo.
«Quale
condizione?» domandò Aoi, rimanendo a bocca aperta, non si capiva se per la
sorpresa o per fare scena.
«Oh,
niente di preoccupante, tranquillo. Soltanto una caccia al tesoro, dove io e te
dobbiamo semplicemente metterci a capo di due gruppi e guidarli pazientemente
verso un obiettivo comune», lo rassicurò il più grande, facendo
spallucce.
«Perché
proprio una caccia al tesoro?».
«Credo
perché voglia testare le nostre capacità. Io sono un adulto, anche se sembro più
giovane, lo so; capisco che tu invece sia ancora minorenne e magari penserai che
per te sarà più difficile, però-».
«Aoi
sarà anche minorenne, ma noi lo conosciamo e abbiamo fiducia che riuscirà a fare
qualunque cosa. Aoi, se per te è davvero importante, non tirarti indietro. Come
tua amica, se farai altrimenti io sarò molto delusa da te!» s’intromise Misaki,
spostando uno sguardo deciso e penetrante un po’ all’uno e un po’
all’altro.
«Io
veramente non ho detto di no! Ci stavo pensando…» precisò il più piccolo,
arricciando ulteriormente una ciocca della parrucca.
«Oh!
Che bella presenza di spirito ha questa signorina! Che carisma invidiabile! La
vedrei benissimo come partecipante attiva, ti consiglio di prenderla per il tuo
gruppo, Aoi-chan!» si rallegrò Ringo, rimanendo comunque seduto al suo
posto.
«Beh…
grazie. Sono sorpresa», disse la liceale.
«Perfetto!
Voi due ci sarete sicuramente, quindi te ne mancano altri quattro. Hai carta
bianca. Riunisciti con i tuoi amici, parlatene fra voi e fammi sapere i vostri
nomi quando sarai sicuro. Ci terrei a consigliare la partecipazione di tua zia,
quella bella signorina là in fondo, è bene avere un adulto che ti accompagni in
giro per la città di Tokyo… – Ringo fece una pausa, dopo aver ammiccato
affabilmente alla donna e averla vista arrossire per il complimento – per oggi è
tutto, ti fornirò a tempo debito altri dettagli. Sono soddisfatto di questa
piacevole visita. Mi dispiace dovermi già congedare, ma mi aspetta un programma
radiofonico in cui sono stato invitato a intervenire e poi, da domani, mi
toccherà andare alla ricerca dei miei partecipanti per la caccia al
tesoro».
Lasciò
delle banconote sul tavolo, sostenendo a Misaki che poteva tenere pure il resto
come mancia per sé. La ragazza bruna si inchinò di fronte alla generosità del
cliente e nuovo amico di Aoi.
«Arrivederci,
padrone».
I
due cross-dresser uscirono fuori dal Maid Latte e insieme percorsero in silenzio
un tragitto corto fino alla limousine nera che aspettava l’idol travestito.
«Caro
Aoi-chan, come dico anche ai miei studenti qualche volta: impegniamoci al
massimo! Vedrai che la prova andrà bene, la supereremo e faremo il nostro
programma! Bye
Bye!».
I
loro nomi arrivarono prima di quanto io mi aspettassi. Tempo una settimana dal
giorno in cui avevo incontrato per la prima volta Aoi-chan e già gli ingranaggi
della nostra futura collaborazione brillante si erano messi in moto alla
grande!
Li
lessi con una nota di compiacimento nella voce.
Ayuzawa
Misaki – era la cameriera dallo sguardo ardente che avevo avuto il piacere di
vedere quello stesso giorno.
Usui
Takumi – che, a detta di Aoi-chan, era un ragazzo molto enigmatico e
affascinante invaghito della bella maid.
Shintani
Hinata – amico d’infanzia di Ayuzawa-chan, ingenuo e
golosone.
Ayuzawa
Suzuna – oh, bene, anche la sorellina! Interessata al “tesoro” finale,
ovviamente.
A
parere mio, si trattava invero di due belle coppiette, naturalmente a quella
lista erano inclusi anche Aoi-chan e sua zia, Hyoudou
Satsuki.
*
«Posso sedermi
accanto a lei?».
Per avvicinarsi
alla giovane donna seduta in silenzio, Ringo recitò la parte di colei che, dopo
essere stata in giro per negozi a fare shopping sfrenato, cercava una panchina
in cui sedersi. E guarda caso, il posto accanto alla diretta interessata era
libero.
Kanzaki Noriko –
questa era l’identità della bruna – annuì, imperscrutabile.
«Grazie mille!
Camminare sui tacchi è davvero stancante», lamentò Ringo, chinandosi per
massaggiarsi solerte le caviglie, in fondo doveva essere credibile, era persino
circondato da alcune buste e pacchi colorati.
«Ora può riposare».
«Già...».
Ringo si soffermò a
osservarla da vicino: i capelli erano intrecciati in una pettinatura insolita,
con tre treccine dal lato sinistro e altre tre dal lato destro del viso
irrigidito da un’espressione dura. Eppure, doveva essere quel tipo di faccia
che, se rilassata, appariva bella e delicata come una statua di
porcellana.
Indossava degli
abiti semplici, con tessuti non molto costosi, forse di seconda
mano.
Gli stivaletti,
abbinati al cappotto scuro, facevano pensare a una domestica uscita per una
commissione, cosa che effettivamente corrispondeva a verità, a quanto risultava
dalle sue accurate indagini.
Kanzaki-san non era
una semplice cameriera, ma la persona più vicina alla bambina che Ringo voleva
reclutare per la caccia al tesoro. E avrebbe partecipato anche lei stessa,
poiché non sembrava tipo da affidare la piccola Hijirikawa a gente che, in
fondo, era sconosciuta.
«Sta aspettando che
escano i bambini da scuola?» domandò, per spingerla a fare conversazione.
Silenzio.
«Un figlio? Una
figlia? O forse una sorella minore?» ritentò Ringo.
Silenzio.
«Ha forse perso il
linguaggio? Eppure prima parlava!».
«Non ho figli e
nemmeno sorelline, ma è vero, sto aspettando una bambina», dichiarò la donna,
seccata.
«Come si chiama?».
«Lei è veramente
curiosa, sa? Solitamente non tollero tutta questa confidenza da parte di
un’estranea», mise le cose in chiaro, a quel punto Ringo sussultò e comprese il
perché: Noriko-san era prudente e diffidente di natura. Che le fosse accaduto
qualcosa di brutto in passato?
«In tal caso le
dirò chi sono, così non sarò più un’estranea. Tsukimiya Ringo. Ventisei anni.
Nato il quindici settembre. Sono alto un metro e settantatre centimetri e mi
travesto da donna, perché sono diventato famoso in queste vesti. Lavoro come
insegnante all’Accademia di arti dello spettacolo Saotome e Masato-kun è stato
mio alunno. Ho conosciuto la sua sorellina, Mai, quella volta in cui era
scappata di casa e-».
«Ehi! Ho capito!
Non c’è bisogno di riempirmi di informazioni…» lo bloccò, travolta da un fiume
in piena di parole.
«Facciamo così: ci
crederò solamente se Mai-chan riconoscerà il tuo viso», decise infine la
trentaduenne, puntando uno sguardo attento verso lo sciame chiassoso di bambini,
che iniziò a riversarsi in quel momento fuori dal portone principale della
scuola elementare.
Una bambina si
staccò tranquillamente da quella marea di piccoli in divisa scolastica per
raggiungerli, come se già sapesse il punto preciso in cui Noriko la aspettava.
Ed era sorprendente il modo in cui il volto della donna si rilassò al cospetto
di Mai, sembrava quasi un’altra persona rispetto a prima, fiduciosa, gentile e
amabile. E anche il modo in cui il tono di voce le si ammorbidì non passò
inosservato.
«Mai-chan, hai mai
visto “questa donna” che mi siede accanto? Ti ricordi di lei?» s’informò subito.
La piccola ci mise poco a ricordare il suo viso, aveva una buona memoria, per
sua fortuna. “Chissà come avrebbe
reagito, altrimenti, la sospettosa tutrice…”.
«Noriko-san, questa
signorina gentile lavora nello stesso posto dove lavora anche oniichama!» spiegò la bimba,
gioiosa.
«Visto? Non sono
solito mentire», puntualizzò Ringo, senza però mostrarsi offeso.
«Domando umilmente
scusa».
«Mai-chan, ascolta,
mi rende felice il fatto che tu non mi abbia dimenticato, ma mi renderesti
ancora più felice se partecipassi a una caccia al tesoro», precisò Ringo,
alzatosi con calma dalla panchina per inchinarsi di fronte alla bambina.
«Un tesoro vero?
Dove si trova?» s’incuriosì Mai.
«Questo non posso
dirlo adesso, è una sorpresa. Noi avremo una bella mappa della città di
Tokyo per orientarci nelle varie tappe che prepareranno apposta per noi.
Raccoglieremo indizi e giocheremo tutti insieme, sarà bellissimo, vedrai!» fu
ben felice di informarla in modo chiaro e semplice.
«Anche Noriko-san
può giocare con noi?».
«Certamente».
«Senta, non ho
capito bene dove vuole andare a parare: perché la signorina dovrebbe
assecondarla? Cosa ne ricava?» si fece avanti la domestica, di nuovo presa dai
sospetti.
«Beh... è
innanzitutto uno svago, quello che le sto offrendo. E poi, se non erro, lei e
suo fratello non hanno molte occasioni per vedersi. Mi sembra un buon pretesto
per convincervi, ma se non basta-».
Noriko si coprì le
labbra, sorpresa, mentre la piccola Mai si accostava a lei tirandole la manica
del cappotto scuro.
«Accettiamo! Vero
che accettiamo? Ti prego, Noriko-san, non sarò in pericolo e non scapperò
lontano da te! Mi comporterò benissimo, farò la brava!».
La donna scosse la
testa, scrollando anche le sei treccine.
«Non è questo il
punto, Tsukimiya. Abbiamo degli orari da rispettare e non posso fare saltare la
scuola alla signorina, frequentarla è un suo dovere».
«Non dovrà preoccuparsi per questo, sistemiamo tutto noi!» garantì Ringo, conciliante.
«Noriko-san, dai,
accettiamo!» insisté Mai, saltellando mentre le si aggrappava al braccio in
cerca di attenzione. Noriko poggiò gentilmente una mano sulle sue piccole spalle
per placarne il fanciullesco entusiasmo, poi si diressero verso la macchina con
autista personale e allora Ringo si congedò da loro.
«Kanzaki-san, avete
tempo per pensarci, comunque. Continuate pure la vostra vita, mi farò sentire e
vi fornirò tutte le info essenziali. Non dite nulla in giro, è un segreto, okay?
Arrivederci~», le salutò l’idol cross-dresser con voce squillante,
agitando una mano.
«Che tipo...» mormorò Noriko, seguendo la
signorina dentro l’abitacolo e sbattendo la portiera.
«Kao-chan?».
Mentre usciva dalla
porta dell’ambulatorio medico in cui faceva tirocinio assistendo un dottore che
esercitava il mestiere da anni, a Kaoru giunse da destra una voce inaspettata.
«Kao-chan!» ripeté
il suo nome il proprietario della voce, che, senza dargli il tempo di avere una
qualunque reazione, fu subito al suo fianco e lo strinse in un abbraccio
soffocante.
«Oh, Kao-chan,
quanto sei carino! Diventi sempre più carino, o pensi che sia perché non ci
vediamo spesso?» mormorò l’assalitore vicino al suo orecchio con tono
zuccheroso; solo allora il ragazzo riuscì a divincolarsi. «Natsu! Smettila!»
protestò, imbarazzato.
Si scusò con un
inchino timido ai pazienti seduti in sala d’attesa e si diresse verso una
portafinestra che conduceva fuori. L’altro lo seguì docilmente e lui gli pose
immediatamente la domanda con una leggera nota di rimprovero nella voce bassa:
«Shinomiya Natsuki. Che cosa ci fai qui? Potevi scrivermi prima di spuntare
davanti così!».
«In verità,
Kao-chan, una persona ha chiesto a me e a Syo-chan di poterti incontrare, allora
io mi sono offerto di accompagnarlo qui!» dichiarò il ragazzo con gli occhiali
in sua discolpa.
«Capisco. Mio
fratello sta bene?».
Kaoru Kurusu era il
fratello gemello dell’idol Shou
Kurusu, soprannominato spesso Syo, molto somigliante all’altro nell’aspetto
esteriore, eppure diverso nel carattere e nel
temperamento.
«Sì, benissimo, non
preoccuparti!» assicurò Natsuki, amico d’infanzia dei gemelli nonché compagno di
stanza e di band del fratello assente.
«Kurusu-kun, grazie
per aver accettato d’incontrarmi. Non ti faccio perdere tempo, arrivo subito al
dunque. Non è che per caso posso considerarti come possibile partecipante a una
caccia al tesoro? Ti piace l’idea?» si spiegò senza indugi
Ringo-chan.
«Una caccia al
tesoro? Come mai ne organizzate una?» pose una domanda più che legittima, dato
che non gli avevano mai fatto una proposta del genere.
«Non sono io
l’artefice, il mio capo vuole mettere alla prova me e un’altra persona. Però,
per farlo, ho bisogno anche di te. Per favore, pensaci, sarà una bella
esperienza!» parlò così per convincerlo.
«Non saprei... Non
si vedrà in televisione, vero?» si preoccupò Kaoru, essendo di indole timida
un’apparizione pubblica lo avrebbe messo molto in imbarazzo: c’erano già tre
componenti della sua famiglia famosi, bastavano loro, lui sarebbe rimasto ai
margini, nella sua comfort zone. «E-e
poi, cosa ci guadagno? Se devo perdere un giorno di tirocinio, mi serve un
motivo valido».
«Hai ragione... Io
non rientro fra gli organizzatori, ma tuo fratello sì! Non ti piacerebbe fargli
una sorpresa?» insisté nel convincimento, rivelando una notizia vera al 90%. Gli
Starish erano tutti molto impegnati, sia a livello individuale che di gruppo:
l’ultima volta che l’insegnante li aveva sentiti in una videochiamata, non gli
avevano dato una conferma definitiva.
«Una sorpresa...
per Syo-chan?» affermò Kaoru alzando un poco il tono della voce, allora il più
grande portò un dito sulle labbra.
«Fermo. Shh. Loro non devono sapere che tu ci
sarai, altrimenti che sorpresa è?» lo avvisò indicando Natsuki, che, a qualche
metro da loro, era stato riconosciuto da una fan e le stava scrivendo un
autografo.
«Va bene»,
acconsentì il biondo con un filo di voce.
«Va bene perché hai
capito? O perché confermi?».
«Entrambi».
«Perfetto! Continua
pure la tua vita, Kurusu-kun, mi farò sentire io. Ti fornirò maggiori
informazioni, per ora è tutto. Grazie per la chiacchierata, è stato un
piacere!».
«P-piacere mio».
«Bye bye˜».
«Continua pure, non
ti preoccupare. Devi solo ascoltarmi. So che posso contare su di te, che mi
aiuterai anche in questa situazione. Al nostro Haruki piacevano le cacce al
tesoro. Ti ricordi quella volta in cui ci nascose i fogli di uno spartito
musicale, poiché desiderava vederci collaborare per trovarli? Lui era fatto
così, non s’ingegnava solamente con la musica, cercava di essere creativo e
originale in qualunque situazione, soprattutto se ci vedeva annoiati, stanchi o
imbronciati a causa di un giudizio troppo severo che non
comprendevamo».
Probabilmente,
questo non era un bel discorso che Ryuuya Hyuuga voleva stare a sentire proprio
mentre faceva la sua sessione quotidiana di flessioni, però era in quel momento
che Ringo si sentì ispirato a confrontarsi con l’amico e
collega.
L’inflessibile
insegnante si fermò, non solo con la scusa di umettare il sudore dalla fronte
bagnata, ma anche per replicare.
«Nessuno gli
chiedeva di farlo. E se fosse qui, Haruki ti direbbe che non hai bisogno di
dimostrare il tuo valore. Puoi riuscire a presentare quel programma senza
bisogno di sottoporti a una simile prova. Perché lo fai? Vuoi semplicemente dare
voce a chi rimane sempre sullo sfondo?».
«È bello constatare
che con te il detto “tutto muscoli e niente cervello” non ci azzecca: sei
l’eccezione che conferma la regola, ti adoro!» gioì Ringo, intrecciando le dita a mo’ di preghiera.
«Proverai ancora
dell’adorazione per me, dopo che ti avrò costretto a un allenamento speciale? Se
dovremo muoverci per la città a piedi, a parte quando saliremo sui mezzi per
spostarci da un quartiere all’altro, bisognerà migliorare la tua resistenza»,
ritenne, per poi prendere qualche sorso di bevanda contenente sali
minerali.
«È proprio
necessario sottopormi a un allenamento fisico?» si turbò l’idol cross-dresser, indietreggiando di
qualche passo.
«Se pretendi il mio
aiuto, sì. Siamo professionisti, non lasciamo nulla al
caso».
«Aiuto…» sussurrò il più giovane dei due
fra sé e sé.
Bene. Era tutto
sistemato.
Avevamo dalla
nostra parte un giovane tirocinante in medicina, una dolce bambina e la sua
diffidente tutrice.
Ci sarebbero stati
anche Tomo-chan e Ryuuya.
A prescindere, io
ero già compreso nella lista.
Anche
la nostra squadra poteva definirsi completa.
________
Disclaimer:
A
parte Noriko Kanzaki, una mia OC, tutti i personaggi presenti nella storia non
mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.
Vi
invito caldamente a consultare la wikia di UtaPri e di KWMS, perché alcuni di
loro (presenti o soltanto menzionati) sono personaggi spoiler perché non compaiono
nell’anime.
Eventuali
note e chiarimenti verranno aggiunti di volta in volta.
Prossimo
aggiornamento:
venerdì 22 dicembre
Grazie
a chiunque abbia letto e a chiunque vorrà commentare l’inizio di questo delirio
(mi piace definirlo così xD)
Rina