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Autore: Spensieratezza    07/12/2017    4 recensioni
Jared è ossessionato da Jensen, lo ama, Jensen è consapevole che Jared paga il prezzo di averlo salvato. Può il vero amore essere più forte di tutto, anche del destino? Può sfidare le leggi fisiche, terrene e del cielo?
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un ragazzo moro, molto alto e dagli occhi verdi, entrò in un bar, chiedendo un cappuccino e un cornetto alla crema.

“Me lo può scaldare per favore?” chiese il ragazzo alla barista.

“Certo.” Rispose lei andando a scaldarle la brioches e dando a lui il cappuccino.

Il ragazzo notò che il cappuccino era troppo freddo e quando la ragazza tornò a portargli la brioche, notò che era troppo calda.
Il ragazzo rimase un attimo lì indeciso sul da farsi poi decise di fare la sua colazione comunque.

“Aspetti.”

“Mmmm?” chiese il cliente.

“La colazione non va bene, vero?” chiese uno stupendo ragazzo dai capelli corti, biondo cenere, dagli occhi verdi.

“Al contrario. Va benissimo invece.”

Il ragazzo lo guardò con l’aria di qualcuno che sa che stava mentendo, quindi Jared colto in flagrante, disse:
“A dire la verità, la brioche è un po’ troppo calda..ma non importa.”

“Mi faccia assaggiare il cappuccino..” disse il biondo.

Jared acconsentì, guardandolo imbarazzato.

Subito Jensen storse il naso.

“Accidenti, questo cappuccino è imbevibile, è quasi freddo. Davvero voleva berlo?”

“Io..non  volevo essere maleducato..so di essere un cliente difficile.”

“Mary Anne non vede l’ora di scappare a casa quando sta finendo il turno. Mi dispiace. Le faccio io il cappuccino e le porto un’altra brioche. Naturalmente offre la casa per il disturbo.”

“Io..g-grazie.” Sorrise Jared.
 
Quando Jensen si allontanò, notò che il ragazzo scribacchiava qualcosa su un foglietto.
 
 
 
 


*

Jared era tornato in quel bar e si era rammaricato di non trovare il cornetto al cioccolato.

“Li abbiamo già venduti..” disse Jensen.

“è colpa mia. Dovrei saperlo che vanno a ruba e venire più presto..”

“La prego, non vada via! Si può ovviare facilmente a questo problema. Le metto della nutella in un cornetto vuoto.” Disse Jensen sorridendo.
Jared sorrise a quella gentilezza.

“Grazie.” disse Jared mentre Jensen prendeva mentalmente nota di tenere sempre un cornetto al cioccolato da parte per lui.
 
 
 
 
*

“Maledizione. Ero convinto di averli contati giusti prima di uscire di casa, invece ho dimenticato 30 centesimi! Non so dove ho la testa.”

“Non si preoccupi, sono solo trenta centesimi.” Disse Jensen.

“Oddio, che brutta figura.”

“Senta, facciamo così, mi da due sterline e siamo a posto così ed è già un furto...” Disse Jensen.
“Come si chiama lei?” chiese Jared con gli occhi che brillavano.

“Jensen..” disse Jensen mettendosi a fissarlo.

“Jared..” disse l’altro, stringendogli la mano.

“Dammi pure del tu, Jared.” disse Jensen sorridendo.

Jared pensò che erano davvero degli occhi bellissimi.

Degli occhi da non dimenticare.
 
 
 
 
 
*

Un giorno, Jared entrò al bar mentre Jensen non era al bancone. Si guardò intorno, la barista chiese cosa desiderasse, ma l’altro non sapeva cosa decidere al momento.
“Devo andare un attimo in bagno.” Disse.

Entrando in bagno, vide il ragazzo bellissimo con i capelli biondi, uscire dalla porta del gabinetto, con la faccia rossa di chi aveva appena pianto.
Lo guardò e in quel momento desiderò di avere con sé il suo taccuino.

Il ragazzo sembrò avere un mancamento quando lo vide.

“U-una brioches..” cominciò Jared, indugiando sulla sua divisa da lavoro. Pantaloni rossi e maglietta bianca.

“Al cioccolato ben calda e un cappuccino cremoso ben caldo. Arrivano subito.”

“c-come fai a…”

“Devo andare adesso..”

“Grazie.”

Jensen si bloccò.

“Mi hai fatto ritornare la fame.” Disse Jared sorridendo timidamente per poi chiudersi nella porta del gabinetto.
 
 
 
*

Un altro giorno, Jensen stava facendo colazione con Jared,assieme, al tavolino.

Jensen aveva dimenticato di ritirare delle banconote che erano sul bancone, Jared glielo aveva fatto notare e Jensen aveva voluto ringraziarlo, offrendogli la colazione.
 
 
 
*

Un giorno, il dolcissimo Jared, entrò al bar alle 5:00 della mattina e quando Jensen lo vide, gli stava per prendere un colpo.
“Sei..mattiniero..stamattina..ragazzo…” disse Jensen basito.

“Lo so. Stanotte non riuscivo a chiudere occhio..sono arrivate le cinque e ho pensato..perchè non fare due passi e andare in un bar a caso? Senza offesa chiaramente.” Disse Jared.
“Senza..offesa..” disse Jensen, sentendo le lacrime affiorare agli occhi, ma lottando per trattenerle.
“Sento un gran..mal di testa..”

“Ti capitano spesso?”

“Sì..cioè..dipende..”

“Posso farti ascoltare della musica, se vuoi..”

“Sì..te ne sarei grato. Grazie..”
 
Jensen premette il pulsante sullo stereo e nel bar echeggiò una canzone dolcissima.

You’re Beautiful

Jared aveva chiuso gli occhi a quella canzone, inspirando a pieno la sua dolcezza.

Jensen gli era venuto dietro, mettendogli le mani sulle guance, dolcemente, senza potersi trattenere.

Jared aveva aperto gli occhi e Jensen capì che si era spinto un po’ troppo oltre.

“S-scusami..io non..”

Jared d’impulso lo baciò.

Fu un bacio romantico e molto dolce.
 
 

Qualche minuto dopo:

“Mi dispiace, io di solito non mi comporto così…non..non bacio gli sconosciuti.” Disse Jared.
“Non ti preoccupare..in fondo sono stato io ad avvicinarmi e..è una cosa nuova anche per me..quindi..”
Jared gli aveva sorriso e aveva preso taccuino e penna.

“Puoi dirmi il tuo nome? E anche il tuo numero di telefono, per favore.”
“Io..”
“Lo so, può sembrare affrettato..ma vedi io..mi dimentico le cose a volte..ma te, te sento che non voglio dimenticarti!”
 
 
 
 
*

L’indomani Jared si era presentato di nuovo al bar di Jensen.

Stava cercando di attirare l’attenzione di Jensen, ma Jensen era impegnato a parlare con qualcuno, quindi molto scocciato, ordinò la sua solita colazione alla barista.
“Posso?” chiese Jensen, sedendosi al tavolo con lui.

Jared si fermò a guardarlo stranito.

“Ok, credevo che..lavorasse al bar..”

“Sì, infatti, ma posso pure fermarmi a fare colazione anche io ogni tanto, no?”

Jared lo fissò ancora.

“Scusa, se ti da disturbo, io vado..”

“Oh no no..rimani. Scusami, è che..stamattina mi sono trovato un biglietto con un nome..e non so chi sia..”

Jensen deglutì.

“Penserai che io sia un po’ suonato..”

“Non lo penso, magari l’hai scritto nel sonno. Non mangi la tua brioche?”

“Io..”

“Scommetto che Mary Anne si è sbagliata ancora, benedetta ragazza. Volevi quella al cioccolato, non è vero? Ecco, prendila". disse, dandogli la sua.

“Ma..non posso accettare!”

“Avanti, non fare complimenti. Dammi pure la tua.”

“Posso chiederti..come ti chiami?”

Jensen si era voltato a rilento e poi aveva risposto, guardando in basso.

“Dean. Dean Winchester.”

“Ah, capisco.” Disse Jared con aria triste.
 
 
 
 
 
*

Un altro giorno, Jensen aveva perso il suo braccialetto d’argento con la scritta J.

Era molto nervoso per questo. Di solito Jared arrivava verso le 10:00 ed erano le 9:45, rischiava di non vederlo – o di non trovarlo – ma se ne sarebbe comunque accorto? Però aveva 15 minuti di anticipo e ci teneva davvero tanto a quel braccialetto.

“Maledizione..ma dove caspita è?” chiese Jensen, cercando anche sul pavimento.

“Mi scusi, sta cercando questo?” chiese Jared.

Jensen non poteva crederci. Si voltò e trovò Jared che faceva dondolare un braccialetto d’argento.

“L’ho trovato al bar di fronte. Stavo per ordinare la colazione, quando ho sentito una certa Mary Anne  che parlava di un ragazzo che aveva perso un braccialetto a cui teneva molto e che lo stava cercando al supermercato. Mi sono sentito uno scemo, anche perché non avevo idea di chi fosse e anche perché le brioches erano state appena sfornate, ma è stato più forte di me. Mi sono immaginato un tipo buffo che cercava un braccialetto in preda all’ansia e ora ho capito di essere anche un indovino.”

“Grazie. Grazie.”

“Ehi, ma che bisogno c’è di piangere?” chiese Jared, stranito.

“Andiamo Voglio offrirti la colazione. Con doppia brioche.”
 
 

Pochi minuti dopo:

“Jensen, questo braccialetto deve significare molto per te se ti metti a piangere per esso. Perché ora vorresti regalarmelo?” chiese basito Jared.

“Perché lo voglio, ok? È mio, da donare a chi..a chi voglio..ecco.”

È mio, da donare a chi desidero..così come il mio cuore…

Jared strizzò gli occhi.

“Ehi, cosa c’è?” chiese Jensen preoccupato.

“Nulla. Una fitta. Mi capitano spesso.”

“Per favore, accettalo.  Mi farebbe piacere, se lo avessi tu.” Disse Jensen.
 
 
 
 
 
*

Il giorno dopo, Jared al tavolo della colazione, si rigirava il braccialetto con aria assorta.

Jensen stava parlando sempre con il tizio dell’altro giorno.

Jared cercava di attirare la sua attenzione, ma Jensen sembrava deciso a volerlo ignorare.

“Mi scusi, vorrei..”

“Scusami un momento, ragazzo.” disse Jensen, guardandolo con un’occhiata di scuse e poi parlando con l’altro uomo. “Dunque, come ti stavo dicendo, Philip..io ho problemi personali abbastanza importanti, sto trovando difficile venire qui..io..insomma.vorrei dimettermi. Sono davvero deciso.”

“Mi spezzi il cuore ragazzo, sei uno dei nostri ragazzi migliori, voglio credere che ci sia un buon motivo,ma ti chiedo di ripensarci.”

Jensen non aveva visto che Jared si era avvicinato troppo al bancone e aveva ascoltato la conversazione.

“Perdonami, adesso io..ehi, va tutto bene??” gli chiese Jensen.

“HHHH..Io..”

“Un’ambulanza! Per favore, chiamate un’ambulanza!”

“NO! Sto bene, adesso mi passa!”

Jensen nel frattempo si era avvicinato a Jared e incurante del fatto di dover tenere le distanze, lo aveva sorretto.

Lo stava tenendo tra le braccia ora e Jared stava cominciando a lacrimare copiosamente.

“Mary Anne, fammi una camomilla. SUBITO!”
 
 
Pochi minuti dopo…

“Va meglio adesso?” gli chiedeva Jensen premurosamente.

“S-sì..io non so che cosa mi è preso..”

“Attacchi di panico? Ne soffre?”

“S-sì..ma di rado mi prendono così…non so come ho potuto scoppiare a piangere così..mi sono sentito come se..mi spezzassero il cuore. Mi perdoni per il disturbo che le ho causato.”

Ora anche Jensen si lasciò sfuggire qualche lacrima.

“Ma anche lei sta piangendo..”

“Sì..io..credo sia stata colpa mia..era abbastanza infervorato quando stavo discutendo..e forse questo l’ha fatto agitare..”

“Credo che lei stia esagerando…come può darsi la colpa del mio mancamento? Voglio dire, non ci conosciamo neanche..”

Jensen decise di non rispondere, anche se ora era lui ad avere il cuore spezzato.
 
 
 
 
*

Un altro giorno, Jared non trovò Jensen al bar dove andava di solito.

Per una strana ragione che non comprese, lasciò il bar senza prendere niente e si infilò in un altro bar a bere.
Tutta la sera.

Verso sera tardi, Jensen arrivò in quel locale e lo trovò ubriaco seduto al bancone.

“Jared, cosa diavolo stai facendo qui? E ubriaco fradicio!”

Jared lo aveva guardato con gli occhi annebbiati.

“Chi sei tu per farmi la morale? Credi di conoscermi?”
“Beh, io..”

“Vattene! Io non ti conosco!”

“Tu potrai non conoscermi, ma io conosco te e non posso lasciarti qui a rigirarti nel tuo vomito e ora..se non sei abbastanza ubriaco da esserti scordato dove abiti, fammi strada. Non puoi guidare in queste condizioni.” Disse Jensen.

Jared lo aveva guardato e qualcosa nel suo sguardo lo aveva convinto.
 
 
 
 
*

Per tutto il tragitto fino a casa, Jensen continuava a guardare quel cucciolo di gigante troppo cresciuto, con la testa sul finestrino e avvertì un’ondata d’amore forte e potente, quanto dolorosa per lui.

“Andiamo..su..un piede…e poi l’altro..l’altro..”

Qualcosa però si mosse dal braccio di Jared e cadde.

Il braccialetto.
 
“Sei tu. Sei tu l’uomo del braccialetto e del taccuino. Ti ho cercato..tanto..” disse Jared in preda ad un’illuminazione improvvisa.
“Jared io…

“Per questo sai il mio nome..”

“Jared….”
 
Jared si sporse verso di lui e lo baciò.

Erano in cucina, nella penombra della casa di Jared.

Jared gli aveva messo le mani al collo e l’aveva baciato.

Impetuosamente, romanticamente e con sentimento.

Jensen aveva risposto. Forse anche in maniera più impetuosa di quello che avrebbe voluto.
 
Quando si erano staccati, Jared strizzò gli occhi come se avesse subito una fitta alla testa, ma poi quando li riaprì, sembrava avere ricevuto la beatitudine, non qualcosa di male.
Lo guardò come se lo stesse guardando non per la prima volta, ma con l’estasi di chi lo guardava con occhi NUOVI, solo che la parola nuovi assumeva un altro significato adesso.
 

“Sei tu, Jensen. Adesso ricordo ogni cosa.” disse Jared mettendogli le mani sulle guance, mentre Jensen stava cominciando a lacrimare.
 
 
























Note dell'autrice: nuova storia! parto subito con il botto eh? E ancora non avete visto niente :p scusate per il titolo poco chiaro ma avevo paura che se lo completavo, capivate di cosa parlassi..tranquilli, poi svelerò l'arcano! Confesso che volevo scrivere questa storia DA MESI!! In realtà l'avevo pensata più frammentata, dovevano esserci molti più incontri, anche brevi tra i j2, ma alla fine ho propeso per questa soluzione..non aveva senso fare molti capitoli su questo bar. Avete capito cos'ha Jared? Non credo potrete mai arrivarci xd  
   
 
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