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Autore: LaRagazzaCheNonEsiste    10/12/2017    1 recensioni
『One-shot Karmagisa』
[...] perché mi hai parlato quando nessuno voleva? Perché quando tutti mi dicevano che ero “strana” e persino “stupida” tu mi hai trattato come un tuo pari? Perché quando ero debole ed incapace di rispondere a chi mi trattava alla stregua di uno zerbino tu mi difendevi?-.
E fu allora che Karma disse quel che diede un nome ad i sentimenti di entrambi: -Probabilmente perché sono sempre stato attratto da te e perché prima che me ne potessi accorgere quell’attrazione si era trasformata in amore, e continuo a farlo perché ti amo ancora adesso-. [...]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karma Akabane, Nagisa Shiota
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 『It’s okay to love you』 

Non sapeva neppure lui perché quel giorno, mentre il più piccolo sfogliava le pagine di Sonic Ninja, gli avesse rivolto la parola o perché gli avesse chiesto, beh, quasi ordinato a dire la verità, di andare a vedere assieme quel film. Inizialmente diede la colpa alla pietà, ritenendo che per quel piccolo e debole ragazzino non si sarebbe potuto provare altro, poi alla curiosità, alla volontà di scoprire cosa celasse quel silenzioso ragazzo fantasma dai capelli azzurrini di media lunghezza, ma se fosse stato sincero con sé stesso si sarebbe ben presto reso conto che l’unico motivo per il quale gli si era avvicinato era perché aveva visto un’aura attorno a Shiota che lo aveva attratto come la luce fa con le falene. Eppure quando scoprì cosa fosse effettivamente quella strana energia provò un senso di paura e di repulsione, tanto che fu lui stesso ad allontanarsi dall’altro, senza che Nagisa capisse cosa avesse fatto di male per farsi respingere da Karma, da quella persona che tanto ammirava e con cui aveva subito instaurato un forte legame. Quando poi finì nella sezione E, la sezione END, quella da cui non vi è ritorno, semplicemente giustificò il comportamento del rissaiolo dai capelli rossi con un “Si sarà accorto che non avrei mai potuto essere alla sua altezza, che non poteva avere come amico un ragazzo senza speranza”. Con questo pensiero cercò di dimenticare quei giorni di felicità che aveva passato con lui, una felicità passeggera come tutto nella vita a detta sua, ma in realtà si rese ben presto conto che non ne sarebbe mai stato in grado, e provò una felicità immensa mista a stupore quando Akabane si unì a loro, agli zimbelli della scuola, quelli che non erano riusciti a fare nulla.

Fu lì, nella classe assassina, che Karma apprese cosa potesse diventare quell’aura che circondava Nagisa, e nonostante avesse finito con l’invidiarlo per quel talento naturale che aveva per l’assassinio, la loro amicizia rimase solida, forse come nessun’altra, perché alla base oltre a dei sentimenti comuni ad ogni essere umano vi era anche un’attrazione fatale, e questo nessuno dei due poté mai negarlo. Forse proprio per questo fu facile accettare il fatto che si fossero, con il tempo, innamorati l’uno dell’altro, per quanto non se lo dissero subito, incapaci di ammettere di fronte al mondo che quel sentimento non era una sorta di perversa pulsione sessuale, ma era qualcosa di vero. Perché comunque, nel profondo del loro cuore, entrambi credevano che la cosa fosse profondamente sbagliata, tanto che lo stesso Nagisa ad un certo punto diede la colpa a sua madre, a quella che aveva sempre voluto che lui fosse una ragazza, perché solo lei avrebbe potuto accettare quella che per la società era una relazione sbagliata, una relazione sbagliata fra due persone sbagliate.

Eppure quel giorno tutto sembrò ad entrambi incredibilmente giusto. Non importava che fosse iniziata come una giornata monotona, un dì che partiva con l’andare in licei diversi, a detta loro semplici e noiosi, che continuava con una breve pausa, il ritorno a casa, e con il fare quei compiti che venivano loro assegnati, importava che alla fine proprio Shiota, verso sera, avesse preso il cellulare e chiamato l’amico, quel ragazzo dai capelli rossi che a quel tempo non era sempre in grado di vedere.

-Ehi, Nagisa-Kun! Allora lo ricordi il mio numero-, disse Akabane quando rispose, e subito il ragazzo dai capelli azzurri fu sollevato dal sentire che in quella voce familiare si scorgesse una alquanto evidente nota di gioia, sebbene quel Rosso Malpelo stesse cercando in ogni modo di celarla.

-Così mi fai sentire in colpa.-

Risero entrambi, Karma per scaricare un poco quella felicità che gli esplodeva nel petto, dovuta al fatto che si sentisse sollevato, sollevato perché quel ragazzo che ancora amava non lo aveva dimenticato né come gli altri lo aveva abbandonato, l’azzurro invece rise più per nervosismo che per altro, perché si era appena reso conto di averlo chiamato senza una ragione, senza che avesse effettivamente qualcosa da dirgli o da chiedergli. Per sua fortuna però fu Akabane a fare il primo passo, quello che avrebbe reso quel giorno il più bello da quando avevano smesso di frequentare le medie, di frequentare la sezione E: -Non hai impegni, no? Vieni da me, allora così la smetterai di fare il fantasma anche con il sottoscritto-.

-Io non mi comporto da “fantasma” con nessuno! E comunque vedo che la mania di darmi ordini non ti è passata-.

Il rosso roteò gli occhi ridacchiando alle parole dell’altro, ma per evitare che gli attaccasse in faccia o che declinasse il suo invito semplicemente lasciò perdere la storia del fantasma.

-Gentile Shiota Nagisa, se per lei non è di disturbo vorrei chiederle di venire nell’umile dimora di me medesimo per passare una serata assieme come ai vecchi tempi-, disse dandosi un tono formale, più da politico che da ormai sedicenne, ma proprio mentre il più piccolo stava per rispondere l’altro riprese a parlare, stavolta imitando, con assai poco successo, la voce di una ragazza, -Nagisa-Chan? Ti andrebbe di venire a casa mia così possiamo fare un fantastico pigiama party? Non vedo l’ora di parlare un po’ con te dei ragazzi che ti piacciono!-.

Akabane rise di sé stesso, mentre il suo interlocutore si passò una mano sul viso color peperone dove si scorgeva un’espressione di rassegnazione. Solo dopo un poco finalmente rispose, e non prima si aver fatto un sospiro che, a detta del ragazzo dai capelli rossi, sembrò più uno sbuffo che altro: -Sono da te fra una mezz’ora-.

 

I genitori di Karma non erano mai a casa, questo Nagisa se lo ricordava da quelle poche volte in cui c’era già stato, a detta dell’amico perché non riuscivano a digerire di avere un figlio al limite del “ragazzo da mandare in riformatorio”, in realtà avevano semplicemente molto da lavorare. Neppure quella volta i proprietari dell’abitazione erano presenti, ed infatti ad aprirgli quando suonò al campanello fu proprio quel Rosso Malpelo che conosceva fin troppo bene e che, con sua immensa invidia, era già diventato decisamente troppo più alto di lui che ancora era rimasto sul metro e cinquantanove. Per il resto però, e soprattutto per quel suo ghigno malizioso onnipresente, era sempre lo stesso.

-Ero convinto che mi avresti tirato un bidone per la battuta al telefono-, mormorò il più alto dei due scompigliando teneramente i capelli all’altro che lo lasciò fare senza opporre troppa resistenza.

-Non credevo mi trovassi così permaloso.-

-Se lo fossi stato non mi avresti fatto tenere le tue bellissime foto con la gonna.-

-Ecco appun... ASPETTA NON DIRMI CHE LE HAI ANCORA?!-

Akabane prese il cellulare dalla tasca e fece scorrere le foto nella galleria, mostrandogli che quelle in cui lui indossava “abiti compromettenti” erano ancora lì, e con questo lo fece diventare di un rosso non dissimile da quello dei propri capelli.

-Tu ti vuoi far uccidere.-

-Solo da te però-, e detto questo Karma fece uno scatto all’indietro, gli fece la linguaccia ed infine iniziò a correre, salendo le scale che portavano al piano di sopra, e subito Nagisa lo rincorse, certo non prima di aver chiuso la porta ed essersi tolto le scarpe. Era sempre il ragazzo pacato ed ordinato di sempre, quello che non aveva mai un capello fuori posto, neppure quando liberava la sua chioma azzurra dalla morsa dagli elastici.

Arrivati in camera del “padroncino di casa”, iniziarono a contendersi il cellulare di quest’ultimo nel modo più infantile possibile, senza ricorrere a quelle tecniche imparate nella loro classe assassina, perché nonostante tutto loro amavano anche comportarsi come persone normali, vivere la vita in quel modo ingenuo che loro non avevano mai sperimentato perché con loro, ed in particolare con il sedicenne dai capelli azzurri, il destino era stato ingiusto. Alla fine però terminarono quella contesa con il respiro affannoso ed una sana risata, e fu in quel momento che il rosso pensò che Nagisa fosse davvero la cosa migliore che fosse mai capitata ad un pazzo inutile e senza speranza come lui. Capì anche che non lo meritava, ma era egoista e il pensiero di non tenere quel dono dato dal cielo che era quel ragazzo davanti ai suoi occhi non lo sfiorò neppure per un istante, perché altrimenti avrebbe perso quel sorriso che era l’unica vera ragione per la quale si alzava alla mattina e continuava quella sua monotona esistenza. In quello stesso istante, però, Karma si rese conto che effettivamente aveva una scelta: tenerlo come amico e lasciare che potesse essere felice, o farlo innamorare di lui e trascinarlo in un incubo senza fine, un incubo bello quanto un sogno ma pregno di follia e di errore.

Perché quell’amore era un errore.

-Karma? Tutto okay?-, chiese il ragazzo osservando preoccupato l’amico che, con lo sguardo perso nel vuoto, si era fatto inghiottire da un vortice di pensieri che lui non poteva sentire.

Akabane alzò lo sguardo verso gli occhi azzurri del più piccolo e si lasciò sfuggire un sorriso amaro, perché lui la sua decisione l’aveva presa da tempo, ma se questo era vero era altrettanto vero che il pensiero che con quell’amore avrebbe potuto mandare in pezzi quel ragazzo da cui dipendeva quasi come fosse una droga lo uccideva dall’interno.

-Nagisa? Perché uno come te, un qualcuno che potrebbe diventare chiunque, sta attorno ad uno come me? Uno senza speranza, quello che nessuno è in grado di apprezzare perché è pazzo, completamente pazzo...-, gli chiese senza neppure guardarlo.

-Ma cosa stai dicendo?-.

-RISPONDI E BASTA!-, gli gridò, mostrando nuovamente quel lato di sé stesso che l’altro conosceva bene, perché era quello senza controllo, quello che non aveva mostrato pienamente a nessuno se non a lui, e questo riconfermava quella verità che entrambi conoscevano ma non ammettevano ad alta voce: le uniche persone di cui si fidavano davvero erano l’altro e sé stessi.

-Perché tu sei più di quel che credi.-, si limitò a dire, perché dirgli che lo amava e che sarebbe rimasto accanto a lui fino alla morte se solo Akabane avesse voluto non gli parve una buona idea.

-E con questo che vorresti dire, sentiamo.-

-Non sei senza speranza, sei un ragazzo intelligente che se solo volesse potrebbe fare tutto, anche Korosensei ne era convinto. Oltre il ragazzo rissaiolo e dalla lingua tagliente c’è una brava persona.-

-Ti stai raccontando una favoletta: non sono una brava persona, lo sanno tutti. Sono convinto che anche gli altri della vecchia sezione E, sebbene mi ritenessero un amico, sarebbero disposti a dire che sono il più grande bastardo che il mondo abbia mai dato alla luce.-

-E allora perché mi hai parlato quando nessuno voleva? Perché quando tutti mi dicevano che ero “strana” e persino “stupida” tu mi hai trattato come un tuo pari? Perché quando ero debole ed incapace di rispondere a chi mi trattava alla stregua di uno zerbino tu mi difendevi?-.

E fu allora che Karma disse quel che diede un nome ad i sentimenti di entrambi: -Probabilmente perché sono sempre stato attratto da te e perché prima che me ne potessi accorgere quell’attrazione si era trasformata in amore, e continuo a farlo perché ti amo ancora adesso-.

Mentre diceva ad alta voce quelle parole che si portava dentro da troppo tempo oramai, esse gli parvero indiscutibilmente giuste.

-Ed io lo so che anche tu provi lo stesso, Nagisa-, mormorò guardandolo dritto negli occhi con una serietà di cui pochi lo avrebbero ritenuto capace, -Lo vedo da come mi guardi, da come eviti di rispondermi con chiarezza a domande alle quali chiunque saprebbe dare, senza esitazione, una risposta, da come sei venuto qui quando con un’altra persona ti saresti inventato una scusa per via delle prese in giro di prima, da come diventi rosso appena ti dico qualcosa di lievemente imbarazzante o di gentile e lo vedo anche da come i tuoi occhi ora brillano di una felicità diversa perché ti ho detto “ti amo”. Però se anche tu dirai le stesse parole lo sappiamo entrambi che poi non potremo tornare indietro, e così tu rischierai di farti trascinare da me in questa mia follia. Ma tu non sei me, non voglio che tu lo sia...-.

Un sorriso dolce e sereno spuntò sul viso di Shiota alle parole dell’altro. Gli si avvicinò, si mise in ginocchio e lo abbracciò forte, forte perché aveva paura che tutto fosse un sogno e che presto si sarebbe svegliato realizzando che invece era un incubo perché mai si sarebbe potuto avverare. Come una madre affettuosa gli accarezzò i capelli rossi con delicatezza ed in quel momento Akabane capì che non avrebbe permesso mai a nessun altro di stargli tanto vicino, di toccarlo in quel modo, perché quel privilegio spettava solamente a quel ragazzo tanto speciale dalla bellissima chioma azzurra. Perché per lui tutto in quel sedicenne apparentemente indifeso era bello in un modo indescrivibile.

-Insieme lo abbiamo sempre mantenuto l’equilibrio, perché dovremmo fallire ora? Non cadremo nella follia perché insieme siamo andati avanti. Tu non sei pazzo Karma e neppure io, perché siamo rimasti su quella soglia che ci ha permesso di essere prima noi stessi e poi degli Dei della morte, siamo prima dei ragazzi di sedici anni e solo poi degli assassini, e anche tu sai che è così.-

Rimasero così per un po’, dandosi vicendevolmente il tempo per capire cosa avrebbero fatto, anche se ad entrambi pareva piuttosto evidente, perché per loro quell’amore prima di essere sbagliato era innanzitutto indispensabile.

Karma spinse Nagisa delicatamente, facendolo cadere sdraiato sul letto sul quale erano seduti già da prima, e non gli diede neppure il tempo di protestare che subito si mise su di lui, mettendogli le mani ai lati del capo in un vano tentativo di impedirgli di scappare, sebbene sapesse perfettamente che se solo avesse voluto lo avrebbe potuto scansare con estrema facilità.

-Dimmelo Nagisa, dimmi che mi ami.-

-T-Ti amo Karma...-, sussurrò l’altro in risposta, e subito il Rosso Malpelo fece un sorrisetto malizioso, avvicinando il viso a quello del più piccolo ormai rosso perfino più dei suoi capelli.

-Non credo di aver sentito bene.-

A quel punto, con sua grande sorpresa, il ragazzo dai capelli azzurri lo prese per la camicia e lo attirò a sé, finendo per coinvolgerlo in un bacio tutto fuorché casto. E mentre Akabane ricambiava trattenendosi dal mettere le mani addosso a Shiota entrambi capirono che quel giorno fosse incredibilmente bello...e che quell’amore fosse giusto, così giusto da essere un sogno.



*Angolo Autrice [Perché stranamente ho qualcosa di sensato da dire]

Attenzione: la seguente storia esiste perché una tale che si limona i comodini (detta Clara per gli amici, ma questa è un’altra storia) non mi ha fermato quando le ho detto che la stavo scrivendo. Quindi sappiate che è grazie a lei se esiste questo delirio della domenica mattina.

E se siete arrivati fin qui nella vostra lettura complimenti, siete persone forti! *sì, okay, scusate, la pianto*

E questo è tutto da LaRagazzaCheNonEsiste, 

Sayonara miei prodi

  
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