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Autore: gufostorm    09/12/2017    2 recensioni
Stanco e senza forze salì lentamente le scale che portavano verso la sua stanza.
Entrò strascinando i piedi per terra, si chiuse la porta alle spalle e poi si lasciò cadere su quella poltrona così invitante che si era trovato di fronte.
Guardò per un istante quella stanza che, ormai, conosceva a memoria: la poltrona verde su cui era seduto, il divano logorato dagli anni, il camino spento, i ritratti che gli sorridevano, quella porta socchiusa che conduceva all’altra unica stanza del piano. Quella stanza, quel luogo che non apparteneva pienamente a lui, era il suo rifugio più segreto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Stanco e senza forze salì lentamente le scale che portavano verso la sua stanza.
Entrò strascinando i piedi per terra, si chiuse la porta alle spalle e poi si lasciò cadere su quella poltrona così invitante che si era trovato di fronte.
Guardò per un istante quella stanza che, ormai, conosceva a memoria: la poltrona verde su cui era seduto, il divano logorato dagli anni, il camino spento, i ritratti che gli sorridevano, quella porta socchiusa che conduceva all’altra unica stanza del piano. Quella stanza, quel luogo che non apparteneva pienamente a lui, era il suo rifugio più segreto.
Chiuse lentamente gli occhi, respirando profondamente. Era veramente esausto; al lavoro lo avevano logorato: quel giorno c’era stato un numero esagerato di codici rossi, arrivavano pazienti gravi da ogni dove, e il personale era stato anche ridotto da poco. Poi era dovuto ritornare a casa a piedi, per non destare sospetti; una volta al sicuro dentro le mura della sua casa si era dovuto smaterializzare in quell’appartamento, precisamente dentro lo sgabuzzino del piano terra, ed aveva dovuto aspettare che tutti se ne fossero andati, prima di poter uscire. Tutto questo lo aveva distrutto, e messo anche di cattivo umore.
Un rumore lo destò dai suoi pensieri. Al piano di sotto era appena entrato qualcuno.
Lentamente aprì gli occhi, si sistemò meglio sulla poltrona, prendendo una posizione più dignitosa, ed attese, gli occhi fissi sulla porta di fronte a lui.
Quando la porta si aprì un sorriso sghembo si disegnò sul suo volto, mentre i suoi occhi di ghiaccio si accendevano. Finalmente era arrivata; l’unica persona che per lui contasse qualcosa, l’unica che sarebbe riuscita a farlo rilassare, l’unica che aveva il potere di farlo star meglio; era finalmente lì, davanti a lui.
<< Sei in ritardo, Potter. >>
<< Malfoy… >>
Harry si chiuse la porta alle spalle, si levò la giacca, e si diresse con passo fermo verso la poltrona verde di fronte a lui, già occupata dal suo proprietario.
Si chinò leggermente su di lui, i loro visi separati da pochi centimetri di vuoto.
<< Tuo padre non ti ha mai insegnato come si salutano le persone? >>
<< Ovvio che lo ha fatto; mi ha sempre detto di salutare garbatamente i purosangue, di non degnare nemmeno di uno sguardo i mezzosangue ed i babbani e… >>
Con una mano afferrò la cravatta di Harry, strattonandola verso di lui, costringendo l’altro ad avvicinarsi, poi lo baciò; fu un bacio dolce, ma anche aggressivo.
<< E ti ha insegnato a baciare i tuoi nemici? >>
<< In realtà mi ha insegnato a calpestarli ed ucciderli… >>
<< Uhm…allora devo ringraziare il fatto che non sono uno di loro? >>
Con un gesto veloce si levò la cravatta, che rimase inerme, stretta nella mano dell’altro, poi, con un movimento fluido, si mise a cavalcioni su di lui, le sue mani che si andavano ad unire dietro quella testa bionda, quasi fosse un abbraccio.
Le mani di Draco si mossero quasi come se avessero vita propria, andando ad accarezzare lentamente la schiena ed i fianchi di Harry, mentre questo aveva preso a giocare con i capelli biondi dell’altro.
<< Sembri stanco. È successo qualcosa al lavoro? >>
<< È stato un inferno. Ci è arrivata una squadra intera di Auror piena di ferite gravi. Da quanto ho capito hanno avuto un brutto scontro con un branco di lupi mannari…per un attimo ho pensato che ci potevi essere anche tu… >>
Lo sguardo stoico e freddo di Draco sembrò vacillare un attimo, mostrando sofferenza e preoccupazione, mentre una sua mano andava a carezzare dolcemente il viso di Harry.
<< Idiota. >>
<< Come, scusa? >>
<< Sei un idiota. Io sono il grande Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il ragazzo che ha sconfitto Voldemort per ben due volte! Quante volte te lo devo ripetere? Non mi avrai mai come tuo paziente. >>
Sorrise debolmente, baciò dolcemente le labbra di Draco, poi si alzò, dirigendosi verso la porta che dava sulle scale.
<< Cosa vuoi per cena? In teoria Ginny dovrebbe aver lasciato qualcosa di pronto… >>
<< Ancora non si è arresa quella Weasley? Proprio non vuole rassegnarsi, eh? Credo che, un giorno o l’altro, ci farò un bel discorsetto. Deve smetterla di gironzolare attorno al mio uomo. >>
<< Il tuo uomo? E da quando sarei il tuo uomo? >>
<< Da dopo la battaglia di Hogwarts, da dopo che ti ho trovato mezzo dissanguato nella stanza delle necessità. Ancora mi chiedo come hanno fatto quegli idioti a non accorgersi di quanto eri messo male. >>
Si era avvicinato a lui, la mano che seguiva il tragitto di una cicatrice quasi del tutto invisibile che, dall’altezza del cuore, andava giù, verso l’ombelico. Solo lui ne era a conoscenza, solo lui sapeva come Harry se la fosse fatta, solo lui sapeva come quella ferita lo aveva ridotto.
Erano già passati tre anni ormai dalla battaglia di Hogwarts, da quella battaglia che aveva visto la morte di Voldemort, di tanti innocenti e di tanti colpevoli.
 
*
 
Invece di scappare, come fecero suo padre e sua madre, lui rimase sul campo di battaglia, mosso da un senso di colpevolezza, spinto da una strana voglia di riscattarsi. Restò; rimase ad aiutare i feriti, a consolare i sopravvissuti. Stava soccorrendo un suo compagno Serpeverde, quando vide Potter dirigersi furtivamente all’interno del castello, una mano che premeva all’altezza del suo petto, una macchia di sangue ben visibile sulla maglietta azzurra. Senza pensarci abbandonò il suo compagno di casa e seguì Potter, lentamente, cercando di non farsi notare; lo seguì lungo i corridoi, su ogni scalinata, fino a raggiungere il settimo piano, solo in quel momento capì quale fosse la sua meta: la Stanza delle Necessità. Lo vide aspettare che la stanza si materializzasse poi, dopo che lo vide chiudersi la porta alle spalle, si precipitò verso quella stanza, prima che la porta sparisse del tutto. Riuscì ad entrare giusto in tempo.
Riprendendo un attimo fiato si guardò intorno, cercando di capire di cosa avesse bisogno Potter; non ci volle molto a capirlo: erano in un’infermeria. Cercò velocemente Potter, mentre un senso di paura e nervosismo si instaurava in lui. Lo trovò sdraiato su uno dei tanti letti, il respiro irregolare, mentre continuava a tenere premuta una mano sul petto.
<< Malfoy? >>
La sua voce era poco più che un sussurro.
<< Potter… >>
La voce di Draco, invece, era incerta, incredula e piena di preoccupazione.
Si avvicinò maggiormente al letto, impugnando la bacchetta.
<< Fammi dare un’occhiata. >>
Con la mano libera spostò la mano di Harry, poi si bloccò. La maglietta, ormai quasi completamente sporca di sangue, era lacerata e mostrava una lacerazione analoga sulla pelle olivastra di Harry. Senza lasciarsi prendere da nessuna emozione, Draco iniziò ad agitare la bacchetta, prima sulla ferita, per cercare di fermare l’emorragia, poi in aria, attirando a sé rotoli di garze e boccette di disinfettanti vari. Passarono istanti interminabili prima che Draco si potesse scostare dal corpo di Harry, che ora giaceva quasi immobile su quel letto macchiato del suo sangue.
Draco si asciugò il sudore dalla fronte, osservando quasi compiaciuto il suo operato: il taglio che prima dilaniava il petto di Harry, ora era quasi impercettibile da notare; il suo colorito andava migliorando, mentre il respiro era già tornato regolare. Ora bisognava solamente aspettare che si svegliasse. Prese una sedia, la avvicinò al letto in cui giaceva l’altro, e si mise seduto in attesa.
Aspettando in silenzio, senza nemmeno accorgersene, iniziò a giocare con una ciocca di capelli dell’altro, mentre si interrogava sul perché fosse così preoccupato per lo Sfreggiato, sul perché, dopo averlo visto ferito, una voce dentro di lui aveva iniziato ad urlare, pregando affinché non morisse, sul perché fosse ancora lì, ad aspettare il suo risveglio, sul perché non se ne volesse andare, sul perché non lo volesse abbandonare mai più.
Stava ancora seduto lì a pensare, quando lentamente sentì la ciocca di capelli scivolargli fra le dita, mentre un paio di occhi verdi si giravano ad osservarlo.
<< Buongiorno Potter; finalmente ti sei svegliato. >>
<< Perché sei qui, Malfoy? >>
Cercò di tirarsi su, ma Malfoy lo rispinse giù, fulminandolo con lo sguardo.
<< Dove credi di andare? Se ti muovi ora tutto il mio lavoro sarà stato inutile. Devi rimanere giù ancora un po’. >>
Harry lo guardò dubbioso.
<< Ti ho visto venire qui, mentre ti tenevi il petto; ho notato il sangue sulla maglia, quindi ho deciso di seguirti, e per fortuna, aggiungerei. Stavi per morire, idiota! Ma che ti è saltato in mente? Venire da solo qui…volevi veramente morire, per caso? Dopo tutto ciò che hai fatto, il grande Harry Potter voleva morire? Col cavolo che te lo lasciavo fare…ti ho chiuso la ferita, ti ho medicato; ti ho salvato la vita, Sfreggiato. Ora, se non vuoi che tutto il mio duro lavoro diventi qualcosa di inutile, stai buono e riposati. >>
Senza accorgersene aveva alzato la voce, il suo respiro si era fatto più veloce, mentre piccole lacrime timide iniziavano a scendere lungo il suo viso, sorprendendo entrambi i presenti.
Draco si portò una mano sul viso, cercando di asciugare quelle lacrime che continuavano a scendere inermi, maledicendosi per ave permesso a Potter di vederlo di nuovo così vulnerabile.
Harry, dal canto suo, cercava ancora di riprendersi dallo stupore: doveva a Malfoy la sua vita. Quello stesso Malfoy che per anni lo aveva odiato, quello stesso Malfoy che aveva sempre sperato nella sua morte, ora stava piangendo di fronte a lui, dopo avergli salvato la vita.
Sentì qualcosa scattare dentro di sé.
Il suo corpo si mosse senza il suo volere. Entrambe le braccia si stesero verso Malfoy, le mani lo afferrarono, poi lo portarono giù, verso di lui. Lo strinse forte a lui, accarezzando quei suoi capelli biondi che fino a pochi istanti prima aveva sempre odiato.
Sentì il calore delle lacrime del biondo sulla sua pelle. Lentamente lo distanziò da sé, prendendo il suo volto fra le mani. Gli asciugò lentamente quelle lacrime che stava versando per lui, poi lo baciò.
Fu un bacio dolce e passionale, che lasciò entrambi stupiti e con il fiato corto. I loro sguardi si incrociarono un istante, poi le loro labbra tornarono ad unirsi, bramose.
 
*
 
<< Ehi?! Sto parlando con te! >>
Qualcosa lo colpì in fronte, facendolo ridestare da quel ricordo.
<< Tutto ok? >>
Harry lo stava guardando preoccupato.
<< Sì, scusa, stavo solo pensando ad una cosa… >>
Accarezzò di nuovo quel piccolo lembo di pelle che faceva capolino dalla camicia mezza sbottonata, che lasciava intravedere una parte della cicatrice.
Sentì Harry ridere, poi si ritrovò le labbra catturate da quelle del moro, mentre le sue mani si andavano ad attanagliare tra i suoi capelli biondi.
<< Ripensandoci…non ho voglia d cenare con quello che ha preparato Ginny. Che ne dici se mi cucini qualcosa? >>
<< Mi hai preso per caso per uno stupido elfo domestico, Potter? >>
<< Oh, finalmente sei ritornato in te! Mi stava mancando il Malfoy acido, snob, “sonosuperioreatuttivoi”. Ora, che mi cucini di buono? >>
Si girò verso la porta, intendo ad andare al piano di sotto, ma Malfoy aveva altri progetti. Lo trattenne per un braccio, trascinandolo poi dall’altro lato della stanza, fino alla porta che ancora, quel giorno, non aveva varcato. Lo spinse dentro, costringendolo a sdraiarsi sul letto.
<< Mi dispiace, ma io non faccio mai niente per niente. Se vuoi che ti cucini qualcosa, prima devi darmi qualcosa tu. >>
Si posizionò sopra di lui, mentre un sorriso sghembo si disegnava sul suo volto, poi baciò l’uomo sotto di lui con dolcezza e passione, mentre chiudeva la porta alle sue spalle con un gesto veloce della bacchetta.
 
   
 
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