Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=9SFdVXtUOxM.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Daredevil (Netflix).
★
Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi
Fest” a cura di Torre di Carta e Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 518.
★
Prompt Parole: 32.
Ologrammi.
Cap.6
Lasciati condurre
“Lasciati guidare da me,
permettimi di condurre per questa
volta” disse Natasha.
“Con piacere,
maestra” sussurrò Electra. Sentiva le mani di
Natasha passarle sulla pelle, le dita pallide e sottile accarezzarla.
Socchiuse gli occhi, i suoi respiri
risuonavano per la
stanza.
I suoi vestiti violetti erano
abbandonati davanti alla porta
chiusa, su delle scarpe rosso fuoco. Gli abiti vermigli e le scarpe da
ballerina nero pece di Natasha si trovavano appoggiati su una sedia
vicino alla
scrivania.
Natasha sfilò i bracciali
d’oro di Electra e li appoggiò sul
comodino.
“Sei davvero disposta? Oggi
è il giorno in cui raggiungi la
maggiore età. Non si compiono diciotto anni tutti i
giorni”. Electra si tolse
gli slip di pizzo e li lasciò cadere oltre il bordo del
letto.
Entrambe erano ignude.
“Sì, ma voglio
che sia tu ad iniziarmi ai misteri della vita
adulta” rispose Electra. I boccoli color sangue di Natasha,
dai riflessi
aranciati, risaltava sui lunghi capelli mori della greca.
Sul davanzale della finestra era
attivo un piccolo carillon
olografico, la sua melodia risuonava bassa per la stanza. Trasmetteva
degli
ologrammi azzurrini grandi due dita, che rappresentavano due ballerine
intente
a danzare mano nella mano.
“Ti ho promesso che ti
avrei dato quello che volevi almeno
prima di questo addio” sussurrò Natasha. La pelle
nivea della russa risaltava
in contrasto con quella scura dell’altra e con le coperte
color dell’oro, su
cui erano raffigurati dei corvi.
I respiri delle due erano sempre
più rapidi, ma coperti
dalla melodia.
Le pupille di Electra erano dilatate,
le sue labbra sporte.
Natasha le afferrò il
mento e la baciò con foga, Electra
ricambiò con un mugolio. Afferrò la mano di
Natasha e se la portò al fianco,
facendola stringere fino ad arrossarsi la pelle. Mugolò di
piacere quando la
Vedova Nera la graffiò a sangue.
Il carillon suonava sempre
più velocemente, alcune note si
deformavano leggermente stridule. I due ologrammi danzavano
più furiosamente
man mano, ogni tanto segnati da delle interferenze.
Man mano che gli ansiti delle due si
facevano più forti, la
melodia si udiva meno nettamente. Venne coperta dalle implorazioni
colme di
desiderio di Electra.
Le due ballerine olografiche
divennero di un blu-grigiastro,
entrambe avevano dei vestiti decorati da ampie piume di pavone e di
cigno, da
minute roselline di carta e le gonne aderivano alle loro gambe sottili
e
scattanti.
Nell’ambiente
c’era un forte odore d’incenso, che pian piano
si mischiò a quello di sudore.
Il carillon iniziò ad
andare più piano, i movimenti dei due
ologrammi si fecero più cadenzati, le loro fisionomie
più nitide.
Nel momento in cui risuonò
un grido alto, di piacere, di Electra,
il carillon si fermò.
Gli ansiti di Natasha erano vibranti
e forti, si udì il
letto cigolare più forte.
I due ologrammi, rimasti immobili,
scomparvero, mentre le
lucine del carillon si spegnevano una dopo l’altra dopo aver
lampeggiato.
“Mi mancherai”
ammise Natasha. Stesa accanto a Electra, la
mano umida abbandonata sopra il fianco.
Electra, con le gambe strette, era
avvolta in un lenzuolo.
Le appoggiò la testa sulla spalla.
“Anche tu”
bisbigliò con voce rauca. Chiuse gli occhi e
sospirò.