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Autore: Alison92    07/12/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La minuta chiesetta dove si svolse la funzione era satura. Secondo il volere di Brandon, la cerimonia doveva avvenire nella chiesa del suo quartiere e non in un luogo più ampio e adatto a contenere amici, parenti e conoscenti. Vera le aveva detto che era invece stata una scelta della matrigna del loro amico, la quale avrebbe cominciato a organizzare il funerale del figlio acquisito prim’ancora della sua effettiva morte. Susan sapeva bene quant’era divisa la famiglia di Brandon, ma non riusciva ad associare l’immagine che la sua amica aveva dipinto con la donna che disperata piangeva sulla spalla del padre di Brandon. 
-Le parole di suo fratello sono state toccanti.- Le disse alla fine della cerimonia Vera. Avevano avuto solo pochi minuti per abbracciarsi e parlare delle solite ordinarie cose. Vera aveva tagliato i capelli che adesso le scendevano in onde castano chiaro fino alle spalle. Accanto a lei c’era il suo storico fidanzato, Drew, che aveva tinto i suoi capelli con la stessa sfumatura verde smeraldo dei suoi occhi. Impossibile nono notare entrambi e nonostante i cambiamenti di entrambi, Susan li vedeva sempre piccoli, come se nessuno di loro fosse mai cresciuto.
-Resterete in città per molto?
-Oh no Susan, il lavoro chiama entrambi, le mie modelle non attenderanno più di un giorno.
Era comprensibile la fretta di entrambi, Susan sperava comunque di passare qualche giorno con lei, almeno per ricordare gli anni passati insieme. Solo la morte poteva riportare Vera May nella sua città natale e Susan si chiese chi sarebbe stata la prossima bara da seppellire e quanto tempo avrebbe atteso per ricontrare la coppia. Era così, una volta lasciata la sua città, gli amici e le abitudini, non si torna più indietro, Vera e Drew non sarebbero tornati, nonostante le promesse di farlo. Si recarono al cimitero, in quella giornata dove il cielo aveva scelto di mostrare il proprio dolore al posto dei più cari di Brandon.
-Oh, immaginavo che il tempo sarebbe cambiato.
Vera aprì il suo ombrello in plastica trasparente per ripararsi dalla pioggia e si avvicinò a Susan.
-Vera, è solo un po' di pioggia.
Cercò di abbozzare un sorriso mentre le diceva quelle parole. Notò la presenza di Henry solo dopo qualche minuto. Mentre il prete terminava la funzione e la terra cospargeva la bara di Brandon, Henry le venne incontro. Susan aveva gli occhi lucidi per le lacrime, i capelli inzuppati d’acqua e il vestito nero liso.
-Tu e Vera siete qui, credevo che non foste state avvisate in tempo.
-Lo sapevi?
Henry e Susan si conoscevano da anni, le parole fra di loro erano spesso superflue e un ostacolo alle conversazioni silenziose che avvenivano fra di loro.
-Mi era stato detto che le sue condizioni erano peggiorate all’improvviso. Se intendi dire che ho avuto la possibilità di parlare con lui no, non ne ho avuto la prontezza e la forza necessaria. Vera è tornata per lui?
Henry sporse la testa per osservare meglio Vera, stretta al braccio di Drew.
-Si, ripartirà presto. Perché non mi hai informata tu? Scommetto che lo sapevi da più tempo di lei.
Henry non mentì, Susan avrebbe subito intercettato le sue bugie.
-Pensavo di darti un dolore.
Susan rise priva d’ironia, non credendo all’espressione seria e misera di Henry.
-Cosa pensavi? Di non informarmi che uno dei miei amici più cari era morto? Prima o poi lo avrei scoperto da me, o qualcun altro me lo avrebbe riferito. È questo il tuo problema Henry, puoi anche avere ottime intenzioni, ma non hai idea di come applicarle e fuggi via da situazioni come questa.
Henry non disse nulla, abbassò gli occhi e i capelli castani gli scivolarono sulla fronte chiara.
-E la tua bella Ivory? L’hai lasciata a casa degli Steel?
-Non se la sentiva di venire, a lei non piacciono i funerali. Il tuo ragazzo invece, quel certo Adam?
-Si chiama Adair e lui lavorava.
Se solo Henry avesse indagato meglio nelle iridi di Susan, avrebbe scorto la verità e la storia del “nuovo ragazzo” non avrebbe più retto. Quel giorno il suo vecchio amico e amante era disattento, non prestava attenzione alle parole che diceva e divagava spesso da un argomento all’altro. Vera non si degnò di salutarlo, pur accorgendosi della sua presenza e lo stesso fece Drew. Solo qualche ora dopo Susan avrebbe capito il distacco di Vera nei confronti di quello che era stato anche suo amico. Fra loro non scorreva più buon sangue, non da quando Henry, qualche tempo prima, aveva insultato Vera a una festa, in apparenza ubriaco e stordito.
-Credo che farò visita a suo fratello uno di questi giorni, ha bisogno di tutto il conforto che noi gli possiamo offrire.- Le sussurrò Henry posando lo sguardo su un ragazzo dall’aspetto simile all’amico ormai sepolto sotto strati di terra e fango.
-Ci penserai tu? Sarebbe meglio, non sia mai che io soffra troppo parlando di Brandon.
-Susan, ti prego, ero turbato e non avevo voglia di parlare con nessuno, né tantomeno di condividere il mio dolore. Hai ragione, continuo a comportarmi come il bambino che hai conosciuto anni fa e per questo ti chiedo scusa, ma sappiamo entrambi che non so reggere eventi simili. Mi dispiace, Susan io ti voglio bene quanto ne volevo a Brandon, forse più di quanto io stesso abbia voglia di ammettere. Potrai perdonarmi per quello che ho fatto?
Susan incontrò lo sguardo di Henry, le stesse iridi chiare che aveva fissato per anni senza comprenderne solo una parte. Dentro di sé, Susan aveva ormai perdonato Henry per averle spezzato il cuore, per essere stato un pessimo amante e un peggior convivente. Lo amava di quello stesso amore che provava quando erano entrambi ancora troppo giovani, quando era stata scattata quella foto che lei aveva conservato. Poteva perdonare sé stessa per aver rovinato quel rapporto, sostituendolo con uno fragile e irreale? Avvolse le sue braccia attorno a Henry, allo stesso ragazzo che era stato il suo amante, ma che non aveva mai amato come sarebbe stato giusto.
-Oh Henry, vorrei tornare indietro, vorrei tornare a quando avevamo diciotto anni e rifare ogni cosa, vorrei non commettere i miei peggiori errori.
Susan lasciò che le lacrime le scendessero sul viso, fino alla giacca già umida di Henry.
-Io no, i miei peggiori errori li vorrei rifare tutti, mi hanno donato la vita imperfetta che voglio avere.
L’abbraccio terminò insieme alle lacrime di Susan, non c’era molto altro da aggiungere.
-Credo che sia il tempo di scrivere un nuovo capitolo, cerchiamo di allontanare i precedenti dalla nostra memoria.
Henry annuì e afferrò fra le dita una ciocca umida. La pioggia scendeva lungo i loro visi come lacrime che entrambi avrebbero voluto versare, le nubi esprimevano il loro dolore e il tempo si fermava con i loro sguardi.
-Non dovremmo pentirci di aver vissuto, ma di aver sprecato il nostro tempo con autocommiserazione e bugie.
-Susan, avrei voluto dirti tutto questo prima, perché non ti ho mai amata come avrei dovuto e lo stesso hai fatto tu. Ho perdonato me stesso e adesso che so che anche tu lo hai fatto, posso continuare senza ripensamenti questa nuova prospettiva.
-Ti ho perdonato, ho perdonato tutti.
No, non aveva perdonato un’ultima persona, non aveva scordato la sua scomparsa. Se Henry era stato sincero con sé stesso e con Susan, lei non lo era stata con sé. Dimenticare era la chiave per perdere tutti gli anni spesi con fatica e pazienza, ricostruire dalle basi era l’unica cosa che avrebbe potuto salvare il loro rapporto, la sua coscienza. Susan rivolse il volto al cielo, sperando di poter scorgere gli occhi di Brandon fra le nubi scure, sicura che lui, in quel momento, aveva rivolto le sue iridi vitree verso di loro. Vera le venne accanto e quando Susan abbassò il capo, Henry era già sparito, diretto verso la famiglia di Brandon.
-Che cosa ti ha detto?
-Lo sai bene Vera, se mi conosci lo sai di già.
Gli occhi chiari di Vera si fissarono su quelli dell’amica per qualche istante, poi la sua espressione dura si addolcì e abbassò lo sguardo sulle sue decolté lucide e di certo scomode.
-Hai fatto bene così, ma io non avrei fatto lo stesso. Andiamo, c’è fin troppo freddo per i miei gusti.
“Non abbastanza per me”. Il vecchio bar dove passavano sempre il pomeriggio a bere una tazza di tè era vuoto quel giorno. Era un rito passare lì, quindi, nonostante i capelli umidi e i vestiti eleganti lugubri, le due vecchie amiche si sedettero a uno dei tavolini, insieme a Drew.
-Amo i tuoi capelli, vorrei avere il coraggio di tingerli anche io.
-Ne vado fiero, anche se occorrono cura e attenzione. 
Non c’era molto su cui dialogare, potevano parlare del presente e del loro futuro imminente, quel giorno rievocare il passato era fin troppo doloroso. Vera le disse dei suoi progetti come stilista, delle conoscenze che aveva fatto nel mondo della moda e del desiderio di aprire un suo negozio, magari di disegnare un’intera linea che avrebbe portato il suo nome. Susan poteva già immaginare un vestito color pesca, con merletti pregiati e di seta, che riportava il nome di Vera May. Drew era più taciturno riguardo i suoi progetti, ma confessò che lavorare insieme a Vera lo rendeva felice e soddisfatto. Susan pensò che si sarebbero sposati prima o poi, avrebbero creato una famiglia, sarebbero stati ricchi, finché anche la giovinezza non sarebbe scomparsa dai loro corpi. Nelle grandi città le tendenze cambiano vorticosamente insieme alla gente, sarebbero cambiati anche loro, avrebbero smesso di amarsi e forse di credere in quello che avrebbero ottenuto. Susan forse non li avrebbe più rivisti per molto tempo, ma per la prima volta questa possibilità non la rese infelice. Avevano preso strade diverse, non si sarebbero mai incrociate un’altra volta.
-Susan, qualsiasi cosa ti occorresse, sai che puoi contare sempre su di noi.
Fu quello che le disse Vera all’aeroporto, poco prima di prendere il volo che l’avrebbe ricondotta lontano.
-Sarai la mia migliore amica per sempre.- Aggiunse e Susan si sforzò di crederle, nonostante spazio e tempo le avevano già divise. Forse, Vera non era mai stata sua amica, solo una delle tante conoscenze, altrimenti avrebbe compreso ciò che Susan aveva affrontato e non sarebbe andata via, prendendo valigie e sogni insieme a Drew. Che cosa pretendeva? Che gli altri smettessero di vivere per lei? “Sarai la mia migliore amica per sempre”, Susan sorrise con la voce di Vera che rimbombava fra presente e passato, sicura che, prima o poi, loro due si sarebbero incontrate ancora.
  
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