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Autore: kamy    08/12/2017    1 recensioni
Nella seconda stazione di Daredevil, Elektra ci dice che le è stata insegnata danza, oltre diversi tipi di lotta.
E se la sua insegnante fosse stata una vedova nera? Se fosse Natasha Romanoff?
Partecipa alla fanfiction challenge II.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anche solo chi legge.

Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=9SFdVXtUOxM.

Autore: Kamy
Fandom:  Daredevil (Netflix).

Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi Fest” a cura di Torre di Carta e Fanwriter.it!
Numero Parole: 518.
Prompt Parole:  32. Ologrammi.

 

 

Cap.6 Lasciati condurre

 

“Lasciati guidare da me, permettimi di condurre per questa volta” disse Natasha.

“Con piacere, maestra” sussurrò Electra. Sentiva le mani di Natasha passarle sulla pelle, le dita pallide e sottile accarezzarla.

Socchiuse gli occhi, i suoi respiri risuonavano per la stanza.

I suoi vestiti violetti erano abbandonati davanti alla porta chiusa, su delle scarpe rosso fuoco. Gli abiti vermigli e le scarpe da ballerina nero pece di Natasha si trovavano appoggiati su una sedia vicino alla scrivania.

Natasha sfilò i bracciali d’oro di Electra e li appoggiò sul comodino.

“Sei davvero disposta? Oggi è il giorno in cui raggiungi la maggiore età. Non si compiono diciotto anni tutti i giorni”. Electra si tolse gli slip di pizzo e li lasciò cadere oltre il bordo del letto.

Entrambe erano ignude.

“Sì, ma voglio che sia tu ad iniziarmi ai misteri della vita adulta” rispose Electra. I boccoli color sangue di Natasha, dai riflessi aranciati, risaltava sui lunghi capelli mori della greca.

Sul davanzale della finestra era attivo un piccolo carillon olografico, la sua melodia risuonava bassa per la stanza. Trasmetteva degli ologrammi azzurrini grandi due dita, che rappresentavano due ballerine intente a danzare mano nella mano.

“Ti ho promesso che ti avrei dato quello che volevi almeno prima di questo addio” sussurrò Natasha. La pelle nivea della russa risaltava in contrasto con quella scura dell’altra e con le coperte color dell’oro, su cui erano raffigurati dei corvi.

I respiri delle due erano sempre più rapidi, ma coperti dalla melodia.

Le pupille di Electra erano dilatate, le sue labbra sporte.

Natasha le afferrò il mento e la baciò con foga, Electra ricambiò con un mugolio. Afferrò la mano di Natasha e se la portò al fianco, facendola stringere fino ad arrossarsi la pelle. Mugolò di piacere quando la Vedova Nera la graffiò a sangue.

Il carillon suonava sempre più velocemente, alcune note si deformavano leggermente stridule. I due ologrammi danzavano più furiosamente man mano, ogni tanto segnati da delle interferenze.

Man mano che gli ansiti delle due si facevano più forti, la melodia si udiva meno nettamente. Venne coperta dalle implorazioni colme di desiderio di Electra.

Le due ballerine olografiche divennero di un blu-grigiastro, entrambe avevano dei vestiti decorati da ampie piume di pavone e di cigno, da minute roselline di carta e le gonne aderivano alle loro gambe sottili e scattanti.

Nell’ambiente c’era un forte odore d’incenso, che pian piano si mischiò a quello di sudore.

Il carillon iniziò ad andare più piano, i movimenti dei due ologrammi si fecero più cadenzati, le loro fisionomie più nitide.

Nel momento in cui risuonò un grido alto, di piacere, di Electra, il carillon si fermò.

Gli ansiti di Natasha erano vibranti e forti, si udì il letto cigolare più forte.

I due ologrammi, rimasti immobili, scomparvero, mentre le lucine del carillon si spegnevano una dopo l’altra dopo aver lampeggiato.

“Mi mancherai” ammise Natasha. Stesa accanto a Electra, la mano umida abbandonata sopra il fianco.

Electra, con le gambe strette, era avvolta in un lenzuolo. Le appoggiò la testa sulla spalla.

“Anche tu” bisbigliò con voce rauca. Chiuse gli occhi e sospirò.

  
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