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Autore: 9Pepe4    09/12/2017    6 recensioni
[Missing moment per La Minaccia Fantasma]
«Perché non è venuto Qui-Gon?» azzardò, un po’ timidamente.
Obi-Wan lo guardò con la coda dell’occhio. «Era impegnato».
«Ah». L’ansia di Anakin si dipanò chiaramente nella Forza. «Però… però sarà lì, vero? Al Tempio, voglio dire».
«Ci sarà» gli assicurò il giovane.
Anakin parve decisamente sollevato. «Meno male». Poi, dopo un momento, si affrettò ad aggiungere: «Non è che non sono felice che sei venuto tu…»
«No?»
Obi-Wan aveva seri dubbi sulla sincerità di quell’affermazione. Non che biasimasse il bambino: Qui-Gon era una presenza molto più rassicurante.
«No» rispose Anakin, con estrema nonchalance. «Tu mi piaci».
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questione d’ironia

Quel giorno, Obi-Wan si ritrovò a svolgere un incarico inusuale: prelevare il bambino che il suo Maestro aveva raccattato su Tatooine e portarlo al Tempio.
Arrivato agli alloggi del Senatore di Naboo, che ospitava temporaneamente la Regina, il suo entourage e le patetiche forme di vita raccolte da Qui-Gon, informò una guardia di essere lì per Anakin Skywalker.
Lì per lì, l’uomo lo fissò come se lo ritenesse un aspirante rapitore di bambini, poi notò i suoi abiti da Jedi e borbottò qualcosa in un comlink. Ricevuta una risposta, gli chiese di aspettare e se ne andò.
Sospirando appena, Obi-Wan si guardò attorno. Si trovava in una stanza rettangolare, dalle pareti rosso smorto, arredata con una panca intarsiata e con alcune sculture provenienti da chissà quale angolo della galassia.
Il giovane studiò per un istante i volti grotteschi e le linee sinuose di quei mostri di pietra. Il gusto del Senatore Palpatine gli pareva del tutto discutibile.
Percependo che qualcuno era in arrivo, si riscosse da quei pensieri e si voltò verso il corridoio. La guarda si stava dirigendo verso di lui, accompagnata da un bambino biondo e irrequieto.
«Eccolo qui» annunciò l’uomo.
Obi-Wan gli rivolse un cenno del capo, e la guardia si ritirò dopo avergli scoccato un’ultima occhiata.
A quel punto, l’apprendista spostò l’attenzione su Anakin Skywalker. Il bambino era immobile, intento a fissarlo ad occhi sgranati.
«Non sei Qui-Gon» constatò, dopo un momento.
Obi-Wan inarcò un sopracciglio. «Davvero?»
Per tutta risposta, il bambino lo fissò con aria un po’ preoccupata, e lui sospirò.
«Era una battuta».
Anakin lo scrutò da dietro quell’impossibile frangia color sabbia, quindi parve rianimarsi. «Sei qui per portarmi al Tempio Jedi, vero?»
«Già».
Forse avrebbe dovuto aggiungere qualcos’altro, invece di voltarsi ed iniziare semplicemente ad avviarsi verso l’uscita, ma cosa? Seguimi? Era abbastanza scontato, giusto?
Il ragazzino sembrava piuttosto sveglio, capacità di recepire il sarcasmo a parte.
Per il gran sollievo di Obi-Wan, in effetti, non ci fu bisogno di alcun invito – non appena lo vide allontanarsi, Anakin Skywalker si affrettò ad andargli dietro.
Durante la discesa nel turbo-ascensore, parve anche ritrovare la lingua.
«Perché non è venuto Qui-Gon?» azzardò, un po’ timidamente.
Obi-Wan lo guardò con la coda dell’occhio. «Era impegnato».
«Ah». L’ansia di Anakin si dipanò chiaramente nella Forza. «Però… però sarà lì, vero? Al Tempio, voglio dire».
«Ci sarà» gli assicurò il giovane.
Anakin parve decisamente sollevato. «Meno male». Poi, dopo un momento, si affrettò ad aggiungere: «Non è che non sono felice che sei venuto tu…»
«No?»
Obi-Wan aveva seri dubbi sulla sincerità di quell’affermazione. Non che biasimasse il bambino: Qui-Gon era una presenza molto più rassicurante.
«No» rispose Anakin, con estrema nonchalance. «Tu mi piaci».
Obi-Wan sbatté le palpebre, preso del tutto in contropiede. «Davvero?»
«Davvero» confermò Anakin. E gli sorrise.
“Accidenti”.
Quello del bambino era un sorriso che non poteva proprio non essere ricambiato, e Obi-Wan si stupì della facilità con cui le sue labbra si incurvarono in risposta.
Le porte dell’ascensore si aprirono, e il Padawan e il ragazzino attraversarono un atrio lucido, per poi uscire all’aria aperta.
Obi-Wan si diresse con sicurezza verso la piattaforma degli aero-bus, accorgendosi solo un momento più tardi che Anakin era rimasto indietro, col naso per aria, intento a fissare le navicelle che riempivano il cielo.
Non ebbe bisogno di richiamarlo, però. Dopo un istante, il bambino si accorse della distanza tra sé e l’apprendista, e si affrettò a corrergli dietro.
Obi-Wan rallentò automaticamente la propria andatura, e Anakin lo affiancò con un piccolo sorriso di gratitudine. Al Padawan parve quasi di vedere se stesso, giovanissimo e ansioso, cercare di tenere il passo di Qui-Gon. Quante volte il suo Maestro aveva accorciato le proprie falcate, vedendolo in difficoltà?
Lui e Anakin arrivarono alla piattaforma, che era già circondata da un gruppetto di alieni grigiastri, giusto in tempo per vedere l’aero-bus atterrare in un vibrare di motori.
Anakin fissò a bocca aperta quell’argentea scatola di metallo, e nel salire a bordo quasi si strinse contro il suo accompagnatore.
Obi-Wan lo fece infilare in uno dei posti liberi, e il bambino andò immediatamente ad incollare il naso al finestrino.
«Anakin!»
L’apprendista Jedi lo tirò indietro, afferrandolo per le spalle. Davanti all’espressione confusa e un poco offesa del bambino, spiegò: «È sporco».
Anakin annuì, e tornò a guardare fuori – stavolta, però, evitando di spalmare la propria faccia sul finestrino.
All’esterno, il sole aveva iniziato il suo declino verso l’orizzonte, e la sua luce rossastra si rifletteva sui vetri e sulle torri lucenti dei palazzi.
Obi-Wan non poté fare a meno di notare che Anakin sembrava faticare a rimanere fermo. Allungava il collo e si strofinava le braccia, e ogni tanto lanciava occhiate alle persone che li circondavano.
Un umanoide imponente, seduto proprio dietro il bambino, si era appisolato… Quando si risvegliò, poco tempo dopo, saltò in piedi e imprecò ad alta voce, e Anakin ebbe un sussulto ed incassò la testa tra le spalle come se si aspettasse di essere colpito.
D’istinto, Obi-Wan allungò un braccio, non sapeva nemmeno lui se per elargirgli un gesto di conforto o per fornirgli una sorta di barriera contro il resto dei passeggeri.
Anakin si rilassò mentre l’umanoide – senza nemmeno accorgersi di ciò che il suo brusco risveglio aveva provocato – si faceva largo tra gli altri passeggeri per avvicinarsi alle porte.
Obi-Wan ritirò il braccio, sentendosi un po’ impacciato. Non era in vena di riflettere su quanto era appena accaduto, così tornò a rimuginare sulla testardaggine di Qui-Gon.
In tutta onestà, non riusciva a capire perché si ostinasse tanto a sostenere che Anakin Skywalker fosse il Prescelto.
D’accordo, il ragazzino aveva partecipato con successo ad una corsa di Sgusci, ed era innegabile che avesse un buon potenziale, ma dopotutto non era il solo bambino sensibile alla Forza a non essere stato individuato in tempo. Era deplorevole, però succedeva.
Invece di sballottarlo inutilmente tra Tatooine e Coruscant, Qui-Gon avrebbe potuto limitarsi a liberarlo e…
«Obi-Wan, signore, ma ci sono sempre così tante astronavi?»
Il giovane sbatté le palpebre e diede un’occhiata al di fuori, dove le file di navicelle si snodavano da un palazzo all’altro, passando sotto le arcate e sorvolando le costruzioni più compatte.
«Direi di sì» rispose.
«Quindi, quando abiterò qui, potrò avere una navicella anch’io?»
C’era un forte desiderio, nella voce di Anakin, un desiderio quasi vorace. Non doveva aver posseduto molte cose, nei suoi nove anni di vita.
In ogni caso, pensò Obi-Wan, avrebbe dovuto imparare qualcosa di più sui nessi logici. «Ai Jedi è proibito il possesso» si limitò a dire.
«Perché?»
Obi-Wan lo guardò. «Tu vuoi diventare un Jedi per avere una navicella, o per aiutare gli altri?»
«Per aiutare gli altri» rispose Anakin, senza esitare. «Se avessi una navicella, però, potrei arrivare più velocemente dove c’è bisogno di me».
L’apprendista quasi sorrise del suo tono pratico. «Per questo, sono il Tempio e il Senato che mettono a disposizione i mezzi».
Il bambino parve in qualche modo deluso. «Ah».
Tacque un istante, tormentandosi ansiosamente le maniche, ed Obi-Wan fu abbastanza ingenuo da pensare che le sue domande si fossero esaurite.
Poi Anakin tornò alla carica: «Quando inizierà il mio addestramento Jedi? Appena arriveremo al Tempio?»
Obi-Wan lo fissò, incredulo, quindi si schiarì la gola. «A dire il vero, verrai esaminato dal Consiglio… dai membri più importanti dell’Ordine Jedi».
Anakin lo fissò, poi fece per parlare… stavolta, con un’incertezza che Obi-Wan trovò francamente più spaventosa dell’entusiasmo di poco prima.
In qualche modo, poteva fronteggiare le spudorate curiosità di un bambino di nove anni… Se si trattava di rassicurarlo, però, temeva di essere una delle persone meno indicate.
«Esaminato? In che senso, esaminato? Io non so combattere con la spada laser».
Obi-Wan dovette guardarlo bene per assicurarsi che non stesse scherzando. Ma già, dimenticava che Anakin Skywalker e l’ironia non sembravano essere amici molto stretti.
«Non devi saper combattere con una spada laser» gli disse, accigliato. «Si tratta solo di alcuni test per verificare il tuo legame con la Forza».
Il bambino parve leggermente meno preoccupato. «E sono dolorosi?»
«Non penso proprio».
«Anche tu sei stato sottoposto a quei test?»
«Ad alcuni di loro sì, può darsi» rispose Obi-Wan. «Ma ero molto piccolo allora. Non me ne ricordo».
Anakin gli rivolse un’occhiata poco persuasa, e lui gemette interiormente. Come volevasi dimostrare: il saper tranquillizzare un bambino di nove anni non rientrava affatto tra le sue doti.
Ci fu un istante di silenzio, durante il quale Anakin si morse nervosamente il labbro. «E tu… tu credi che diventerò un Jedi?»
Obi-Wan distolse lo sguardo. La risposta sincera sarebbe stata un no. Il ragazzino era troppo grande, troppo attaccato a sua madre…
Per un istante, il giovane si sentì quasi infastidito che Qui-Gon avesse alimentato le speranze di Anakin in un futuro così improbabile, poi sospirò. Non spettava a lui criticare le azioni del suo Maestro.
«Non lo so» rispose, in tono neutro.
Gli occhi azzurri del bambino restarono puntati su di lui. «Secondo Qui-Gon lo diventerò».
«È vero» concesse Obi-Wan, evitando di aggiungere che nessun uomo, per quanto saggio ed esperto, aveva la garanzia dell’infallibilità.
«Io voglio diventarlo» insistette Anakin. «È quello che ho sempre sognato di fare».
Obi-Wan riportò lo sguardo su di lui. Si chiese perché il bambino avesse tanto l’aria di volerlo convincere. La sua opinione non era certo determinante.
Poi ripensò alla prontezza con cui Anakin aveva detto di voler aiutare le persone, e si ritrovò ad ammettere: «È un bel sogno».
Anakin annuì, infervorato.
“Ma nessuno può prometterti che si realizzerà. Nemmeno il mio Maestro”.
Non sapeva, Obi-Wan, che di lì a pochi giorni si sarebbe ritrovato accanto ad Anakin a guardare le fiamme consumare il corpo di Qui-Gon. Non sapeva che allora si sarebbe voltato verso il bambino, e che sarebbe stato proprio lui a dargli la sua parola: Tu diventerai un Jedi, te lo prometto.

















Note:
Era da un po’ di tempo che questa OS languiva sul mio pc (non vorrei esagerare ma credo fosse lì da quasi una decina d’anni). Non sono sicura di come sia, ma dietro insistenza di Dragasi mi sono finalmente decisa a pubblicarla.
Spero possa esservi piaciuta!
(Ommioddio, mancano solo pochi giorni all’uscita de Gli Ultimi Jedi!)
  
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