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Autore: suni    24/06/2009    17 recensioni
Sakura si perse nell’osservazione della traiettoria di una gocciolina d’acqua che aveva avuto la magnifica idea di scivolare giù dalla spalla di lui, percorrere lentamente la curva dei pettorali, l’addome scolpito e poi perdersi sull’orlo dell’asciugamano, laddove iniziava la curva della sua anca.
“...Ando, Sakura?” la riscosse Sasuke, brusco.
“Scusami,” rispose lei, scrollando la testa con un sorriso. “Mi sono distratta.”
“Sssì,” commentò Sasuke laconico. “Credo che quello sguardo si possa largamente inserire nella categoria
molestie sessuali, sai?”
Sakura sgranò gli occhi con innocenza, fingendosi scandalizzata.
“Io ti molesterei?” protestò indignata.
“Ora non fare finta che sia una novità. Hai iniziato ad otto anni,” la liquidò lui, altero.
[Noiosamente legata a Balena, ecc]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Balena'
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Sakura si scostò una ciocca di capelli dalla fronte, soffiandoli via con uno sbuffo

Molestie

 

 

 

Sakura si scostò una ciocca di capelli dalla fronte, soffiandoli via con uno sbuffo. Mescolò energicamente il contenuto della pentola, sparendo nella coltre di vapore che ne fuoriusciva. Ravioli al vapore, aveva chiesto Sasuke, e ravioli al vapore sarebbero stati. I migliori della storia, per l’uomo della sua vita.

Sorrise tra sé, spostando l’attenzione sulla cottura degli spiedini. Dopo più di un anno di relazione e undici di innamoramento, poteva dire che le cose andavano nel modo giusto. Il suo ragazzo non era il fidanzato perfetto – realisticamente, era quanto di più lontano da quella definizione si potesse concepire – ma a lei stava bene così, zotico, prepotente e brontolone. Qualche volta, quando Sasuke per sbaglio le sorrideva, Sakura avvertiva la curiosa sensazione di levitare a un buon metro e mezzo da terra. Non poteva essere meglio di così e non aveva senso pretendere che Sasuke tutt’a un tratto diventasse un individuo civile, educato e premuroso. Per quanto certe volte avvertisse il profondo desiderio di sfondargli il cranio a cazzotti, Sakura non l’avrebbe cambiato di una virgola: per lei era perfetto così com’era, con i suoi malumori, le sue pontificazioni e la sua incancellabile malinconia silenziosa.

Al piano di sopra risuonarono il rumore di una porta che si apriva, un tramestio di passi e poi lo sbattere di una seconda porta; il tutto lasciava indicare che l’oggetto dei suoi pensieri avesse finito di fare il bagno e che nel giro di uno o due minuti sarebbe comparso nella tenuta che Sakura prediligeva tra tutte: ciabatte ai piedi, un asciugamano avvolto in vita e i capelli ancora sgocciolanti.

Sasuke ci mise qualche istante più del solito a fare la sua comparsa e si palesò mentre lei aggiungeva le spezie nella pentole. Lo stomaco di Sakura fece la solita, violenta capriola nello scorgere la sua figura, graziosamente seminuda, addossarsi mollemente allo stipite della porta, mani strette lungo i fianchi, testa piegata a lato.

“A che punto sei?” chiese Sasuke spiccio.

“Ancora una mezz’ora,” rispose lei, facendo scorrere lo sguardo su quel sacrosanto ben di dio. Sasuke arricciò il naso con noncuranza, fingendo come suo solito di non sapere quale fosse l’effetto che poteva fare. Sakura si perse nell’osservazione della traiettoria di una gocciolina d’acqua che aveva avuto la magnifica idea di scivolare giù dalla spalla di lui, percorrere lentamente la curva dei pettorali, l’addome scolpito e poi perdersi sull’orlo dell’asciugamano, laddove iniziava la curva della sua anca.

“...Ando, Sakura?” la riscosse Sasuke, brusco.

“Scusami,” rispose lei, scrollando la testa con un sorriso. “Mi sono distratta.”

“Sssì,” commentò Sasuke laconico. “Credo che quello sguardo si possa largamente inserire nella categoria molestie sessuali, sai?”  

Sakura sgranò gli occhi con innocenza, fingendosi scandalizzata.

“Io ti molesterei?” protestò indignata.

“Ora non fare finta che sia una novità. Hai iniziato ad otto anni,” la liquidò lui, altero. Sakura portò una mano sul fianco pronta a reagire impetuosamente, stando al gioco, ma Sasuke scelse oculatamente quel momento per farlesi incontro, piegarsi in avanti e catturare le sue labbra in un bacio. Sakura lo lasciò fare condiscendente, aggrappandosi alle sue spalle ancora umide. Se c’era una cosa buona di Oto era che in quel postaccio Sasuke aveva messo su una muscolatura da squagliarsi aui suoi piedi.

Si reclinò indietro mentre lui approfondiva il bacio avvolgendole la vita con un braccio, la mano chiusa sul suo fianco. L’altra si andò a posare sul piano della cucina con un leggerissimo tintinnio mentre Sakura si perdeva tra quelle labbra.

“Vedi di bruciare il pranzo,” commentò Sasuke sarcastico, allontanandosi da lei. “Mi vado a vestire,” stabilì poi, voltandole le spalle. Sakura desiderò non aver promesso gli stupidi ravioli, spegnere il fuoco, seguirlo e trascorrere il resto della giornata tra le lenzuola. Invece aveva dato la sua parola e sbuffò tra sé, voltando uno sguardo scornato verso pentole e cucina. Si bloccò di scatto, scoprendo un oggetto inconsulto poggiato accanto al tagliere, laddove poco prima non c’era nulla.

Un anellino. Era piccolo e chiaro, forse d’oro bianco, con quel che pareva essere un rubino ovale incastonato sulla sommità. L’osservò perplessa per qualche secondo.

“Cos’è questo?” chiese di getto, con un sobbalzo brutale delle interiora e il cuore che saltava a mille.

Sasuke s’irrigidì sulla porta, prima di voltarsi indietro.

“Questo cosa?” chiese, secco e noncurante.

“Questo,” ribadì Sakura, afferrando l’anellino con dita tremanti per sollevarlo verso di lui.

Sasuke si strinse nelle spalle, inespressivo.

“Così, ad occhio e croce, azzarderei che è un anello,” borbottò ritroso.

“E cosa ci fa sul piano della cucina?” chiese lei, cercando di controllare il panico, il tremore delle gambe e la folle idea che la stava invadendo.

“E perché lo dovrei sapere?” controbatté il genio, altezzoso.

“Perché ce l’hai messo tu ora, Sas’ke!” sbottò Sakura nervosamente, alzando un poco la voce.

Sasuke storse il naso con disappunto evidente e voltò il viso di lato, distogliendo lo sguardo.

“Può darsi,” borbottò, chiaramente all’apice della vergogna.

Sakura si sentì mancare il fiato una, cinque, dieci volte e pensò che sarebbe soffocata. Annaspò, aggrappandosi all’asse da lavoro nel posare l’anello. Il suo stomaco si strinse in una morsa di timore e euforia e per qualche secondo non poté parlare.

“Perché?” pigolò infine, senza fiato.

Sasuke le regalò una smorfia e sbuffò rumorosamente, impettito.

“Mh,” mugugnò impacciato.

Sakura si lasciò sfuggire un gemito d’incredulità, estasiata e ancora incredula.

“Sas’ké, perché?” ripeté avvicinandosi di un passo.

“Beh...” attaccò infine lui, rassegnandosi. Sasuke Uchiha, il Vendicatore senza paura, atterrito all’idea di porre una semplice domanda.

“Cioé, tu...” lo zittì Sakura esagitata. “Tu...vuoi sposarmi?” domandò senza poter credere che fosse vero.

Vide le labbra del genio arricciarsi in una smorfia e i suoi occhi assottigliarsi, truci.

“Sakura, merda, quella era la mia battuta! La mia, lo vedi? Sono io che ti ho dato un anello, non tu!” protestò indignato, accigliandosi. “Sono io che ti chiedo di sposarmi, non tu! È inammissibile che una donna mi...” ringhiò qualcosa d’incomprensibile a mezza voce, profondamente infastidito. “Insopportabile,” concluse torvo. Arrossiva ininterrottamente da quaranta secondi e cominciava a somigliare a un pomodoro maturo.

E Sakura gli buttò le braccia al collo e lo baciò con tanta foga che Sasuke traballò, sbatté un fianco nella maniglia della porta, sussultò per il dolore, scartò di lato e rovinò indietro finendo a terra senza che lei smettesse di annegare sulla sua bocca, con il cuore che batteva così forte che lo sentive persino lui. E piangeva. Sasuke trovò stupefacente che una donna potesse baciare qualcuno con tanta foga e contemporaneamente singhiozzare così violentemente, ma non dedicò al fenomeno più di un secondo di attenzione, che si concentrò sulla ragazza che gli stava sdraiata addosso – e accessoriamente sul gomito che la gentile fanciulla gli stava conficcando tra le costole.

“Sakura,” mormorò, afferrando il suo polso e allontanando delicatamente il braccio assassino. “Perché cavolo piangi, adesso?”

Ma lei non rispose affatto, si limitò ad affondare il viso contro il suo petto e stringersi ancor più forte al suo collo, dando sfogo al pianto. Soltanto quando lui l’ebbe scrollata lievemente, tra l’imbarazzo più sfrenato e uno strano rimescolamanto del torace che poteva essere tenerezza, balbettò qualcosa di inintelligibile in cui si identificava “felice”. Sasuke si raddrizzò sui gomiti e puntò le spalle alla parete, sospirando.

“Questo non risponde affatto alla domanda,” osservò asciutto. “Sakura...” mormorò piano, sfregando le labbra contro il suo orecchio.

“Non te ne andare mai!” sbottò lei sollevando la testa e avvinghiandosi ancora di più. “Non te ne andare mai più!”

“Ma dove vuoi che vada, Sakura!” protestò Sasuke imbarazzato, fissando le mattonelle del pavimento. “Ti ho appena chiesto... Beh, mi sposi o no?”

Lei si scostò leggermente per guardarlo in faccia e spalancò enfaticamente le labbra, poi s’immobilizzò ad occhi sgranati. Smise persino di singhiozzare.

“Che?” chiese Sasuke, perplesso.

“Pensa...” rispose lentamente lei, assorta. “Pensa se adesso rispondessi di no. Cioé, immagina la scena.”

“Ti farei vedere da un medico del cervello,” replicò Sasuke, secco.

“Ferito nell’onore. Che smacco.”

“Sakura, piantala. Hai rovinato tutto. Prima hai fatto la domanda al posto mio, poi sei scoppiata a piangere come per un’orazione funebre e ora dici idiozie.” Sospirò rassegnato. “Sei veramente un caso umano.”

“Sei tu che hai mollato lì l’anello come se fosse stato una polpetta!” protestò lei, scoppiando a ridere di pura gioia. “Non è mica colpa mia se sei un disadattato!”

“Un... COSA?” ringhiò lui truce, con tono profondamente minaccioso.

Sakura sorrise soavemente, rapita.

“Ti sposo, Sas’ke,” mormorò a fatica.

La bocca di lui si spalancò sdegnosa prima che realizzasse il senso delle parole, e restò aperta per qualche secondo.

“...Ah.”

Sakura accennò un altro sorriso, incerta. Poi le braccia del genio le si strinsero intorno, il suo calore la avvolse e l’acqua strabordò dalla pentola, schiumando rumorosamente.

“I ravioli!” strillò Sakura saltando in piedi, per poi gettarsi verso il fuoco.

“Io l’avevo detto,” commentò Sasuke, sprezzante.

“E’ sempre colpa tua!” protestò lei, affannandosi per abbassare la fiamma. “Un attimo e...”

“Sakura,” la troncò Sasuke deciso, con la mano che si chiuse sulla sua per spegnere la fiamma. “Lascia stare. Me ne frego dei ravioli,” affermò brusco, avvolgendola dalle spalle in un abbraccio imperioso. Poi allungò una mano e prese l’anellino, osservandolo.

“Dai,” intimò. Sakura cabalizzò per un paio di secondo e poi tese la mano, guardando senza fiato quella stranamente incerta di Sasuke infilarle l’anello al dito. Deglutì emozionata e poi ruotò indietro tornando ad incollarsi alle sue labbra, mentre con una mossa veloce allentava l’asciugamano dai fianchi di lui facendolo scivolare a terra.

“Ehi,” protestò Sasuke, sgranando gli occhi.

Sakura sorrise deliziata, stringendosi alla sua vita.

“Ho tutto il diritto di molestarti sessualmente, adesso,” affermò vittoriosa, sussurrando le parole contro la linea della sua mascella.

Sasuke levò pazientemente lo sguardo al cielo, lasciandosi stoicamente spintonare verso le scale. Ridacchiò, senza alcun motivo logico, quando Sakura gli affibbiò un bel pizzicotto sul sedere.

“Fortunatamente ci ho fatto il callo, ai tuoi abusi,” precisò sostenuto, mentre le risatine ebeti diventavano due.

 

  

 

   
 
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